Cancro
Malone: la contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini è una «chiara violazione del consenso informato»
Il dottor Robert Malone, l’inventore dei vaccini mRNA e DNA, ha criticato le agenzie di regolamentazione sanitaria per non aver informato le persone sulla potenziale contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini mRNA COVID-19. Lo riporta la testata americana Epoch Times.
Uno studio preliminare del 19 ottobre ha rilevato miliardi di frammenti di DNA residui nelle fiale del vaccino mRNA COVID-19. Mentre nelle fiale del vaccino Pfizer sono stati scoperti miliardi di copie di DNA di Spike, Ori e del potenziatore SV40, si è scoperto che le fiale di Moderna contengono copie di DNA di Ori e di Spike. Il virus SV40 è un virus a DNA noto per causare il cancro negli animali da laboratorio.
Parlando dello studio in un post di Substack dell’11 novembre, il dottor Malone ha affermato che la contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini è un «fatto provato» che è stato «riconosciuto dalla FDA statunitense, da Health Canada e dall’Agenzia europea per i medicinali».
«In un’altra chiara violazione del consenso informato e dei requisiti di etichettatura, ciò non era stato precedentemente divulgato a medici, funzionari della sanità pubblica o pazienti», ritiene il dottor Malone.
Ad esempio, le linee guida sull’etichettatura della FDA richiedono che le etichette dei vaccini contengano una descrizione di «reazioni avverse gravi, potenziali rischi per la sicurezza, misure da adottare in caso di reazione avversa grave e potenziale pericolo per la sicurezza e limitazioni d’uso da loro imposte».
Sostieni Renovatio 21
I vaccini mRNA di Pfizer e Moderna contro il COVID-19 «sono contaminati con frammenti di DNA plasmidico che non sono stati rimossi durante gli attuali processi di produzione», scrive Malone. Un plasmide è un filamento di DNA circolare comune a batteri e parassiti specifici.
Il dottor Malone ha affermato che le precedenti linee guida della FDA sulla tecnologia dei vaccini a DNA indicavano la presenza di «sequenze regolatorie altamente attive come fonte di particolare preoccupazione a causa della potenziale mutagenesi inserzionale (integrazione)».
La «Guida sui vaccini profilattici a DNA: analisi e raccomandazioni» della FDA del 2009 afferma che sono state sollevate preoccupazioni circa la potenziale integrazione del DNA plasmidico nel genoma del destinatario del vaccino e l’aumento della probabilità di problemi come «trasformazione maligna, instabilità genomica o disregolazione della crescita cellulare» quando i vaccini a DNA furono inizialmente introdotti per uso clinico.
Si afferma che si prevede che una «minuscola frazione» dei plasmidi «si integri nel genoma dell’ospite, indipendentemente dal metodo di somministrazione».
Il dottor Malone osserva che la FDA ha emesso una «negazione categorica di adulterazione e rischio» dei vaccini a DNA.
Epoch Times scrive che portavoce della FDA ha dichiarato alla testata che «non è stato identificato alcun problema di sicurezza relativo alla sequenza o alla quantità di DNA residuo» nelle iniezioni del COVID-19. «Per quanto riguarda i vaccini mRNA approvati dalla FDA, le prove scientifiche disponibili supportano la conclusione che sono sicuri ed efficaci».
Malone ritiene che quanto accaduto sia contrario sia alla legge federale sui farmaci e dispositivi adulterati, sia alle linee guida della FDA sull’adulterazione dei farmaci.
Il Codice statunitense sui farmaci e dispositivi adulterati chiarisce che un farmaco sarà considerato adulterato se la sua produzione, lavorazione, confezionamento o detenzione non soddisfa i requisiti di «caratteristiche di qualità e purezza». Al contempo, la legge della FDA sull’adulterazione dei farmaci ai sensi del Food, Drug, and Cosmetic Act afferma che un farmaco sarebbe considerato adulterato «se non è conforme agli standard compendiali di qualità, forza o purezza».
Gli «standard compendiali» si riferiscono agli standard farmaceutici delineati nel Formulario nazionale della farmacopea statunitense (USP-NF), ovvero gli standard di qualità ufficiali applicabili a tutti i farmaci venduti negli Stati Uniti.
Come affermato dal dottor Malone, diverse agenzie sanitarie hanno ammesso la contaminazione del DNA nei vaccini mRNA COVID-19. È il caso dell’ente sanitario canadese Health Canada, che ha confermato la presenza della sequenza di DNA dell’SV40 nel vaccino Pfizer, che l’azienda non aveva rivelato in precedenza.
