Immigrazione
La Germania vuole mandare gli immigrati in Africa

In Europa non c’è solo la Meloni e il suo bizzarro patto con l’Albania per i migranti. Anche altri Paesi si muovono sul solco del governo britannico che con Johnson aveva progettato di deportare in Ruanda gli immigrati illegalmente penetrati nel Paese.
La Germania sta lavorando a un piano per inviare alcuni richiedenti asilo in Africa mentre i loro casi sono pendenti, ha riferito venerdì il Wall Street Journal.
Berlino sta valutando la possibilità di chiedere a Kenya, Ghana, Senegal, Marocco e altri paesi africani di ospitare alcuni richiedenti asilo mentre le loro domande vengono esaminate, poiché la procedura può richiedere «anni», ha detto il giornale, citando funzionari tedeschi anonimi.
Le proposte sono ancora in fase di negoziazione ma potrebbero includere il reinsediamento permanente in questi paesi delle persone che non hanno ottenuto lo status di rifugiato, secondo fonti del WSJ. Il sistema potrebbe anche essere utilizzato per incoraggiare coloro che hanno diritto alla protezione in Germania a stabilirsi in Paesi terzi.
Il cancelliere Olaf Scholz, i suoi principali aiutanti e i principali ministri «hanno esplorato per mesi accordi per reindirizzare alcuni flussi di rifugiati attraverso l’Africa e stanno ora elaborando offerte a vari governi», hanno detto funzionari anonimi al WSJ.
La notizia del potenziale cambiamento nella politica migratoria della Germania arriva dopo che il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni ha annunciato l’intenzione di creare centri di accoglienza per richiedenti asilo in Albania. L’International Rescue Committee (IRC) ha criticato l’accordo, accusando Italia e Albania di concentrarsi su «impedire alle persone di arrivare nell’UE piuttosto che creare vie sicure e legali per coloro che cercano rifugio» e aggiungendo che l’idea di «processare i migranti» è «profondamente disumanizzante».
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Come riportato da Renovatio 21, la Tunisia ha annullato l’accordo sull’immigrazione siglato con la Meloni e la Von der Leyen.
Allo stesso tempo, il governo del Regno Unito sta portando avanti una battaglia legale per ottenere il permesso di inviare alcuni richiedenti asilo in Ruanda. I tentativi di organizzare un volo che trasportasse migranti nel paese dell’Africa orientale sono stati bloccati l’anno scorso dopo ricorsi legali, anche se l’Alta Corte del Regno Unito dovrebbe prendere una decisione finale la prossima settimana.
Secondo il quotidiano britannico Times, il sistema di immigrazione tedesco si trova ad affrontare grandi sfide a causa dell’aumento del numero di richiedenti asilo, nonché dell’arrivo di oltre 1 milione di rifugiati ucraini che sono fuggiti dal loro Paese dall’inizio dell’operazione militare russa nel febbraio 2022.
Secondo quanto riferito, molte autorità locali tedesche affermano di aver raggiunto la piena capacità e di non poter più accettare migranti irregolari, mentre si prevede che il numero di persone in cerca di asilo nel paese nel corso del 2023 supererà le 300.000 unità, ha affermato il Times.
Vari Paesi stanno cambiando rotta riguardo l’accoglienza degli immigrati, garantita a suon di miliardi sin dalla crisi migratoria di metà anni 2010.
Secondo i dati dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo, nella prima metà di quest’anno più di mezzo milione di persone hanno presentato domanda di asilo nell’UE, con un aumento del 28% rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel frattempo, secondo Frontex, l’agenzia di frontiera dell’UE, il numero di immigrati clandestini sorpresi ad entrare nel blocco è aumentato del 18% arrivando a 232.350 nei primi otto mesi del 2023.
Come riportato da Renovatio 21, il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg, che ha invitato la Germania a «discutere finalmente le misure contro l’immigrazione clandestina», ha dichiarato che il peso dell’immigrazione illegale è in grado di far cadere i governi europei. Il cancelliere austriaco Karl Nehammer gli ha fatto eco dicendo che il sistema dell’immigrazione di Bruxelles «è rotto da anni».
