Pensiero
La religione di Stato. Considerazioni di Mons. Viganò sul culto globalista

Renovatio 21 pubblica questo testo di Mons. Carlo Maria Viganò.
Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi,
a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte.
Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio,
cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome.
Ap 13, 16-17
In un interessante intervento su Fox News dal titolo La chiesa dell’ambientalismo, il giornalista Tucker Carlson ha messo in evidenza una contraddizione che a molti può essere sfuggita ma che ritengo estremamente rivelatrice.
Carlson ricorda che la Costituzione Americana vieta la religione di Stato, ma da qualche tempo i governi Dem hanno imposto al popolo americano il culto globalista, con la sua agenda green, i suoi dogmi woke, le sue condanne con la cancel culture, i suoi sacerdoti dell’OMS, i profeti del WEF. Una religione a tutti gli effetti, totalizzante non solo per la vita dei singoli che la praticano, ma anche nella vita della Nazione che pubblicamente la confessa, vi adegua le leggi e le sentenze, vi ispira l’istruzione e ogni azione di governo.
In nome della religione globalista i suoi adepti pretendono che tutti i cittadini si comportino conformemente alla morale del Nuovo Ordine Mondiale, accettando acriticamente – e con atteggiamento di devota sottomissione all’autorità religiosa – la dottrina definita ex cathedra dal sinedrio di Davos.
Ai cittadini non è richiesta condivisione delle motivazioni che giustificano le politiche sanitarie, economiche o sociali imposte dai governi, ma un assenso cieco e irrazionale, che va ben oltre la fede. Per questo non è ammesso contestare la psicopandemia, criticare la gestione della campagna vaccinale, argomentare l’infondatezza degli allarmi sul clima, opporre l’evidenza della provocazione della NATO alla Federazione Russa con la crisi ucraina, chiedere indagini sul laptop di Hunter Biden o sulla frode elettorale che ha impedito al Presidente Trump di rimanere alla Casa Bianca, o rifiutarsi di veder corrompere i bambini con le oscenità LGBTQ.
Dopo tre anni di follie incomprensibili a una mente razionale ma ampiamente giustificabili in un’ottica di cieco fideismo, la proposta formulata da una clinica americana di chiedere ai pazienti di rinunciare a parte dell’anestesia per ridurre la propria traccia di anidride carbonica e «salvare il Pianeta» non andrebbe dunque letta come un grottesco pretesto per ridurre le spese ospedaliere a danno dei pazienti, ma come un atto religioso, come una penitenza da accettare di buon grado, come un atto eticamente meritorio.
L’indole penitenziale è indispensabile in questa operazione di conversione forzata delle masse, perché essa controbilancia l’assurdità dell’azione con il premio di un bene promesso: indossando la mascherina (che non serve a nulla) il fedele-cittadino ha compiuto il proprio gesto di sottomissione, si è «offerto» alla divinità (lo Stato? la collettività?); una sottomissione confermata con l’atto altrettanto pubblico della vaccinazione, che ha rappresentato una sorta di “battesimo” nella fede globalista, la iniziazione al culto.
I gran sacerdoti di questa religione giungono a teorizzare il sacrificio umano con l’aborto e l’eutanasia: un sacrificio richiesto dal bene comune, per non sovrappopolare il pianeta, per non gravare sulla Sanità pubblica, per non essere di peso alla previdenza sociale. Anche le mutilazioni cui si sottopongono quanti professano la dottrina gender e la privazione delle facoltà riproduttive indotte dall’omosessualismo non sono altro che forme di sacrificio e di immolazione di sé, del proprio corpo, della propria salute, fino alla vita stessa (assumendo ad esempio una terapia genica sperimentale dimostratamente pericolosa e spesso mortale).
L’adesione al globalismo non è facoltativa: esso è religione di Stato, e lo Stato “tollera” i non praticanti nella misura in cui la loro presenza non impedisce alla società di esercitare questo culto. Anzi, nella sua presunzione di essere legittimato da principi “etici” a imporre ai cittadini ciò che rappresenta un “bene” superiore incontestabile, lo Stato obbliga anche i dissenzienti a compiere gli atti basilari della “morale globalista”, punendoli se non si conformano ai suoi precetti.
