Big Pharma
Il vaccino Dengvaxia ha richiesto vent’anni ed è stato un disastro: cosa accadrà affrettando i tempi per il vaccino contro il COVID-19?
Renovatio 21 traduce e ripubblica questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.
Renovatio 21 offre la traduzione di questo pezzo di CHD per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Editoriale di Lyn Redwood, Presidente, Children’s Health Defense
Lo sviluppo dei vaccini è un argomento che è sulla bocca di tutti mentre il mondo è alle prese con i sistemi per proteggere la nostra salute e la salute dei nostri cari dal Coronavirus. Il team di Children’s Health Defense ha deciso di scrivere un articolo sulla febbre dengue perché una parte importante del corpus di conoscenze della medicina deriva dall’opportunità di imparare dagli errori del passato.
La febbre dengue è una malattia comune in oltre 120 paesi e, come il Coronavirus, è stata per molti anni l’obiettivo di un vaccino. Lo sviluppo e il brevetto del vaccino Dengvaxia di Sanofi hanno richiesto oltre vent’anni e 1,5 miliardi di dollari. Ma lo sviluppo del vaccino si è rivelato difficile. Gli anticorpi del vaccino contro la dengue possono anche aggravare l’infezione, specialmente nei neonati e nei bambini che non sono mai stati esposti al virus. Infatti, il virus può utilizzare gli anticorpi creati dal vaccino per diffondersi in tutto il corpo. Quindi un’infezione di dengue – quando il sangue contiene già anticorpi – può effettivamente agevolare la malattia portando a complicanze mortali.
Gli anticorpi del vaccino contro la dengue possono anche aggravare l’infezione, specialmente nei neonati e nei bambini che non sono mai stati esposti al virus: infatti, il virus può utilizzare gli anticorpi creati dal vaccino per diffondersi in tutto il corpo
Nonostante i test clinici su Dengvaxia effettuati da Sanofi su oltre 30.000 bambini in tutto il mondo e i risultati pubblicati sul prestigioso New England Journal of Medicine, ci sono stati seri problemi. Secondo gli epidemiologi che hanno esaminato i dati, gli studi erano costellati di «piccole imprecisioni, dati mancanti e rischi non calcolati”.
In quei rapporti clinici erano contenute segnalazioni relative alla sicurezza, in particolare riferite a un aumento della malattie, ma sia la compagnia sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) decisero di chiudere gli occhi e minimizzare, definendola una «possibilità teorica”. Dengvaxia è stato successivamente somministrato a migliaia di bambini nelle Filippine. Lo scorso anno è stato riportato che i decessi di circa 600 bambini che avevano ricevuto il vaccino sono oggetto di inchiesta da parte della Procura. Il vaccino è stato ufficialmente vietato nel paese.
Quello che è veramente preoccupante è che, dopo i danni e decessi causati da Dengvaxia nelle Filippine, la FDA ha approvato il vaccino negli USA e, come riporta un comunicato stampa del 1 maggio 2019, l’agenzia ha garantito l’applicazione della Revisione Prioritaria in un programma nato per incoraggiare lo sviluppo di nuovi farmaci e terapie per la prevenzione e la cura di alcune malattie tropicali. Tali azioni da parte della FDA sollevano serie domande sulla sicurezza, non solo per il vaccino Dengue, ma per i futuri vaccini in via di sviluppo.
Le domande sulla sicurezza dei vaccini sono di fondamentale importanza poiché ricerche passate hanno documentato le stesse preoccupazioni per il peggioramento delle malattie con i vaccini contro il Coronavirus. Il Dr. Peter Hotez, Decano della National School of Tropical Medicine del Baylor College of Medicine ha lavorato su un vaccino per il Coronavirus nel 2016 che ha interrotto poco prima dello sviluppo commerciale.
Le domande sulla sicurezza dei vaccini sono di fondamentale importanza poiché ricerche passate hanno documentato le stesse preoccupazioni per il peggioramento delle malattie con i vaccini contro il Coronavirus
Nonostante abbia «provato di tutto»per ottenere finanziamenti per effettuare gli studi clinici per il suo vaccino, Hotez ha detto a un comitato congressuale degli Stati Uniti (il 5 marzo) che i vaccini contro il Coronavirus sono scientificamente difficili e presentano un potenziale problema di sicurezza, lo stesso che si presenta con la reazione immunitaria che ha causato la morte dei bambini che hanno ricevuto il vaccino contro la dengue. Quando Hotez osservò questa risposta immunitaria al Coronavirus nei suoi animali da laboratorio, pensò: «Oh mio Dio, questo sarà un problema».