Anche il premier svedese Ulf Kristersson ha riconosciuto che «l’immigrazione di massa semplicemente non funziona».
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Arte
Da Nasser a Sting e i Police: il mistero di Miles Copeland, musicista e spia della CIA

La I.R.S. Records venne fondata nel 1979 da Miles Copeland III. L’etichetta produsse alcuni tra i più rappresentativi artisti musicali degli anni Ottanta. L’influenza che esercitò nel punk inglese e nella new wave fu fondamentale producendo prodigi come i Police, i R.E.M., i Dead Kennedys. Il logo della casa discografica statunitense ritraeva un uomo in primo piano con un cappello anni ’50 stilizzato in bianco e nero e chiamato spy guy.
Un altro fratello Copeland, Ian (1949-2006), fondò la Frontier Booking International, in acronimo F.B.I., una agenzia di talenti specializzata nella musica e che rappresentò tra gli altri anche i R.E.M., Jane’s Addiction, Snoop Dog, Sting.
Il terzo fratello Copeland, Steward invece era il batterista dei Police e quindi proprio di Sting. Entrato di diritto nella Rock and Roll Hall of Fame come membro dei Police, venne aggiunto anche nella Modern Drummer Hall of Fame e nella Classic Drummer Hall of Fame. Ha avuto poi una carriera come compositore di colonne sonore per il cinema, musicando pellicole rimaste nella storia come il capolavoro di Francis Ford Coppola Rusty il selvaggio (1983), Wall Street (1987) e Talk Radio (1988) di Oliver Stone, Riff-Raff (1991) e Piovono pietre (1993) di Ken Loach e pure il videogioco Alone in the Dark.
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Se i tre fratelli denotano una esagerata presenza di talento scorrere nelle loro vene quello che sorprende ancora di più è la fonte da cui questi tre fenomeni derivano. Il loro padre, di nome Miles Copeland, fu uno dei fondatori della CIA nonché musicista e personaggio eccezionale nel panorama politico dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti.
Prima della guerra, ancora in Alabama provò a seguire le orme del padre iscrivendosi alla locale università con l’intenzione di diventare medico. Folgorato dal jazz, invece, comprò una tromba e si diede totalmente allo swing. Nel giro di poco si ritrovò a suonare e comporre con giganti come Glenn Miller, Benny Goodman, Buddy Rich, racconta lo storico John Simkin in un suo articolo.
Arrivò però Pearl Harbour e la direzione della sua vita cambiò completamente. Entrò a far parte dell’ufficio finanziario della guardia nazionale. Racconta proprio il sito della CIA che un giorno gli venne chiesto di ripetere un test d’intelligenza perché, dal risultato ottenuto, erano tutti convinti che avesse utilizzato un trucco. Una volta ripetuto guadagnò un risultato se possibile ancora maggiore.
L’esito del test attirò l’attenzione del generale William «Wild Bill» Donovan, direttore di una nuova agenzia chiamata Office of Strategic Service (OSS), la prima agenzia americana che fungeva da servizio segreto. Donovan, che stava formando la base della nuova agenzia, era sempre alla ricerca dei migliori prospetti e con le migliori connessioni. Miles aveva senza dubbio colpito il generale anche per quello che il figlio Stewart chiamava il gift of gab, il dono della chiacchiera. Era un abile oratore e una persona di grande spirito per cui creare empatia non era mai stato un problema.
Amava giocare, si considerava un giocatore, prendeva parte con entusiasmo alle simulazioni di guerra. Nel dopo guerra creò un gioco da tavola cult basato sul suo fondamentale libro, pieno di rivelazioni, Games of Nation, anche questo diventato introvabile oggetto di culto.
Mentre era Londra Copeland divenne amico di Boris Pash, capo della sicurezza del Manhattan Project e anche di Ernest Hemingway. Venne assegnato a dirigere la scuola di controspionaggio, la Corps of Intelligence Police, che divenne nel 1942 la Counterintelligence Corps, CIC, partecipazione che gli valse la Legione di Merito. Copeland partecipò attraverso la CIC all’operazione Overlord, lo sbarco in Normandia ed era parte della BIGOT list, acronimo per British Invasion of German Occupied Territory, un ristrettissimo gruppo di persone con un passato inattaccabile e degne di ottenere i documenti più protetti e riservati.