Mangiare insetti e non carne, iniettarsi farmaci invece di praticare una vita sana; usare l’elettricità al posto della benzina; rinunciare alla proprietà privata, alla libertà di movimento; subire controlli e limitazioni dei diritti fondamentali; accettare le peggiori deviazioni morali e sessuali in nome della libertà; rinunciare alla famiglia per vivere isolati, senza ereditare nulla dal passato e senza trasmettere nulla ai posteri; cancellare la propria identità in nome del politically correct; rinnegare la Fede cristiana per abbracciare la superstizione woke; condizionare il proprio lavoro e la propria sussistenza al rispetto di regole assurde sono tutti elementi destinati a diventare parte della vita quotidiana del singolo, una vita impostata su un modello ideologico che, a ben vedere, nessuno vuole e nessuno ha chiesto e che giustifica la propria esistenza solo con lo spauracchio di un’apocalisse ecologica indimostrata e indimostrabile.
Ciò viola non solo la tanto decantata libertà di religione su cui questa società si fonda, ma vuole condurci per gradi, inesorabilmente, a rendere questo culto come esclusivo, come l’unico ammesso.
La «chiesa dell’ambientalismo» si definisce inclusiva ma non tollera il dissenso e non accetta di confrontarsi dialetticamente con chi ne mette in discussione i dettami. Chi non accetta l’antivangelo di Davos è ipso facto eretico e va pertanto punito, scomunicato, separato dal corpo sociale, considerato nemico pubblico; va rieducato a forza, sia con un martellamento incessante dei media, sia tramite l’imposizione di uno stigma sociale e di vere e proprie forme estorsive del consenso, ad iniziare da quello «informato» per sottoporsi contro la propria volontà all’obbligo vaccinale e continuando nella follia delle cosiddette «città di 15 minuti», peraltro dettagliatamente anticipate nei punti programmatici dell’Agenda 2030 (che sono in definitiva canoni dogmatici al contrario).
Il problema di questo inquietante fenomeno di superstizione di massa è che questa religione di Stato non è stata imposta de facto solo negli Stati Uniti d’America, ma si è diffusa in tutte le Nazioni del mondo occidentale, i cui leader sono stati convertiti al verbo globalista dal grande apostolo del Great Reset, Klaus Schwab, autoproclamatosi «papa» e pertanto investito di un’autorità infallibile e incontestabile.
E come nell’Annuario Pontificio possiamo leggere l’elenco dei Cardinali, dei Vescovi e dei Prelati della Curia Romana e delle Diocesi diffuse nel mondo, così sul sito del World Economic Forum troviamo la lista dei «prelati» del globalismo, da Justin Trudeau a Emmanuel Macron, scoprendo che appartengono a questa «chiesa» non solo i Presidenti e i Primi Ministri di molti Stati, ma anche numerosi funzionari, capi di enti internazionali e delle maggiori multinazionali, dei media.
A costoro vanno aggiunti anche i «predicatori» e i «missionari» che operano per la diffusione della fede globalista: attori, cantanti, influencer, sportivi, intellettuali, medici, insegnanti. Una rete potentissima, organizzatissima, diffusa capillarmente non solo ai vertici delle istituzioni, ma anche nelle università e nei tribunali, nelle aziende e negli ospedali, negli organismi periferici e nei municipi locali, nelle associazioni culturali e sportive, sicché risulta impossibile sfuggire all’indottrinamento anche in una scuola primaria di provincia o in una piccola comunità rurale.
Sconcerta – me ne darete atto – che nel numero dei convertiti alla religione universale si possano contare anche esponenti delle religioni mondiali, e tra costoro addirittura Jorge Mario Bergoglio – che pure i Cattolici considerano capo della Chiesa di Roma – con tutto il codazzo di ecclesiastici a lui fedeli.
L’apostasia della Gerarchia cattolica è giunta a rendere culto all’idolo della Pachamama, la «madre Terra», personificazione demoniaca del globalismo «amazzonico», ecumenico, inclusivo e sostenibile. Ma non fu proprio John Podesta a caldeggiare l’avvento di una «primavera della Chiesa» che ne sostituisse la dottrina con un vago sentimentalismo ambientalista, trovando pronta esecuzione ai suoi auspici nell’azione coordinata che portò alle dimissioni di Benedetto XVI e all’elezione di Bergoglio?
