Internet
La candidata presidenziale USA Nikki Hailey chiede la fine dell’anonimato su internet
La candidata presidenziale repubblicana Nikki Haley ha dichiarato in TV che i post anonimi sui social media rappresentano una minaccia per la «sicurezza nazionale».
La contendente repubblicana alla Casa Bianca ha fatto queste osservazioni martedì su Fox News, sostenendo la verifica obbligatoria dei social media e sostenendo che le sue riforme draconiane avrebbero sconfitto i robot.
Dopo aver detto che avrebbe costretto le società di social media a rivelare i loro algoritmi, Haley ha continuato dichiarando che «a seconda cosa è che ogni persona sui social media dovrebbe essere verificata tramite il proprio nome».
NEW: Nikki Haley asserts that allowing people to post on social media anonymously is a "national security threat". She promises that as president, she will force "every person on social media" to be "verified by their name."
I am no lawyer but isn't this blatantly… pic.twitter.com/MD7CcBZL5r
— Christina Pushaw ???? ???????? (@ChristinaPushaw) November 14, 2023
«Prima di tutto, è una minaccia alla sicurezza nazionale», ha detto. «Quando lo fai, all’improvviso le persone devono restare fedeli a ciò che dicono e questo si sbarazza dei bot russi, dei robot iraniani e del bot cinesi».
L’ex governatrice della Carolina del Sud ha addirittura suggerito che la sua idea potrebbe creare un’utopia sui social media, sostenendo che far sì che le persone si identifichino favorirebbe la civiltà tra gli utenti online.
«E poi otterrai un po’ di civiltà quando le persone sapranno che il loro nome è accanto a quello che dicono, e sapranno che il loro pastore e il loro familiare lo vedranno, aiuterà i nostri figli e aiuterà i nostri Paese».
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La proposta della Haley a vietare l’anonimato online non ha avuto molto successo tra i commentatori sui social media.
«Nikki è qui a fare il provino per il voto del WEF», dove WEF sta per World Economic Forum, ha osservato il giornalista Jordan Schachtel.
Anche il collega candidato alla presidenza Vivek Ramaswamy, che già aveva deriso pubblicamente la Hailey nell’ultimo dibattito televisivo dicendo che sarebbe stata un ottimo presidente per Israele, ha colto l’occasione per sottolineare che la proposta della candidata violerebbe di fatto il Primo Emendamento della Costituzione USA.
«Nikki Haley sta *apertamente* spingendo affinché il governo utilizzi società tecnologiche private per censurare la libertà di parola» ha scritto Ramaswamy su Twitter. «Questa è una flagrante violazione della Costituzione e viene direttamente dal programma dei Democratici. Qualsiasi politico che pensi che sia giusto che il governo utilizzi il settore privato come ufficio di censura non dovrebbe essere autorizzato ad avvicinarsi alla Casa Bianca».
«Bel tentativo, Nikki», ha commentato il fondatore dell’organizzazione giovanile Turning Point USA Charlie Kirk. «Il discorso anonimo è una parte fondamentale della libertà di parola, cosa che i fondatori saprebbero, dal momento che molti di loro (inclusi Alexander Hamilton e James Madison) scrivevano in modo anonimo».
Anche il collega candidato Ron De Santis aveva sottolineato questo aspetto: «sai chi erano gli scrittori anonimi ai tempi? Alexander Hamilton, John Jay e James Madison quando scrissero i Federalist Papers», ha scritto il governatore della Florida su Twitter.
Poche ore fa la Hailey ha già fatto marcia indietro, dicendo al network CNBC: «non mi importa che gli americani anonimi abbiano libertà di parola; quello che non mi piace è che i russi, i cinesi e gli iraniani anonimi abbiano la libertà di parola», ha detto Haley, senza spiegare come consiglierebbe alle società di social media di analizzare questi utenti.
Come riportato da Renovatio 21, enti come il World Economic Forum hanno lasciato capire chiaramente che la spinta verso la sorveglianza bioelettronica globale arriverà dietro la minaccia della «criminalità informatica», di cui il perseguimento dello psicoreato – cioè il motivo per cui domandano la fine dell’anonimato – è un ramo minore ma sempre più concretamente avviato dalle censure operanti su social media, motori di ricerca e altre piattaforme.
