Geopolitica
Israele continua a bombardare il Libano e colpisce anche gli Houthi in Yemen
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno bombardato oggi ulteriori obiettivi di Hezbollah in Libano, mentre sembrava anche voler espandere i suoi attacchi contro altri gruppi armati dell’arco sciita nella regione, effettuando attacchi contro gli Houthi nello Yemen.
Un portavoce degli Houthi, Nasruddin Amer, ha scritto su X che Israele ha attaccato la città portuale di Hodeidah nello Yemen, senza dire cosa sia stato colpito. Al Jazeera sta trasmettendo filmati di fumo che si alza sulla città. Non c’è stato alcun commento immediato dall’esercito israeliano.
Israel targets the port of Hodeidah following ballistic missile attacks on Tel Aviv.
This is Yemen’s fourth largest city. Serious implications for the civilian population. The port is a lifetime for aid, food and power. pic.twitter.com/S5m7rjemBe
— Trey Yingst (@TreyYingst) September 29, 2024
NOW: ISRAELI STRIKES IN YEMEN 🚨
What we know so far:
– According to Saudi Al-Arabiya, Israeli airstrikes m hit a power plant at the Hodeidah port.
– Lebanese Al Mayadeen reports additional strikes on oil reserves in Ras Issa, near the Hodeidah port.
– Yemeni media reports… pic.twitter.com/Gv4v1Ef51K
— Open Source Intel (@Osint613) September 29, 2024
Israel attacks in Yemen The port of Hodeidah was attacked from the air. Yet again, Israel is doing the world’s dirty work. #Israel #Yemen #Houthis pic.twitter.com/w7LkqKJB6c
— Intel Catalyst (@IntelCatalyst) September 29, 2024
Hodeidah, Yemen – Israel attacks the seaport and oil facilities. 1800 km from the border.
What the West has failed to do in months to protect civilian ships – Israel is cleaning up terrorists. pic.twitter.com/QgP5GBJDLi— Jürgen Nauditt 🇩🇪🇺🇦 (@jurgen_nauditt) September 29, 2024
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Gli attacchi in Libano farebbero parte di una grande escalation della campagna di Israele contro Hezbollah nelle ultime due settimane, dopo quasi un anno di scambi di fuoco transfrontalieri. Ciò ha aumentato la minaccia di una guerra regionale totale che potrebbe potenzialmente coinvolgere l’Iran.
Nelle ultime settimane, gli Houthi hanno lanciato missili contro obiettivi in Israele e l’esercito israeliano ha affermato che gli attacchi di domenica in Yemen erano una risposta.
L’IDF ha inoltre dichiarato domenica di aver colpito decine di obiettivi in Libano, tra cui lanciarazzi ed edifici che, a suo dire, venivano utilizzati per immagazzinare armi, e di aver ulteriormente preso di mira i vertici del gruppo.
Secondo il ministero della Salute del Paese, almeno 24 persone sono state uccise dopo un attacco israeliano nei pressi della città costiera meridionale di Sidone e altre quattro sono state uccise nel Libano orientale.
Waves of #IDF airstrikes on #Hezbollah targets in #Lebanon continue now, Nearly 100 targets were attacked today.
The target areas were attacked:
-Harmel
-high number of targets in the #Baqaa area
-Several targets in Tzur
-Sidon
-Baalbak
-several villages in southern Lebanon pic.twitter.com/qImDPAUhxB— Ori Miller🇮🇱 (@orielishamiller) September 29, 2024
Sidon au Liban pic.twitter.com/437YAZgCTF
— GENGIS KHAN 🇮🇱 🇫🇷 (@GENGIS9999) September 23, 2024
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Almeno un attacco è stato diretto alla stessa area a sud di Beirut dove il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è stato ucciso venerdì in un attacco che, secondo l’esercito israeliano, ha colpito il quartier generale sotterraneo della milizia. Domenica, video hanno mostrato l’entità dei danni in quell’area.
Il Nasrallah era un faro per le forze anti-israeliane in tutto il Medio Oriente e oltre, e la sua morte è un duro colpo per Hezbollah. Priva l’organizzazione di un leader la cui statura, esperienza, relazioni politiche e retorica hanno costituito una potente forza unificante.
‘esercito israeliano ha dichiarato che più di 20 altri militanti sono stati uccisi negli attacchi di venerdì nei pressi di Beirut, nei quali è stato assassinato il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah.
