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Economia

l Belgio chiede che la UE vieti totalmente il gas russo

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Il Belgio, uno dei maggiori importatori di gas naturale liquefatto (GNL) russo dell’UE, non potrà fermare l’impennata delle importazioni di questo carburante a meno che non venga imposto un divieto a livello di blocco, ha dichiarato al Financial Times il ministro dell’Energia Tinne Van der Straeten.

 

L’UE deve «andare oltre» per impedire al GNL russo di entrare nel blocco poiché le aziende non possono rescindere i contratti a lungo termine senza restrizioni più ampie, ha detto Van der Straeten all’agenzia di stampa giovedì.

 

Le attuali norme dell’UE non forniscono sufficienti basi giuridiche alle aziende per rescindere i contratti con la Russia, che in genere hanno una durata di dieci anni e sono stati per lo più firmati prima del conflitto in Ucraina, ha sostenuto il ministro.

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«Abbiamo esaminato la questione. Abbiamo gas russo in arrivo in Belgio. Ho guardato sotto ogni pietra e la legislazione sul gas non ci aiuterà», ha detto Van der Straeten. «Abbiamo bisogno di un approccio europeo».

 

Nel frattempo, le spedizioni di GNL verso l’Unione tramite porti come quello belga di Zeebrugge, un importante hub per le importazioni di GNL e la riesportazione verso paesi terzi, sono in aumento.

 

Secondo uno studio sui dati commerciali condotto ad agosto dall’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, le forniture di GNL russo ai Paesi dell’UE sono aumentate complessivamente del 7% nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

 

Facendo eco alle osservazioni di Van der Straeten, il ministro olandese per il clima e la crescita verde, Sophie Hermans, ha dichiarato lunedì in una lettera al parlamento che avrebbe sollevato la questione durante una riunione dei ministri dell’energia dell’UE il mese prossimo.

 

«Non ci sono altre opzioni per rescindere i contratti privati ​​senza che venga applicata una norma sanzionatoria da parte della Commissione Europea», ha affermato Hermans.

 

Secondo il ministro, il numero di petroliere GNL con carburante russo in arrivo nel terminal Gate principale di Rotterdam è aumentato da una media al mese tra la metà del 2022 e la metà del 2024 a due al mese durante l’estate.

 

Secondo la società di analisi energetica Kpler, Spagna e Belgio sono stati i maggiori acquirenti UE di GNL russo lo scorso anno. Tuttavia, la Francia sembra destinata a superare questi Paesi, in quanto ha più che raddoppiato le importazioni di GNL dalla Russia nella prima metà di quest’anno, anche se l’UE si impegna a smettere di consumare carburante russo entro il 2027.

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A giugno, l’UE ha vietato alcune operazioni relative al GNL di origine russa, tra cui il ricarico, i trasferimenti da nave a nave e i trasferimenti da nave a terra con lo scopo di riesportare in paesi terzi tramite il blocco.

 

Le importazioni di gas russo via mare nell’UE sono rimaste consentite tramite terminali GNL collegati alla rete interconnessa del gas naturale. Tuttavia, la UE non è arrivata ad imporre sanzioni sul carburante oltre a un divieto di trasbordo, che deve ancora entrare in vigore.

 

Come riportato da Renovatio 21, nonostante l’approvazione di sanzioni UE, negli ultimi mesi le esportazioni di gas di Mosca verso l’Europa sono aumentati vertiginosamente, suscitando l’allarme di parlamentari neerlandesi.

 

Aumenti delle importazioni di gas russo nel blocco UE si sono registrati ancora un anno fa.

 

Secondo il vice priministro russo Aleksandr Novak, la Russia triplicherà le esportazioni di gas entro il 2030.

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Economia

Orban: i burocrati di Bruxelles corrono in giro come polli in preda al panico

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Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha aspramente criticato Bruxelles, accusando la leadership dell’UE di una gestione fallimentare in settori cruciali come l’economia, l’immigrazione e la sicurezza.   In un discorso tenuto presso i Digital Civic Circles, una rete di gruppi digitali che promuovono valori conservatori in Ungheria, ha dichiarato che il blocco UE è sull’orlo del collasso a causa delle carenze dei suoi attuali leader.   Sabato, il primo ministro ha descritto un quadro drammatico, parlando di «montagne di debiti, folle di migranti, violenza di strada, l’ombra sempre più oscura della guerra, licenziamenti di massa, costi dei servizi pubblici alle stelle, famiglie impoverite e burocrati di Bruxelles che corrono in giro come polli in preda al panico», elencando i problemi dell’UE.   Secondo Orban, l’UE non è riuscita a imporsi come una potenza globale credibile. Invece di affrontare queste sfide, l’Unione è diventata un simbolo di debolezza, indecisione e caos interno, ha sostenuto.   Il premier magiaro criticato quello che ha definito il «tragico» accordo commerciale con gli Stati Uniti firmato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, aggiungendo che le politiche verdi dell’UE stanno «uccidendo l’industria europea». I prezzi dell’energia, ha osservato Orban, sono «da tre a quattro volte più alti» rispetto agli Stati Uniti, mentre Paesi come la Francia si avvicinano a livelli di debito insostenibili.   «L’Europa, come l’abbiamo conosciuta e amata, è finita», ha avvertito Orban. «Se lo neghiamo, perdiamo tempo. Se lo diciamo ad alta voce, guadagniamo tempo».

