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La PAV e i vaccini: cannibalismo di feti umani & co.

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La tematica dei vaccini che oggi riempie i blog, le camere e i senati ha un aspetto davvero inquietante e di cui finora non si era mai parlato all’interno di questa rubrica: oltre a tutte le varie sfaccettature circa le reazioni avverse, la coercizione di stato, le farse sull’immunità di gregge e via di scorrendo, esiste qualcosa di molto più inquietante che implica una riflessione morale per i cattolici affiatati a sostenere la santa efficacia dei vaccini. 
È cosa ormai comprovata e scientificamente ammessa che certuni vaccini sono stati preparati con cellule provenienti da feti umani abortiti volontariamente. La cosa è talmente gravosa dal punto di vista morale che nel 2005 la Pontificia Accademia per la Vita fu costretta ad emettere un documento con annesse riflessioni rispetto a questa tematica così delicata
 . Lasciando perdere le conclusioni tratte dal documento, è bene soffermarsi sull’aspetto morale a proposito dell’utilizzo di vaccini con linee cellulari provenienti da procurato aborto, che dalla PAV (quella del 2005, è bene ribadirlo) viene ricordata come cooperazione al male formale o materiale, secondo la tradizionale teologia morale:
“La prima distinzione di principio che può essere fatto è quella fra formale e la cooperazione di materiale. La cooperazione formale si esegue quando l’agente morale coopera con l’azione immorale di un’altra persona, condividendo la cattiva intenzione della seconda. D’altra parte quando un agente morale coopera con l’azione immorale di un’altra persona, senza condividere la sua cattiva intenzione è il caso della cooperazione di materiale. 
La cooperazione di materiale può essere divisa ulteriormente nelle categorie di immediata (diretta) e mediata (indiretta), distinguendo se la cooperazione è nell’esecuzione dell’azione peccaminosa per se, o se l’agente agisce adempiendo alle condizioni – od offrendo strumenti o prodotti – che rendono possibili il commettere l’atto immorale. Inoltre, forme della cooperazione immediata e la cooperazione remota possono essere distinte, in relazione alla “distanza” tra (sia esso nelle condizioni di spazio temporale o collegamento di materiale) l’atto della cooperazione e l’atto peccaminoso commesso da qualcun altro. La cooperazione di materiale immediata è immediata sempre, la cooperazione di materiale mediata può essere immediata o remota”.

 

Il documento si sofferma poi parecchio sulla cooperazione formale – fra le due ovviamente la più grave -, tuttavia questo non è fondamentale ai fini del nostro discorso: è ovvio che qui trattasi di cooperazione materiale mediata.
Per farla breve e parlando chiaro: questa cooperazione al male – nel caso specifico dei vaccini – può essere lecita nonostante l’atto immorale adottato volontariamente da chi produce i vaccini. Però attenzione, questo è ciò che sostanzialmente il documento sui vaccini della PAV cerca di fare passare, esprimendo come motivo giustificante il rischio di salute non solo del singolo, ma anche della collettività:
“Comunque, se questi ultimi [i bambini NdA] sono a rischio di pericoli considerevoli alla loro salute, i vaccini con problemi morali che sono destinati a loro possono essere usati su una base provvisoria. La ragione morale è che il dovere di evitare la cooperazione di materiale passiva non è obbligatorio se c’è inconvenienza grave. Inoltre, noi troviamo, in tale caso, una ragione proporzionale per accettare l’uso di questi vaccini nella presenza del pericolo di favorire l’espansione dell’agente patologico, a causa della mancanza di vaccinazione di bambini”. 

 

Anche in chiusura di documento, nell’essenziale riassunto finale, viene ribadito lo stesso concetto:
“(…) Tale cooperazione accade in un contesto di coercizione morale della coscienza di genitori che sono costretti a scegliere di agire contro la loro coscienza o altrimenti, mettere la salute dei loro bambini e della popolazione nell’insieme a rischio. Questa è una scelta alternativa ed ingiusta che deve essere eliminata al più presto possibile”.