«In conclusione, è anche chiaro a questo punto, salvo prova contraria, che nessuna di queste autorità regolatorie ha ottenuto dati da uno o più studi rigorosi e ben controllati progettati per affrontare i rischi di genotossicità e mutagenesi inserzionale» presentato dai vaccini mRNA. Fino a quando tali dati non saranno forniti, l’affermazione della FDA secondo cui non ci sono «problemi di sicurezza» relativi al DNA residuo non «riflette accuratamente le conoscenze attuali», scrive il vaccinologo statunitense.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
«L’unica conclusione oggettiva da trarre riguardo a tali affermazioni è che rappresentano funzionalmente propaganda piuttosto che fatti scientifici e normativi comprovati», scrive infine Malone, che parla di «cecità intenzionale» delle autorità e passa quindi a trattare i rischi posti dal DNA residuo nei vaccini.
«I rischi più ben documentati associati a tale potenziale mutagenesi inserzionale sono il cancro (nel caso delle cellule staminali e somatiche, in particolare le cellule della linea ematopoietica) e i difetti congeniti», ha scritto il dottor Malone.
Ma vi sarebbero rischi anche per le donne incinte: «poiché è noto che queste nanoparticelle lipidiche di mRNA modificato (più frammento di DNA) altamente attive attraversano la placenta e si localizzano nel tessuto ovarico, il rischio di difetti congeniti sembrerebbe essere di particolare interesse e preoccupazione a livello normativo», continua il medico ricercatore.
Malone ritiene che nonostante le segnalazioni di «tumori aggressivi» in persone a cui sono stati somministrati i vaccini mRNA, la FDA rimane «intenzionalmente ignorante e nega questi rischi».
«Inoltre, molti ricercatori hanno dimostrato che, anche in questi casi storici, dopo un certo periodo di tempo quelli a cui sono stati somministrati questi prodotti hanno PIÙ probabilità di sviluppare malattie gravi o morte rispetto ai pazienti non vaccinati (la maggior parte dei quali ha acquisito un’infezione naturale con conseguenti potenti e un’immunità diversificata», ha affermato il dottor Malone.
Uno studio del settembre 2022 ha rilevato che l’incidenza dell’infezione da COVID-19 era «significativamente più elevata nei soggetti che avevano ricevuto il vaccino (6,7%) rispetto agli individui precedentemente infetti (2,9%)» sei mesi dopo la data indice. Per i vaccinati, la data indice è stata definita 30 giorni dopo la prima vaccinazione contro il COVID-19. Per gli infetti, la data indice è stata presa 30 giorni dopo l’infezione iniziale.
Il dottor Malone afferma che «la presenza di sequenze (e frammenti) di DNA promotore/potenziatore altamente attivo derivati dal virus SV40, presenti nel prodotto Pfizer/BioNTech, non è stata divulgata e discussa né con il pubblico né con le agenzie di regolamentazione».
Per produrre vaccini mRNA, viene utilizzato il gene potenziatore del virus SV40. L’utilizzo di batteri nella produzione di geni e proteine per la produzione di prodotti farmaceutici è una pratica standard. Nel caso dei vaccini mRNA COVID-19, il gene potenziatore SV40 e altre sequenze genetiche sono stati introdotti nel DNA plasmidico. Una volta che l’mRNA e il DNA sono stati raccolti dai batteri, il DNA dovrebbe essere rimosso.
Aiuta Renovatio 21
Il dottor Malone scrive nel suo post su Substack che «frammenti di DNA così corti sono associati a un alto rischio di integrazione, altrimenti noto come mutagenesi inserzionale, che è una forma ben caratterizzata di genotossicità». Il termine genotossicità si riferisce alla capacità delle sostanze nocive di danneggiare l’informazione genetica presente nelle cellule.
Se questi vaccini mRNA contro il COVID-19 fossero stati esaminati dalla FDA come prodotti di terapia genica, avrebbero richiesto «rigorosi studi di genotossicità» prima di consentirne l’uso sugli esseri umani, dice Malone. Lo stesso varrebbe nel caso in cui i vaccini a mRNA fossero rivisti come «vaccini a DNA».
«Ma a quanto pare c’è qualcosa di magico nell’inclusione di mRNA modificato insieme a frammenti di DNA in queste formulazioni di rilascio di acido nucleico di nanoparticelle lipidiche altamente attive che portano la FDA a concludere che non esiste alcun rischio di genotossicità» conclude amaramente lo scienziato.