Come possiamo essere sicuri che la fretta di creare un vaccino contro il Coronavirus non produrrà un altro disastro come il vaccino contro la dengue? Purtroppo, almeno fino ad ora, ci sono poche garanzie che non accadrà più. Una delle questioni che devono essere affrontate sono i conflitti di interesse inerenti a un sistema che consente agli stessi enti governativi (HHS, NIH, FDA e CDC) di percepire le royalties dei brevetti dei vaccini in qualità di responsabili della ricerca, dell’approvazione, delle raccomandazioni per l’uso, dei controlli di sicurezza e del risarcimento per le lesioni.
Quando si è scoperto che le automobili presentavano difetti fatali e prevenibili, il libro scritto dal difensore dei consumatori Ralph Nader, Unsafe at Any Speed, ha portato ad audizioni al Congresso e, alla fine, alla creazione di un’agenzia indipendente per la sicurezza e la vigilanza. Per garantire che la sicurezza del vaccino diventi una priorità, dobbiamo fare un passo indietro e rivedere ogni fase del processo di sviluppo, revisione, approvazione, controllo della sicurezza e compensazione.
È tempo che il presidente Trump rinnovi il suo piano per creare una commissione per la sicurezza dei vaccini che assicuri che il processo abbia una revisione condotta da un team di controllo multidisciplinare e indipendente prima dell’approvazione di un vaccino contro il Coronavirus.
Il vaccino Dengvaxia ha richiesto vent’anni ed è stato un disastro: Cosa accadrà affrettando i tempi per il vaccino contro il COVID-19?
A cura di Children’s Health Defense
Per diverse settimane, il dottor Anthony Fauci e Bill Gates hanno parlato senza sosta di un vaccino contro il COVID-19, cercando di concentrare l’attenzione del mondo su un intervento medico che lo stesso Gates ammette essere abbastanza rischioso da richiedere una immunità contro azioni legali. I due stanno lanciando un vaccino contro il COVID-19 – che, ipotizzano, potrebbe essere pronto in appena 18 mesi – e rappresenterà un passaporto per un ritorno alla «normalità».
La mossa dei due leader sembra avere l’effetto opposto tra le persone abbastanza informate da capire che le organizzazioni, i finanziamenti e i piani di Fauci e Gates stanno guidando la corsa per un vaccino e, contemporaneamente, rimanere immuni da ogni responsabilità. Altri americani potrebbero essere troppo distratti dal blocco storico senza precedenti, tuttavia, per riflettere sui problemi di sicurezza sollevati da un potenziale vaccino per il COVID-19.
Si consiglia agli americani di rivisitare un racconto cautelativo su virus e vaccini che ha catturato brevemente l’attenzione un anno fa. Nell’aprile 2019, la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha approvato il vaccino Dengvaxia di Sanofi Pasteur, unendosi ad altri 19 paesi nel garantire l’approvazione normativa al primo vaccino al mondo contro la dengue.
La FDA ha dato il via libera non molto tempo dopo che le Filippine, il primo paese a estendere ampiamente il vaccino, avevano assistito a centinaia di ricoveri ospedalieri e morti in bambini di 9-16 anni, che rappresentano un chiaro segnale di sicurezza.
Il crollo di Dengvaxia è stato così drammatico che ha persino scavalcato le consuete polemiche sui problemi della sicurezza dei vaccini nei media statunitensi
Il crollo di Dengvaxia è stato così drammatico che ha persino scavalcato le consuete polemiche sui problemi della sicurezza dei vaccini nei media statunitensi. Come sintetizzato dalla National Public Radio (NPR), il programma di vaccinazione massiva contro la dengue delle Filippine – attuato con «indebita fretta» – non ha solo ucciso bambini ma ha provocato proteste, indagini penali, accuse, revoca della licenza del vaccino nel paese e un crollo di fiducia da parte dei genitori nella sicurezza dei vaccini dall’82% al 21%.
Vaccini virali e «potenziamento della malattia»
Dato che circa il 40% della popolazione mondiale è a rischio di infezione da dengue trasmessa dalle zanzare, non sorprende che l’industria farmaceutica abbia un vaccino contro la dengue nella sua lista da decenni.
