Politica
La guida suprema dell’Iran approva formalmente il nuovo presidente Pezeshkian
La guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha formalmente riconosciuto il presidente eletto Masoud Pezeshkian come capo di Stato della Repubblica islamica nel corso di una cerimonia tenutasi domenica.
Khamenei ha consegnato un documento a Pezeshkian noto come «decreto di conferma», convalidando il diritto di quest’ultimo a entrare in carica.
L’approvazione di Khamenei sarà seguita dall’insediamento ufficiale di Pezeshkian presso il Parlamento iraniano tra due giorni. Si prevede che vi parteciperanno oltre 2.500 persone, tra cui 70 delegazioni di paesi stranieri e organizzazioni internazionali.
Vari funzionari e dignitari iraniani, tra cui il ministro degli Interni Ahmad Vahidi, erano presenti all’evento di domenica. Vahidi ha presentato un rapporto sulle elezioni anticipate indette dopo la morte del presidente Ebrahim Raisi in un incidente in elicottero il 19 maggio.
Gli iraniani non sono riusciti a eleggere un nuovo leader al primo turno di votazioni alla fine di giugno, il che ha portato a un ballottaggio. Il 5 luglio il 69enne Pezeshkian, considerato un moderato relativamente, ha vinto le elezioni con il 53,6% dei voti.
The moment when Dr. Masoud #Pezeshkian received Imam #Khamenei‘s decree endorsing his presidency pic.twitter.com/OBlr327bQ7
— Iran Embassy SA ???????? (@IraninSA) July 28, 2024
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Dopo aver concesso la sua approvazione a Pezeshkian, Khamenei, in quanto massima autorità dell’Iran, ha tenuto un discorso in cui si è impegnato a dare priorità al miglioramento delle relazioni con i vicini del paese. Tuttavia, ha ribadito l’indignazione di Teheran per la situazione a Gaza e la sua posizione anti-israeliana.
Il leader supremo ha criticato il «regime sionista» in Israele definendolo «una banda di criminali, assassini e terroristi».
Dopo la conferma, Pezeshkian si è rivolto personalmente ai presenti, impegnandosi a restare in linea con Khamenei.
«La responsabilità che la Costituzione mi ha affidato è quella di procedere verso il chiaro percorso delineato dalla Guida Suprema», ha affermato, come citato dall’agenzia di stampa Iran International.
Come riportato da Renovatio 21, Pezeshkian appartiene ai riformisti ma è vicino ai Pasdaran. In interviste post-elettorali ha specificato che la continuazione del rapporto di amicizia con Mosca è tra le priorità della politica estera iraniana.
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Immagine screenshot da YouTube
Politica
Trump accusa Marjorie Taylor Greene di essere diventato una «traditrice»
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Politica
Trump chiede la grazia per Netanyahu
In una lettera inviata mercoledì al presidente israeliano Isacco Herzog, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto la grazia totale per il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu nel suo caso di corruzione.
Sono stati aperti tre procedimenti penali contro Netanyahu, accusato di corruzione, frode e abuso di fiducia. Potrebbe ricevere una condanna fino a dieci anni per le accuse di corruzione, mentre sia la frode che l’abuso di fiducia prevedono una pena massima di tre anni ciascuna.
«Sebbene rispetti assolutamente l’indipendenza del sistema giudiziario israeliano e i suoi requisiti, credo che il “caso” contro Bibi, che ha combattuto al mio fianco per molto tempo, anche contro il durissimo avversario di Israele, l’Iran, sia un’azione penale politica e ingiustificata», ha scritto Trump in una lettera formale condivisa dall’ufficio dello Herzog mercoledì.
«Vi invito pertanto a perdonare pienamente Benjamin Netanyahu».
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Trump ha ripetutamente chiesto la grazia a Netanyahu, ma questa è la prima richiesta ufficiale rivolta a Herzog in merito e rappresenta un raro appello diretto da parte di un leader statunitense in una questione legale interna che riguarda uno stretto alleato.
In risposta alla lettera, l’ufficio dello Herzog avrebbe dichiarato che, pur tenendo in grande considerazione Trump, chiunque voglia ottenere la grazia deve presentare una richiesta formale secondo le procedure stabilite.
Sebbene il ruolo dello Herzog sia in gran parte cerimoniale, egli ha l’autorità di concedere la grazia. Tuttavia, le richieste devono provenire dall’imputato, dai suoi rappresentanti legali o da un familiare. Ad oggi, né Netanyahu né alcuno dei suoi stretti collaboratori ha presentato una richiesta.
Il Jerusalem Post ha osservato che la grazia presidenziale non può essere concessa in questa fase del processo, poiché è ammissibile solo prima dell’inizio del procedimento o dopo che è stato raggiunto un verdetto, nessuna delle due situazioni attualmente applicabili.
Incriminato nel 2019, Netanyahu si è dichiarato non colpevole e nega ogni illecito. Il processo, iniziato nel 2020, ha subito numerosi rinvii e si prevede che continuerà per diversi anni.
Come riportato da Renovatio 21, Trump tre mesi fa ha definito il Netanyahu come un «eroe di guerra». Sono emersi, tuttavia, dettagli di screzi significativi, come quando Trump avrebbe urlato al premier dello Stato Ebraico che minimizzava la carestia a Gaza. In un’altra occasione gli avrebbe detto «sei sempre così fottutamente negativo».
In una plastica immagine della situazione, la folla israeliana ad una cerimonia di riconsegna degli ostaggi ha fischiato Bibi e inneggiato sonoramente al Donaldo.
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Come riportato da Renovatio 21, in passato Trump aveva attaccato Netanyahu arrivando a chiederne la sostituzione e ad ipotizzare tagli agli aiuti ad Israele.
Nel contesto di questi commenti aveva rivelato anche dettagli sull’assassinio del generale dei servizi iraniani Qassem Soleimani, suggerendo che fu indotto ad ordinarne la morte dagli israeliani, che poi però si tirarono indietro.
Come riportato da Renovatio 21, un livello grottesco del rapporto tra Netanyahu e Trump è stato raggiunto a febbraio quando il primo ha fatto dono a quest’ultimo di un cercapersone come quelli fatti esplodere in Libano. Più che un dono diplomatico, a qualcuno può essere sembrata una minaccia vera e propria.
Come riportato da Renovatio 21, a gennaio Netanyahu ha annullato il viaggio per la cerimonia di insediamento di Trump. Prima dell’insediamento l’inviato di Trump Steve Witkoff, in Israele per chiedere la tregua, aveva avuto con Netanyahu un incontro riportato come «molto teso».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
In Belgio lanciano il partito «TRUMP»
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