Geopolitica
Israele picchia i fedeli ad Al Aqsa e bombarda Gaza
Pasque di sangue in Israele: la polizia israeliana ha fatto irruzione nella moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, picchiando brutalmente i fedeli musulmani. L’indignazione si è diffusa tra le comunità palestinesi, scatenando marce, scontri con le truppe israeliane e attacchi missilistici dalla Striscia di Gaza.
La violenza è culminata con l’aviazione israeliana che ha per l’ennesima volta bombardato Gaza.
La testata Middle East Eye riporta che centinaia di uomini, donne e bambini stavano pernottando a pregare, una pratica chiamata Itikaf. Il governo israeliano controlla l’accesso ad Al Aqsa e vi proibisce Itikaf tranne che per gli ultimi 10 giorni del Ramadan, il mese sacro per gli islamici che è attualmente in corso. I palestinesi hanno ignorato quel divieto, apparentemente con l’acquiescenza israeliana.
Tuttavia, stavolta, verso le dieci di sera, la polizia è entrata nell’area della moschea e ha iniziato a sgomberare i fedeli dai cortili esterni. Al contempo, dozzine di altri fedeli musulmani si chiudevano nella sala di preghiera di Qibli nel tentativo di evitare lo sgombero.
Le immagini dei bastonamenti che affiorano in rete descrivono una violenza belluina, tra le urla di donne disperate.
BREAKING: Israeli police brutally beat Palestinian worshippers inside al Aqsa mosque in Jerusalem during Ramadan. pic.twitter.com/IiFU10qI5c
— IMEU (@theIMEU) April 4, 2023
Secondo il giornale israeliano Haaretz i fedeli era motivati a restare nella moschea (la terza più importante dell’Islam) forse dal fatto che alcuni coloni israeliani avevano chiesto agli ebrei di sacrificare capre alla moschea di Al Aqsa mercoledì, all’inizio della Pasqua ebraica.
Come noto, la moschea si trova su un terreno venerato anche dagli ebrei, che lo chiamano il Monte del Tempio. L’accordo di lunga data su questa terra sensibile prevede che gli ebrei vi visitino ma non vi adorino, e certamente non sacrifichino animali. Si tratta del luogo dove alcuni ebrei vorrebbero costruire il cosiddetto Terzo Tempio, la cui realizzazione coinciderebbe con l’arrivo del Messia degli ebrei – che, per inciso, per certa tradizione cristiana potrebbe essere l’Anticristo.
Le autorità israeliane hanno definito fedeli palestinesi come agitatori mascherati armati di fuochi d’artificio, bastoni e pietre.
Alcuni video sembrano confermare l’affermazione dell’uso di fuochi d’artificio, peraltro già visti in altre schermaglie tra le parti nei mesi scorsi, anche se anche la dichiarazione ufficiale della polizia afferma che i fuochi d’artificio e le pietre sono volati solo dopo che la polizia ha lanciato il loro attacco:
Al Aqsa mosque is under attack by Israeli occupation troops. Where are human rights organizations and activists?pic.twitter.com/e4ctFTEsuj
— Saith Abdullah (@SaithAbdullah99) April 4, 2023
Un testimone ha detto a Reuters che le forze israeliane «hanno arrestato le persone e hanno messo i giovani a faccia in giù a terra mentre continuavano a picchiarli».
L’interno della moschea è devastato:
תיעוד שיוצא לפנות בוקר ממסגד אל אקצא. הסרטונים שיוצאים מהמתחם מגבירים את הקריאת לתגובה בזירה הפלסטינית לרבות מרצועת עזה. pic.twitter.com/WDQFSBuwRZ
— Jack khoury.جاك خوري (@KhJacki) April 5, 2023
«Mettiamo in guardia l’occupazione dall’attraversare le linee rosse nei luoghi sacri, il che porterà a una grande esplosione» ha dichiarato un portavoce del presidente palestinese Mahmoud Abbas. Hamas ha chiamato la vicenda «crimine senza precedenti». Arabia Saudita, Egitto e Giordania hanno condannato gli incidenti. La Giordania, in particolare, ha reagito con parole veementi, essendo stato il Regno il custode dei luoghi santi di Gerusalemme per più di un secolo.