Esistono quattro tipi di virus dengue che possono scatenare l’infezione, sebbene con una traiettoria altamente variabile che spazia dall’infezione asintomatica alla «malattia febbrile lieve e non specifica» (che rappresentano insieme circa il 75% dei casi) alla «febbre dengue classica» e, in un sottoinsieme “occasionale”, esiti più gravi come perdite plasmatiche, sanguinamento, shock o morte. Nei bambini, gli esperti ritengono che la maggior parte delle infezioni da dengue siano subcliniche.
I ricercatori osservano che i fattori immunitari ambientali e dell’ospite svolgono un ruolo significativo nel modellare sia la suscettibilità che i risultati.
Nel 2018, il Comitato consultivo globale dell’OMS sulla sicurezza dei vaccini ha esaminato alcune delle morti associate al Dengvaxia ma ha dichiarato che non era in grado di determinare se il vaccino fosse causalmente correlato al «potenziamento della malattia»
L’infezione naturale con un tipo di virus dengue fornisce una protezione duratura contro lo stesso tipo, ma solo una protezione a breve termine contro le altre tre varietà. Il risultato irritante è che, in alcuni individui, la successiva infezione con un diverso virus dengue può aumentare il rischio di esiti gravi, un fenomeno noto come «potenziamento della malattia».
In una recensione del 2018, i ricercatori hanno elencato i rapporti di «malattia potenziata» derivante da influenza, virus respiratorio sinciziale (RSV), Zika, virus West Nile, dengue e Coronavirus – e hanno sottolineato che l’infezione o la vaccinazione potrebbero produrre questa risposta.
Nel 2018, il Comitato consultivo globale dell’OMS sulla sicurezza dei vaccini ha esaminato alcune delle morti associate al Dengvaxia ma ha dichiarato che non era in grado di determinare se il vaccino fosse causalmente correlato al «potenziamento della malattia». Questa disastrosa conclusione arriva dopo decenni di prove che dimostrano che alcuni vaccini virali sono in grado di «sovvertire» il sistema immunitario e provocare «malattie potenziate». Dubitiamo che l’OMS o Sanofi non siano a conoscenza di questo fenomeno, che numerose pubblicazioni riconoscono come un «grande ostacolo» allo sviluppo di vaccini sicuri contro la dengue e altri virus. Dopo i problemi nelle Filippine, tuttavia, il direttore medico globale di Sanofi affermò che «col senno di poi… Sanofi non farebbe niente di diverso».
Un esperto di dengue che sviluppa vaccini per le forze armate statunitensi ha avvisato in anticipo sui rischi di Dengvaxia, mettendo in guardia, inutilmente, che il vaccino somministrato a bambini tra i 9 e i 16 anni «sieronegativi» o che non erano mai stati prima esposti alla dengue poteva far aumentare in modo significativo il rischio di malattia grave durante la vita se esposti successivamente al virus dengue. (Circa il 21% dei vaccinati era sieronegativo.)
Perché questo consulente per i vaccini a pagamento di Takeda, Merck, Sanofi Pasteur e SmithKlineBeecham ha espresso queste preoccupazioni e condannato le istituzioni sanitarie internazionali per aver fornito spiegazioni non etiche, non scientifiche e «contorte»?
Perché questo addetto ai lavori –che è stato consulente per i vaccini a pagamento contro la dengue di Takeda, Merck, Sanofi Pasteur e SmithKlineBeecham – ha espresso queste preoccupazioni e condannato le istituzioni sanitarie internazionali per aver fornito spiegazioni non etiche, non scientifiche e «contorte» che «non riescono a identificare gli effetti» della malattia da dengue nei soggetti vaccinati come eventi avversi gravi»?
Come ha sottolineato in numerose lettere e articoli, la possibilità che la dengue venisse potenziata dal vaccino era evidente negli studi clinici di Dengvaxia, ma sia Sanofi sia l’OMS hanno scelto di ignorare le prove.
Più tardi- un anno e mezzo dopo il lancio della disastrosa campagna di vaccinazione delle Filippine – Sanofi annunciò che «nuove informazioni» stavano spingendo l’azienda a dichiarare che «la vaccinazione non dovrebbe essere raccomandata» per gli individui sieronegativi di qualsiasi età. Riproporre Dengvaxia come vaccino solo per le persone che hanno avuto almeno un attacco di dengue confermato da test di laboratorio è più facile a dirsi che a farsi poiché molte infezioni lievi di dengue non vengono diagnosticate né documentate.
