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Geopolitica
La ribellione di Evgenij Prigozhin

Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Al contrario dei commenti della stampa occidentale, Evgenij Prigozhin non ha tentato un colpo di Stato contro Vladimir Putin. Ha voluto ricattarlo per mantenere gli esorbitanti privilegi accumulati con la sua società militare privata. Alla fine si è arreso ed è rientrato nei ranghi.
Il tentativo di «colpo di Stato» di Evgenij Prigozhin può rovesciare l’esito del conflitto ucraino? Questo era l’auspicio della NATO che ha allertato gli agenti segreti dormienti in Russia. Il Regno Unito e gli Stati Uniti nutrivano la speranza di frazionare finalmente il Paese, cosa che non riuscirono a portare a termine nel 1991 (1).
La creazione di società militari private (SMP), tra cui il Gruppo Wagner, è stata un’idea, validata dal presidente Vladimir Putin, per testare nuove modalità di comando e adottare le più efficaci nelle forze armate. Per alcuni anni queste società hanno effettivamente sperimentato nuovi metodi e spesso ne hanno dimostrato l’adeguatezza. Era quindi arrivato il momento di concludere la ristrutturazione delle forze armate russe sciogliendo le SMP e integrandole nelle forze armate regolari (2). Il presidente Putin aveva fissato una data: il 1° luglio. Il mese scorso il ministro della Difesa ha perciò inviato proposte di contratto alle società militari private per pianificarne l’inserimento. Ma il Gruppo Wagner si è rifiutato di rispondere ed Evgenij Prigozhin ha moltiplicato gli insulti al ministro e al capo di Stato maggiore.
È importante capire cosa sta succedendo: la creazione di società militari private da parte della Russia è analoga a quanto fatto dagli Stati Uniti con il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld: hanno incrementato il ricorso alle SMP a fianco del Pentagono. All’inizio l’idea ha funzionato, ma poi queste società hanno lavorato anche per la CIA e la mescolanza dei generi ha prodotto una serie di catastrofi. Quando le SMP lavoravano solo per il Pentagono i loro capi si esprimevano pubblicamente, come Erik Prince di Blackwater. Non hanno però mai preso posizione contro il segretario alla Difesa o contro il presidente del comitato dei capi di Stato maggiore.
Sia detto per inciso: né i soldati statunitensi di Black Water né quelli russi di Wagner sono mercenari. Combattono per il loro Paese e sono pagati per correre grandissimi rischi, che non possono essere chiesti ai soldati regolari. I mercenari invece combattono al comando di una potenza straniera in cambio di denaro.
Nessuno Stato può tollerare che il capo di una società militare privata, per due mesi pubblichi video incendiari contro i capi delle forze armate regolari, oltretutto in piena operazione militare.
La Russia invece lo ha consentito a Prigohzin. I corrispondenti da noi consultati in questi due mesi erano concordi nel ritenere che il Cremlino consentisse gli sbraitamenti di Prigohzin per attirare l’attenzione degli Occidentali e così distrarli dalla riorganizzazione delle forze armate regolari. Molti di loro hanno alzato gli occhi al cielo quando a marzo è corsa voce della candidatura di Prigohzin alla presidenza dell’Ucraina: l’imbroglione aveva perso il senso della misura?
Sin dall’inizio delle operazioni militari in Ucraina i servizi segreti occidentali si sono concentrati su Prigohzin. Il 18 marzo hanno rivelato un migliaio di documenti sulle sue attività (3), nell’intento di dimostrare che la rete delle società da lui create avvalorava l’accusa alla Russia di non essere una potenza anticoloniale perché Wagner saccheggia l’Africa. Ma questi documenti mostrano che Prigohzin è un delinquente, ma non che deruba i Paesi con cui lavora.
Il capo di Wagner contribuiva a combattere la corruzione all’interno delle forze armate russe, ma questo non gli impediva di alimentare la corruzione fuori dalle forze armate. È possibile che, grazie a queste indagini, gli Occidentali abbiano trovato il modo di manipolarlo; Prigohzin è al tempo stesso patriota e truffatore acclarato, già condannato in Unione Sovietica. Non lo sappiamo e potremo saperlo solo dopo la conclusione della vicenda.