 

Dalle argomentazioni precedenti e da quelle di battuta finale, la PAV ribadisce che questa cooperazione può essere giustificabile – giacché non cooperazione formale e volontaria – laddove il rischio di astenersi per ragioni morali compromettesse la salute dei propri figli e di tutta la popolazione come già detto. Praticamente si dà per scontato che non vaccinare i propri figli, a prescindere dal movente, voglia dire mettere in pericolo la società. Questo non solo è erroneo da un punto di vista statistico, ma lo è anche da un punto di vista reale: non siamo dinnanzi a nessuna epidemia e questo comporta che ci sia una responsabilità ancor maggiore per chi decide di cooperare a questo male anche se in maniera materiale, mediata e passiva. La situazione alla quale l’Europa si trova davanti non è una situazione che segnali rischi di epidemie mortali o simili cose; tutt’altro. Ecco perché la questione si fa molto più spinosa, tenendo pure presente che i vaccini riallacciati a queste linee cellulari sono fra i più comuni (vaccini trivalenti MPR di tutto il mondo, vaccini contro la Varicella, vaccini contro l’Epatite-A, vaccini contro l’Herpes zoster, alcuni vaccini contro la Rabbia ed ancora in alcuni vaccini contro la Poliomielite, di cui dopo vedremo i precisi nomi delle linee).
Si è parlato fino ad ora di un documento datato 2005, a seguito del quale non vi è più stato un pronunciamento ufficiale della Chiesa. La CEI, a dire di quest’ultimo documento, auspicava che questa produzione illecita smettesse. Arrivati al 2017, ben dodici anni dopo, con un decreto che rende obbligatori dieci vaccini e altri li consiglia ancora fortemente, il problema si ripropone con una portata gigantesca, fino al punto di spingere grandi gruppi di cattolici a mobilitarsi per chiedere al Papa che possa essere riconosciuta l’obiezione di coscienza per i cattolici aventi figli in età vaccinale. Il motivo dell’aborto procurato implica ovviamente una muraglia etica – nonostante tutte le premesse – da parte di coloro i quali tengono alla difesa integrale della vita.
Per quanto in casi straordinari risulterebbe apparentemente lecito cooperare con questo male, salvo fatto che come detto qui non ci sarebbe giustificazione alcuna vista la zona “epidemia free”,questo non potrebbe mai lasciare indifferente una coscienza, ma anzi la turberebbe con grande morso morale ed etico.

 

Ecco ciò che ha spinto questi cattolici a rivolgersi direttamente al Papa per ottenere una sorta di “dispensa” dai vaccini incriminati. Il proposito non solo non ha ricevuto una risposta diretta, ma si è pure imbattuto nella risposta dell’attuale Presidente della Pontificia Accademia della Vita, il signor Vincenzo Paglia, che con una nota rilanciata qualche giorno fa anche da AgenSIR- uno dei più grandi organi di informazioni della CEI – ha respinto le obiezioni rassicurando tutti sulla infallibilità dei vaccini e sulla loro “pulizia” morale ed anche scientifica:
“Il difetto di vaccinazione della popolazione implica il grave rischio sanitario di diffusione di pericolose e spesso letali malattie infettive, debellate in passato, proprio grazie all’uso dei vaccini, come, ad esempio, il morbillo, la rosolia e la varicella”. 

 

Così inizia la nota, e casualmente si scorge subito che la lingua batte là dove il dente vuole: l’esaltazione del vaccino contro il morbillo e la rosolia, il famoso MMR tanto calato nell’uso comune dopo gli studi pubblicati dal Dottor Wakefield in Inghilterra.
Ma la nota diffusa dalla PAV insieme all’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della salute e all’Associazione medici cattolici italiani (Amci) non si limita ad avvalorare il rischio di epidemie inesistenti quali il morbillo e altre malattie come la varicella, ma continua affermando che non ci sono più problemi morali nell’uso di alcuni vaccino: “nel passato i vaccini possono essere stati preparati da cellule provenienti da feti umani abortiti, oggi però le linee cellulari utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali: i vaccini a cui si fa riferimento, fra quelli maggiormente in uso in Italia, sono quelli contro la rosolia, la varicella, la poliomielite e l’epatite A. Va considerato che oggi non è più necessario ricavare cellule da nuovi aborti volontari, e che le linee cellulari sulle quali i vaccini in questione sono coltivati derivano unicamente dai due feti abortiti originariamente negli Anni Sessanta del Novecento”. 