I militanti palestinesi a Gaza hanno quindi lanciato missili in direzione di Sderot.
⚡️The moment the rockets were fired from Gaza towards occupied Sderot.
I cannot 100% verify this video as of now. pic.twitter.com/7iu4iT8rJf
— War Monitor (@WarMonitors) April 5, 2023
????????Palestinian resistance force Hamas successful strike on Sderot in retaliation for attack on Al-Aqsa mosque.
"Era of hit and run is over now, if you hit you will get hit harder" pic.twitter.com/bzydhXMmZn
— عباس (@Khaaki_Banda) April 5, 2023
Secondo quanto riferito, una fabbrica di alimenti a Sderot è stata colpita, senza vittime. Si dice che questo video ampiamente diffuso mostri l’impatto, con i lavoratori che si affrettano a raggiungere un riparo.
Video: Gaza rocket landed at a factory in Sderot, Southern Israel; No injuries reported pic.twitter.com/X3IQ8Rttla
— Local Focus – Security Alerts (@LocalFocus1) April 5, 2023
A protezione del territorio ebraico è scattato il famoso sistema di intercettazione Iron Dome.
What appears to be two Iron Dome Tamir interceptors launched towards rocket fire from the Gaza Strip a short time ago. pic.twitter.com/q2tA5ze8eL
— Joe Truzman (@JoeTruzman) April 5, 2023
Iron Dome Tamir interceptors target rockets launched from Gaza toward southern Israel. pic.twitter.com/eTAJl28OPW
— Joe Truzman (@JoeTruzman) April 5, 2023
Secondo Reuters alcuni testimoni hanno parlato di carrarmati israeliani che hanno sparato in direzione delle posizioni di Hamas lungo la rete di confine. L’aviazione dello Stato di Israele avrebbe quindi proceduto con un bombardamento su Gaza.
My beloved #Gaza wakes up to this massive bombing after a brutal night in Al-Aqsa Mosque. Airstrikes in Ramadan is an ongoing trauma for Gazas which recalls painful memories of previous offensives, also took place in Ramadan. pic.twitter.com/wjBAWOU7J7
— Ibtihal (@IbtihalGaza) April 5, 2023
Qualcuno ora si chiede se l’incidente di al Aqsa, e le successive reazioni, siano una provocazione che serve a distrarre la popolazione israeliana dalle dimostrazioni di massa per defenestrare il premier Netanyahu, con giornali nazionali che chiedono senza mezzi termini quello che de facto sarebbe un golpe che rovescerebbe il nuovo governo dell’eterno Bibi.
Come riportato da Renovatio 21, dietro alle manifestazioni contro Netanyahu (che forse ha esaurito i suoi contatti con la Casa Bianca e probabilmente è pure troppo vicino a Putin) ci potrebbe essere, per qualche motivo, una manina nota.
Nel frattempo, Israele sta creando una Guardia Nazionale e non sta fermando i bombardamenti sulla Siria, mai messi in pausa, nemmeno con il terremoto.
Come riportato da Renovatio 21, si era consumata una violenta rivolta dei coloni ebraici appena un mese fa, con roghi e balli davanti a proprietà palestinesi distrutte.
Le tensioni seguono dichiarazioni come quella del ministro israeliano Bezalel Smotrich che ha detto che non esiste alcun popolo palestinese, mentre il ministro per la sicurezza Itamar Ben-Gvir ha vietato direttamente le bandiere palestinesi.
Geopolitica
Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino
La Russia porterà a compimento tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.
Tra gli scopi principali enunciati da Putin nel 2022 vi sono la protezione degli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dall’aggressione delle forze di Kiev, nonché la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina.
«Naturalmente porteremo a termine questa operazione fino alla sua logica conclusione, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», ha affermato Putin in videocollegamento durante la riunione del Consiglio presidenziale per i diritti umani di martedì.