Ciò a cui assistiamo non è altro che l’applicazione all’inverso del procedimento che ha condotto alla diffusione del Cristianesimo nell’Impero Romano e poi in tutto il mondo, una sorta di rivincita della barbarie e del paganesimo sulla Fede di Cristo. Quanto cercò di fare Giuliano l’Apostata nel quarto secolo, ossia di ripristinare il culto degli dei pagani, oggi viene perseguito con zelo da nuovi apostati, tutti accomunati da un “sacro furore” che li rende tanto pericolosi quanto più sono convinti di poter riuscire nei loro intenti in ragione dei mezzi sterminati di cui dispongono.
In realtà questa religione non è altro che una declinazione moderna del culto di Lucifero: la recente performance satanica ai Grammy Awards sponsorizzata da Pfizer è solo l’ultima conferma di un’adesione a un mondo infernale che sinora era stata taciuta perché considerata ancora inconfessabile. Non è un mistero che gli ideologi del pensiero globalista sono tutti indistintamente anticristiani e anticlericali, significativamente ostili alla Morale cristiana, ostentatamente avversi alla civiltà e alla cultura che il Vangelo ha plasmato in duemila anni di Storia.
Non solo: l’odio inestinguibile verso la vita e verso tutto ciò che è opera del Creatore – dall’uomo alla natura – rivela il tentativo (quasi riuscito, ancorché delirante) di manomettere l’ordine del Creato, di modificare piante e animali, di mutare lo stesso DNA umano tramite interventi di bioingegneria, di privare l’uomo della sua individualità e del suo libero arbitrio rendendolo controllabile e addirittura manovrabile tramite il transumanesimo.
In fondo a tutto questo, vi è l’odio di Dio e l’invidia per la sorte soprannaturale che Egli ha riservato agli uomini redimendoli dal peccato con il Sacrificio della Croce del Suo Figlio.
Questo odio satanico si esprime nella determinazione a rendere impossibile ai Cristiani di praticare la propria religione, di vederne rispettati i principi, di poter portare il proprio contributo nella società e, in definitiva, nella volontà di indurli a compiere il male, o quantomeno di far sì che essi non possano compiere il bene, né tantomeno diffonderlo; e se lo compiono, di stravolgerne le motivazioni originali (amore di Dio e del prossimo) pervertendole con pietose finalità filantropiche o ambientaliste.
Tutti i precetti della religione globalista sono una versione contraffatta dei Dieci Comandamenti, una loro grottesca inversione, un osceno capovolgimento. In pratica, costoro usano gli stessi mezzi che la Chiesa ha usato per l’evangelizzazione, però con lo scopo di dannare le anime e sottometterle non alla Legge di Dio, ma alla tirannide del demonio, sotto il controllo inquisitoriale dell’antichiesa di Satana.
In quest’ottica si inserisce anche la segnalazione dei gruppi di fedeli Cattolici tradizionali da parte dei servizi segreti americani, confermando che l’inimicizia tra la stirpe della Donna e quella del serpente (Gen 3, 15) è una realtà teologica in cui credono anzitutto i nemici di Dio, e che uno dei segni della fine dei tempi è proprio l’abolizione del Santo Sacrificio e la presenza dell’abominazione della desolazione nel tempio (Dn 9, 27).
I tentativi di sopprimere o limitare la Messa tradizionale accomunano deep church e deep state, rivelando la matrice essenzialmente luciferina di entrambe: perché entrambe sanno benissimo quali siano le Grazie infinite che si riversano sulla Chiesa e sul mondo con quella Messa, e le vogliono impedire perché non intralcino i loro piani. Ce lo dimostrano essi stessi: la nostra battaglia non è soltanto contro creature di carne e sangue (Ef 6, 12).
L’osservazione di Tucker Carlson evidenzia l’inganno a cui siamo quotidianamente sottoposti dai nostri governanti: l’imposizione teorica della laicità dello Stato è servita a eliminare la presenza del vero Dio dalle istituzioni, mentre l’imposizione pratica della religione globalista serve per introdurre Satana nelle istituzioni, con lo scopo di instaurare quel distopico Nuovo Ordine Mondiale in cui l’Anticristo pretenderà di essere adorato come un dio, nel suo folle delirio di sostituirsi a Nostro Signore.