Resta il fatto che Prigohzin si è lanciato un un’impresa degna degli oligarchi dell’epoca di Eltsin. Sostiene che il ministro della Difesa, il tuvano Sergei Shoigu, è andato a Rostov sul Don per sovrintendere al bombardamento delle truppe di Wagner. Lo accusa di aver assassinato migliaia di suoi uomini. Infine, Prigohzin ha abbandonato il fronte per andare a sua volta a Rostov e occupare il quartier generale delle forze armate regolari. Ha annunciato di marciare su Mosca alla testa di 25 mila uomini per saldare i conti con il ministro della Difesa e il capo di Stato maggiore.
Nell’ultimo video Prigozhin dichiara: «Eravamo pronti a fare concessioni al ministero della Difesa, a consegnare le armi, a trovare un accordo su come continuare a difendere il Paese (…) Oggi hanno attaccato con razzi i nostri campi. Molti soldati sono morti. Decideremo come reagire a questa atrocità. Il prossimo round sarà nostro. Quest’uomo [il ministro della Difesa] sarà arrestato».
Wagner dispone sicuramente di 25 mila uomini, ma non tutti sono sul fronte ucraino. Molti sono in Asia e in Africa. Inoltre, benché disponga di aerei, la sua forza è inadeguata rispetto a quella delle forze armate regolari, per cui non avrebbe potuto proteggere la colonna dei suoi uomini dai bombardamenti.
In meno di una giornata tutte le autorità della Federazione di Russia hanno rinnovato la fedeltà al Cremlino. Il presidente Putin ha tenuto un discorso in televisione in cui ha richiamato il precedente del 1917, quando Lenin ritirò la Russia zarista dalla prima guerra mondiale sebbene fosse vicina alla vittoria. Putin ha esortato tutti ad assumersi le proprie responsabilità e a servire la patria invece di lanciarsi in avventure personali.
Nel suo discorso Putin ha anche elogiato il coraggio dei soldati di Wagner, molti dei quali sono morti per la patria: non li ha ritenuti responsabili della situazione, ma ha chiesto loro di non seguire il loro capo che si è messo contro lo Stato, quindi contro il popolo.
Il presidente Putin ha così concluso la breve allocuzione: «Salveremo ciò che ci è caro e consideriamo santo. Supereremo tutte le prove e diventeremo ancora più forti».
Il discorso televisivo del presidente è stato diffuso a ciclo continuo sulle reti televisive russe, rendendo drammatica la situazione.
Il Procuratore generale della Federazione di Russia ha aperto un’inchiesta su Prigozhin per «organizzazione di ribellione armata».
Le autorità ucraine hanno rivolto sui social network un appello all’opposizione bielorussa, invitandola ad approfittare del disordine russo per sollevarsi ed eliminare il presidente Alexandre Lukashenko (4).
I servizi segreti russi, che sin dall’inizio, in disparte, osservavano tutti i protagonisti della ribellione, hanno fatto arrestare in flagranza di reato i traditori che in Bielorussia e in Russia si sono tolti la maschera.
Nel corso della giornata il presidente bielorusso Lukashenko, che aveva ricevuto una telefonata da Putin, ha ingiunto a Prigozhin di abbandonare l’iniziativa e di riportare le truppe al fronte. Putin ha dato la propria parola di rispettare l’accordo firmato dal ribelle Prigozhin, il quale ha annunciato di desistere dal tentativo di rovesciamento di Shoigu e Gerasimov.
Fine della storia.
Prima osservazione: non si è mai trattato di un tentativo di colpo di Stato. Wagner non aveva i mezzi per prendere Mosca e Prigozhin non ha mai verbalmente attaccato il presidente Putin. Del resto quest’ultimo non ha mai denunciato un tentativo di colpo di Stato, ma parlato di «pugnalata alla schiena» delle forze russe impegnate in Ucraina.
Seconda osservazione: non è stato nemmeno un ammutinamento: Wagner non dipende dal ministro della Difesa, ma direttamente dalla presidenza. Prigozhin si è ribellato a essa, a essa soltanto: l’unica sua rivendicazione era conservare l’indipendenza dalle forze armate regolari. Sebbene rassegnato a rinunciare alle attività militari, non intende però rinunciare all’intreccio d’interessi sviluppati in tutte le zone operative in cui Wagner è presente. Come abbiamo detto, l’uomo è al tempo stesso un patriota e un truffatore.