Tra gli altri uccisi c’erano Ibrahim Hussein Jazini, direttore dell’unità di sicurezza di Nasrallah; Samir Tawfiq Dib, consigliere di Nasrallah; e Abed al-Amir Muhammad Sablini, capo delle forze di rafforzamento di Hezbollah, secondo una dichiarazione dell’esercito.
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Due giorni dopo l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah da parte delle bombe israeliane a sud di Beirut e un giorno dopo l’annuncio della sua morte, il gruppo armato non ha ancora fornito informazioni sul suo funerale, né nominato il suo successore.
Sia Hezbollah che il capo di stato maggiore israeliano, il tenente generale Herzi Halevi, hanno giurato di continuare a combattere.
Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha affermato che fino a un milione di persone potrebbero essere sfollate dalle loro case a causa del conflitto tra Hezbollah e Israele, e ha ribadito il suo appello per un cessate il fuoco. «Il governo sta facendo tutto il possibile entro le sue limitate risorse per gestire la crescente crisi», ha affermato in dichiarazioni riportate dal ministero dell’informazione del paese. Il Mikati è un primo ministro ad interim in un governo paralizzato da una situazione di stallo e da una crisi economica.
Mikati ha anche annunciato alcune misure per facilitare la consegna degli aiuti umanitari. Circa il 10 percento della popolazione libanese di oltre cinque milioni è stata sfollata a causa dei recenti combattimenti, secondo il ministero della Salute libanese.
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Immagine screenshot da Twitter
Geopolitica
Senatore americano: «il Sudafrica è nostro nemico»
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Geopolitica
Putin sostiene Maduro nella situazione di stallo con gli Stati Uniti
Il presidente russo Vladimir Putin ha rinnovato il suo pieno appoggio al presidente venezuelano Nicolás Maduro, nonostante l’intensificazione della presenza militare statunitense nei Caraibi.
I due leader hanno evidenziato l’eccezionale solidità dei rapporti tra Mosca e Caracas nel corso di una telefonata avvenuta giovedì. Secondo quanto riferito dal Cremlino, Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio sostegno alla ferma determinazione del governo guidato da Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne».
I presidenti hanno confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico firmato lo scorso maggio.
Dal canto suo, il governo venezuelano ha fatto sapere che Putin e Maduro hanno sottolineato «la natura strategica, solida e in costante crescita delle relazioni bilaterali» e che il leader russo ha manifestato il proprio sostegno agli sforzi di Maduro volti a «rafforzare la pace, la stabilità politica e lo sviluppo economico».
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La telefonata è arrivata pochi giorni dopo il sequestro, da parte degli Stati Uniti, di una petroliera salpata da un porto venezuelano all’inizio del mese. La procuratrice generale statunitense Pam Bondi ha dichiarato che la nave era già stata sanzionata in passato per aver presumibilmente trasportato petrolio iraniano.
Caracas ha definito l’operazione «un atto di pirateria» e ha accusato Washington di voler «saccheggiare» le risorse naturali venezuelane.
Da settembre gli Stati Uniti hanno dispiegato una flotta navale nei Caraibi e hanno fermato oltre venti imbarcazioni sospettate di traffico di droga in acque internazionali. Secondo quanto riportato da Reuters, l’amministrazione americana si starebbe preparando a intercettare ulteriori navi che trasportano greggio venezuelano nell’ambito della campagna di massima pressione contro Maduro, accusato dal presidente Donald Trump di collusione con i cartelli della droga.
Maduro ha respinto categoricamente ogni legame del suo governo con il narcotraffico, ha promesso di difendere il Paese da una eventuale invasione e ha bollato le azioni di Washington come «colonialiste», avvertendo che potrebbero scatenare «una guerra folle» nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa si era parlato di una telefonata segreta tra Trump e Maduro.
Gli Stati Uniti hanno offerto una taglia di 50 milioni di dollari per informazioni che conducano all’arresto o alla condanna di Maduro, ritenuto dagli americani a capo di una ghenga narcoterrorista.
Diverse notizie della scorsa settimana indicano che Washington stia pianificando operazioni in Venezuela e abbia identificato potenziali bersagli legati al presunto narcotraffico. Gli USA avrebbero schierato nella zona circa 16.000 soldati e otto navi da guerra della Marina.
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Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
L’Ungheria dice che il capo della NATO «pugnala alle spalle» e «alimenta la guerra»
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