Politica
Kennedy grazierà Assange e i «corraggiosi che dicono la verità»

Il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Robert F. Kennedy, Jr. è intervenuto sulla questione della libertà di stampa.
Ieri ha twittato che gli Stati Uniti «perseguitano attivamente giornalisti e informatori» invece di difendere la libertà di parola. «Questa non è l’Unione Sovietica. L’America che amo non imprigiona i dissidenti» ha scritto il candidato presidente.
Kennedy ha quindi dichiarato che avrebbe graziato Julian Assange e ha nominato un certo numero di «altri coraggiosi che dicono la verità», come Edward Snowden, che meritano la grazia presidenziale, promettendo che, invece di perseguirli, avrebbe «indagato sulla corruzione e sui crimini che hanno denunciato».
Instead of championing free speech, the U.S. actively persecutes journalists and whistleblowers. I’ll pardon brave truth-tellers like Julian Assange and investigate the corruption and crimes they exposed. This isn’t the Soviet Union. The America I love doesn’t imprison…
— Robert F. Kennedy Jr (@RobertKennedyJr) May 2, 2023
I manifestanti del gruppo femminista CODEPINK hanno accusato il Segretario di Stato Antony Blinken, mentre tentava di festeggiare, in un evento di autocelebrazione del Washington Post per la libertà di stampa in Occidente.
Durante l’evento, i membri dell’organizzazione di base femminista CODEPINK, hanno interrotto Blinken mentre parlava della libertà di stampa: «scusateci, non possiamo usare questa giornata senza chiedere la libertà di Julian Assange. È del tutto ipocrita che il segretario Blinken discuta di “libertà di stampa” mentre il nostro governo non cerca giustizia per i giornalisti americani uccisi dai nostri alleati e cerca di punire chi dice la verità come Julian Assange».
In precedenza, a marzo, CODEPINK aveva accusato Blinken concentrandosi sul pericolo di una guerra nucleare, sulla necessità o negoziazione e sulla mancanza di azioni diplomatiche da parte del massimo diplomatico del Paese.
Activists from Code Pink storm the stage today at a DC Forum on #WorldPressFreedomDay to protest the continued incarceration of Julian Assange for journalism as Secretary Blinken looks on |@medeabenjamin @codepink #FreeAssangeNOW #WPFD2023 pic.twitter.com/evutHul65p
— WikiLeaks (@wikileaks) May 3, 2023
Come riportato da Renovatio 21, il governo britannico sta impedendo alle ONG di vistare Julian Assange nel carcere di Londra dove ora si trova imprigionato. All’hacker attivista australiano ha offerto ripetutamente asilo il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador. Due anni fa Assange aveva vinto una causa per evitare l’estradizione negli Stati Uniti.
È emerso l’anno scorso che un complotto americano per rapire ed assassinare Assange, per il quale l’ex direttore CIA e segretario di Stato USA Mike Pompeo è stato convocato in un tribunale spagnuolo.
Richieste pubbliche di grazia per Assange furono avanzate dal regista Oliver Stone e dall’ex deputata delle Hawaii Tulsi Gabbard.
Tre anni fa era stato detto che le condizioni di Assange in carcere erano tremende. Uno psichiatra disse che si «prepara ad uccidersi in prigione».
Immagine di Alisdare Hickson via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

