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La profezia del «Padrone del mondo»: 150 anni dalla nascita di Robert Hugh Benson

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Il 18 novembre di 150 anni fa veniva alla luce Robert Hugh Benson, figlio dell’arcivescovo di Canterbury, massima autorità della chiesa anglicana.

 

Dopo essersi laureato a Cambridge, si avviò anche lui alla carriera ecclesiastica. Tuttavia, le sue perplessità spirituali sull’autorità della chiesa anglicana, alimentate dalla lettura di John Henry Newman e delle opere di papa Leone XIII, lo condussero a un cammino di conversione sofferto, soprattutto per le reazioni del suo ambiente familiare.

 

Monsignor Robert Hugh Benson (1871-1914)

Accolto nella Chiesa cattolica, venne ordinato sacerdote nel 1904 a Roma.

 

Fece poi ritorno in Inghilterra, dove iniziò il suo ministero di sacerdote, una intensa attività di predicazione, da un capo all’altro della Gran Bretagna, alternata al lavoro missionario ed alla direzione spirituale, non rinunciando tuttavia ad esprimere in molteplici attività culturali la sua vivacità intellettuale, diventando non solo un interessante autore di saggi spirituali, ma soprattutto un romanziere appassionante.

 

Benson, che era stato anglicano, decise di trarre dall’oblio tutta la drammatica, commovente storia dei cattolici inglesi dopo Tommaso Moro che era stata accuratamente rimossa – con una cura degna della distopia di Orwell – da parte dell’establishment britannico. Fece accuratamente i conti con la storia del suo Paese, attinse alle fonti dimenticate o censurate e produsse in pochi anni un numero impressionante di romanzi collocati quasi tutti nel terribile periodo elisabettiano. Tra questi, il commovente Con quale autorità?.

 

Benson, in fondo, aveva immaginato e descritto lo scenario attuale del Grande Reset, di un pensiero unico dove non si lascia spazio né parola o significatività a chi non si adegua a questo pensiero, a questo dettame apparentemente buono, umanitario e tollerante, in realtà profondamente intollerante

La casa editrice Fede & Cultura, che nel corso degli anni ha pubblicato pressoché l’intera opera bensoniana, ha recentemente dato alle stampe un romanzo ancora inedito in Italia che rappresenta una delle opere più mature e intense del sacerdote inglese, Solitudine? (400 pagine, 19 euro).

 

Un romanzo la cui protagonista è una giovane cantante lirica inglese, di fede cattolica, innamorata del figlio di un potente banchiere astiosamente anticattolico. Marion, la protagonista, sarà chiamata a scegliere tra il successo mondano, l’amore umano e la fede. Una scelta eroica. Una storia che commuove e fa riflettere su ciò che veramente è il cuore dell’esistenza umana.

 

 

Ma l’opera più importante e più celebre di Robert Benson è senza dubbio il romanzo distopico pubblicato nel 1907, Il padrone del mondo, nel quale il sacerdote scrittore immagina un futuro dominato da un pensiero unico, da una dittatura che si spaccia per umanitaria: uno scenario che anticipò quelli descritti da George Orwell e Aldous Huxley nelle loro opere.

 

Prima di loro, Benson portò la propria attenzione, la propria analisi, la propria denuncia, non esclusivamente sugli esiti possibili della scienza, bensì anche sugli esiti possibili della società. Il padrone del mondo vede l’autore immaginare un mondo a venire, in uno scenario collocato agli inizi del XXI secolo.

 

Benson aveva approfondito la storia del suo Paese, le vicende drammatiche del periodo elisabettiano. Aveva memoria storica. Conosceva bene anche gli aspetti problematici della sua contemporaneità – le tensioni internazionali tra le grandi potenze, il nascere del socialismo – che erano oggetto della sua attenzione anche per i riflessi che avevano nella sua attività pastorale.

 

I pericoli più gravi però li sentiva nel futuro, in ciò che temeva avrebbe potuto accadere di lì a un secolo. E il maggiore timore era la nascita di un unico potere mondiale.

 

Un mondo dove la Chiesa cattolica viene a collassare, lasciando solo un piccolo gregge di fedeli che non intendono venire a compromessi col mondo, un mondo che ha rifiutato conoscenza, bellezza e verità, e soprattutto ha rifiutato Dio, affrontando di conseguenza la persecuzione

Si trattava di un’ipotesi piuttosto singolare: l’Ottocento, infatti, era stato il secolo dei nazionalismi, dei particolarismi l’un contro l’altro armati.