Terza osservazione: secondo le parole del presidente Putin, si tratta di «ribellione armata» e di «abbandono di posto». Wagner ha lasciato il fronte, ma gli ucraini non hanno osato, o non hanno potuto, attaccare la sezione del fronte abbandonata. Ma non c’è nulla di più riprovevole per i russi di abbandonare il proprio posto. Per questa ragione il giorno precedente Prigozhin aveva diffuso un video in cui affermava che negli ultimi otto anni Kiev non ha mai bombardato il Donbass, contraddicendo spudoratamente le osservazioni dell’OCSE e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Sfortunatamente per lui, i russi non sopportano più che si metta in dubbio la loro buona fede.
Allo stato attuale delle cose s’impone un’ulteriore osservazione: pur ribellandosi al presidente Putin, Prigozhin non ha ucciso nessuno; le sue truppe sono entrate a Rostov sul Don senza incontrare resistenza. Le forze regolari russe non hanno attaccato la sede di Wagner a San Pietroburgo. Gli uomini di Prigozhin non hanno marciato su Mosca. Il ministero della Difesa sembra non abbia lanciato missili sui soldati di Wagner. Il procuratore generale ha chiuso la vicenda della ribellione. I miliziani di Wagner che non hanno partecipato alla ribellione sono stati immediatamente inseriti nelle forze armate regolari. Tre unità sono tornate al fronte. La sorte dei miliziani che hanno partecipato alla rivolta sarà decisa caso per caso.
In sostanza lo Stato non ne esce indebolito. I due vincitori sono la Federazione di Russia e la Bielorussia. Tuttavia permane nei russi l’impressione che la vicenda sia stata in gran parte una messinscena: una ribellione minacciosa immediatamente dissipata. L’unica cosa che resterà sarà la messa in causa del comando militare; un’idea ostinata, nonostante la fiducia della popolazione nello spirito di sacrificio dei soldati.
Al termine di questa strana vicenda il presidente Putin è intervenuto di nuovo in televisione, elogiando ancora i combattenti di Wagner e invitandoli a unirsi alle forze armate regolari, o ad altre forze di sicurezza. Ha offerto loro anche la possibilità di rientrare a casa propria o di unirsi a Prigozhin, in Bielorussia.
Sui social network circolano ipotesi di ogni genere. La più sorprendente rivela che Wagner non avrebbe potuto ribellarsi e marciare sulla capitale senza l’aiuto del ministero della Difesa, da cui riceveva i rifornimenti di carburante.
Nelle prossime settimane dovrebbe terminare l’ultima fase della trasformazione delle forze armate russe. Non è affatto certo che coloro che ieri si sono scontrati si rivelino avversari.
Thierry Meyssan
NOTE
1) «La strategia occidentale per smantellare la Federazione di Russia», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 16 agosto 2022.
2) «La riorganizzazione delle forze armate russe», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 3 giugno 2023.
2) Sono consultabili qui.
4) «Chi vuole rovesciare il presidente Lukashenko?», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 1 settembre 2020.
Fonte: «La ribellione di Evgenij Prigozhin», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 27 giugno 2023.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Geopolitica
Mosca critica Israele per l’attacco al Qatar

La Russia ha condannato l’attacco israeliano alla capitale del Qatar, Doha, definendolo una palese violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, affermando che l’attacco mina gli sforzi per raggiungere un accordo pacifico tra Israele e Hamas, ha affermato mercoledì il Ministero degli Esteri di Mosca.
Martedì Israele ha colpito un edificio residenziale a Doha in un’operazione che ha coinvolto circa 15 aerei da guerra e almeno dieci missili. Il raid, che avrebbe causato la morte di diversi membri di Hamas, tra cui il figlio dell’alto funzionario Khalil al-Hayya, aveva come obiettivo quello di eliminare l’ala politica del gruppo, secondo le IDF.
Hamas ha affermato che i suoi vertici sono sopravvissuti a quello che ha definito un tentativo di assassinio dei negoziatori coinvolti nei colloqui per un accordo.