L’UE è sull’orlo del collasso e non sopravvivrà oltre il prossimo decennio senza una «revisione strutturale fondamentale» e un distacco dal conflitto ucraino, ha avvertito il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Intervenendo domenica al picnic civico annuale a Kotcse, Orban ha affermato che l’UE non è riuscita a realizzare la sua ambizione fondante di diventare una potenza globale e non è in grado di gestire le sfide attuali a causa dell’assenza di una politica fiscale comune. Ha descritto l’Unione come entrata in una fase di «disintegrazione caotica e costosa» e ha avvertito che il bilancio UE 2028-2035 «potrebbe essere l’ultimo se non cambia nulla».
«L’UE è attualmente sull’orlo del collasso ed è entrata in uno stato di frammentazione. E se continua così… passerà alla storia come il deprimente risultato finale di un esperimento un tempo nobile», ha dichiarato Orban, proponendo di trasformare l’UE in «cerchi concentrici».
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L’anello esterno includerebbe i paesi che cooperano in materia di sicurezza militare ed energetica, il secondo cerchio comprenderebbe i membri del mercato comune, il terzo quelli che condividono una moneta, mentre il più interno includerebbe i membri che cercano un allineamento politico più profondo. Secondo Orbán, questo amplierebbe la cooperazione senza limitare lo sviluppo.
«Ciò significa che siamo sulla stessa macchina, abbiamo un cambio, ma vogliamo muoverci a ritmi diversi… Se riusciamo a passare a questo sistema, la grande idea della cooperazione europea… potrebbe sopravvivere», ha affermato.
Orban ha accusato Brusselle di fare eccessivo affidamento sul debito comune e di usare il conflitto in Ucraina come pretesto per proseguire con questa politica. Finché durerà il conflitto, l’UE rimarrà una «anatra zoppa», dipendente dagli Stati Uniti per la sicurezza e incapace di agire in modo indipendente in ambito economico, ha affermato.
Il premier magiaro ha anche suggerito che, invece di «fare lobbying a Washington», l’UE dovrebbe «andare a Mosca» per perseguire un accordo di sicurezza con la Russia, seguito da un accordo economico.
Il primo ministro di Budapest non è il solo a nutrire queste preoccupazioni. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale e di altre istituzioni hanno lanciato l’allarme: l’UE rischia la stagnazione e persino il collasso a causa di sfide strutturali, crescita debole, scarsi investimenti, elevati costi energetici e tensioni geopolitiche.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

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Politica
Il governo francese collassa

Il governo francese è collassato dopo che il Primo Ministro François Bayrou ha perso un cruciale voto di fiducia in Parlamento lunedì. Bayrou è il secondo primo ministro consecutivo sotto Emmanuel Macron a essere destituito, precipitando la Francia in una crisi politica ed economica.
Per approvare una mozione di sfiducia all’Assemblea Nazionale servono almeno 288 voti. Quella di lunedì ne ha ottenuti 364, con il Nuovo Fronte Popolare di sinistra e il Raggruppamento Nazionale di destra coalizzati per superare lo stallo sul bilancio di austerità di Bayrou.
Dopo aver resistito a otto mozioni di sfiducia, Bayrou ha convocato questo voto per ottenere supporto alle sue proposte, che prevedevano tagli per circa 44 miliardi di euro per ridurre il debito francese in vista del bilancio di ottobre.
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Bayrou, che aveva definito il debito pubblico un «pericolo mortale», sembra aver accettato la sconfitta. Domenica, ha criticato aspramente i partiti rivali, che, pur «odiandosi a vicenda», si sono uniti per far cadere il governo.
Bayrou è il secondo primo ministro deposto dopo Michel Barnier, rimosso a dicembre dopo soli tre mesi, e il sesto sotto Macron dal 2017.
La caduta di Bayrou lascia Macron di fronte a un dilemma: nominare un Primo Ministro socialista, cedendo il controllo della politica interna, o indire elezioni anticipate, che i sondaggi indicano favorirebbero il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Con la popolarità di Macron al minimo storico, entrambe le opzioni potrebbero indebolire ulteriormente la sua presidenza. Gli analisti temono che una perdita di fiducia dei mercati nella gestione del deficit e del debito francese possa portare a una crisi simile a quella vissuta dal Regno Unito sotto Liz Truss, il cui governo durò meno della via di un cavolo prima della marcescenza.
Il malcontento verso Macron è in crescita: un recente sondaggio di Le Figaro rivela che quasi l’80% dei francesi non ha più fiducia in lui.
Come riportato da Renovatio 21, migliaia di persone hanno protestato a Parigi nel fine settimana, chiedendo le dimissioni di Macron con slogan come «Fermiamo Macron» e «Frexit».
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
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