Economia
La California annuncia l’uscita dalle auto a combustibile, poco dopo dice di non ricaricare le auto elettriche
I legislatori californiani hanno approvato una nuova misura la scorsa settimana per eliminare tutti i veicoli alimentati a gas a partire dal 2035.
Tuttavia, poco dopo è arrivata la richiesta da parte degli enti fornitori di energia di ridurre i consumi a causa dell’alta temperatura.
I funzionari della rete elettrica della California hanno comunicato clienti di prepararsi a potenziali blackout poiché la rete dello Stato deve affrontare limiti di capacità durante il fine settimana della festa del lavoro.
«Le prime tre azioni di conservazione sono impostare i termostati a 78 gradi o più, evitare di utilizzare grandi elettrodomestici e caricare veicoli elettrici e spegnere le luci non necessarie» ha detto ai clienti il California Independent System Operator (CAISO).
Il fatto è che un aumento della ricarica di veicoli elettrici a casa potrebbe far crollare parti della rete elettrica dello Stato.
Il divorzio tra la realtà e politici che implementano la Green Agenda non potrebbe essere più grottescamente visibile di così.
Vogliono spingere il mondo a comprare un’auto elettrica, ma non hanno nemmeno l’energia per farla andare – anzi, vi chiedono di non usarla.
O è una presa per i fondelli, o la mente del potere è irrimediabilmente malata. Potrebbe essere una combo delle due cose.
Anche in Europa, la schizofrenia verde ha colpito duro, per esempio in Germania, dove a fine 2021 è emerso che non vi è abbastanza vento per far girare le pale eoliche.
Non parliamo nemmeno del fatto che l’estrazione delle sostanze necessarie alla produzione di batterie, che spesso vengono in Paesi del Terzo Mondo, sono considerate dannose per l’ambiente e per le popolazioni locali, con impiego di lavoro minorile e condizioni di salute infami. Questi temi, che dovrebbero interessare ai goscisti, stranamente non sembrano affligere la loro iterazione verde attuale.
Vi è, tuttavia, un’altra cosa che dobbiamo considerare come ingrediente nascosto della spinta a farvi comperare un’auto elettrica: la possibilità di controllarla da remoto, impedendovi, in caso, di spostarvi o addirittura – come si è visto con le Tesla, che è ipercollegata ad un sistema centrale attraverso varie SIM – di variare la quantità di chilometri che potete percorrere con una carica.
In pratica, l’auto diventerà un ulteriore strumento di sorveglianza e di vero e proprio controllo fisico nei vostri confronti.
Per i manovratori e i suoi volonterosi carnefici «democratici», un tale cambio di paradigma forse vale la serie di figure da cioccolataio che vediamo seguirsi in California e non solo.
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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