Economia
La Camera Alta russa approva la legge sulle criptovalute
Il Consiglio della Federazione Russa ha approvato un disegno di legge che legalizza il mining di criptovalute e consente alla Banca Centrale di autorizzare determinate aziende a effettuare transazioni transfrontaliere e scambi di valute digitali.
La legge, che deve ancora essere firmata dal presidente Vladimiro Putin, consente alle persone giuridiche e agli imprenditori individuali approvati dal Ministero dello sviluppo digitale, delle comunicazioni e dei mass media di effettuare il mining di valuta virtuale.
Il documento include anche il divieto di pubblicizzare criptovalute e di offrirle a un numero illimitato di persone. La restrizione entrerebbe in vigore dieci giorni dopo la pubblicazione della legge da parte del governo.
La legge obbliga inoltre i crypto miner a fornire informazioni all’organismo autorizzato dallo Stato sulla valuta digitale ottenuta tramite mining. Il governo avrà il diritto di introdurre un divieto o una restrizione sulle transazioni con valuta digitale per mantenere la stabilità monetaria della Russia.
La maggior parte degli emendamenti che regolano il processo di mining dovrebbero entrare in vigore il 1° novembre.
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La nuova legislazione approva anche uno speciale regime sperimentale in base al quale la banca centrale potrà autorizzare aziende selezionate a utilizzare la criptovaluta per i pagamenti internazionali e nel commercio di cambio. La misura dovrebbe entrare in vigore già da questo mese.
Le criptovalute non sono attualmente legali per i pagamenti in Russia, il che cambierebbe radicalmente con la nuova legislazione. Il capo della Banca di Russia Elvira Nabiullina ha precedentemente affermato che il regolatore avrebbe condotto i primi pagamenti transfrontalieri in criptovaluta entro la fine dell’anno in corso.
Come riportato da Renovatio 21, la Russia in passato ha avuto un atteggiamento ambivalente riguardo al Bitcoin.
Dopo anni di preparazione, Putin ha annunciato l’imminente lancio di una moneta digitale di Stato (CBDC), il «rublo digitale».
Anche la Russia, ,dunque, muove verso le CBDC come tanti altri Paesi in tutto il mondo, dalla Gran Bretagna a Israele, dagli USA alla UE dell’euro digitale, dalla Cina alla Nigeria ai progetti di moneta digitale globale del Fondo Monetario Internazionale.
Come i discorsi sul «rublo digitale» si intersechino con il nuovo sistema finanziario internazionale previsto da Putin tramite i BRICS resta da capire.
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Economia
Fico: le politiche dell’UE costringeranno gli slovacchi a «riscaldarsi a legna»
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Economia
Gli Stati UE potrebbero prendere in prestito denaro per l’Ucraina
Agli Stati membri dell’UE potrebbe essere richiesto di emettere decine di miliardi di dollari in debito congiunto per finanziare l’Ucraina, qualora fallisse il piano di utilizzare i beni russi congelati per un «prestito di riparazione». Lo riporta Politico, che cita fonti diplomatiche.
Il reportage del sito indica che diversi leader hanno esaminato questa alternativa durante il vertice UE della settimana scorsa, dopo che il Belgio ha respinto un prestito di 140 miliardi di euro all’Ucraina garantito dai beni russi immobilizzati.
Sebbene i dettagli del nuovo piano non siano ancora definiti, il debito congiunto si riferisce generalmente a prestiti condivisi attraverso obbligazioni emesse collettivamente da più Paesi, con responsabilità di rimborso distribuita tra tutti i partecipanti.
Alcune fonti rivelano che la Commissione Europea presenterà il piano di prestito in un documento imminente, insieme a una versione rivista del «prestito di riparazione», e includerà una terza opzione: interrompere i finanziamenti all’Ucraina. Hanno ipotizzato che l’idea del debito congiunto possa servire da «spauracchio» per convincere le nazioni UE, già oberate dal debito, ad approvare l’uso dei beni russi.
Nel 2022, i Paesi occidentali hanno congelato 300 miliardi di dollari in asset sovrani russi e hanno cercato di destinare gli interessi generati per sostenere lo sforzo bellico di Kiev.
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In precedenza, il G7 aveva appoggiato l’impiego dei fondi immobilizzati per garantire prestiti da 50 miliardi di dollari, ma la settimana scorsa i leader UE non sono riusciti a raggiungere un accordo su un «prestito di riparazione» analogo, principalmente a causa dell’opposizione belga.
Il primo ministro Bart De Wever ha messo in guardia sul rischio che il Belgio, che detiene la maggior parte dei beni congelati, subisca ritorsioni sproporzionate dalla Russia, e ha richiesto una solida base giuridica per la misura e una responsabilità condivisa.
Fonti hanno riferito a Politico che, nonostante le preoccupazioni legali, Bruxelles considera l’utilizzo dei beni russi congelati l’opzione «più preferibile» per continuare a finanziare Kiev. Una decisione definitiva è attesa per il vertice della Commissione Europea di dicembre.
Mosca ha condannato il congelamento dei beni e i tentativi di deviare i fondi russi come «furti», promettendo contromisure e avvertendo che tali azioni mineranno la fiducia nel sistema finanziario occidentale. Il Cremlino ha inoltre sostenuto che gli aiuti occidentali a Kiev servono solo a prolungare il conflitto senza alterarne l’esito.
Come riportato da Renovatio 21, il Fondo Monetario Internazionale il mese scorso ha parlato di grave deficiti nelle finanze dell’Ucraina, che nel frattempo ha perso il 60% della produzione di gas.
L’UE solo pochi mesi fa parlava di un’altra fornitura di 100 miliardi di euro a Kiev, mentre il vicepresidente USA JD Vance annunciava che gli USA hanno finito di finanziare l’Ucraina.
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Immagine di Tony Webster via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
La povertà energetica si aggrava in Francia
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