 

La mancanza di contenuti, la banalità scientifica e morale con cui si è stesa questa nota è agghiacciante. E vediamo subito perché.
Per comprendere il problema è necessario anzitutto capire quali siano le due linee cellulari contenute nei vaccini a cui la PAV fa riferimento: il primo è della linea WI-38 (Istituto di Winstar 38), contenente fibroblasti diploidi di polmone umano, provenienti da un feto femmina che è stato abortito perché “la famiglia aveva troppi bambini” (G. al di et di Sven., 1969). Fu preparato e sviluppato da Leonard Hayflick nel 1964 (L. Hayflick, 1965; G. al di et di Sven., 1969). WI-38 è usato per la preparazione del vaccino storico RA 27/3 contro la rosolia (S.A. Al di et di Plotkin 1965).
La seconda linea di cellula umana è MRC-5 (Consiglio di Ricerca Medico 5) (umano, polmone, embrionale), con fibroblasti di polmone umano che provengono da un feto maschio di 14 settimane abortito per “ragioni psichiatriche” da una donna di 27 anni nel Regno Unito. MRC-5 è stato preparato e sviluppato da J.P. Jacobs nel 1966 (J.P. Al di et di Jacobs 1970).
Queste linee cellulari hanno prodotto questi specifici vaccini prodotti dalle seguenti case farmaceutiche (con la qual collaborazione il Ministro Lorenzin ha costruito il recente decreto) :
-vaccini monovalenti contro la rosolia Meruvax® (Merck U.S.), Rudivax® (Sanofi Pasteur, Fr.), ed Ervevax® (RA 27/3) (GlaxoSmithKline, Belgio);
– vaccino combinato contro la rosolia ed il morbillo, commercializzato col nome di M-R-VAX®(Merck, Stati Uniti) e Rudi-Rouvax® (AVP, Francia);
– vaccino combinato contro la rosolia e gli orecchioni introdotti sul mercato sotto il nome di Biavax® (Merck, U.S.),
– vaccino combinato MMR (morbillo, orecchioni, rosolia) contro la rosolia, gli orecchioni ed il morbillo, introdotto sul mercato sotto il nome di M-m-R® II (Merck, Stati Uniti), R.O.R.®, Trimovax® (Sanofi Pasteur, Fr.), e Priorix® (GlaxoSmithKline Regno Unito)(quest’ultimo usato attualmente in ITALIA, sottoposto a revisione nel 2004, dopo le gravi reazioni avverse causate dal MORUPAR).
-2 vaccini contro l’epatite A. Uno prodotto dalla Merck (VAQTA) e l’altro prodotto dalla GlaxoSmithKline (HAVRIX), entrambi sono preparati con la linea MRC-5;
– vaccino contro la varicella di pollo (il vaccino sta al pollo come la cavia sta al bambino) Varivax®, prodotto da Merck che usa WI-38 e MRC-5;
– vaccino contro la poliomielite, il vaccino contenente virus di polio inattivato Poliovax®(Aventis-Pasteur, Fr.) che usa MRC-5;
– vaccino contro la rabbia, Imovax®, prodotto da Aventis Pasteur, raccolto da celle diploidi umane ed infette, con ceppo di MRC-5;
-vaccino contro il vaiolo, AC AM 1000, preparato da Acambis che usa MRC-5, usato (pare) solo a livello sperimentale.

 

Ora, fatti nostri questi dati c’è da chiedersi con quale certezza la PAV possa presumere che le linee cellulari utilizzate per la composizione di questi vaccini possa essere talmente lontana da sollevare da ogni tipo di problema morale.
In più, anche se ciò fosse vero e le linee cellulari oggi esistenti risalissero ad embrioni umani morti non per aborto volontario, ci sarebbe da chiedersi con quale coraggio vada proclamata la liceità morale davanti al cannibalismo di cellule umane, volontario o involontario che sia. Tuttavia per la linea “pagliana” questo potrebbe essere più che normale, la vita essendo ormai stata sostituita con il suo contrario: la morte.

 

Un altro dato interessante sfugge nuovamente al Paglia e alla CEI, riguardante una nuova linea cellulare, molto più recente, che nella nota pro-vax non viene fatta comparire: manco l’ombra di una menzione.
Per ragioni di spazio parleremo però di questa nuova e recente linea in una prossima puntata della nostra rubrica. La paglia da bruciare non ci mancherà.