Il ministero degli Esteri russo ha affermato che l’attacco al Qatar, «un Paese che svolge un ruolo chiave di mediazione nei colloqui indiretti tra Hamas e Israele per porre fine alla guerra di Gaza, che dura da quasi due anni, e garantire il rilascio degli ostaggi», non può che essere visto come un tentativo di indebolire gli sforzi di pace internazionali. Mosca ha esortato tutte le parti ad agire responsabilmente e ad astenersi da azioni che potrebbero aggravare ulteriormente il conflitto.
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Mosca ha ribadito la sua posizione, chiedendo un «cessate il fuoco immediato a Gaza» e sollecitando una risoluzione globale della questione palestinese. Il Ministero degli Esteri russo ha affermato che «tali metodi di lotta contro coloro che Israele considera suoi nemici e oppositori meritano la più ferma condanna».
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito dei suoi sforzi di mediazione, ha affermato che tra le sei persone uccise nell’attacco c’era anche un agente di sicurezza locale.
Il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha condannato l’attacco definendolo un atto di «terrorismo di Stato» e ha avvertito che il suo Paese si riserva il diritto di rispondere. Ha accusato il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu di minare la stabilità regionale e ha affermato che l’incidente ha vanificato gli sforzi di mediazione promossi dagli Stati Uniti.
Israele, che incolpa Hamas per il mortale attacco dell’ottobre 2023 nel sud di Israele, ha promesso di dare la caccia ai leader del gruppo «ovunque si trovino».
Le autorità di Gaza affermano che gli attacchi sferrati da Israele dal 7 ottobre 2023 hanno causato la morte di almeno 64.000 persone. Gli osservatori per i diritti umani hanno accusato Israele di aver commesso un genocidio rendendo l’enclave inabitabile e peggiorando le condizioni di carestia attraverso restrizioni agli aiuti.
Il rapporto tra Russia e Qatar, nato negli anni ’90 da interessi energetici condivisi, è un’alleanza pragmatica tra giganti del gas, con Mosca che vede Doha come partner contro la dominanza USA nel mercato globale. Collaborano in forum come OPEC+ e BRICS+, con scambi per miliardi in LNG e armamenti.
Le relazioni si inasprirono il 7 febbraio 2012, quando, secondo quanto riferito, dopo che un diplomatico del Qatar aveva avvertito la Russia di perdere il sostegno della Lega Araba in merito all’imminente risoluzione sulla rivolta siriana, a cui Russia e Cina avevano poi posto il veto, la risposta arrivò dura dall’ambasciatore russo all’ONU Vitaly Churkin, che affermò: “Se mi parli in questo modo, oggi non ci sarà nessun Qatar” e si vantò della superiorità militare russa sul Qatar. In seguito, la Russia negò tutte queste accuse.
Il culmine si era avuto nel 2004: l’autobomba che uccise Zelimkhan Yandarbiyev, ex presidente ceceno in esilio a Doha. La Russia negò coinvolgimento, ma due agenti FSB furono arrestati; uno morì in custodia, l’altro estradato. Il Qatar condannò l’attentato come «terrorismo di Stato», sospendendo legami per mesi, ma pragmatismo prevalse: accordi energetici ripresero presto.
Oggi, nonostante frizioni, il sodalizio resiste, bilanciato da interessi economici.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

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Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

Israele ha condotto un «attacco di precisione» contro «i vertici di Hamas», hanno annunciato martedì le Forze di difesa israeliane (IDF), poco dopo che numerose esplosioni hanno scosso il quartier generale del gruppo militante palestinese a Doha, in Qatar.
Da parte delle forze dello Stato Ebraico, si tratta di una violazione territoriale inedita, perché – a differenza di casi analoghi in Libano e Iran – condotta in uno Stato «alleato» di Washington e dell’Occidente, cui fornisce capitale e gas. L’attacco pare essere stato diretto ai negoziatori di Hamas, i quali avevano ricevuto dal presidente americano Trump un invito al tavolo della pace poco prima.
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver condotto l’operazione in coordinamento con l’agenzia di sicurezza Shin Bet (ISA). Le IDF non hanno indicato il luogo esatto preso di mira dall’attacco.
«L’IDF e l’ISA hanno condotto un attacco mirato contro i vertici dell’organizzazione terroristica Hamas», ha dichiarato l’IDF in una nota. «Prima dell’attacco, sono state adottate misure per mitigare i danni ai civili, tra cui l’uso di munizioni di precisione e di intelligence aggiuntiva».
