Alimentazione
La quota della Russia nelle esportazioni globali di grano supererà il 25% nel 2024
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Nel suo rapporto sul mercato dei cereali, l’International Grains Council (IGC) ha aumentato le sue previsioni sulle esportazioni di grano russo di 1 milione di tonnellate, raggiungendo la cifra record di 53,1 milioni.
Ciò significa che per la prima volta nella storia la Russia occuperà quasi il 26% del mercato, riporta la testata governativa russa Sputnik.
L’organismo mondiale per il commercio dei cereali prevede che quest’anno la Russia si accaparrerà un quarto del mercato globale del grano e di altri cereali.
L’IGC prevede ora che la Russia esporterà 53,1 milioni di tonnellate di grano nell’anno agricolo in corso, rispetto alla previsione di aprile di 52,1 milioni di tonnellate.
Questo sarà il volume di esportazioni più alto della storia moderna e sarà quasi il 10% in più rispetto alla cifra del 2023.
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Di conseguenza, la quota russa delle esportazioni mondiali di grano potrebbe raggiungere la cifra record del 25,8%. Il massimo precedente era stato registrato nella campagna agricola 2017-2018 con una quota del 23,4%, mentre l’anno scorso la quota era pari a circa il 23,2%.
Nel 2024, le esportazioni globali di grano raggiungeranno i 205,7 milioni di tonnellate, rispetto ai 207,4 milioni del 2023. Gli aumenti significativi delle esportazioni russe e argentine (di 5,9 milioni di tonnellate di crescita) sono controbilanciati dalle diminuzioni di Australia (di 11,2 milioni di tonnellate), Canada (di 2,4 milioni di tonnellate) e negli Stati Uniti (per 1,3 milioni di tonnellate).
L’International Grains Council (IGC) è un’organizzazione intergovernativa che mira a rafforzare la cooperazione internazionale nel commercio di cereali, nella stabilità del mercato dei cereali e nella sicurezza alimentare mondiale. La Russia è membro della CIG.
Come riportato da Renovatio 21, nel corso del 2023, a seguito del più grande raccolto della storia del Paese, la Russia ha inviato 25 mila tonnellate di grano in Africa a titolo gratuito,
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Alimentazione
Cacao nel caos: la fornitura globale si restringe
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Alimentazione
Il Vietnam limita il consumo della carne di cani e gatti per ripulirsi l’immagine turistica
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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Giro di vite delle autorità cittadine su una pratica che resta diffusa nonostante i divieti ufficiali per ragioni igienico-sanitarie. Si stima siano complessivamente quattro milioni gli animali che ogni anno finiscono in tavola nel Paese. L’allarme accresciuto anche da recenti focolai di rabbia con vittime anche tra gli umani.
Il Vietnam – insieme a Cina e Corea del Sud – restano i Paesi dove, nonostante i divieti ufficiali per ragioni igienico-sanitarie, l’uso della carne di cane e di gatto resta diffusa, in particolare nelle fasce di età medie e alte, anche per ragioni legate alla farmacopea tradizionale.
Sarebbero una trentina e una decina di milioni rispettivamente gli animali uccisi ogni anno per alimentazione umana in Asia. Se i numeri più alti si registrano in Cina – dieci e quattro milioni – anche in Vietnam si stima siano complessivamente quattro milioni i cani e i gatti consumati ogni anno.
Per questo è significativa la notizia di un nuovo giro di vite ad Hanoi: le autorità della capitale hanno infatti diffuso una direttiva severa per impedire il consumo nell’area cittadina. Un provvedimento che è parte di una strategia fatta di tre azioni: applicazione delle leggi e regolamenti vigenti, collaborazione fra le agenzie governative coinvolte, ispezioni sul campo.
Come strumento di maggiore pressione, la direttiva ricorda i recenti focolai di rabbia (un centinaio) registrati in una trentina di località del Paese che hanno provocato anche vittime tra gli umani. Per questo, l’iniziativa pone da subito l’accento su una estesa campagna vaccinale antirabbica che interesserà almeno il 90% dei cani e gatti domestici dell’area urbana.
Significativamente, il provvedimento chiama anche a una maggiore sensibilizzazione i residenti sulle problematiche che nascono dalla convivenza con queste due specie animali, il cui contatto con gli umani rende possibile la reciproca trasmissione di diverse malattie.
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Infine, le autorità sottolineano l’aspetto umanitario ma anche pratico, di promozione turistica, della fine dell’uso alimentare di animali domestici per «trasformare Hanoi in una città civile e a misura del turismo secondo gli standard internazionali che riguardano il benessere degli animali e la sicurezza alimentare».
L’intento è dunque quello di promuovere anche l’immagine turistica della capitale, spesso poco considerata, mettendola in prima fila nel movimento contrario allo sfruttamento commerciale e alimentare di animali altrove solo di compagnia.
In realtà in questa direzione spingono già da tempo diverse organizzazioni e municipalità impegnate a sradicare pratiche tradizionali che non trovano giustificazione nel contesto attuale del Paese. La prima era stata, alla fine 2021, Hoi An, città del Vietnam centrale, località storica fra le principali mete turistiche del Paese.
L’accordo firmato con l’organizzazione Four Paws International ha portato da allora a ripulire la città da una pratica negativa per la sua immagine e la sua economia.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di calflier001 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic; immagine tagliata
Alimentazione
Confessioni di un mangiatore di orche assassine
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