La distribuzione del vaccino dengue
Lo sviluppo del vaccino per la Dengue è stato caratterizzato da un forte coinvolgimento dell’industria a scopo di lucro. Inoltre, abbiamo osservato «un’ampia partecipazione e comproprietà» da parte delle istituzioni governative statunitensi
Sanofi, con riluttanza, ha corretto le sue raccomandazioni per somministrare il vaccino Dengvaxia solo agli individui che avevano già contratto l’infezione in passato, il che «lascia insoddisfatto un bisogno fondamentale» che altri produttori di vaccini non vedono l’ora di sfruttare a proprio vantaggio.
Sebbene la formulazione di Sanofi – il cui sviluppo ha richiesto due decenni e due miliardi di dollari – sia il primo vaccino contro la dengue mai uscito dalla linea di produzione per l’immissione sul mercato, altri due vaccini (TAK-003 e Butantan-DV) sono attualmente alle ultime fasi degli studi clinici in Asia/America Latina e Brasile, rispettivamente.
Lo sviluppo del vaccino per la Dengue è stato caratterizzato da un forte coinvolgimento dell’industria a scopo di lucro. Inoltre, abbiamo osservato «un’ampia partecipazione e comproprietà» da parte delle istituzioni governative statunitensi nella ricerca e nello sviluppo di vaccini contro la dengue, anche se la malattia da dengue rappresenta una minaccia minima per il continente americano.
Con aree endemiche limitate a Puerto Rico e alcuni territori e protettorati offshore, l’HHS, l’agenzia di riferimento per il National Institutes of Health (NIH), l’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive (NIAID) di Fauci, il CDC e la FDA— possiede 65 brevetti relativi al vaccino contro la dengue, facendo impallidire Sanofi con 19 brevetti, GlaxoSmithKline con 12 e Merck con soli 4 brevetti. Tutte le compagnie private coinvolte nello sviluppo di vaccini contro la dengue condividono i brevetti con le agenzie governative statunitensi; nel frattempo, sono state depositate pochissime domande di brevetto nei paesi in via di sviluppo.
Analisi preliminari dei risultati della sperimentazione clinica suggeriscono che TAK-003 potrebbe causare problemi simili a quelli di Dengvaxia, fornendo «una protezione squilibrata tra i quattro tipi di dengue» che potrebbe «aumentare il rischio di malattie gravi dopo l’esposizione a un secondo tipo di virus»
Gli scienziati della CDC hanno progettato e prodotto il vaccino TAK-003 e poi lo hanno concesso in licenza alla giapponese Takeda Pharmaceutical Company, il maggiore colosso farmaceutico asiatico.
Tuttavia, analisi preliminari dei risultati della sperimentazione clinica suggeriscono che TAK-003 potrebbe causare problemi simili a quelli di Dengvaxia, fornendo «una protezione squilibrata tra i quattro tipi di dengue» che potrebbe «aumentare il rischio di malattie gravi dopo l’esposizione a un secondo tipo di virus». Takeda intende comunque richiedere l’approvazione nei focolai della dengue.
Alcuni esperti stanno scommettendo sul terzo candidato, Butantan-DV, sviluppato nientemeno che dal NIAID. Il NIAID ha finanziato gli studi clinici Butantan-DV in Brasile dal 2013, concedendo in licenza la sua tecnologia di vaccino al Butantan Institute del Brasile e lanciando gli studi più recenti nel 2016.
Non contenti di manovrare i fili, NIH e NIAID hanno fatto del loro meglio per richiamare l’attenzione sul loro ruolo nello sviluppo del vaccino; le pubblicazioni che presentano risultati di studi clinici riportano titoli che si riferiscono al «vaccino tetravalente contro la dengue del National Institute of Allergy and Diseases» e al «vaccino contro la dengue del National Institutes of Health». Negli studi pubblicati fino ad oggi, i ricercatori hanno monitorato le reazioni avverse per 21 giorni.
Zanzara versus iniezione
L’esperienza di Dengvaxia – che provoca una risposta immunitaria distorta e maggiori rischi – solleva interrogativi «applicabili a tutti i candidati vaccini contro la dengue» e una serie di vaccini contro altri virus.