 

Benson va ad immaginare un mondo futuro dove invece c’è un unico potere mondiale, un pensiero unico che si accanisce pesantemente, seppur in maniera molto subdola, contro il cristianesimo.

 

In particolare contro la Chiesa cattolica. Quest’ultima sembra essere rimasta l’unico vero nemico: le ideologie contrapposte sono arrivate a una sorta di sintesi nel nome dell’umanitarismo, si è realizzato questo pensiero unico in cui si sono superati i conflitti fra le opposte ideologie liberale e socialista, e questo modello di grande governo umanitario mondiale impone a tutti un’unica visione delle cose e della vita.

 

Chi non è riducibile a questo progetto è appunto la Chiesa, che finisce perseguitata, ridotta a un piccolissimo gregge, dal momento che molti cominciano a voltare le spalle alla Verità, attratti dalle lusinghe di Giuliano Felsenburgh, il leader mondiale dalla grande attrattiva personale, un leader «carismatico» che comunica sicurezza.

 

L’astuzia di Felsenburgh nei confronti della Chiesa consiste nel non farle più, come in passato, una guerra aperta, ma nell’acquisirla, per così dire, al progetto di un pensiero unico. Egli sembra essere colui che tutta l’umanità aspettava, in grado di convogliare verso la pace e il benessere, e poi, invece, si rivela apertamente come l’Anticristo.

 

Robert Hugh Benson, nello scenario del mondo futuro che sarebbe venuto secondo i suoi timori, e che non avrebbe mai visto perché morì improvvisamente nel 1914, prefigurava questo potere unico mondiale come un governo di chiara ispirazione massonica.

 

Uno scenario drammaticamente attuale

Di conseguenza, il libro gli costò qualche guaio: venne boicottato in Inghilterra e non tradotto all’estero. Chi si sentiva colpito da questa accusa, molto precisa pur se collocata in un mondo immaginario, si era accorto con molta chiarezza di essere stato chiamato in causa.

 

La visione di Benson poteva sembrare pessimistica e assolutamente infondata; in realtà, ciò che distingue le grandi opere d’immaginazione, le vere utopie, dalla banale fantascienza è proprio il fatto che riescono a individuare scenari assolutamente impensabili.

 

Benson, in fondo, aveva immaginato e descritto lo scenario attuale del Grande Reset, di un pensiero unico dove non si lascia spazio né parola o significatività a chi non si adegua a questo pensiero, a questo dettame apparentemente buono, umanitario e tollerante, in realtà profondamente intollerante, un mondo dove la Chiesa cattolica viene a collassare, lasciando solo un piccolo gregge di fedeli che non intendono venire a compromessi col mondo, un mondo che ha rifiutato conoscenza, bellezza e verità, e soprattutto ha rifiutato Dio, affrontando di conseguenza la persecuzione.

 

Uno scenario drammaticamente attuale.

 

 

Paolo Gulisano

 

 

Articolo previamente apparso su Ricognizioni

 

 

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Quattro Stati UE boicotteranno l’Eurovision 2026 a causa della partecipazione di Israele

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Spagna, Irlanda, Slovenia e Paesi Bassi hanno annunciato il boicottaggio del prossimo Eurovision Song Contest in seguito alla conferma della partecipazione di Israele. All’inizio del 2025 diverse emittenti avevano chiesto all’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), organizzatrice dell’evento, di escludere Israele accusandolo di brogli nel voto e per il conflitto in corso a Gaza.

 

L’ultima tregua, mediata dagli Stati Uniti, avrebbe dovuto porre fine ai combattimenti e permettere l’arrivo di aiuti umanitari nell’enclave, ma da quando è entrata in vigore gli attacchi israeliani hanno causato 366 morti, secondo il ministero della Salute di Gaza.

 

Il tutto si inserisce in un anno di escalation iniziato con l’offensiva israeliana lanciata in risposta all’attacco di Hamas dell’ottobre 2023, che provocò 1.200 morti e il rapimento di 250 ostaggi. Da allora, secondo le autorità sanitarie locali, l’operazione militare israeliana ha ucciso oltre 70.000 palestinesi.

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Le decisioni di ritiro sono arrivate giovedì, subito dopo l’approvazione da parte dell’EBU di nuove regole di voto più rigide, varate in risposta alle accuse di diverse emittenti europee secondo cui l’edizione 2025 era stata manipolata a favore del concorrente israeliano.

