Geopolitica
La NATO invia più truppe in Kosovo
Circa 200 soldati britannici sono sbarcati in Kosovo venerdì per rafforzare il contingente NATO esistente nella provincia separatista serba del Kosovo, in seguito all’incidente del mese scorso che ha coinvolto la polizia di etnia albanese. Un generale turco assumerà il comando della forza la prossima settimana.
I membri del 1° battaglione del reggimento reale della principessa del Galles si sono uniti ai 400 soldati britannici già di base in Kosovo. All’inizio di questa settimana, il governo rumeno si è impegnato a inviare altri 100 soldati.
Gli schieramenti «costituiscono un passo prudente per garantire che la KFOR abbia le forze necessarie per adempiere al suo mandato delle Nazioni Unite per mantenere un ambiente sicuro e protetto e la libertà di movimento per tutte le persone in Kosovo», ha affermato il blocco militare guidato dagli Stati Uniti in una nota.
La NATO ha inviato truppe in Kosovo nel giugno 1999 dopo aver intrapreso una guerra aerea di 78 giorni contro la Serbia per conto dei separatisti di etnia albanese nella provincia. Il governo provvisorio di Pristina ha dichiarato l’indipendenza nel 2008, ma non è stata riconosciuta dalla Serbia e da circa la metà dei paesi del mondo, tra cui Russia, Cina e India.
La scorsa settimana i leader sia dell’Albania che della Serbia hanno chiesto alla KFOR di assumere compiti di polizia nelle aree a maggioranza serba nel nord della provincia. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha affermato che ciò è preferibile rispetto ad avere una polizia fedele al primo ministro del Kosovo Albin Kurti, che ha accusato di «terrorizzare» i serbi locali.
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Il primo ministro albanese Edi Rama – grande amico di George Soros e di Giorgia Meloni – ha affermato che questo era l’unico modo per impedire ai militanti serbi di attaccare la polizia di etnia albanese.
Londra e Bucarest hanno promesso rinforzi dopo l’incidente del 24 settembre a Banjska, quando hanno perso la vita tre serbi e un agente di polizia di etnia albanese. Kurti ha affermato che dietro l’«attacco terroristico» al Kosovo c’era Belgrado. Vucic ha negato ciò, sostenendo che i serbi locali potrebbero aver preso le armi in risposta alla repressione di Pristina, che lui ha accusato la KFOR di tollerare.
L’attuale comandante della KFOR, il generale italiano Angelo Michele Ristuccia, ha dichiarato venerdì ai media albanesi che la presenza delle truppe NATO ha «fermato l’escalation degli eventi» a Banjska. Il 10 ottobre dovrebbe cedere il comando al generale turco Ozkan Ulutas.
La Turchia conta circa 600 soldati come parte del contingente di 4.500 uomini della KFOR. Ankara ha costruito buoni rapporti economici con Belgrado, ma ha anche fornito a Pristina i droni da combattimento Bayraktar.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa il presidente serbo Vucic ha dichiarato che e forze di pace NATO hanno dato al Kosovo «carta bianca» per uccidere i serbi. In precedenza aveva accusato il Kosovo albanese di voler «iniziare una guerra NATO-Serbia».
La Repubblica Popolare Cinese, che un anno fa ha operato una grande e misteriosa consegna militare a Belgrado, ha detto di ritenere che ci sia la NATO dietro alle tensioni in Kosovo.
Una nuova guerra nei Balcani mirerebbe a riportare sui binari il progetto mondialista espletatosi con la presidenza Clinton e continuato con Bush e Obama.
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Immagine di MORS via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Geopolitica
Orban: il piano dell’UE per rubare i beni russi costituisce una «dichiarazione di guerra»
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Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA potrebbero avviare «molto presto» operazioni terrestri contro presunte reti di narcotraffico collegate al Venezuela, dopo aver quasi completamente interrotto i flussi di stupefacenti via mare. Caracas ha respinto con forza ogni accusa di legami con i cartelli della droga.
Parlando venerdì con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha annunciato che il traffico di droga marittimo legato al Venezuela è calato del 92%, sostenendo che le forze americane stanno «eliminando la droga a livelli mai visti prima». «Abbiamo bloccato il 96% degli stupefacenti che arrivavano via mare», ha precisato, per poi aggiungere: «Presto le operazioni inizieranno anche sulla terraferma».
Il presidente statunitense non ha tuttavia fornito indicazioni su eventuali obiettivi o sull’estensione di tali azioni.
Da settembre le forze USA hanno intensificato sensibilmente la presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico orientale, conducendo oltre 20 interventi contro imbarcazioni sospette di traffico di droga e causando la morte di decine di persone. Trump ha affermato che queste operazioni hanno salvato decine di migliaia di vite americane, impedendo l’ingresso di narcotici nel Paese.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha sempre rigettato le accuse di Trump su presunti rapporti tra Caracas e i narcocartelli, sostenendo che Washington utilizzi la campagna antidroga come pretesto per destabilizzare e rovesciare il suo governo.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Questa settimana le autorità statunitensi hanno sequestrato anche la petroliera Skipper al largo delle coste venezuelane, una nave cargo che secondo gli USA trasportava petrolio dal Venezuela e dall’Iran. Le autorità di Caracas hanno condannato l’operazione definendola «furto manifesto» e «pirateria navale criminale».
Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo, la Russia – da tempo alleata stretta del Venezuela – ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno a Maduro. Secondo il Cremlino, il presidente Vladimir Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio appoggio alla ferma determinazione del governo Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne». I due leader hanno inoltre confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico siglato a maggio.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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