Economia
Inflazione, guerra dei numeri: la Turchia vieta l’accesso all’ufficio di statistica
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews.
La sicurezza vieta l’ingresso nella sede del Tuik a Kemal Kilicdaroglu, fra i principali leader dell’opposizione. I critici accusano l’istituto di scarsa trasparenza e credibilità. A Istanbul l’aumento dei prezzi su base annua è del 50%, l’inflazione colpisce soprattutto beni di prima necessità e carburante.
I dati forniti dal governo turco sull’inflazione – che assieme al crollo della lira hanno innescato proteste di piazza – sono diventati elemento di tensione, con le opposizioni sugli scudi a lamentare scarsa trasparenza nei numeri ufficiali che definiscono «poco credibili».
Ad alimentare lo scontro, la decisione delle autorità di impedire l’accesso nella sede dell’Ufficio nazionale di statistica (TUIK) al parlamentare Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito repubblicano (CHP) e fra i più autorevoli esponenti dell’opposizione.
La vicenda si è verificata il 3 dicembre scorso, ma in queste ultime ore ha innescato nuove proteste con il fronte anti-governativo che attacca la leadership di Ankara, accusandola di manipolazione e scarsa credibilità.
Ad alimentare lo scontro, la decisione delle autorità di impedire l’accesso nella sede dell’Ufficio nazionale di statistica (TUIK) al parlamentare Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito repubblicano (CHP) e fra i più autorevoli esponenti dell’opposizione
Secondo alcuni testimoni, le guardie di sicurezza da dietro le sbarre dell’edificio hanno invitato l’esponente dell’opposizione ad allontanarsi, aggiungendo che il divieto di accesso era stato emanato dal capo dell’istituto il quale risponde al presidente Recep Tayyip Erdogan.
Il crollo drammatico della lira turca (meno 45% rispetto al dollaro) ha determinato una rapida impennata dei prezzi e alimentato i sospetti di manipolazioni dei numeri da parte del TUIK, per coprire i dati reali. Erdogan ostenta sicurezza nonostante i numeri e difende una politica economica tutt’altro che ortodossa, che vuole mantenere bassi i tassi di interesse per stimolare crescita ed esportazioni grazie a una valuta competitiva.
Per gli economisti il controllo dell’inflazione viene attuato mediante aumento dei tassi di interesse, una politica che il presidente turco considera «un male che rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri».
Nel frattempo, un gruppo di economisti indipendenti, uniti nell’Inflation Research Group (denunciati in sede penale nei mesi scorsi proprio dal Tuik per le critiche espresse), ha elencato dati che smentiscono – di molto – quelli ufficiali.
Una questione controversa e non di poco conto, perché sul dato relativo all’inflazione si giocano gli aumenti salariali, le pensioni, oltre agli affitti e alle tasse.
L’aumento dell’inflazione ha eroso il potere di acquisto di una larga parte dei lavoratori: circa 20,5 milioni di persone vivono grazie a uno stipendio fisso, mentre altri 10 milioni fra i quali vedove, anziani e orfani si affidano alle pensioni o ai sussidi forniti dallo Stato
L’aumento dell’inflazione ha eroso il potere di acquisto di una larga parte dei lavoratori: circa 20,5 milioni di persone vivono grazie a uno stipendio fisso, mentre altri 10 milioni fra i quali vedove, anziani e orfani si affidano alle pensioni o ai sussidi forniti dallo Stato.
Commentando il divieto di ingresso alla sede dell’ufficio di statistica, Kilicdaroglu ha definito del tutto «inaffidabili» i dati forniti e denunciato l’istituto per un episodio «senza precedenti nella storia repubblicana».
Immediata, e furiosa, la replica del governo per bocca del ministro degli Interni Suleyman Soylu che accusa il leader dell’opposizione di «emulare» terroristi e teppisti con la mancata «irruzione» nella sede del TUIK, difeso dallo stesso Erdogan secondo cui i vertici dell’istituto devono rendere conto solo «al presidente e ai ministri competenti».
Intanto non accenna a fermarsi la corsa dei prezzi, come emerge dai numeri forniti in queste ore e relativi a Istanbul, capitale economica e commerciale del Paese: il costo della vita è cresciuto del 50,18% su base annua, con il solo dato relativo agli affitti che fa registrare un più 71,43%.
