Geopolitica
La polizia cingalese contro la distribuzione del riso in ricordo del massacro dei Tamil

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La polizia e gruppi di nazionalisti Sinhala hanno attaccato anche quest’anno le distribuzioni del porridge con cui la minoranza indù ricorda di essere stata ridotta alla fame nell’assedio finale della guerra conclusasi 15 anni fa. Lo sdegno di attivisti di ogni religione ad AsiaNews: senza memoria non ci può essere riconciliazione
Anche quest’anno nello Sri Lanka il 18 maggio – la giornata in cui i Tamil ricordano le vittime della lunga guerra civile conclusasi 15 anni fa – è stato pesantemente segnato da atti di repressione nei confronti di questa memoria. Un fatto che ha sollevato proteste da parte di molti esponenti della società civile, secondo cui il ricordo di tanti morti innocenti è un passo indispensabile per una vera riconciliazione.
Per commemorare i loro parenti morti in guerra, la popolazione tamil il 18 maggio prepara e distribuisce il kanji, un porridge di riso in ricordo delle vittime. Il gesto ricorda il fatto che nelle fasi finali della guerra trentennale conclusasi nel 2009, migliaia di cittadini tamil innocenti hanno dovuto affrontare gravissime carenze alimentari.
A tutti i servizi di soccorso, compresa la Croce Rossa, era impedito l’accesso alle zone di guerra e solo la limitata quantità di riso fornita dal governo aiutava a spegnere la fame. Tutto il riso veniva raccolto e con l’acqua del mare veniva preparato questo porridge senza nemmeno il sale. In questo modo migliaia di persone sono sopravvissute alla fame.
Questo tipo di ricordo è stato però anche quest’anno in numerosi casi represso dalla polizia dello Sri Lanka. Tre donne che stavano organizzando quest’iniziativa in un tempio indù di Sampur a Trincomalee, sono state brutalmente torturate e arrestate dalla polizia, entrata nelle loro case durante la notte. Anche a Colombo queste commemorazioni sono state minacciate da gruppi razzisti sinhala-buddisti e dalla polizia.
This happened in Sampur yesterday. Male police officers dragged away a woman. Apparently, the crime they committed was distributed Porridge during the #Mullivaikkal remembrance week.#lka #SriLanka #Tamil #MAy18 #PoliceBrutality #HumanRights pic.twitter.com/ck1bugYvwt
— Prasad Welikumbura (@Welikumbura) May 13, 2024
[Video impaginati da Renovatio 21]
Diverse personalità di ogni confessione hanno espresso il loro sdegno ad AsiaNews per questi episodi. Il ven. buddhista Yatawatte Dhammananda Thero, Vice Segretario del Distretto di Kandy dello Sri Lanka Amarapura Maha Sngha Sabha, ha dichiarato: «nella guerra le persone hanno perso la vita da entrambe le parti. Siamo rattristati dal fatto che un gran numero di Tamil sia morto a causa di questo conflitto. Le commemorazioni non sono per quanti si unirono alle milizie Tamil, ma per gli innocenti che sono morti. Ricordarli non è un atto di terrorismo: non vedo nulla di male, impedirglielo è una grande ingiustizia».
«Ricordo ancora bene i disordini del 1983» aggiunge Siddique Hajjiar, presidente della Federazione delle Moschee Musulmane del Distretto di Kandy. «Quante persone sono state bruciate sulla strada? Per trent’anni, nel nostro Paese sono state distrutte vite umane e proprietà. Cosa abbiamo ottenuto? La crisi attuale è il risultato di quella guerra. E non c’è nulla di male nel commemorare i tamil che sono morti in questo modo».
«Prendiamo esempio da altri luoghi dove sono avvenuti genocidi e si fa i conti con la memoria» commenta ad AsiaNews suorDeepa Fernando, attivista per la giustizia sociale ed educatrice. «In Ruanda molte chiese cattoliche sono state nominate luoghi di memoria per coloro che sono stati uccisi. In Norvegia l’isola chiamata Utoya, teatro di un efferato attacco terroristico dove 77 giovani hanno perso la vita, è diventato un luogo dove le persone che stanno affrontando varie sofferenze mentali, confusione e malattie possono esprimere il loro dolore e ottenere la guarigione mentale».
«Il ricordo è un processo di guarigione a lungo termine – conclude Kumara Illangasinghe, vescovo emerito anglicano e attivista per i diritti umani – per alleviare il peso, il dolore e la sofferenza delle persone colpite. Se non lo permettiamo, facciamo loro una grande ingiustizia. Il nostro Paese è benedetto da quattro religioni principali. Nessuna di queste religioni insegna ad opprimere le persone, di far loro del male, di distruggere le vite. Di vessarle. Pertanto, queste persone dovrebbero avere il diritto di ricordare i loro parenti morti».
