Geopolitica
La Polonia afferma che non invierà truppe in Ucraina

La Polonia non ha attualmente in programma di inviare truppe in Ucraina, ha affermato il primo ministro Donald Tusk, mentre aumentano le speculazioni sul potenziale dispiegamento di truppe di mantenimento della pace da parte delle nazioni occidentali nel caso in cui venga raggiunto un cessate il fuoco.
Tusk ha rilasciato queste dichiarazioni giovedì durante una conferenza stampa con il presidente francese Emmanuel Macron, che si trova a Varsavia in visita ufficiale. Uno dei più forti sostenitori dell’Ucraina, la Polonia, sta per assumere la presidenza del Consiglio dell’UE il mese prossimo.
«Per porre fine alle speculazioni sulla potenziale presenza di questo o quel Paese in Ucraina dopo aver raggiunto un cessate il fuoco… le decisioni riguardanti la Polonia saranno prese a Varsavia e solo a Varsavia», ha affermato Tusk. «Per il momento, non stiamo pianificando tali azioni», ha sottolineato.
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Le osservazioni seguono una serie di resoconti dei media che suggerivano che Francia e Regno Unito avrebbero preso in considerazione l’invio delle loro truppe in Ucraina. Si dice che la forza dovrebbe agire come peacekeeper per osservare un cessate il fuoco nel caso in cui Mosca e Kiev si impegnino in colloqui. L’argomento è stato anche invocato dalla leadership tedesca, eppure il cancelliere Olaf Scholz ha affermato che l’invio delle truppe del suo paese in Ucraina era «fuori questione» prima che fosse stabilito un «vero cessate il fuoco».
All’inizio di questo mese, un alto funzionario della NATO, rimasto anonimo, ha parlato con l’emittente radiofonica finanziata dallo Stato Radio Free Europe/Radio Liberty, suggerendo che il vero obiettivo del potenziale spiegamento è garantire che i membri europei della NATO abbiano ancora voce in capitolo nella risoluzione del conflitto in Ucraina dopo l’insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump a gennaio.
Tusk ha riconosciuto che la questione dell’invio di truppe nel contesto di un cessate il fuoco o di un accordo di pace era stata sollevata nel suo incontro individuale con Macron, dicendo ai giornalisti che «ne abbiamo discusso».
Sia Macron che Tusk hanno affermato che spetta agli ucraini decidere quando potranno iniziare i colloqui di pace.
Il presidente francese ha confermato ai media che i colloqui con Tusk si erano concentrati sull’Ucraina e sul «giorno dopo» la guerra, senza fornire ulteriori dettagli.
Secondo quanto riportato mercoledì dal quotidiano polacco Rzeczpospolita, che cita fonti diplomatiche, Macron si sarebbe recato a Varsavia per discutere con Tusk l’idea di inviare una forza di mantenimento della pace composta da 40.000 uomini, composta da truppe di Paesi stranieri.
La Russia ha più volte escluso l’ipotesi di congelare il conflitto, sottolineando che tutti gli obiettivi della sua operazione militare, tra cui la neutralità, la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, devono essere rispettati.
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Mosca ha insistito sul fatto che qualsiasi soluzione sarà possibile solo se l’Ucraina ritirerà le sue truppe dal territorio russo, comprese le ex regioni ucraine, garantirà i diritti della sua popolazione di lingua russa e aderirà alla neutralità.
Nel frattempo anche il presidente croato Zoran Milanovic ha promesso di non mandare truppe in Ucraina.
«La Croazia non metterà in atto decisioni altrui senza pensarci e dietro ordine di qualcun altro», ha scritto Milanovic in un post su Facebook, aggiungendo che Zagabria agirà con cautela e nel proprio interesse.
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Immagine di Kancelaria Premiera via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Poland
Geopolitica
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Geopolitica
Orban: i leader UE «vogliono andare in guerra» con la Russia

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato giovedì che i leader dell’UE sembrano intenzionati a trascinare il blocco in un conflitto con la Russia.
In un post su X, il noto critico delle politiche occidentali verso l’Ucraina ha avvertito che «sono in discussione proposte apertamente favorevoli alla guerra», riferendosi ai colloqui tenuti durante un vertice informale dei leader dell’UE a Copenaghen questa settimana.
«Vogliono destinare i fondi dell’UE all’Ucraina. Cercano di accelerare l’adesione dell’Ucraina con vari espedienti legali. Vogliono finanziare la fornitura di armi. Tutte queste proposte dimostrano chiaramente che i burocrati di Bruxelles vogliono la guerra», ha scritto Orbán, promettendo che Budapest si opporrà a tali iniziative.
📍 Copenhagen, day two. The situation is serious. Outright pro-war proposals are on the table. They want to hand over EU funds to Ukraine. They are trying to accelerate Ukraine’s accession with all kinds of legal tricks. They want to finance arms deliveries. All these proposals… pic.twitter.com/86qEC83kIX
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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L’incontro di Copenaghen è stato convocato in risposta a una serie di avvistamenti di droni non identificati in Europa. La premier danese Mette Frederiksen ha dichiarato che il suo governo non è in grado di identificare l’origine dei velivoli, ma ha sostenuto che «possiamo almeno concludere che c’è un solo Paese che rappresenta una minaccia per la sicurezza dell’Europa, ovvero la Russia».
I leader dell’UE hanno discusso l’idea di un «muro di droni», un sistema vagamente definito per contrastare le minacce aeree. Secondo i media, i colloqui hanno prodotto pochi progressi: Politico ha descritto la sessione come caduta in un «tipico stallo», mentre Bloomberg ha definito il muro di droni più un’«etichetta pubblicitaria» che un piano concreto.
Nel frattempo, Mosca ha accusato l’Ucraina e i suoi alleati europei di orchestrare provocazioni per inasprire le tensioni.
Come riportato da Renovatio 21, Servizio di Intelligence Estero russo (SVR) ha affermato questa settimana che la recente incursione di droni nello spazio aereo polacco – attribuita da Varsavia alla Russia – fosse in realtà un’operazione ucraina sotto falsa bandiera, prevedendo ulteriori incidenti simili in futuro.
La leadership dell’UE continua a spingere per un maggiore sostegno a Kiev e per una crescente militarizzazione degli Stati membri. In quest’ottica, Bruxelles ha cercato di limitare il potere di veto di nazioni dissenzienti come l’Ungheria sulle decisioni di politica estera e di sicurezza.
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata su indicazioni.
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