I dati IPA (İstanbul Planning Agency) si basano su un paniere di 321 prodotti analizzati in 3mila diversi punti della metropoli: l’olio di semi di girasole registra una crescita del 137,59%, la farina di grano +109,14%, il carburante +102,72%, lo zucchero 90,71% e le uova del 40,21%.
Il settore che ha fatto registrare la maggiore tendenza al rialzo è quello dello «svago e cultura» con il 21,11%; per Veysel Ulusoy, membro esecutivo dell’Inflation Research Group (ENAG), l’inflazione «sta raggiungendo dei livelli incontrollabili».
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Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.
L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.
L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.
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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».
Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.
La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.
Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.
Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».
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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.
L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.
Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.
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Immagine di Fourbyfourblazer via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
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Economia
La BCE respinge il ladrocinio dei fondi russi congelati proposto dalla Von der Leyen
La Banca Centrale Europea ha declinato di avallare il progetto della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per un finanziamento di 140 miliardi di euro a beneficio dell’Ucraina, da assicurare mediante i patrimoni russi immobilizzati. Lo riporta il Financial Times, attingendo a fonti informate sui negoziati.
Il quotidiano britannico ha precisato che la BCE ha ritenuto l’iniziativa della Commissione – che fa leva sugli attivi sovrani russi custoditi presso Euroclear, la società depositaria belga – estranea al proprio ambito di competenza.
Bruxelles ha impiegato mesi a sondare l’utilizzo delle riserve congelate della banca centrale russa per strutturare un «mutuo di indennizzo» da 140 miliardi di euro (equivalenti a 160 miliardi di dollari) in appoggio a Kiev. Il Belgio ha più volte espresso allarmi su potenziali controversie giudiziarie e pericoli finanziari in caso di attuazione del meccanismo.
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In base alla bozza elaborata dalla Commissione, i governi degli Stati membri dell’UE offrirebbero garanzie pubbliche per distribuire il peso del rimborso del prestito ucraino.
Tuttavia, i rappresentanti della Commissione hanno segnalato che i Paesi UE potrebbero non riuscire a reperire celermente risorse in scenari di urgenza, con il pericolo di generare turbolenze sui mercati finanziari.
A quanto risulta, i funzionari UE hanno sollecitato alla BCE se potesse intervenire come prestatore estremo per Euroclear Bank, la branca creditizia dell’ente belga, al fine di scongiurare una carenza di liquidità. Gli esponenti della BCE hanno replicato alla Commissione che tale opzione è impraticabile, ha proseguito il Financial Times, basandosi su interlocutori vicini alle consultazioni.
«Un’ipotesi di tal genere non è oggetto di esame, in quanto verosimilmente contravverrebbe alla normativa dei trattati UE che esclude il finanziamento monetario», ha chiarito la BCE.
Bruxelles starebbe ora esplorando vie alternative per assicurare una provvista temporanea a supporto del mutuo da 140 miliardi di euro.
«Assicurare la liquidità indispensabile per eventuali obblighi di restituzione dei beni alla banca centrale russa costituisce un elemento cruciale di un eventuale mutuo di indennizzo», ha dichiarato FT, citando un portavoce della Commissione.
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La direttrice di Euroclear, Valerie Urbain, ha ammonito la settimana scorsa che l’iniziativa verrebbe percepita a livello mondiale come una «espropriazione delle riserve della banca centrale, che erode il principio di legalità». Mosca ha reiteratamente definito qualsiasi ricorso ai suoi attivi sovrani come un «saccheggio» e ha minacciato ritorsioni.
L’urgenza del piano si inserisce in un frangente in cui l’UE, alle prese con vincoli di bilancio, deve reperire risorse per Kiev nei prossimi due anni, aggravata dalla congiuntura di liquidità critica ucraina, con gli sforzi per attingere ai fondi russi che si acuiscono mentre Washington avanza una nuova proposta per dirimere il conflitto. Gli analisti prevedono che l’Ucraina affronterà un disavanzo di bilancio annuo di circa 53 miliardi di dollari nel quadriennio 2025-2028, al netto degli stanziamenti militari extra.
L’indebitamento pubblico e garantito dal governo del Paese ha raggiunto picchi storici, oltrepassando i 191 miliardi di dollari a settembre, ha comunicato il Ministero delle Finanze. Il mese scorso, il Fondo Monetario Internazionale ha aggiornato al rialzo le stime sul debito ucraino, proiettandolo al 108,6% del PIL.
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Immagine di © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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