 

 

Cristiano Lugli

 

 

Articolo apparso precedentemente qui.

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Vaccini

Il comitato consultivo del CDC vota per porre fine alla raccomandazione di vaccinare i neonati contro l’epatite B

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Il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (ACIP) ha deliberato per revocare la raccomandazione storica che imponeva la vaccinazione contro l’epatite B a tutti i neonati subito dopo la nascita. Questa decisione rappresenta un trionfo significativo per la campagna «Make America Healthy Again» promossa dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., mirata a una revisione del calendario vaccinale pediatrico, in un’epoca di crescenti interrogativi sull’impennata dei casi di autismo tra i bambini.

 

Con 8 voti a favore e 3 contrari, l’ACIP ha indicato che le madri risultate negative al test per l’epatite B possano concordare con il proprio pediatra «quando o se» somministrare il vaccino ai loro neonati. Le direttive per i piccoli nati da madri positive o con status ignoto al virus restano immutate.

 

Si prevedono ulteriori revisioni alla politica vaccinale nei mesi a venire, mentre il panel valuta l’intero protocollo di immunizzazioni infantili. Diversi oratori intervenuti all’assemblea, e almeno parte degli esperti consultati, sono noti per le loro riserve sul tema dei vaccini.

 

Kennedy si definisce «pro-sicurezza», non «anti-vaccini», ma i media mainstream – pesantemente influenzati dai contributi pubblicitari delle multinazionali farmaceutiche – hanno ritratto il titolare dell’HHS come un «anti-vaccinista». Tale immagine è lontana dalla realtà, come ha ribadito di recente lo stesso Kennedy: «Credo che i vaccini abbiano salvato milioni di vite e svolgano un ruolo fondamentale nell’assistenza sanitaria».

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Il Ssegretario sta esaminando un potenziale nesso tra il vaccino e l’aumento dei disturbi autistici, evidenziando come il piano vaccinale per l’infanzia sia passato da poche somministrazioni a un ventaglio di decine di dosi.

 

Il vaccino contro l’epatite B ha provocato danni così estesi nella popolazione americana che nel 1999 ABC News gli dedicò un’inchiesta e il Congresso indisse un’audizione. Eppure, gli specialisti allineati alla narrazione ufficiale hanno negato l’esistenza di legami provati. È sufficiente rammentare che le contestazioni più accese alla riforma vaccinale di RFK Jr. proverranno dai media corporate e dai parlamentari, che dipendono in misura preponderante dai finanziamenti dell’industria farmaceutica.

 

L’Italia è stata il primo Paese europeo a rendere obbligatoria la vaccinazione per i nuovi nati e per gli adolescenti di 12 anni con la legge 27 maggio 1991, n. 165, entrata in vigore dal 1992.

 

I giornali riportano che la decisione fu presa dal ministero dove direttore generale e ministro della Sanità stesso ricevettero una tangente di 600 milioni di lire da GlaxoSmihKline, produttrice del vaccino Engerix B contro l’epatite B per i neonati.

 

In Italia l’obbligo è rimasto per i nati dal 1992 in poi (coorti 1981-2000 anche per la dose adolescenti) fino al 2017, quando la legge Lorenzin (119/2017) lo ha confermato estendendolo a 10 vaccinazioni. Oggi resta obbligatorio 0-15 anni.

 

Va ricordato che l’epatite B si trasmette per via sessuale o scambio di siringhe tra tossicodipendenti: perché, quindi, vaccinare un neonato per tale morbo?

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Vaccini

Uno studio minimizza il rischio di miocardite nei bambini a causa del vaccino COVID