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Geopolitica
Kushner: Hamas sta agendo in buona fede, Gaza sembra «nuclearizzata», Trump crede che Israele sia «fuori controllo»

Hamas sembra agire in buona fede e cercare di onorare l’accordo di Gaza con Israele, mediato dagli Stati Uniti, ha affermato Jared Kushner, genero del presidente Donald Trump.
Kushner, una delle figure chiave dietro l’accordo di cessate il fuoco, ha rilasciato queste dichiarazioni in un’intervista al programma 60 Minutes della CBS andato in onda domenica. Alla domanda se ritenesse che il gruppo militante palestinese «avesse agito in buona fede» e «stesse seriamente cercando i corpi» degli ostaggi israeliani che aveva accettato di restituire, Kushner ha risposto affermativamente.
«Per quanto abbiamo visto da quanto ci è stato comunicato dai mediatori, sono ancora lontani. Potrebbero crollare da un momento all’altro, ma al momento li abbiamo visti cercare di onorare l’accordo», ha detto.
Quando gli è stato chiesto come Trump avesse reagito dopo aver appreso del tentato assassinio israeliano il mese scorso, Kushner ha risposto: «Trump aveva la sensazione che gli israeliani stessero perdendo un po’ il controllo».
Nell’intervista con 60 Minutes Witkoff ha dichiarato che Trump non era a conoscenza del fatto che Israele stesse pianificando di tentare di uccidere i leader di Hamas. Tuttavia, i funzionari israeliani hanno contestato questa versione, sostenendo che Trump era stato informato almeno ore prima dell’attacco e non aveva spinto Israele a sospendere l’operazione.
Exclusive: Jared Kushner, President Trump’s son-in-law, and special envoy Steve Witkoff give a behind-the-scenes look at the tense moments leading up to the ceasefire and hostage deal after an Israeli bombing threatened to derail the agreement.
“[Trump] felt like the Israelis… pic.twitter.com/WtZpJcYHTG
— 60 Minutes (@60Minutes) October 17, 2025
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Hamas non è riuscita a restituire tutti gli ostaggi deceduti a Israele, sostenendo di non essere in grado di localizzarli a causa della distruzione generalizzata inflitta a Gaza dalle operazioni israeliane. Israele ha affermato che il gruppo sta deliberatamente prolungando il processo di scambio.
Washington ha lavorato attivamente per accelerare lo scambio e «spingere entrambe le parti ad essere proattive… invece di incolparsi a vicenda per i guasti», ha affermato Kushner.
Kushner e un’altra figura chiave nel processo di mediazione, l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff, sono arrivati in Israele lunedì per discutere la fase successiva dell’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. I due erano sul palco ad una cerimonia di piazza per il ritorno degli ostaggi quando la folla ha fischiato Netanyahu e inneggiato al presidente USA cantando «Thank You Trump».
Domenica, Israele ha accusato Hamas di aver violato il cessate il fuoco nella città di Rafah, nel Sud di Gaza, effettuando numerosi attacchi aerei su quelli che ha definito «obiettivi terroristici» e uccidendo più di 40 persone in tutta Gaza, secondo le autorità sanitarie locali. Hamas ha negato di aver violato il cessate il fuoco, mentre i media hanno indicato che l’incidente di Rafah è stato causato dall’impatto di un veicolo del genio israeliano con una munizione inesplosa.
Dopo gli attacchi, Israele ha dichiarato di essere tornato a «far rispettare il cessate il fuoco» nell’enclave palestinese.
Come riportato da Renovatio 21, lunedì, il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha chiesto la rottura della tregua, sostenendo che il ritorno di tutti gli ostaggi sopravvissuti fosse sufficiente. «Ora dobbiamo tornare in guerra, dobbiamo agire immediatamente contro Hamas», ha dichiarato il ministro in un discorso televisivo.
Kushner, che in passato aveva parlato del valore immobiliare della riviera di Gaza, durante l’intervista alla TV americana ha comparato l’attuale condizione di Gaza al sito di esplosione di una bomba atomica.
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«Sembra come se una bomba nucleare sia stata fatta esplodere in quell’area» ha detto il genero di Trump. «Ho visto queste persone tornare, e ho chiesto all’esercito israeliano “dove stanno andando”? Guardando in giro sono tutte rovine. “Stanno tornando nella zona dove era la loro casa, dove metteranno su una tenda».
«È triste perché dici a te stesso: non hanno nessun’altro posto in cui andare».
A domanda precisa, Kushner ha comunque risposto che non si è trattato di genocidio. Anche lo Witkoff ha negato: «assolutamente no. C’era una guerra che veniva combattuta».
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