«Il fiasco nelle Filippine offre una lezione chiave per governi e produttori quando si tratta di approvare e vendere nuovi vaccini: rallentare»
Una considerazione raramente discussa riguarda le «notevoli differenze tra un [virus dengue] di tipo selvaggio trasmesso da una puntura di zanzara rispetto ad un vaccino somministrato con una siringa», che ha il potenziale per suscitare diverse risposte immunitarie. Invece di constatare i rischi potenzialmente invincibili di questi vaccini, perché non concentrarsi sulla formazione degli operatori sanitari nella fornitura di cure di supporto note per essere «molto efficaci quando fornite da professionisti esperti»?
Anche nei casi di dengue più gravi, caratterizzati da permeabilità vascolare e perdita di liquidi, i professionisti che «accuratamente e rapidamente» sostituiscono i liquidi possono stabilizzare le condizioni dei pazienti – «e in modo piuttosto veloce» – con il risultato che «il fenomeno della permeabilità vascolare scompare nell’immediato». Inoltre, promettenti strade per la ricerca potrebbero includere lo studio dei fattori ambientali e del sistema immunitario associati alla minoranza di casi che comportano esiti di dengue più gravi.
«La malattia potenziata da Dengvaxia ha creato un enorme dilemma etico per la comunità dei vaccini, una persistente crisi nella gestione della salute pubblica e un incubo legale. I vaccini non dovrebbero danneggiare i destinatari, direttamente o indirettamente. L’OMS e i produttori devono fornire al cliente un prodotto sicuro»
Con il danno da vaccino che si verifica in associazione con molti diversi vaccini, non è chiaro perché così tanti individui e organizzazioni siano saliti sul carro anti-Dengvaxia lo scorso anno, ma — con un vaccino COVID-19 progettato in fretta e furia — valga la pena prestare attenzione ai loro moniti.
Come nota NPR, «il fiasco nelle Filippine offre una lezione chiave per governi e produttori quando si tratta di approvare e vendere nuovi vaccini: rallentare». L’esperto di dengue che ha giustamente avvertito dei pericoli di Dengvaxia ha affermato:
«La malattia potenziata da Dengvaxia ha creato un enorme dilemma etico per la comunità dei vaccini, una persistente crisi nella gestione della salute pubblica e un incubo legale. I vaccini non dovrebbero danneggiare i destinatari, direttamente o indirettamente. L’OMS e i produttori devono fornire al cliente un prodotto sicuro».
Children’s Health Defense
Traduzione di Alessandra Boni
© 23 aprile 2020, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Big Pharma
Bayer punta sulla cura del Parkinson dopo decenni di vendita di prodotti come il glifosato legati alla malattia
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Bayer sta avviando una sperimentazione clinica di Fase 3 per un trattamento del Parkinson a base di cellule staminali attraverso la sua controllata BlueRock, nonostante l’azienda stia affrontando migliaia di cause legali relative ai pesticidi collegati alla malattia. Questa mossa evidenzia il duplice ruolo di Bayer nel contribuire al Parkinson e nel cercare di trarne profitto.
Bayer sta lanciando un nuovo trattamento sperimentale per il morbo di Parkinson, nonostante il colosso farmaceutico e chimico continui a trarre profitto dalla vendita di pesticidi collegati alla malattia.
La società ha annunciato la scorsa settimana che la sua sussidiaria BlueRock Therapeutics LP ha avviato una sperimentazione clinica di fase 3 per il bemdaneprocel, un farmaco progettato per sostituire le cellule cerebrali produttrici di dopamina uccise dalla malattia neurodegenerativa.
Il farmaco deriva da cellule staminali impiantate chirurgicamente nel cervello di una persona affetta dal morbo di Parkinson. Una volta impiantate, le cellule staminali possono svilupparsi in neuroni dopaminergici maturi, contribuendo a riformare le reti neurali colpite dal Parkinson.
Ripristinano «potenzialmente» la funzionalità motoria e non motoria dei pazienti. Il farmaco è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense nel 2021.
Bemdaneprocel sarà probabilmente disponibile sul mercato tra anni, eppure Bayer sta investendo molto nelle infrastrutture produttive per i futuri prodotti di terapia cellulare e genica. Parte di questo sforzo include la costruzione di uno stabilimento da 250 milioni di dollari in California, secondo Reuters.
