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Immigrazione

Immigrazione, scoperta fossa comune in Libia

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Un’agenzia delle Nazioni Unite ha riferito della scoperta di una fossa comune in Libia, che si ritiene contenga i corpi di almeno 65 migranti morti mentre venivano trasportati clandestinamente attraverso il deserto.

 

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha dichiarato venerdì che le circostanze esatte della morte delle persone e delle loro nazionalità sono sconosciute.

 

Il Paese nordafricano è stato devastato dal conflitto e dal caos, con circa 700.000 migranti e rifugiati che risiedono entro i suoi confini. Serve anche come via di transito per le persone che cercano asilo in Europa attraverso il Mediterraneo.

 

L’OIM ha invitato le autorità libiche a indagare sulle morti insieme alle agenzie partner delle Nazioni Unite, «per garantire un recupero dignitoso, l’identificazione e il trasferimento dei resti dei migranti deceduti, e notificare e assistere adeguatamente le loro famiglie».

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Tripoli ha già avviato le proprie indagini sulla fossa comune rinvenuta nel sud-ovest del Paese.

 

Secondo Reuters, un post su Facebook non verificato di lunedì presenta filmati di droni ripresi dal Dipartimento di investigazione criminale (CID) del Ministero degli Interni di Tripoli e mostra una regione desertica con segni bianchi e nastro giallo che circonda i corpi numerati.

 

Il CID ha riferito che i corpi sono stati scoperti nella valle di al-Jahriya, nella città di Al Shuwairf, a circa 421 kma Sud di Tripoli.

 

All’inizio di questo mese, l’OIM ha riferito che il 2023 ha segnato l’anno più mortale per i migranti, con almeno 8.565 individui che sono morti lungo le rotte dei migranti in tutto il mondo.

 

«Almeno 3.129 morti e scomparse sono state registrate nel 2023 lungo la rotta del Mediterraneo», aggiunge. «Senza percorsi regolari che offrano opportunità di migrazione legale, tali tragedie continueranno a essere una caratteristica lungo questo percorso», ha affermato l’agenzia.

 

La Libia è precipitata nella guerra civile dopo il violento rovesciamento di Muammar Gheddafi in una rivolta sostenuta dai Paesi NATO nel 2011. Gheddafi aveva ottenuto con successo concessioni diplomatiche dall’Europa in cambio della fine del flusso di immigrati, che il ras di Tripoli – non diversamente di quanto fatto da Erdogan negli ultimi anni – utilizzava con arma di massa per il ricatto della controparte europea.

 

Gheddafi fu trucidato selvaggiamente, e da allora – complice l’incredibile insediamento in Vaticano di un secondo papa che subito ha mostrato il suo immigrazionismo oltranzista (primo viaggio: Lampedusa…) – il flusso è partito senza mai arrestarsi, portando in Europa milioni e milioni di africani e non solo.

 

Molti migranti che cercano di raggiungere l’Europa attraversano il paese in rotta verso il Mediterraneo. I contrabbandieri e i trafficanti di esseri umani spesso ne approfittano, vendendo i migranti come schiavi. Un servizio della CNN nel 2017 ha documentato una presunta asta di schiavi vivi in ​​Libia, dove gli africani sono stati venduti per soli 400 dollari.

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Secondo uno studio condotto dalla IOM Displacement Tracking Matrix, la Libia ospita 706.062 migranti provenienti da più di 44 paesi, 5.000 dei quali sono in custodia statale.

 

Non ci sono solo i mortali traffici di esseri umani a far parlare delle remote lande di deserto libico.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel marzo 2023 circa 2,5 tonnellate di uranio segnalate come disperse da un sito in Libia sono state recuperate dalle forze armate con sede nell’est del Paese, ha detto un portavoce militare, appena un giorno dopo che l’agenzia nucleare delle Nazioni Unite ha lanciato l’allarme per il materiale perduto.

 

Gheddafi ha pubblicato in Italia un libro intitolato Fuga all’Inferno. E il suo assassinio di Gheddafi ha aperto decisamente l’inferno: e non solo per la Libia, non solo per gli africani, ma per tutti gli europei e potenzialmente per l’intera umanità.

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«Allahu akbar» e investe i pedoni nell’isola francese

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Cinque persone sono rimaste ferite, due in modo grave, dopo che mercoledì un uomo ha travolto con la propria auto pedoni e ciclisti sull’isola francese di Oléron, hanno comunicato le autorità locali. L’autista avrebbe urlato «Allahu Akbar» al momento dell’arresto.   L’aggressione, protrattasi per 35 minuti, si è consumata lungo le strade che uniscono i comuni di Dolus-d’Oléron e Saint-Pierre-d’Oléron, capoluogo dell’isola atlantica. Il ministro dell’Interno Laurent Nunez ha confermato che cinque pedoni e ciclisti sono stati investiti prima che il conducente venisse fermato.   La polizia ha neutralizzato il sospettato con un taser dopo che questi aveva dato fuoco al veicolo. All’interno dell’auto sono state rinvenute diverse bombole di gas, ha reso noto la procura di La Rochelle, precisando che l’uomo aveva ripetutamente gridato «Allahu Akbar» durante l’arresto.   La procura antiterrorismo francese non è coinvolta nell’indagine per tentato omicidio. Stando a quanto riportato dal quotidiano Le Parisien, il sospettato è un 35enne del villaggio di pescatori di La Cotinière, con precedenti per reati minori e legati alla droga, ma privo di collegamenti noti a gruppi terroristici organizzati. Avrebbe riferito agli inquirenti di essersi «auto-radicalizzato online» circa un mese fa – dichiarazione che gli investigatori stanno al momento verificando.   Secondo recenti notizie trapelate, sarebbe un francese europeo anarchico convertitosi all’islam