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Questo mese, 22 scienziati britannici hanno pubblicato uno studio volto a tranquillizzare i genitori sui rischi del vaccino contro il COVID-19 e a spaventarli sui pericoli di contrarre il virus. Ma il modello di studio era imperfetto perché poneva la domanda sbagliata. E gli autori hanno nascosto nell’appendice prove che dimostravano che il rischio del vaccino superava quello del virus, pur affermando il contrario nel loro riassunto ampiamente pubblicizzato.   I lettori di The Defender sanno bene che i vaccini a mRNA contro il COVID-19 comportano un rischio di miocardite, soprattutto nei bambini. Ma potrebbero non sapere che la miocardite è solitamente invalidante in modo permanente e, negli adulti, spesso fatale entro cinque anni.   Purtroppo, ora stiamo anche scoprendo qual è l’evoluzione della miocardite nei bambini vaccinati.   Ciò ha rappresentato una battuta d’arresto nelle relazioni pubbliche per l’industria e i governi che hanno sostenuto, e talvolta imposto, che i bambini di età pari a 6 mesi ricevano i vaccini, nonostante il COVID-19 sia quasi sempre lieve o asintomatico nei giovani.   Questo mese, 22 scienziati britannici provenienti da prestigiose università hanno pubblicato uno studio volto a tranquillizzare i genitori sui rischi del vaccino e, allo stesso tempo, a spaventarli sui pericoli di contrarre il COVID-19.   Il messaggio è che sì, ci sono casi rari – usano sempre la parola «rari» – in cui i bambini contraggono la miocardite dopo la vaccinazione, ma ehi, nessun prodotto può essere perfetto. Ed è meglio rischiare con il vaccino che rischiare di contrarre il COVID-19. Inoltre, sostengono, i bambini hanno maggiori probabilità di contrarre la miocardite se contraggono il virus rispetto a quando contraggono la miocardite con il vaccino.   Questo è il messaggio, e gli autori e l’editore hanno l’autorità per diffonderlo ampiamente tramite comunicati stampa e titoli di giornale in Gran Bretagna e in America.   Ma cosa dice realmente lo studio? In breve, pone la domanda sbagliata e, nonostante ciò, la risposta che ottengono deve essere sepolta in appendice, perché incoerente con il messaggio che vogliono promuovere.

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Il riassunto dell’articolo ometteva prove del rischio del vaccino

Il disegno dello studio è profondamente compromesso perché i 22 autori hanno costruito un modello complicato per evitare di effettuare un confronto diretto (solo vaccino contro solo malattia).   E anche dopo aver falsificato i conti, anche dopo aver preso i dati di quasi 14 milioni di bambini e adolescenti sotto i 18 anni in Inghilterra, hanno ottenuto un risultato che è appena statisticamente significativo, con barre di errore sovrapposte per il rischio da COVID-19 e il rischio da vaccinazione.   La situazione peggiora. I risultati, che favorivano marginalmente la vaccinazione, furono annunciati in un riassunto in cima al documento e annunciati alla stampa.   Ma nascosta nell’appendice, pubblicata separatamente online, c’è una tabella che mostra una versione più pertinente del confronto.   La versione riportata nel riassunto si riferisce a un periodo iniziale in cui il vaccino non era disponibile. L’appendice mostra dati comparabili per il periodo in cui il vaccino era disponibile, limitatamente alle fasce d’età per le quali il vaccino era offerto.   Nell’appendice, il rischio di miocardite dovuto alla malattia è la metà di quello associato al vaccino. Ciò contraddice palesemente il riassunto e i titoli dell’articolo – e questa era una risposta alla versione ingannevole della domanda, non a quella più diretta a cui i ricercatori hanno scelto di non rispondere.

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Gli autori dello studio hanno posto la domanda sbagliata

La domanda più pertinente è semplice: i bambini vaccinati hanno avuto un’incidenza di miocardite più alta rispetto ai bambini non vaccinati?   È una domanda a cui è facile rispondere, dati i dati a cui questi autori (ma non il pubblico) avevano accesso. In pochi minuti, avrebbero potuto calcolare il tasso di miocardite tra i bambini vaccinati e non vaccinati.   Tuttavia, se hanno fatto il calcolo, non ne hanno riportato i risultati. Immagino che abbiano fatto il calcolo, ma non gli sia piaciuto quello che hanno visto, quindi non l’abbiano incluso nell’articolo pubblicato.   Come ho affermato sopra, credo che gli autori dello studio abbiano «posto la domanda sbagliata». Ciò che intendo dire è che l’articolo confronta il rischio di miocardite da COVID con il rischio derivante dalla vaccinazione.   Ma questa non è la domanda più rilevante. Perché?   Poiché molte persone si sono vaccinate e poi hanno comunque contratto il COVID, sono state inutilmente esposte a entrambi i rischi.   Al contrario, molti bambini che non hanno ricevuto il vaccino non hanno contratto il COVID. Oppure, la loro forma è così lieve che non se ne accorgono nemmeno. Questi bambini hanno evitato entrambi i rischi.   Ecco perché confrontare il rischio di miocardite da COVID con il rischio derivante dal vaccino COVID non è la questione pertinente. Non è una questione di «o l’uno o l’altro».