 

Poche ore più tardi l’emittente olandese AVROTROS ha comunicato l’addio al concorso: «La violazione di valori universali come l’umanità, la libertà di stampa e l’interferenza politica registrata nella precedente edizione dell’Eurovision Song Contest ha oltrepassato un limite per noi».

 

L’emittente irlandese RTÉ ha giustificato la propria scelta con «la terribile perdita di vite umane a Gaza», la crisi umanitaria in corso e la repressione della libertà di stampa da parte di Israele, annunciando anche che non trasmetterà l’evento.

 

Anche la televisione pubblica slovena RTVSLO ha confermato il ritiro: «Non possiamo condividere il palco con il rappresentante di un Paese che ha causato il genocidio dei palestinesi a Gaza», ha dichiarato la direttrice Ksenija Horvat.

 

Successivamente è arrivata la decisione della spagnola RTVE, che insieme ad altre sette emittenti aveva chiesto un voto segreto sull’ammissione di Israele. Respinta la proposta dall’EBU, RTVE ha commentato: «Questa decisione accresce la nostra sfiducia nell’organizzazione del concorso e conferma la pressione politica che lo circonda».

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Per far fronte alle polemiche, gli organizzatori dell’Eurovision hanno introdotto nuove misure anti-interferenza: limiti al televoto del pubblico, regole più severe sulla promozione dei brani, rafforzamento della sicurezza e ripristino delle giurie nazionali già nelle semifinali.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa arrivò in finale all’Eurovisione una sedicente «strega» non binaria che dichiarò di aver come scopo il «far aderire tutti alla stregoneria».

 

Vi furono polemiche quattro anni fa quando la Romania accusò che l’organizzazione ha cambiato il voto per far vincere l’Ucraina.

 

Due anni fa un’altra vincitrice ucraina dell’Eurovision fu inserita nella lista dei ricercati di Mosca.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Russia ha lanciato un’«alternativa morale» all’Eurovision, che secondo il ministro degli Esteri di Mosca Sergej Lavrov sarà «senza perversioni».

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Immagine di David Jones via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Bibita col DNA di Ozzy Osbourne disponibile con pagamento a rate

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Una nuova partnership kitsch tra John «Ozzy» Osbourne e Liquid Death, il marchio di acqua in lattina, ha lanciato sul mercato una serie limitata di lattine di tè freddo infuso con il DNA del «reverendo rock».   Ovviamente il prodotto è andato subito a ruba ed è esaurito. Le lattine sono state tutte tracannate e schiacciate da Osbourne in persona, lasciando «tracce di DNA della sua saliva che ora potete possedere», secondo il sito web di Liquid Death.   Ma diciamoci la verità, non si compra lo scarto salivare di una rockstar per dissetarsi: lo si compra per fare necro-collezionismo probabilmente. Le leggende attorno al personaggio sono molteplici: si diceva che Ozzy fosse un mutante genetico, capace di resistere a secchiate di droga, alla rabbia per aver morso un pipistrello vivo e a un incidente quasi mortale in quad.   «Ozzy Osbourne è 1 su 1», recita il testo pubblicitario del sito, «ma stiamo vendendo il suo vero DNA così potrete riciclarlo per sempre».

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Ogni lattina viene consegnata in un «barattolo per campioni sigillato in laboratorio», etichettato con il nome del donatore, il numero del campione (su dieci) e la data del prelievo. Ozzy ha persino firmato il contenitore, apparentemente dando un assegno in bianco per qualsiasi futura clonazione.   «Ora, quando la tecnologia e la legge federale lo consentiranno, potrete replicare Ozzy Osbourne e godervi la sua musica per centinaia di anni nel futuro», si legge sul sito web. I pezzi disponibili sono solo 10 e sono stati venduti a 450 dollari ciascuno, anche in comode rate.    Vista la rarità del prodotto, il «bagarinaggio online» non poteva mancare: su eBay ce ne sono state due in vendita, ciascuna a migliaia di dollari.   Sui social media, i fan erano entusiasti della partnership di Ozzy con il suo brand, anche se il prezzo ha fatto storcere il naso a qualcuno. «Accidenti, avrei dovuto salvare il tuo DNA quando mi hai sputato addosso nell’84 durante un concerto alla LB Arena», ha scritto un fan su X.   Ozzy Osbourne, che da giovane sul palco aveva pure mangiato un pipistrello, è perito quattro mesi fa. Il fatto che fosse stato iniettato col vaccino COVID, che ci dicono venire da un chirottero di Wuhano, lo rende in qualche modo un personaggio simbolico della pandemica, e non solo di quella: alcuni hanno ipotizzato che la morte, avvenuta dopo una «lunga battaglia» (in genere dicono per qualche ragione così) contro il morbo di Parkinson, potrebbe costituire un caso di eutanasia.  