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Il politico ha contrapposto l’approccio di Budapest a quello di Bruxelles, evidenziando controlli più rigidi sull’immigrazione, una politica familiare legata all’occupazione e un sistema fiscale che, a suo dire, sostiene chi cerca lavoro.   Le critiche dell’Orbano, pur espresse in modo incisivo, si inseriscono in preoccupazioni più ampie condivise da economisti e analisti. Esperti del Fondo Monetario Internazionale e di altre istituzioni hanno avvertito che l’UE rischia una stagnazione a lungo termine.   Il FMI prevede una crescita dell’area dell’euro di appena lo 0,8% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026, mentre il debito pubblico rimane vicino al 90% del PIL e i deficit superano il 3%, ben oltre i livelli pre-pandemia.   Come riportato da Renovatio 21, Orban aveva parlato di un possibile «collasso» dell’Unione Europea ancora due settimane fa, descrivendo una fase di «disintegrazione caotica e costosa» e avvertendo che il bilancio UE 2028-2035 «potrebbe essere l’ultimo se non cambia nulla».   «L’UE è attualmente sull’orlo del collasso ed è entrata in uno stato di frammentazione. E se continua così… passerà alla storia come il deprimente risultato finale di un esperimento un tempo nobile», ha dichiarato Orban ad un picnic civico annuale a Kotcse, proponendo di trasformare l’UE – definita sempre da lui due mesi fa come «debole e ridicola» – in «cerchi concentrici».   Ancora la scorsa estate fa Orban aveva denunciato come il bilancio di Brusselle potrebbe distruggere l’intero euroblocco, notando pure, in un’altra occasione, l’esistenza di un piano «progressista» per l’Europa di «sostituire il cristianesimo e la nazione».   Il premier di Budapest aveva altresì chiesto, con un tweet ironico, la defenestrazione del presidente della Comissione UE Ursula Von der Leyen all’altezza del voto di sfiducia dello scorso luglio.  

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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia ripubblicata secondo indicazioni.
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Economia

L’UE ha speso 8,7 miliardi di euro in importazioni dalla Russia in tre mesi

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Nei primi tre mesi del 2025, gli Stati membri dell’UE hanno importato merci russe per 8,7 miliardi di euro (10,2 miliardi di dollari), secondo i dati dell’Istituto economico tedesco riportati dalla testata germanica Bild.

 

Nel primo trimestre, la bilancia commerciale UE-Russia ha favorito leggermente Mosca, con l’Unione che ha acquistato più di quanto ha venduto. Le principali importazioni, indicate dalla Bild, includono gas naturale per 4,4 miliardi di euro e petrolio greggio per 1,4 miliardi di euro.

 

Dopo l’escalation del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022, l’UE ha annunciato l’intenzione di tagliare i legami economici con Mosca. Sebbene le importazioni di gas e petrolio russi siano diminuite, diversi Paesi UE continuano a dipendere dalla Russia per l’energia.

 

Alcuni Stati membri hanno visto le loro industrie perdere competitività globale passando a fonti energetiche più costose. Secondo la Bild, tra i principali prodotti importati nel 2025 ci sono anche fertilizzanti russi, ferro, acciaio e nichel.

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A inizio anno, la Commissione europea ha proposto la RePowerEU Roadmap, che prevede l’eliminazione graduale delle importazioni energetiche russe entro il 2027.

 

Ungheria e Slovacchia, fortemente dipendenti dall’energia russa, si sono opposte al piano, sostenendo che metterebbe a rischio la loro sicurezza energetica. A inizio settembre, il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha accusato alcuni Stati membri di «ipocrisia», affermando che acquistano «petrolio russo di nascosto» tramite intermediari asiatici.

 

Ad agosto, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ammesso che la Germania «non sta solo affrontando un periodo di debolezza economica, ma una crisi strutturale», citando il calo dei profitti delle case automobilistiche tedesche.