L’annuncio è arrivato dopo che almeno dieci esplosioni avrebbero scosso il quartier generale di Hamas a Doha. I filmati che circolano online mostrano che l’edificio è stato gravemente danneggiato. Secondo diversi resoconti dei media che citano fonti di Hamas, l’attacco ha preso di mira il team negoziale del gruppo, che stava discutendo l’ultima proposta statunitense sulla cessazione delle ostilità con Israele.
Il Qatar ha condannato il «vile attacco israeliano», descrivendo il luogo interessato dall’attacco come «edifici residenziali che ospitano diversi membri dell’ufficio politico del movimento Hamas».
#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq
— War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha.
An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources.
Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5
— Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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L’attacco israeliano a Doha è stato un «momento cruciale» per l’intera regione, ha affermato il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, condannando l’attacco come «terrorismo di Stato».
L’attacco a sorpresa non sarà «ignorato» e il Qatar «si riserva il diritto di rispondere a questo attacco palese», ha dichiarato il primo ministro in una conferenza stampa. «Oggi abbiamo raggiunto un punto di svolta affinché l’intera regione dia una risposta a una condotta così barbara».
NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region”
— Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Al-Thani ha attaccato duramente il suo omologo israeliano, Benjamin Netanyahu, accusandolo di compromettere la stabilità regionale in nome di «deliri narcisistici» e interessi personali. Il Qatar continuerà il suo impegno di mediazione per risolvere le persistenti ostilità con Hamas, ha affermato.
Il primo ministro quatarino ha ammesso che lo spazio per la diplomazia è ormai diventato molto ristretto e che l’attacco ha probabilmente fatto deragliare il ciclo di negoziati dedicato all’ultima proposta avanzata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
«Per quanto riguarda i colloqui in corso, non credo che ci sia nulla di valido dopo aver assistito a un attacco del genere», ha affermato.
L’attacco israeliano è avvenuto due giorni dopo che il presidente degli Stati Uniti aveva lanciato un altro «ultimo avvertimento» ad Hamas, sostenendo che Israele aveva già accettato termini non specificati di un accordo da lui proposto e chiedendo al gruppo di rilasciare gli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza. Poco dopo, anche il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dato al gruppo un “ultimo avvertimento”, minacciando Hamas di annientamento e intimando ai militanti di deporre le armi. In seguito alle minacce, Hamas aveva dichiarato di essere pronta a «sedersi immediatamente al tavolo delle trattative» dopo aver ascoltato quelle che ha descritto come «alcune idee da parte americana volte a raggiungere un accordo di cessate il fuoco».
Tuttavia nelle ultime ore è emersa la condanna del presidente statunitense contro l’attacco israeliano. In una dichiarazione pubblicata martedì su Truth Social, Trump ha criticato l’attacco aereo di Israele contro un complesso di Hamas a Doha, sottolineando che la decisione di portare a termine l’operazione all’interno del Qatar è stata presa unilateralmente dal primo ministro Benjamin Netanyahu e non da Washington.
( @realDonaldTrump – Truth Social Post )
( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW
— Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America».
«Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me».
Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE».
Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio».
La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF
— ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Nell’operazione circa 15 aerei da guerra israeliani hanno sparato almeno dieci munizioni durante l’operazione di martedì, uccidendo diversi membri di Hamas, tra cui il figlio dell’alto funzionario Khalil al-Hayya. Hamas ha affermato che i suoi vertici sono sopravvissuti all’attacco, descritto come un tentativo di assassinare i negoziatori impegnati a raggiungere un possibile accordo.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha insistito sul fatto che l’attacco ad Hamas in Qatar è stato un’azione unilaterale e che nessun altro paese è stato coinvolto nell’operazione.
«L’azione odierna contro i principali capi terroristi di Hamas è stata un’operazione israeliana del tutto indipendente. Israele l’ha avviata, Israele l’ha condotta e Israele si assume la piena responsabilità», si legge in una nota.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha condannato l’attacco israeliano definendolo una «flagrante violazione della sovranità e dell’integrità territoriale del Qatar». «Tutte le parti devono impegnarsi per raggiungere un cessate il fuoco permanente, non per distruggerlo», ha detto ai giornalisti.
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