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Gli autori hanno «confuso le acque» analizzando la miocardite nei bambini vaccinati e il virus Il messaggio che gli autori volevano trasmettere era che, sebbene il vaccino aumentasse il rischio di miocardite, diminuiva il rischio di COVID e, poiché il COVID stesso può causare miocardite, il rischio totale è in realtà inferiore con la vaccinazione rispetto a senza.   Se questa è la loro affermazione, è facile stabilirne la veridicità. Il calcolo più semplice che avrebbero potuto fare con i dati a loro disposizione era anche il calcolo più pertinente a ciò che i genitori vogliono sapere: mio figlio sta meglio con o senza vaccino?   Gli autori hanno scelto di non fornirci una risposta semplice a questa domanda semplice.   Ma, dato che avevano posto la domanda sbagliata, avrebbero potuto ottenere una risposta chiara semplicemente confrontando il sottoinsieme di bambini che erano stati vaccinati ma non avevano mai contratto il COVID con il sottoinsieme che aveva contratto il COVID ma non era mai stato vaccinato.   Poiché lo studio ha incluso dati relativi a due anni di ricerche in tutto il Regno Unito, in queste sottocategorie sono stati inclusi centinaia di migliaia di bambini, più che sufficienti per effettuare un confronto statistico preciso.   Ma ancora una volta, gli autori hanno scelto di non farlo. O, secondo me, hanno fatto il confronto e non hanno gradito il risultato, quindi non l’hanno incluso nella pubblicazione.   Gli autori hanno invece analizzato la miocardite nell’ampio gruppo di bambini che avevano ricevuto sia il vaccino che la malattia. Questo ha reso le acque confuse perché non esiste un modo chiaro per determinare se sia stata la malattia o il vaccino a danneggiare il cuore del bambino.   Da qui il modello complicato, basato sulla tempistica.   La possibilità più plausibile è che i bambini che hanno contratto il COVID dopo la vaccinazione abbiano avuto il rischio cardiaco più elevato di tutti. Naturalmente, esiste la possibilità logica che i bambini che hanno contratto il COVID dopo la vaccinazione abbiano avuto una forma più lieve, con un rischio inferiore di miocardite.   Tuttavia, se questo fosse stato il risultato, credo che gli autori non solo lo avrebbero incluso, ma gli avrebbero anche dato un titolo.   Un’altra cosa: lo studio ha preso in considerazione solo il vaccino Pfizer. Si stima che il rischio di miocardite associato al vaccino Moderna sia tre volte superiore rispetto a quello Pfizer. Avevano i dati di Moderna e hanno scelto di non analizzarli.   Oppure l’hanno guardato, hanno deciso che non gli piaceva quello che avevano visto e hanno deciso di non segnalarlo.

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«Si tratta di pubbliche relazioni mascherate da scienza» Quindi, riassumendo:
  • Gli autori hanno posto una domanda complicata quando una semplice era più pertinente.
  • Data questa domanda errata, non hanno effettuato l’analisi più diretta per rispondere.
  • Ciononostante, hanno scoperto che il vaccino presentava un rischio di miocardite quasi doppio rispetto alla malattia. Questo risultato era riportato solo nella Tabella S16 dell’Appendice Supplementare, ma non era menzionato da nessuna parte nel corpo dell’articolo, né tantomeno nel riassunto in cima.
  • E nonostante ciò hanno fatto annunci importanti al pubblico, sostenendo che il loro studio conferma che i bambini stanno meglio con il vaccino che senza.
  Questa è solo una forma di pubbliche relazioni mascherata da scienza. Il fatto che un articolo come questo sia stato sottoposto a revisione paritaria e pubblicato in modo prominente sulla rivista medica più prestigiosa della Gran Bretagna ci dice quanto profondamente sia corrotto l’ecosistema della ricerca medica.   Ed è questa la «scienza» su cui si basa la Food and Drug Administration statunitense quando approva vaccini pericolosi per bambini sani che non corrono quasi alcun rischio a causa della malattia stessa.   Nella maggior parte degli articoli statistici, i dati grezzi utilizzati per uno studio sono pubblicati online e collegati in un’appendice all’articolo. Tuttavia, in questo caso, il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) del Regno Unito ha concesso l’accesso ai dati esclusivamente a questo prestigioso gruppo di scienziati.   Personalmente, vorrei vedere i dati grezzi ed eseguire l’analisi che i 22 scienziati avrebbero dovuto fare fin dall’inizio. Children’s Health Defense sta richiedendo l’accesso al Servizio Sanitario Nazionale. Restate sintonizzati…   Dott. Josh Mitteldorf   © 3 dicembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Vaccini