I moniti del Libro dell’Apocalisse prendono sempre maggior concretezza, quanto più prosegue il piano di sottoporre tutti gli uomini ad un controllo che impedisca qualsiasi possibilità di disobbedienza e di resistenza: solo ora comprendiamo cosa significhi non poter comprare né vendere senza il green pass, che altro non è se la versione tecnologica del marchio con il numero della Bestia (Ap 13, 17).
Ma se non tutti sono ancora pronti a riconoscere l’errore di aver abbandonato Cristo in nome di una libertà corrotta e ingannevole che nascondeva inconfessabili intenti, ritengo che oggi molti siano pronti – psicologicamente ancor prima che razionalmente – a prendere atto del colpo di stato con il quale una lobby di pericolosi fanatici sta riuscendo a prendere il potere negli Stati Uniti e nel mondo, determinata a compiere qualsiasi gesto, anche il più sconsiderato, pur di mantenerlo.
Per uno scherzo della Provvidenza, la laicità dello Stato – che di per sé offende Dio in quanto Gli nega il culto pubblico cui Egli ha sovrano diritto – potrebbe essere l’argomento con cui porre fine al progetto eversivo del Great Reset.
Se gli Americani – e con loro i popoli di tutto il mondo – sapranno ribellarsi a questa conversione forzata, pretendendo che i rappresentanti dei cittadini rispondano del proprio operato ai titolari della sovranità nazionale e non ai capi del sinedrio globalista, sarà forse possibile porre un freno a questa corsa verso l’abisso. Ma per farlo occorre la consapevolezza che questa sarà solo una prima fase nel processo di liberazione da questa lobby infernale, al quale dovrà seguire la riappropriazione di quei principi morali propri al Cristianesimo che costituiscono le basi della civiltà occidentale e la più efficace difesa contro la barbarie del neopaganesimo.
Da troppo tempo i cittadini e i fedeli subiscono passivamente le decisioni dei loro leader politici e religiosi, dinanzi all’evidenza del loro tradimento. Il rispetto dell’Autorità si basa sul riconoscimento di un fatto «teologico», ossia della Signoria di Gesù Cristo sui singoli, sulle Nazioni e sulla Chiesa. Se coloro che rivestono l’autorità nello Stato e nella Chiesa agiscono contro i cittadini e contro i fedeli, il loro potere è usurpato, e la loro autorità nulla.
Non dimentichiamo che i governanti non sono i proprietari dello Stato e i padroni dei cittadini, esattamente come il Papa e i Vescovi non sono i proprietari della Chiesa e i padroni dei fedeli.
Se essi non vogliono essere per noi come padri; se non vogliono il nostro bene e anzi fanno di tutto per corromperci nel corpo e nello spirito, è ora di scacciarli dai posti che ricoprono e di chiamarli a rispondere del loro tradimento, dei loro crimini, delle loro scandalose menzogne.
Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
16 Febbraio 2023
Renovatio 21 offre questa omelia di Monsignor Viagnò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Pensiero
Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.
L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.
Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.
Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un po’ il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.
Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un po’ in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza.
Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.
Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.
Sostieni Renovatio 21
Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorrazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.
Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.
Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.
Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.
Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.
I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.
Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perché secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».
Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perché incapace a tutto sotto ogni bandiera.
Patrizia Fermani
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Pensiero
Putin: il futuro risiede nella «visione sovrana del mondo»

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Pensiero
La questione di Heidegger

Negli scorsi mesi è scoppiata sul quotidiano La Verità una bizzarra diatriba riguardo ad un pensatore finito purtroppo per essere centrale nel nostro panorama filosofico accademico, Martin Heidegger (1889-1976), già noto per la collaborazione con il nazismo e per l’adulterio consumato con la celebre ebrea Hannah Arendt, all’epoca sua studentessa, e da alcuni, per qualche ragione, considerato come un filosofo «cattolico».
Un articolista con fotina antica a nome Boni Castellane (supponiamo si chiami Bonifazio, ma lo si trova scritto così, con il diminutivo, immaginiamo) ha cominciato, con un pezzo importante, a magnificare le qualità dell’Heidegger lo scorso 17 agosto:«Omologati e schiavi della Tecnologia – Heidegger ci aveva visti in anticipo».