Il presidente russo quindi ricordato che il conflitto è scoppiato quando l’esercito ucraino è stato inviato nel Donbass, regione storicamente russa che nel 2014 aveva respinto il colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente. Questo, secondo il presidente, ha reso inevitabile l’intervento delle forze armate russe per porre fine alle ostilità.
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«Si tratta delle persone. Persone che non hanno accettato il colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e contro le quali è stata scatenata una guerra: con artiglieria, armi pesanti, carri armati e aviazione. È lì che è iniziata la guerra. Noi stiamo cercando di mettervi fine e siamo costretti a farlo con le armi in pugno».
Putin ha ribadito che per otto anni la Russia ha cercato di risolvere la crisi per via diplomatica e «ha firmato gli accordi di Minsk nella speranza di una soluzione pacifica». Tuttavia, ha aggiunto la settimana scorsa in un’intervista a India Today, «i leader occidentali hanno poi ammesso apertamente di non aver mai avuto intenzione di rispettarli», avendoli sottoscritti unicamente per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di riarmarsi.
Mosca ha accolto positivamente il nuovo slancio diplomatico impresso dal presidente statunitense Donald Trump, che ha proposto il suo piano di pace in 28 punti come base per un’intesa.
Lunedì Trump ha pubblicamente invitato Volodymyr Zelens’kyj ad accettare le proposte di pace, lasciando intendere che il leader ucraino non abbia nemmeno preso in esame l’ultima offerta americana.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Lavrov elogia la comprensione di Trump delle cause del conflitto in Ucraina
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Geopolitica
Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025
I leader europei e i media dell’establishment sono in preda al panico dopo la diffusione, sul portale ufficiale della Casa Bianca, della «Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America 2025» (NSS).
A terrorizzare Bruxelles e dintorni è l’impegno esplicito del governo USA a privilegiare «Coltivare la resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa all’interno delle nazioni europee», descritta in termini aspri ma realistici. Il report si scaglia in particolare contro l’approccio dell’UE alla Russia.
L’NSS ammonisce che il Vecchio Continente rischia la «cancellazione della civiltà» se non invertirà la rotta imposta dall’Unione Europea e da altre entità sovranazionali. La «mancanza di fiducia in se stessa» del Continente emerge con evidenza nelle interazioni con Mosca. Gli alleati europei detengono un netto primato in termini di hard power rispetto alla Russia in quasi tutti i campi, salvo l’arsenale nucleare.
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Dopo l’invasione russa in Ucraina, i rapporti europei con Mosca sono drasticamente deteriorati e numerosi europei vedono nella Federazione Russa una minaccia esistenziale. Gestire le relazioni transatlantiche con la Russia esigerà un impegno diplomatico massiccio da Washington, sia per reinstaurare un equilibrio strategico in Eurasia sia per scongiurare frizioni tra Mosca e gli Stati europei.
«È un interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation o un’espansione indesiderata della guerra e ristabilire la stabilità strategica con la Russia, nonché per consentire la ricostruzione post-ostilità dell’Ucraina, consentendole di sopravvivere come Stato vitale».
Il conflitto ucraino ha paradossalmente accresciuto la vulnerabilità esterna dell’Europa, specie della Germania. Oggi, le multinazionali chimiche tedesche stanno erigendo in Cina alcuni dei più imponenti complessi di raffinazione globale, sfruttando gas russo che non possono più procurarsi sul suolo patrio.
L’esecutivo Trump si scontra con i burocrati europei che coltivano illusioni irrealistiche sul prosieguo della guerra, appollaiati su coalizioni parlamentari fragili, molte delle quali calpestano i pilastri della democrazia per imbavagliare i dissidenti. Una vasta maggioranza di europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle scelte politiche, in gran parte ostacolate dal sabotaggio dei meccanismi democratici perpetrato da quegli stessi governi. Per quanto allarmati siano i continentali, l’establishment britannico lo è ancor di più.