Il gene potenziatore SV40 è una sequenza genetica del poliomavirus della scimmia 40 (SV40), un virus a DNA noto per causare il cancro. Va notato che il gene non è il virus SV40 stesso.
Come riportato da Renovatio 21, la vaccinazione antipolio, a causa di cellule di reni di scimmia macaco rhesus contenuti nel preparato, trasmise il virus delle scimmie SV40 possibilmente a miliardi di persone. SV40 è un virus acquiescente nei primati, ma che nell’uomo invece si attiva. Alcuni scienziati ritengono che l’SV40 sia cancerogeno possa essere correlato con l’aumento del cancro nella seconda metà del Novecento.
A giugno, un paper pre-print pubblicata da McKernan e dai suoi colleghi ricercatori e riportato da Joseph Mercola affermava che un frammento del genoma del «virus della scimmia», SV40, era stato scoperto nei vaccini di COVID-19.
Riguardo ai fenomeni di «turbocancro», la comunità scientifica sta discutendo sempre più animatamente, oramai da più di un anno, e con sempre maggior voce.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cancro
L’aumento dei tassi di cancro pediatrico è legato ai pesticidi e alle normative permissive
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cancro
I tatuaggi collegati ad un rischio più elevato di cancro della pelle. Per il fegato chiedete alla Yakuza
Un recente studio ha rilevato che chi porta tatuaggi corre un rischio del 29% superiore di ammalarsi di una variante aggressiva di tumore cutaneo.
Gli studiosi hanno indagato il nesso tra tatuaggi e melanoma cutaneo, una neoplasia che origina dalle cellule preposte alla produzione di melanina, il pigmento responsabile della colorazione di pelle, capelli e iride.
Il melanoma cutaneo è ritenuto la forma più insidiosa di cancro della pelle e, se non curato per tempo, può metastatizzare con rapidità ad altre zone del corpo. Pur potendo insorgere in qualunque distretto corporeo, tipicamente si manifesta nelle zone cutanee esposte ai raggi solari. I ricercatori hanno vagliato le cartelle cliniche di oltre 3.000 svedesi tra i 20 e i 60 anni, riscontrando un incremento del 29% nella probabilità di melanoma cutaneo tra i tatuati.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Non è emersa alcuna correlazione tra l’estensione del tatuaggio e un pericolo accresciuto di insorgenza tumorale. «I tatuaggi policromi, sia isolati sia abbinati a neri o grigi, paiono legati a un lieve innalzamento del rischio di melanoma cutaneo», hanno osservato gli autori. «Non si è rilevato che i tatuati con forte esposizione ai raggi UV manifestino un pericolo maggiore di melanoma cutaneo rispetto a quelli con minor irraggiamento. Dunque, i nostri risultati indicano che la scomposizione accelerata dei pigmenti indotta dai raggi UV non amplifica il rischio di melanoma oltre quello intrinseco all’esposizione ai tatuaggi stessi».
La ricerca ha pure evidenziato che il picco di vulnerabilità si registra tra chi esibisce tatuaggi da 10 a 15 anni.
L’inchiostro tatuato è percepito dal corpo come un corpo estraneo, scatenando una reazione immunitaria: i pigmenti vengono racchiusi dalle cellule del sistema immunitario e convogliati ai linfonodi per lo stoccaggio.
Secondo i dati disponibili, il numero di italiani tatuati sarebbe stimato intorno ai 7 milioni, pari a circa il 12,8-13% della popolazione over 12 anni. Questa cifra proviene principalmente da un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 2015, su un campione di oltre 7.600 persone rappresentative della popolazione italiana dai 12 anni in su, e confermata in report successivi di altri enti. Se si includono gli “ex-tatuati” (chi ha rimosso il tatuaggio), la percentuale sale al 13,2%.
In Italia le donne sono leggermente più tatuate (13,8%) rispetto agli uomini (11,7-11,8%). I minorenni (12-17 anni) costituirebbero circa il 7,7-8% dei tatuati, con l’età media del primo tatuaggio intorno ai 25 anni. La fascia d’età in cui il tattoo è più diffuso è quella dei 35-44 anni (23,9% tra i tatuati).
Alcuni articoli e sondaggi parlano di un 48% della popolazione tatuata, che renderebbe l’Italia il paese più tatuato al mondo, prima di Svezia 47% e USA 46%. Tuttavia alcuni non ritengono questa cifra attendibile.