Giorni dopo, aveva risposto un duo di autori, tra cui Massimo Gandolfini, noto, oltre che la fotina con il sigaro, per aver guidato (per ragioni a noi sconosciute) eventi cattolici di odore vescovile, che come da programma non sono andati da nessuna parte, se non verso la narcosi della dissidenza rimasta e il compromesso cattolico. Sono seguite altri botta e risposta sul ruolo del «sacro» secondo l’Heideggerro e la sua incompatibilità con il cristianesimo.
Il Gandolfini e il suo sodale scrivono, non senza ragione, che «il dio a cui si riferisce Heidegger non è il nostro». Una verità non nota agli intellettuali cattolici che, in costante complesso di inferiorità nei confronti del mondo, hanno iniziato ad importare il pensatore tedesco dalle Università italiane – dove ha tracimato, dopo un progetto di inoculo sintetico non differente da quello avutosi con Nietzsche – per finire addirittura nei seminari.
Sostieni Renovatio 21
Il progetto, spiegava anni fa Gianni Collu al direttore di Renovatio 21, era del tutto identico a quello visto con Nietzsche, recuperato dall’ambito della cultura nazista, purgato nell’edizione Adelphi di Giorgio Colli e Mazzino Montinari – la cura dell’opera omnia nicciana arriva prima in italiano che in tedesco! – e servito alla massa del ceto medio riflessivo italiota, e mondiale, per distoglierlo dal marxismo e introdurre elementi di irrazionalismo e individualismo nichilista nella vita del popolo – di lì all’esoterismo di massa, il passo diventa brevissimo.
Con Heidegger si è tentato un lavoro simile, ma Collu aveva profetizzato allo scrivente che stavolta non avrebbe avuto successo, perché era troppo il peso del suo legame con l’hitlerismo, e troppa pure la cifra improponibile del suo pensiero. Di lì a poco, vi fu lo scandalo dei cosiddetti «Quaderni neri», scritti ritenuti inaccettabili che improvvisamente sarebbero riemersi – in verità, molti sapevano, ma il programma di heidegerizzare la cultura (compresa quella cattolica) imponeva di chiudere un occhio, si vede. Fu ad ogni modo divertente vedere lo stupore di autori e autrici che avevano dedicato una buona porzione della carriera allo Heidegger – specie se di origini ebraiche.
L’incompatibilità di Heidegger – portatore di una filosofia oscura e disperata – con il cattolicesimo è, comunque, totale. Di Heidegger non vanno solo segnalati i pericoli, va combattuto interamente il suo pensiero, che altro non è se non un ulteriore sforzo per eliminare la metafisica, e quindi ogni prospettiva non materiale – cioè spirituale – per l’uomo.
Molto vi sarebbe da dire sul personaggio, anche a partire dal suo dramma biografico. Lasciamo qui la parola al professor Matteo D’Amico, che ha trattato il tema dell’influenza di Heidegger nel mondo cattolico, e la difformità di questo personaggio e del suo pensiero, in un intervento al Convegno di studi di Rimini della Fraternità San Pio X nel 2017.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Landesarchiv Baden-Württemberg, Staatsarchiv Freiburg W 134 Nr. 060680b / Fotograf: Willy Pragher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
-
Persecuzioni2 settimane fa
Il ministro israeliano Katz: suore e clero cristiano saranno considerati terroristi se non lasceranno Gaza
-
Immigrazione2 settimane fa
Mons. Viganò: storia delle migrazioni di massa come ingegneria sociale
-
Spirito2 settimane fa
Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»
-
Ambiente2 settimane fa
Cringe vaticano ai limiti: papa benedice un pezzo di ghiaccio tra Schwarzenegger e hawaiani a caso
-
Cancro1 settimana fa
Tutti i vaccini contro il COVID aumentano il rischio di cancro, conclude un nuovo studio
-
Civiltà2 settimane fa
«Pragmatismo e realismo, rifiuto della filosofia dei blocchi». Il discorso di Putin a Valdai 2025: «la Russia non mostrerà mai debolezza o indecisione»
-
Salute2 settimane fa
I malori della 40ª settimana 2025
-
Spirito1 settimana fa
Il vescovo Schneider: i cattolici devono adorare Cristo, non l’ideologia LGBT o l’agenda climatica