Ruth Deyermond, docente al dipartimento di Studi della Guerra del King’s College London e specialista in dinamiche USA-Russia, ha commentato su X che il testo segna «l’enorme cambiamento nella politica statunitense nei confronti della Russia, visibile nella nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale – il più grande cambiamento dal crollo dell’URSS». Mosca appare citata appena dieci volte nel corposo documento, nota Deyermond, e prevalentemente per evidenziare le fragilità europee.
In un passaggio esemplare, il report afferma che «questa mancanza di fiducia in se stessa è più evidente nelle relazioni dell’Europa con la Russia». «L’assenza della Russia dalla Strategia di Sicurezza Nazionale 2025 appare davvero strana, sia perché la Russia è ovviamente uno degli stati che hanno l’impatto più significativo sulla stabilità globale al momento, sia perché l’amministrazione è così chiaramente interessata alla Russia (…) Non è solo la mancanza di riferimenti alla Russia a essere sorprendente, è il fatto che la Russia non venga mai menzionata come avversario o minaccia» scrive l’accademica.«La mancanza di discussione sulla Russia, nonostante la sua importanza per la sicurezza e l’ordine internazionale e la sua… importanza per l’amministrazione Trump, fa sembrare che stiano semplicemente aspettando di poter parlare in modo più positivo delle relazioni in futuro».
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La parte dedicata al dossier ucraino – che allude al fatto che «l’amministrazione Trump si trova in contrasto con i politici europei che nutrono aspettative irrealistiche per la guerra» – pare quasi redatta dal Cremlino. L’incipit della Deyermond è lapidario: «Se qualcuno in Europa si aggrappa ancora all’idea che l’amministrazione Trump non sia inamovibile filo-russa e ostile alle istituzioni e ai valori occidentali, dovrebbe leggere la Strategia per la Sicurezza Nazionale del 2025 e ripensarci».
Il NSS dedica scarsa attenzione alla NATO, se non per insistere sulla cessazione della sua espansione indefinita, ma stando ad un articolo Reuters del 5 dicembre, Washington intende che l’Europa rilevi entro il 2027 la gran parte delle competenze di difesa convenzionale dell’Alleanza, dall’intelligence ai missili. Questa scadenza «irrealistica» è stata illustrata questa settimana a diplomatici europei a Washington dal team del Pentagono incaricato della politica atlantica, secondo cinque fonti «a conoscenza della discussione».
Nel corso dell’incontro, i vertici del Dipartimento della Difesa avrebbero espresso insoddisfazione per i passi avanti europei nel potenziare le proprie dotazioni difensive dopo l’«invasione estesa» russa in Ucraina del 2022. Gli esponenti USA hanno avvisato i loro omologhi che, in caso di mancato rispetto del termine del 2027, gli Stati Uniti potrebbero sospendere la propria adesione a certi meccanismi di coordinamento difensivo NATO, hanno riferito le fonti. Le capacità convenzionali comprendono asset non nucleari, da truppe ad armamenti, e i funzionari non hanno chiarito come misurare i progressi europei nell’assunzione della quota preponderante del carico, precisa Reuters.
Non è dato sapere se il limite temporale del 2027 rifletta la linea ufficiale dell’amministrazione Trump o meri orientamenti di singoli addetti del Pentagono. Diversi rappresentanti europei hanno replicato che un tale orizzonte non è fattibile, a prescindere dai criteri di valutazione di Washington, dal momento che il Vecchio Continente necessita di risorse finanziarie aggiuntive e di una volontà politica più marcata per rimpiazzare alcune dotazioni americane nel breve periodo.
Tra le difficoltà, i partner NATO affrontano slittamenti nella fabbricazione degli equipaggiamenti che intendono acquisire. Sebbene i funzionari USA abbiano sollecitato l’Europa a procacciarsi più hardware di produzione statunitense, taluni dei sistemi difensivi e armi made in USA più cruciali imporrebbero anni per la consegna, anche se commissionati oggi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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