Secondo quanto riportato solo il 58,2% degli italiani è informato sui rischi (infezioni, allergie, ecc.). Il 17-25% dei tatuati vorrebbe rimuoverlo, per un totale di oltre 1,5 milioni di potenziali rimozioni.
La categoria sociale più vastamente tatuata del mondo è probabilmente quella dei mafiosi giapponesi, i famigerati Yakuza. Secondo varie fonti storiche, giornalistiche e culturali, i membri di alto livello della Yakuza (i cosiddetti oyabun o boss) soffrono spesso di problemi epatici gravi, come cirrosi o insufficienza epatica, e i tatuaggi tradizionali (irezumi) sono considerati un fattore contributivo importante
I tatuaggi Yakuza sono estesi (coprono spesso schiena, braccia, petto e gambe in un «body suit» completo) e realizzati con tecniche tradizionali manuali (tebori), usando aghi di bambù o metallo e inchiostri a base di carbone (sumi). Ciò può portare al blocco delle ghiandole sudoripare, con la densità dell’inchiostro e le cicatrici multiple impediscono al sudore di evaporare normalmente dalla pelle. Il sudore aiuta a eliminare tossine (come alcol e metaboliti), quindi il fegato deve «lavorare di più» per processarle, accelerando il danno epatico. Questo è un problema comune tra i boss anziani, che hanno tatuaggi completati in anni di sessioni dolorose.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Vi sarebbe inoltre il rischio di infezioni e epatite C: gli aghi non sterilizzati (comuni nelle sessioni tradizionali) trasmettono facilmente virus come l’epatite C, che attacca direttamente il fegato causando infiammazione cronica e cirrosi. Molti boss hanno contratto l’epatite proprio durante i tatuaggi, e questo è un fattore dominante nei casi documentati.
Infine, la tossicità dell’inchiostro: i pigmenti tradizionali possono causare febbri sistemiche e accumulo di metalli pesanti (come piombo o cromo), che sovraccaricano il fegato nel tempo, specialmente con un abuso di alcol (comune nella Yakuza per «festeggiamenti» e rimedio allo stress).
L’esempio più noto è quello di Tadamasa Goto (ex-boss del clan Goto-gumi, noto come «il John Gotti del Giappone»): nel 2001, a 59 anni, ha dovuto volare negli USA per un trapianto di fegato al UCLA Medical Center, saltando una lista d’attesa di 80 persone – secondo quanto scrissero i media, pagando 1 milione di dollari e fornendo info all’FBI. La sua cirrosi era dovuta a epatite C da tatuaggi non sterili, alcolismo e stile di vita.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cancro
I farmaci per la perdita di peso possono causare il cancro? I dati sono contrastanti
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Sostieni Renovatio 21
Non si possono escludere «piccoli rischi» di cancro alla tiroide
I dati analizzati da TrialSite News su ciascuno dei tumori e sui segnali di sicurezza erano complessi. Interpretare i risultati di diversi studi non è semplice perché ci sono molti fattori di complicazione, secondo la revisione. Ad esempio, i farmaci GLP-1 contengono un avvertimento nel riquadro nero (il massimo livello di avvertenza sulla sicurezza che un farmaco possa avere) riguardante il potenziale rischio di cancro alla tiroide, basato in gran parte sui risultati di studi condotti sugli animali. Un recente studio di coorte scandinavo non ha rilevato un aumento significativo dei trattamenti per il cancro alla tiroide tra gli utilizzatori di GLP-1 rispetto agli utilizzatori di altri farmaci per il diabete, e uno studio svedese ha ottenuto risultati simili. TrialSite News ha rianalizzato i dati di quegli studi e non ha riscontrato alcun aumento statisticamente significativo del rischio di cancro alla tiroide. Tuttavia, ha trovato alcune prove di un possibile aumento del rischio di cancro del 30% e le stime del sottogruppo erano imprecise perché c’erano pochi eventi tumorali. TrialSite News ha concluso che lo studio conteneva dati reali che indicavano che i farmaci non causano un rischio sostanziale di cancro alla tiroide, ma che non si possono escludere rischi minori e che è giustificato un monitoraggio continuo. Ha inoltre rilevato che i dati segnalati al sistema di segnalazione degli eventi avversi (FAERS) della FDA hanno rilevato un segnale di sicurezza per il cancro, contraddicendo i risultati degli altri studi. Le prove suggeriscono la necessità di studi di follow-up.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Prove contrastanti sui tumori del pancreas e dei reni