 

Ad aprile, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha commentato le difficoltà economiche dell’UE, definendole «il vero costo dell’agenda anti-russa dell’UE». «La russofobia è un’ossessione costosa», ha dichiarato la diplomatica moscovita.

 

Come riportato da Renovatio 21, sette mesi fa era emerso che, ancora una volta, le importazioni UE di gas russo aumentano grandemente.

 

Il Cremlino ha lamentato a fine 2024 che gli USA avrebbero tentato di bloccare le esportazioni di gas russo verso la UE, che non ha mai in verità fermato gli acquisti. Diverse nazioni dell’UE, tra cui Austria, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Italia, continuano a fare affidamento sul gas russo per soddisfare il loro fabbisogno energetico e non hanno smesso di acquistare la materia prima nonostante le pressioni dei pari all’interno del blocco – vi sarebbe anche vari casi in cui la quantità di gas russo importato è, invece che diminuita, aumentata, con panico di personaggi come certi deputati neerlandesi.

 

Il Regno di Spagna rimane uno dei principali importatori di gas russo. Secondo il vice ministro russo Aleksandr Novak, la Russia triplicherà le esportazioni di gas entro il 2030.

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Come riportato da Renovatio 21, il Regno del Belgio ha chiesto che la UE vieti del tutto l’idrocarburo di Mosca. L’Austria ha invece richiesto una revisione del divieto europeo del gas russo; alcuni politici tedeschi pure.

 

La settimana scorsa è giunto l’ultimatum del presidente americano Donald Trump che ha intimato agli alleati NATO di non più comprare petrolio dalla Federazione russa.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa è emerso che gli USA acquistavano petrolio russo nonostante il divieto di importazione.

 

Due settimane fa il presidente ucraino Zelens’kyj ha dichiarato che non consentirà il transito verso la Slovacchia di petrolio e gas nella tratta ucraina degli oleodotti qualora essi fossero di origine russa.

 

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Immagine © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

 

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Economia

Peggiora la bolla dell’economia USA

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L’ultimo rapporto del Bureau of Labor Statistics del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, caduto in disgrazia, sull’inflazione dei prezzi al consumo ad agosto, pubblicato il 10 settembre, ha completato il quadro dell’economia americana in stagflazione; il dollaro è in calo del 10% rispetto alle principali valute nel 2025; e con non una, ma diverse grandi bolle del debito che crescono rapidamente verso quella che sembra una vera grande esplosione, che nel gergo finanziario usa chiamano bust, in opposizione a boom.   La questione che si pongono alcuni è che se la Casa Bianca di Trump voglia davvero questa discesa verso la recessione, per costringere la Federal Reserve ad abbassare i tassi di interesse. Il momento è delicato: le principali nazioni dei BRICS e della SCO stanno sfidando le pressioni economiche di Washington e stanno iniziando a costruire un sistema alternativo di commercio, credito e sviluppo   L’inflazione dei prezzi al consumo ha continuato la sua lenta ma costante crescita nel 2025: l’aumento complessivo dello 0,4% di agosto è stato il più grande di tutti i mesi dell’anno, così come l’inflazione su base annua, al 2,9% fino ad agosto.   Il contesto è caratterizzato da una crescita occupazionale media di sole 30.000 unità al mese nel secondo e terzo trimestre, dal continuo calo dell’occupazione nel settore manifatturiero e da un’improvvisa impennata delle richieste di disoccupazione di 40.000 unità, a 263.000 ad agosto.

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Per quanto riguarda l’inflazione, questa è sembrata in parte correlata ai dazi, con i prezzi di abbigliamento, generi alimentari e automobili che ad agosto sono aumentati dello 0,5-0,6%.   Tra gli altri fattori principali figurano le bollette elettriche, che sono aumentate improvvisamente a un tasso annuo del 5-6% nel 2025; e il settore immobiliare, in crescita dello 0,5% ad agosto. È scoppiata una bolla azionaria tecnologica, che ora sta crescendo in modo maniacale in previsione di importanti tagli dei tassi di interesse.   I cosiddetti Magnifici 7 giganti della tecnologia – Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta, Nvidia, and Tesla – hanno registrato un aumento del 45% della capitalizzazione azionaria nel secondo e terzo trimestre dell’anno; l’indice complessivo dei titoli tecnologici è salito del 12%, raggiungendo i 25.000 miliardi di dollari, la metà dell’intero S&P 500; mentre il resto dei titoli dell’S&P 500 è salito solo dell’1% nel secondo e terzo trimestre.   Questa bolla tecnologica sta eguagliando il tasso di crescita della bolla del debito federale da 37,5 trilioni di dollari e della bolla dei prezzi immobiliari da 22 trilioni di dollari.

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