La CIC, oltre ad impegnarsi nel più famoso Manhattan Project si occupò anche di altri progetti di spicco per l’epoca. Uno di questi, la missione ALSOS, diretta da Boris Pash, era il tentativo da parte degli alleati di raccogliere quante più informazioni possibili sugli sviluppi scientifici nazisti in ambito nucleare; quindi l’operazione Paperclip che cooptò oltre 1600 scienziati, ingegneri e tecnici vari dalla Germania nazista per reinserirli in ambito per lo più scientifico militare statunitense; l’operazione TICOM che aveva come scopo l’impadronirsi di risorse riguardanti la crittografia e le ultime vette della ricerca scientifica sulle telecomunicazioni, ambito in cui i tedeschi eccellevano. Alla fine della guerra Copeland venne anche incaricato di redigere la cronaca del controspionaggio del periodo appena trascorso, intervistando decine di spie e scienziati nazisti.
In seguito alla trasformazione dell’OSS in CIA, Copeland partecipò alla messa a punto del progetto fino alla sua realizzazione nel 1947, anno di nascita della più grande agenzia spionistica americana. Dopodiché ottenne la gestione dell’ufficio dell’agenzia a Damasco in Siria e divenne l’uomo in Medio Oriente per i servizi statunitensi. Nel marzo del 1949 supportò il colpo di stato in Siria in cui venne deposto il governo legalmente eletto in favore del potere militare. Nel 1953 prese parte all’operazione Ajax incaricata di destituire il primo ministro iraniano, Mohammed Mossadegh, reintegrando Reza Pahlavi, assicurando così l’accesso statunitense al petrolio iraniano e contemporaneamente istituendo un avamposto del primo mondo contro i sovietici.
Fluente in almeno dieci lingue, divenne amico personale del presidente egiziano Nasser. Nonostante il cammino tra USA e Egitto avesse preso due strade differenti e i servizi americani avessero preso in considerazione operazioni estreme verso il presidente africano Copeland rimase genuinamente al suo fianco e un ammiratore dell’opera politica di Nasser.
Mantenne ufficialmente questo ruolo per dieci anni costruendo la posizione dell’Intelligence americana nel territorio attraverso il reclutamento di agenti in loco e la costruzione delle reti informative necessarie.
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In seguito, dopo aver rassegnato le dimissioni perché in totale disaccordo con le politiche di Eisenhower, continuò a lavorare privatamente nel solco dell’Intelligence a stelle e strisce fino agli anni Settanta quando si distaccò completamente dando vita a una nuova carriera di autore. I vari articoli e libri che scrisse ottennero un notevole successo ma ebbero anche la conseguenza di esacerbare definitivamente i rapporti con l’agenzia governativa. Nel 1988, scrisse un articolo «Spooks for Bush» in cui dichiarò il totale supporto del mondo dell’Intelligence verso la candidatura di G. W. Bush all’elezione come presidente del 1994.
E. Micheal Burke, ex ufficiale OSS, CIA, e in seguito con una importante carriera nel mondo dello spettacolo, scrisse nell’agosto 1974 una recensione su uno dei suoi testi più famosi Without cloak or dagger (1974). Copeland nel suo libro descriveva la CIA come il demonio di cui ignoriamo l’esistenza, gestita da una cricca di vecchi commilitoni abbastanza potenti da buttare giù un direttore non particolarmente apprezzato come James Schlesinger.
La CIA è un organo interno più potente dei vari governi succedutosi sullo sfondo che ha come grande dilemma trovare il modo per restare potenti, anonimi, silenziosi ma allo stesso vincere la confidenza del pubblico. Come scrive Copeland nel libro: «conosciamo il nemico, sappiamo come gestirlo, siamo incorruttibili. Anche se non ci conoscete, potete implicitamente fidarvi di noi».
Marco Dolcetta Capuzzo
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