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Negli ultimi anni la Francia è stata teatro di numerosi attacchi con veicoli a motore. Il più letale risale al 2016, quando un estremista islamista ha falciato con un camion la folla in festa per la Bastiglia a Nizza, causando 86 morti e oltre 450 feriti prima di essere abbattuto dalla polizia.   Gli attacchi a base di grida «Allahu Akbar» sono oramai una costante in Europa e oltre.   Come riportato da Renovatio 21, solo tre mesi fa a Dublino si è avuto un accoltellatore allahukbarista. L’anno scorso un uomo ha fatto irruzione con machete in una stazione di polizia di Linz am Rhein, in Germania, col il trito grido islamista. Tre anni fa in Francia un marocchino ha decapitato il padre urlando «Allahu Akbar». Sempre in Francia, sempre tre anni fa, un allahuakbarista ha abbattuto un albero di natale.   Il grido allahuakbarico è stato udito, ovviamente, anche durante la rivolta delle banlieue del 2023.   Più significativo quando l’anno passato masse di immigrati siriani invasero i mercatini di Natale tedeschi gridando «Allahu akbar», in celebrazione della presa di Damasco da parte degli islamisti anti-Assad. Non è chiaro perché, se sono felici di questo esito politico, non tornino nel loro Paese (scherziamo, è a noi chiarissimo)   Al contempo, non è chiaro come gli europei riescano a farsi sputare in faccia in questo modo, persino a Natale. Scherziamo anche qui: sappiamo benissimo perché.  

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Trump: «La gente di Nuova York fuggirà dal comunismo»

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I neoeboraceni presto abbandoneranno la loro città «comunista», ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in seguito all’elezione a sindaco del democratico progressista Zohran Mamdani.

 

Mercoledì, parlando ai suoi sostenitori a Miami, Trump ha affermato che i democratici avevano «insediato un comunista» al comando della metropoli più grande del Paese e ha aggiunto che il cosiddetto Sunshine State «diventerà presto il rifugio per chi fugge dal comunismo newyorkese».

 

Mamdani, che si definisce socialista democratico ed è stato eletto martedì, promuove l’edilizia popolare, la proprietà pubblica dei servizi essenziali e la tassazione sul patrimonio. Il suo programma ha suscitato critiche da moderati e repubblicani, che lo accusano di spingere idee «radicali», «comuniste» e populiste, mentre i suoi sostenitori ritengono che le proposte affrontino la crisi abitativa in atto e le disuguaglianze crescenti di Nuova York.

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La scelta di Trump di rilasciare tale dichiarazione proprio a Miami è apparsa intenzionale. La città ospita da decenni vaste comunità cubane e venezuelane, che ne hanno forgiato l’immagine di approdo per chi scappa da regimi socialisti e comunisti.

 

Lungi dall’essere un uomo del popolo, il Mamdani è un immigrato di lusso figlio di papà. Suo padre è un professore di «studi post-coloniali» di origine ugandese-gujarati e di famiglia sciita, la madre è la regista indiana nota internazionalmente (in particolare, per il film 2001 Monsoon Wedding – Matrimonio indiano), premiata anche al Festival di Venezia nel 1991, Mira Nair. Il secondo nome dato al pargolo, Kwame, fu un omaggio a Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana.

 

Come riportato da Renovatio 21, Mamdani è è affiliato con organizzazioni che perorano apertis verbis la distruzione della famiglia e progetta addirittura aborti eseguiti in chiesa.

 

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Accoltellamento di massa in un treno inglese. Silenzio sulle origini immigrate dei massacratori

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Secondo quanto riferito dalla polizia, sabato diverse persone sono state accoltellate su un treno vicino a Cambridge, nell’Inghilterra centrale. Due sospettati sono stati arrestati. I responsabili sarebbero un caraibico e un nero di 32 e 35 anni, ma per ore le autorità non hanno rivelato l’identità dei presunti massacratori.   Le ambulanze e le unità armate sono giunte sul posto intorno alle 19:40 ora locale.   «Sono intervenuti agenti armati e il treno è stato fermato a Huntingdon, dove due uomini sono stati arrestati. Diverse persone sono state trasportate in ospedale», ha dichiarato la polizia del Cambridgeshire.   In seguito la polizia ha dichiarato che dieci persone sono state ricoverate in ospedale, tutte tranne una con ferite gravi in pericolo di vita.  

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La polizia dei trasporti britannica ha dichiarato che a un certo punto era stato dichiarato un allarme terrorismo, ma che poi è stato revocato. Il sovrintendente capo Chris Casey ha affermato che «non sarebbe appropriato» fare congetture sul movente in questa fase.   I video pubblicati sui social media mostrano una massiccia presenza della polizia alla stazione ferroviaria.  

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Un testimone ha dichiarato a Sky News di aver visto passeggeri «estremamente insanguinati» fuggire dagli aggressori. Il testimone ha aggiunto che un passeggero ha gridato: «Hanno un coltello».   Il primo ministro britannico Keir Starmer ha condannato il «terribile incidente» e ha ringraziato i servizi di emergenza per la loro risposta. «I miei pensieri sono con tutte le persone colpite», ha scritto su X.   Il ministro degli Interni Shabana Mahmood ha dichiarato di essere «profondamente rattristata» e ha esortato il pubblico a «evitare commenti e speculazioni in questa fase iniziale».   Polemiche ora montano sul fatto che le autorità hanno per ore mancato di rivelare le origini immigrate dei presunti massacratori ferroviari.  

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