Geopolitica
Improvvise dimmissioni del ministro degli Esteri che ha portato la Svezia nella NATO
Tobias Billstrom, che ha supervisionato l’adesione della Svezia alla NATO, ha annunciato le sue dimissioni da ministro degli Esteri e il suo ritiro dalla politica, senza fornire alcuna motivazione per tale decisione.
Billstrom, 50 anni, è stato eletto per la prima volta al parlamento svedese nel 2002 ed è stato nominato ministro degli Esteri nel 2022.
In un post su X di mercoledì, Billstrom ha affermato di aver informato il primo ministro Ulf Kristersson della sua partenza «con un misto di tristezza e orgoglio».
Det är med en blandning av vemod och stolthet som jag idag har meddelat statsministern att jag i samband med riksdagens öppnande på tisdag lämnar posten som utrikesminister.
Det har inte varit ett enkelt beslut men något som jag har tänkt på och processat under en tid. Jag har…
— Tobias Billström (@TobiasBillstrom) September 4, 2024
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«Adesso abbandonerò completamente la politica», ha scritto Billstrom. «Ciò significa che lascerò anche il mio seggio al Riksdag. Quello che farò dopo è ancora aperto», ha aggiunto, sottolineando di avere «solo 50 anni» e di poter lasciare il segno «in altri contesti».
Come suo più grande risultato degli ultimi due anni, Billstrom ha elencato l’abbandono da parte della Svezia della sua neutralità durata 200 anni per entrare nella NATO «dopo un processo lungo e a volte impegnativo».
Stoccolma fa ora parte del «nucleo dei paesi che sostengono l’Ucraina» e si oppongono «all’espansionismo russo», ha aggiunto.
Billstrom ha ringraziato Kristersson per avergli dato fiducia come ministro degli Esteri e per aver guidato la fazione parlamentare del Partito Moderato in precedenza.
Secondo i media svedesi, la partenza di Billstrom è giunta all’improvviso. I quotidiani Expressen e Aftonbladet hanno entrambi affermato che è stata causata da una «spaccatura» tra lui e il primo ministro.
Come possibili cause, i giornali hanno nominato la nomina di Kristersson di un consigliere di politica estera, ma anche il conflitto sulla posizione della Svezia sul conflitto di Gaza, con il primo ministro che sosteneva «una linea più favorevole a Israele».
Speculazioni di utenti sui social dicono che nella decisione potrebbe aver influito l’attacco recente sulla scuola militare di Poltova, in Ucraina, dove sarebbero morti molti addestratori stranieri, ma non vi sono prove di un collegamento con le dimissioni del ministro, né la cosa al momento sembra probabile.
«Tobias Billstrom ha avuto una collaborazione molto stretta e proficua con il primo ministro», ha detto la sua portavoce Anna Erhardt in risposta a queste segnalazioni. Anche la portavoce di Kristersson, Siri Steijer, ha detto che le segnalazioni erano false e che «non c’è alcun conflitto» dietro la partenza di Billstrom.
Billstrom è stato il primo vicepresidente del Riksdag dal 2014 al 2017. Prima di assumere la guida del ministero degli Esteri, ha ricoperto altri due incarichi ministeriali, prima come ministro per la politica di migrazione e asilo (2006-2014) e poi come ministro per l’occupazione (2010).
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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Geopolitica
Israele attacca ancora Gaza. Trump approva
Gaza under Attack . Another violation of the ceasefire . 50 martyrs, most of them children, in an ongoing Israeli bombardment since Tuesday evening until these very moments on the Gaza Strip. pic.twitter.com/baVRHN9JjY
— Irlandarra (@aldamu_jo) October 29, 2025
Israel breaks the ceasefire Gaza under attack yesterday again. Israel has killed 97 Palestinians and wounded another 230, committing 80 ceasefire violations since October 10, according to the Gaza Media Office. Trump lying to save Zionism and its genocide pic.twitter.com/CO0Tmja4Os
— Irlandarra (@aldamu_jo) October 20, 2025
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Geopolitica
Gli USA hanno tentato di reclutare il pilota di Maduro per un rapimento
Un agente federale statunitense ha cercato di reclutare in segreto il pilota personale del presidente venezuelano Nicolás Maduro per un piano volto a catturare il leader e consegnarlo alle autorità americane con l’accusa di narcotraffico. Lo riporta l’agenzia Associated Press.
Citanto tre funzionari statunitensi in servizio ed ex, oltre a un oppositore di Maduro, l’agenzia ha indicato che l’agente della Sicurezza Nazionale Edwin Lopez ha incontrato il pilota di Maduro, il generale Bitner Villegas, nella Repubblica Dominicana nel 2024. Lopez avrebbe proposto al pilota denaro e protezione in cambio del dirottamento dell’aereo presidenziale verso un luogo dove le autorità USA potessero arrestarlo. Il pilota non ha dato una risposta immediata, ma ha proseguito a messaggiare con l’agente per oltre un anno, anche dopo il pensionamento di Lopez nel luglio 2025.
L’agente avrebbe menzionato l’annuncio del Dipartimento di Giustizia che portava a 50 milioni di dollari la taglia per la cattura di Maduro, incitando Villegas a «diventare l’eroe del Venezuela». Il pilota ha infine declinato, definendo Lopez un «codardo» e interrompendo i contatti.
Le rivelazioni emergono mentre gli Stati Uniti intensificano la pressione militare e di intelligence su Caracas. Il presidente Donald Trump ha autorizzato la CIA a condurre operazioni clandestine in Venezuela e ha schierato navi da guerra, aerei e migliaia di truppe nei Caraibi per quella che Washington presenta come una campagna antidroga. Negli ultimi mesi, raid statunitensi contro imbarcazioni al largo di Venezuela e Colombia avrebbero causato decine di morti.
Trump sostiene che le azioni mirano ai narcotrafficanti, mentre funzionari USA accusano il governo Maduro di gestire uno «narcostato».
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Il presidente venezuelano ha respinto le accuse come pretesto per un cambio di regime. Ha definito l’ammissione di Trump su attività segrete della CIA in Venezuela come senza precedenti e «disperata». Maduro ha posto l’esercito in massima allerta e ha ricordato che il Paese dispone di un ampio arsenale di sistemi antiaerei Igla-S di epoca sovietica.
Mosca, alleata di Caracas, ha condannato la campagna USA. All’inizio del mese, l’ambasciatore russo all’ONU, Vassily Nebenzia, ha accusato Washington di orchestrare un colpo di Stato in Venezuela sotto la copertura di un’operazione antidroga, definendola «una palese violazione del diritto internazionale e dei diritti umani».
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
Nelle scorse settimane perfino l’account YouTube di Maduro è stato rimosso da YouTube.
Secondo notizie emerse nelle ultime ore Trump punterebbe ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Economia
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