Il vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani

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I recenti titoli che decantano la superiore efficacia del vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer ignorano le scoperte della stessa Pfizer secondo cui, per le persone con più di 65 anni, il loro prodotto a mRNA è più pericoloso dei vaccini antinfluenzali standard, che sono già inefficaci e dannosi. Lo riporta LifeSite.

 

Il motivo della falsa informazione da parte dei media tradizionali e del prestigioso New England Journal of Medicine (NEJM) è che Pfizer ha occultato i risultati dei test del suo prodotto sugli anziani, che hanno evidenziato effetti avversi più accentuati del farmaco.

 

«I risultati sono così pessimi che non è chiaro se la Food and Drug Administration potrebbe o vorrebbe approvare un vaccino a mRNA sulla base di questi dati», ha scritto il giornalista Alex Berenson, noto per le sue inchieste durante la pandemia. «Pfizer sembra sapere benissimo che questi risultati sono disastrosi».

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«Pfizer non ha mai annunciato i risultati, tenendoli nascosti per anni», ha scritto Berenson sul suo Substack. «Dimostrano che gli anziani che hanno ricevuto l’mRNA hanno avuto PIÙ infezioni influenzali, decessi ed effetti collaterali rispetto a coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».

 

Pertanto, è improbabile che il vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer venga approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) di Trump.

 

«Un vaccino antinfluenzale a mRNA non ha funzionato negli anziani», ha dichiarato il commissario della FDA, il dottor Marty Makary, a Fox News nel fine settimana. «La sperimentazione non ha mostrato alcun beneficio».

 

«Non ci limiteremo ad approvare automaticamente nuovi prodotti che non funzionano, che falliscono in una sperimentazione clinica. Sarebbe una presa in giro della scienza se approvassimo automaticamente prodotti senza dati», ha affermato Makary. «Questo era il modus operandi dell’amministrazione Biden», ha aggiunto.

 

I risultati nascosti sono oltremodo sconvolgenti per gli anziani. Secondo Berenson:

 

«Gli anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA avevano circa il 6% di probabilità in più di contrarre l’influenza rispetto a quelli sottoposti a vaccinazione standard. E 49 anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA sono deceduti, rispetto ai 46 sottoposti a vaccinazione antinfluenzale».

 

«Lo studio ha anche rivelato un significativo segnale di sicurezza per gli mRNA sul danno renale. A ventidue pazienti anziani che hanno ricevuto l’iniezione di mRNA è stata diagnosticata una lesione renale acuta, una malattia renale cronica o una malattia renale allo stadio terminale, rispetto ai nove che hanno ricevuto l’iniezione standard».

 

«Un altro dato preoccupante è che 17 anziani a cui è stato somministrato mRNA hanno sofferto di “insufficienza respiratoria acuta”, rispetto ai soli sei che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».

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«Anche i pazienti trattati con mRNA avevano una probabilità molto maggiore di manifestare effetti collaterali meno gravi. Ad esempio, circa il 69% ha segnalato gonfiore nel sito di iniezione o altri effetti collaterali locali dopo la vaccinazione, rispetto al 26% di coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale».

 

«Ritengo che questo rappresenti una grave mancanza di integrità nel processo di revisione paritaria. Il comitato editoriale del NEJM dovrebbe fornire una spiegazione chiara di come si sia verificato questo errore e… richiedere agli autori di correggere gli articoli attuali e di riferire sui risultati completi dello studio», ha dichiarato alla testata Epoch Times Retsef Levi, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT) .

 

«Ancora una volta, quando vengono condotti studi adeguati, si scopre che i vaccini a base di mRNA per persone sane non sono ancora pronti per il grande pubblico e probabilmente non lo saranno mai», conclude il Berensone.

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