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Geopolitica

Kandahar, ritrovata fossa comune con 21 corpi: l’ONU chiede un’indagine

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Rinvenuti nel distretto di Spin Boldak, al confine con il Pakistan. Human Rights Watch in precedenza aveva documento il ritrovamento di oltre 100 cadaveri in un canale. Il mese scorso sono aumentate le interferenze dei talebani nella distribuzione degli aiuti. Le agenzie umanitarie lanciano un appello per ulteriori fondi: una parte della popolazione rischia di non superare l’inverno.

 

 

Nello stretto di Spin Boldak, provincia di Kandahar, è stata trovata una fossa comune con almeno 21 corpi. Il portavoce talebano della provincia meridionale, Atahullah Zaid, ha detto, senza fornire prove, che le vittime sono state uccise e sepolte lì 9 anni fa, quando il generale Abdul Raqi Achakzai – strenuo oppositore dei talebani morto in un attacco armato nel 2018 – era a capo della polizia provinciale.

 

La fossa comune è stata trovata in una zona di confine con il Pakistan. Un’ex guardia di frontiera ha spiegato in forma anonima ad Amu.tv che l’area è sotto lo stretto controllo dei talebani e sono con ogni probabilità loro i colpevoli del massacro.

 

Molti ex membri delle Forze di difesa e sicurezza nazionali afgane sono stati uccisi a Spin Boldak quando i talebani hanno ripreso il controllo del distretto a luglio dello scorso anno.

 

Patricia Grossman, direttrice per l’Asia di Human Rights Watch, ha chiesto un’indagine internazionale: «è fondamentale che tutti i presunti crimini siano indagati come parte di un processo da svolgersi secondo gli standard internazionali», ed è importante che i talebani «impediscano atti di vendetta». Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, ha affermato che è essenziale che, in attesa dell’esame forense, i resti non vengano danneggiati.

 

Non sarebbe la prima volta che i talebani si dedicano a uccisioni arbitrarie e poi fanno sparire i corpi: a luglio di quest’anno Human Rights Watch aveva documentato il ritrovamento di oltre un centinaio di cadaveri nel canale nella provincia orientale di Nangarhar.

 

In base alle ricostruzioni gli ex studenti coranici avevano condotto incursioni notturne per uccidere chiunque fosse sospettato di essere affiliato o di aver dato rifugio ai membri dello Stato islamico (IS-K), il gruppo terroristico che considera tiepida l’agenda islamista dei talebani.

 

Tuttavia è difficile differenziare le uccisioni di civili ed ex membri del governo afghano, combattenti appartenenti alla resistenza anti-talebana  e miliziani dello Stato islamico.

 

La repressione dei talebani ha fatto salire il numero di sfollati interni: secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) – aggiornati alla settimana scorsa – sono più di 30.200 le persone che nel corso del 2022 hanno lasciato la loro casa a causa delle violenze diffuse o dei disastri ambientali.

 

Un numero elevato – a cui per fare un confronto andranno aggiunti gli spostamenti dell’ultima parte dell’anno – ma comunque nettamente inferiore ai 704 mila sfollati del 2021.

 

Milioni di persone nel frattempo non hanno i mezzi per superare un altro inverno: le agenzie ONU vengono considerate l’ultima «barriera» tra la carestia e la popolazione afghana, ma il mese scorso sono aumentati gli incidenti di accesso all’assistenza umanitaria. In altre parole i talebani hanno impedito la distribuzione di aiuti alla popolazione: i dati dell’OCHA dicono che ad agosto le interferenze sono aumentate del 39% rispetto a luglio, provocando anche la sospensione di alcuni programmi umanitari.

 

Le difficoltà economiche affliggono il 60% della popolazione, pari a 24,4 milioni di persone. Il Programma alimentare dell’Onu sta assistendo 18 milioni di afgani in condizioni di grave insicurezza alimentare, sei milioni dei quali sull’orlo della carestia.

 

Le agenzie umanitarie all’inizio dell’anno hanno lanciato un appello per la raccolta di 4,4 miliardi di dollari: 9 mesi dopo sono stati raccolti solo il 43% dei fondi necessari.

 

 

 

 

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Geopolitica

La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco

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Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.

 

Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.

 

«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.

 

Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.

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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.

 

All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.

 

La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.

 

Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.

 

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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset

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La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.   Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.   Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».   Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.

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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».   «Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.   Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.   Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».   «La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.   Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.   Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania

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Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.

 

Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.

 

Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.

 

Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)

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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.

 

Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».

 

«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».

 

Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».

 

Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.

 

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