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Arruolamento forzato anche per l’autista ucraino di Angelina Jolie

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La visita a sorpresa della star di Hollywood ed ex ambasciatrice umanitaria ONU Angelina Jolie in Ucraina martedì scorso è stata interrotta dagli agenti della leva obbligatoria, che hanno arrestato un membro del suo entourage e lo hanno arruolato. Lo riporta la stampa locale.

 

L’episodio si è verificato a un posto di blocco militare vicino a Yuzhnoukrainsk, nella regione di Nikolaev, mentre il convoglio di Jolie era diretto verso una zona della regione di Kherson controllata da Kiev.

 

Nonostante avesse segnalato alle autorità di trasportare una «persona importante», un componente del gruppo – identificato in alcuni resoconti come autista, in altri come guardia del corpo – è stato fermato dagli ufficiali di reclutamento.

 

Un video circolato su Telegram mostra la Jolie (il cui vero nome è Angelina Jolie Voight, figlia problematica dell’attore supertrumpiano John Voight) recarsi di persona al centro di leva per tentare di ottenerne il rilascio.

 

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Secondo TASS, avrebbe persino cercato di contattare l’ufficio del presidente ucraino Volodymyro Zelens’kyj. Fonti militari ucraine avevano inizialmente riferito all’emittente locale TSN che la presenza della diva al centro non era legata all’arresto, sostenendo che aveva semplicemente «chiesto di usare il bagno». Le autorità hanno poi precisato che l’uomo, cittadino ucraino nato nel 1992 e ufficiale di riserva senza motivi di esenzione, era trattenuto per verifiche sulla mobilitazione.

 

Alla fine, l’attrice americana ha lasciato il membro dello staff e ha proseguito il viaggio. Gli addetti alla leva di Kiev sono stati aspramente criticati per i video virali che mostrano uomini trascinati nei furgoni, pratica nota come «busificazione».

 

L’indignazione pubblica è cresciuta, con numerose denunce di scontri violenti e persino decessi legati alla mobilitazione forzata. Il mese scorso, il giornalista britannico Jerome Starkey ha riferito che il suo interprete ucraino è stato «arruolato con la forza» a un posto di blocco di routine. «Il tuo amico è andato in guerra. Bang, bang!», avrebbe scherzato un soldato.

 

Anche le modalità di coscrizione ucraine hanno attirato l’attenzione internazionale: a settembre, il ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto ha condannato quella che ha definito «una caccia all’uomo aperta», accusando i governi occidentali di chiudere un occhio.

 

La Jolie aveva già visitato l’Ucraina nell’aprile 2022, poco dopo l’escalation del conflitto, in un periodo in cui numerose celebrità, come gli attori Ben Stiller e Sean Penn, si erano recate nel Paese. Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha sostenuto che le star di Hollywood venivano pagate tramite USAID – il canale USA per finanziare progetti politici all’estero, ormai chiuso – per promuovere narrazioni pro-Kiev.

 

In seguito l’autista, di nome Dmitry Pishikov, ha dato una sua versione dell’accaduto.

 

«A quel posto di blocco mi hanno fermato per qualche motivo, senza spiegazioni, e mi hanno chiesto di seguirli in auto per chiarire alcuni dettagli. Evidentemente con l’inganno», ha dichiarato Pishikov a TSN in un’intervista pubblicata venerdì.

 

È stato portato in un centro di leva locale, dove è stato trattenuto con falsi pretesti, ha aggiunto. «”Dieci minuti, c’è un piccolo dettaglio, ti lasceremo andare non appena avremo chiarito la situazione”, hanno detto. Hanno mentito», ha riferito all’emittente, aggiungendo di essere ancora «un po’ indignato» per le azioni dei funzionari della coscrizione.

 

L’uomo dichiarato a TSN che venerdì si trovava in un centro di addestramento militare e che «verrà addestrato e presterà servizio nell’esercito».

 

Igor Kastyukevich, senatore della regione russa di Kherson – la parte controllata dall’Ucraina visitata da Jolie – ha condannato il viaggio definendolo «un’altra trovata pubblicitaria che sfrutta la fame e la paura». Nessuna visita di star di Hollywood «che usa i soldi dei contribuenti americani ed europei» aiuterà la gente comune, ha dichiarato alla TASS.

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