Economia
La Corea del Nord è il terzo detentore di Bitcoin al mondo
La Corea del Nord potrebbe essere il terzo maggiore detentore di bitcoin al mondo. Lo riporta la testata britannica Times.
Gli Stati Uniti hanno accusato Pyongyang di essere l’ideatore di un furto di asset digitali da 1,5 miliardi di dollari e hanno affermato che quasi la metà delle entrate in valuta estera della Corea del Nord deriva da «attività informatiche dannose».
Il Paese ha sopportato severe sanzioni economiche che ne ostacolano la partecipazione al commercio internazionale per decenni. Per garantire risorse per i suoi programmi di difesa, basati sulla necessità di un esercito robusto e di un deterrente nucleare, Pyongyang ha fatto ricorso a strategie innovative, tra cui le criptovalute, per aggirare le restrizioni.
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La classifica deriva da un’analisi di Arkham Intelligence, un’azienda che impiega l’intelligenza artificiale per tracciare la proprietà di portafogli crittografici anonimi.
Arkham stima che il Lazarus Group, un collettivo di hacker presumibilmente legato al governo nordcoreano, detenga circa 1,2 miliardi di dollari in bitcoin. A titolo di confronto, stima che gli asset bitcoin degli Stati Uniti valgano oltre 17 miliardi di dollari e quelli del Regno Unito oltre 5 miliardi di dollari.
Il mese scorso, l’FBI ha accusato il Lazarus Group di aver rubato circa 1,5 miliardi di dollari in valuta digitale da Bybit, un exchange di criptovalute con sede a Dubai che serve oltre 60 milioni di utenti. Gli hacker avrebbero sfruttato un trasferimento di routine tra portafogli digitali per scappare con circa 401.000 token Ethereum.
L’FBI ha affermato di aspettarsi che Lazarus riciclasse i suoi guadagni illeciti tramite varie criptovalute.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Cina
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Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.
L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.
L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.
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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».
Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.
La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.
Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.
Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».
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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.
L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.
Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.
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Immagine di Fourbyfourblazer via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Economia
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