La Hailey, prima americana di origina indiana (nome anagrafico Nimrata Randhawa) a ricoprire il ruolo di Rappresentante permanente degli Stati Uniti d’America alle Nazioni Unite nominata dal presidente Trump (di cui aveva dichiarato di non essere «una fan»), è considerata da tutti come un puro rappresentante dell’establishment profondo americano, cioè del Deep State, di cui segue tutte le direttive guerrafondaie, con i dovuti accenti antirussi e filoisraeliani, espressi dalla Hailey in modo molto marcato.
Un articolo del New York Times del 2018 intitolato «The Slut-Shaming of Nikki Haley» (traducibile come «Il dare della sgualdrina a Nikki Hailey») difendeva l’allora ambasciatrice USA presso l’ONU dalle insinuazioni sul suo conto dopo l’uscita del libro del giornalista Michael Wolf Fire and Fury.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
;The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione. «L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto. Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero». Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE». Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente. Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager. Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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Internet
L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
L’Unione Europea sta ingiustamente prendendo di mira le piattaforme social che tollerano discorsi dissidenti o critici, ha dichiarato Pavel Durov, fondatore di Telegram.
La sua affermazione è arrivata in risposta a un post del 2024 di Elon Musk, proprietario di X, che accusava la Commissione Europea di aver proposto alla piattaforma un patto segreto per eludere sanzioni in cambio della censura di certi contenuti. Il giorno precedente, l’UE aveva inflitto a X una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari).
Durov ha spiegato che Bruxelles sta applicando alle società tech norme severe e impraticabili proprio per colpire quelle che rifiutano di praticare una moderazione occulta dei contenuti.
«L’UE impone regole impossibili per poter punire le aziende tecnologiche che si oppongono a una censura silenziosa della libertà di espressione», ha postato Durov sabato su X.
Il Pavel ha inoltre richiamato la sua detenzione in Francia dell’anno scorso, che ha descritto come motivata da ragioni politiche. Secondo lui, in quel frangente il capo dei servizi segreti francesi gli avrebbe chiesto di «bannare le voci conservatrici in Romania» in vista delle elezioni – un’ipotesi smentita dalle autorità transalpine. Durov ha aggiunto che gli agenti di Intelligence gli avrebbero offerto assistenza in cambio della rimozione discreta dei canali legati alle elezioni in Romania.
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Queste stesse accuse sono state ribadite nel suo intervento recente, in cui ha qualificato l’inchiesta come «un’indagine penale priva di fondamento», seguita da tentativi di pressione per limitare la libertà di parola in Romania e Moldavia.
Più tardi, sempre sabato, Durov ha aggiunto: «L’UE prende di mira esclusivamente le piattaforme che ospitano discorsi scomodi o dissenzienti (Telegram, X, TikTok…). Le piattaforme che, tramite algoritmi, mettono a tacere le persone rimangono sostanzialmente intatte, nonostante problemi ben più gravi di contenuti illegali».
L’anno scorso, Elon Musk aveva rivelato che la Commissione Europea aveva proposto a X «un accordo segreto illegale» per censurare i contenuti in modo discreto. «Se avessimo censurato silenziosamente i contenuti senza dirlo a nessuno, non ci avrebbero multato. Le altre piattaforme hanno accettato quell’accordo. X no», aveva scritto.
Venerdì, il portavoce della Commissione Europea Tom Rainier ha precisato che la sanzione a X ammontava a 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act, sottolineando che non aveva legami con la censura e che si trattava della prima applicazione concreta della normativa. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha aspramente criticato la decisione, definendola «un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo statunitense da parte di governi stranieri».
Tanto Durov quanto Musk hanno subito pressioni da parte dei regolatori UE in base al DSA, in vigore dal 2023. Questa legge obbliga le piattaforme a eliminare celermente i contenuti illegali, sebbene i detrattori sostengano che possa essere impiegata per reprimere opinioni legittime.
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Immagine screenshot da YouTube
Internet
L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
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