Le prove relative ai tumori del pancreas erano altrettanto complesse. I medici hanno riscontrato segnali d’allarme, studi sugli animali hanno mostrato un collegamento e studi di coorte hanno prodotto risultati contrastanti. Per quanto riguarda il cancro al rene, diversi studi hanno prodotto risultati contrastanti. Uno studio pubblicato su JAMA Oncology ha rilevato un tasso di cancro più elevato, ma non statisticamente significativo, tra gli utilizzatori di GLP-1. Un altro studio ha scoperto che le persone che assumevano GLP-1 per il diabete avevano un rischio di cancro al rene inferiore rispetto a coloro che assumevano insulina, ma un tasso più alto rispetto a coloro che assumevano metformina. Nel complesso, la revisione non ha trovato una risposta chiara sul fatto che i GLP-1 siano collegati al cancro o se migliorino alcuni esiti del cancro. Isolare gli effetti dei farmaci dai cambiamenti metabolici è difficile, perché i farmaci agiscono in modo complesso e la perdita di peso stessa influisce sul funzionamento metabolico dell’organismo. I rischi per i diversi tipi di cancro associati ai farmaci sono diversi, pertanto il rischio di cancro non può essere discusso nel suo complesso e, al momento, i dati a lungo termine sono limitati. Inoltre, gli studi osservazionali sono influenzati anche da fattori confondenti che possono rendere difficile stabilire la causalità e i dati di farmacovigilanza possono stabilire segnali, ma non contengono informazioni sufficienti per determinare la causa. TrialSite News ha concluso che, da una prospettiva clinica, le prove attuali «non richiedono un brusco cambiamento nelle pratiche di prescrizione» dei farmaci, ma sottolineano la necessità di ulteriori ricerche.Aiuta Renovatio 21
Trump annuncia un taglio del prezzo dei GLP-1
L’accordo dell’amministrazione Trump con Eli Lilly e Novo Nordisk abbasserà il prezzo dei farmaci previsti da Medicare e Medicaid e li offrirà ai consumatori a un prezzo scontato su TrumpRx.gov, un sito web che l’amministrazione Trump prevede di lanciare a gennaio. Eli Lilly produce Mounjoro e Zepbound e sta sviluppando un farmaco orale a base di GLP-1, o glipron. Novo Nordisk produce Ozempic, Wegovy, Rybelsus, Vitoza e Saxenda e ha presentato domanda alla FDA per ottenere l’approvazione per una versione ad alto dosaggio di Wegovy da assumere sotto forma di pillola. Attualmente i farmaci costano tra i 1.000 e i 1.350 dollari al mese, esclusa l’assicurazione, anche se le aziende li offrono a un prezzo compreso tra i 349 e i 499 dollari per chi paga di tasca propria. Con il nuovo piano, alcuni pazienti Medicare pagheranno un ticket di 50 dollari al mese per i farmaci. Le dosi più basse previste per la forma in pillola del farmaco, disponibili dal prossimo anno, saranno di 150 dollari al mese per chi le riceve tramite Medicare, Medicaid o TrumpRx, ha dichiarato un funzionario dell’amministrazione ai giornalisti durante un briefing di giovedì. Le dosi iniziali delle iniezioni esistenti, come Wegovy di Novo e Zepbound di Lilly, costeranno 350 dollari al mese su TrumpRX, ma si prevede che scenderanno a 245 dollari al mese nell’arco di due anni, ha affermato un funzionario dell’amministrazione. Le aziende hanno anche annunciato che amplieranno la capacità produttiva negli Stati Uniti Brenda Baletti Ph.D. © 7 novembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-



Controllo delle nascite2 giorni faDott. Michael Yeadon: il vaccino mRNA è un sistema di sterilizzazione che ha ucciso oltre 30 milioni di persone e devasterà varie generazioni
-



Pensiero1 settimana faDi tabarri e boomerri. Pochissimi i tabarri
-



Spirito2 settimane faNotre-Dame brucia e la Madonna viene privata del suo titolo
-



Spirito1 settimana faScoperti nuovi testi «pornografici» del cardinale Fernandez
-



Cancro2 settimane faI tatuaggi collegati ad un rischio più elevato di cancro della pelle. Per il fegato chiedete alla Yakuza
-



Spirito1 settimana faPapa Leone intervenga sull’Eucarestia a Brigitte Macron: parla un sacerdote francese
-



Spirito2 settimane faLa Vergine Corredentrice contro il Serpente Maledetto: omelia dell’Immacolata di mons. Viganò
-



Salute7 giorni faI malori della 50ª settimana 2025