Le tecnologie di terapia cellulare e genica contro il cancro stanno già generando profitti per altre aziende, ma BlueRock è la prima azienda a portare una terapia cellulare per il Parkinson alla fase 3 degli studi clinici.
Le difficoltà finanziarie della Bayer derivano in parte dai brevetti scaduti su due dei suoi farmaci di successo: l’anticoagulante Xarelto e il medicinale per gli occhi Eylea.
Ma i maggiori problemi finanziari di Bayer sono radicati nell’acquisizione di Monsanto nel 2018, secondo Reuters. Il glifosato, un diserbante di Monsanto, è collegato al cancro e al Parkinson, le stesse malattie da cui Bayer potrebbe trarre profitto con un nuovo trattamento.
Finora, Bayer ha pagato circa 11 miliardi di dollari per risolvere le cause legali relative al glifosato e si stima che siano ancora pendenti 67.000 cause legali nei suoi confronti.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Molti dei pesticidi della Bayer sono collegati al Parkinson
Il morbo di Parkinson è il disturbo neurologico in più rapida crescita al mondo, caratterizzato dalla perdita di neuroni nella parte del cervello che produce dopamina e che è responsabile del controllo motorio.
Sebbene non esista una cura nota per il Parkinson, esistono alcune cause note. Studi dimostrano che l’esposizione a diversi pesticidi è fortemente correlata allo sviluppo della malattia.
I collegamenti più ampiamente segnalati tra pesticidi e morbo di Parkinson riguardano l’erbicida paraquat della Syngenta.
Attraverso un’indagine sui documenti interni di Syngenta, il giornalista Carey Gillam ha rivelato che l’azienda era consapevole che il suo pesticida causava cambiamenti neurologici che sono il segno distintivo della malattia, ma lavorava segretamente per insabbiare le prove scientifiche del collegamento.
Tuttavia, studi recenti collegano anche l’esposizione ad altri pesticidi alla malattia.
Numerosi studi di casi, uno studio epidemiologico, studi sugli animali e recenti studi che esaminano molteplici esposizioni a pesticidi dimostrano che il glifosato, una nota neurotossina, probabilmente gioca un ruolo nel Parkinson.
Tuttavia, gli scienziati che scrivono sulle più importanti riviste mediche affermano che sono necessarie ulteriori ricerche e una migliore regolamentazione, citando il legame poco studiato tra glifosato e Parkinson come esempio paradigmatico del problema.
Parte del problema, affermano, è che sono le aziende produttrici di pesticidi a condurre la maggior parte delle ricerche, e la maggior parte di queste riguarda singoli pesticidi in modo isolato.
Nuove prove dimostrano che il Parkinson è anche – e forse più frequentemente – collegato all’esposizione a «cocktail» di pesticidi. Questi causano «una neurotossicità maggiore per i neuroni dopaminergici rispetto a qualsiasi singolo pesticida», perché i diversi pesticidi hanno meccanismi d’azione diversi. Se combinati, possono causare danni neurologici maggiori.
Una ricerca pubblicata su Nature Communications ha esaminato la storia dell’esposizione chimica dei pazienti affetti da Parkinson e ha identificato 53 pesticidi implicati nella malattia.
Tra le 10 sostanze chimiche identificate come direttamente tossiche per i neuroni collegate al Parkinson figurano pesticidi, erbicidi e fungicidi prodotti dalla Bayer.
Tra questi ci sono l’endosulfan, prodotto dall’azienda ma gradualmente eliminato in risposta alle pressioni internazionali; il diquat, un ingrediente chiave utilizzato dalla Bayer per sostituire il glifosato nel Roundup e vietato nell’UE, nel Regno Unito e in Cina; e i fungicidi contenenti solfato di rame e folpet.
Un altro studio ha identificato l’esposizione a lungo termine a 14 pesticidi con un aumento del rischio di morbo di Parkinson nelle persone che vivono nella regione delle Montagne Rocciose e delle Grandi Pianure.
I tre pesticidi con l’effetto più forte sono stati simazina, atrazina e lindano. Bayer produce diversi pesticidi contenenti simazina e atrazina. Bayer in precedenza utilizzava il lindano nei suoi prodotti, ma ne ha gradualmente eliminato l’uso come pesticida agricolo negli Stati Uniti.
Bayer è una delle quattro aziende, insieme a Syngenta, Corteva e BASF, che controllano da anni il mercato mondiale dei pesticidi.
Negli Stati Uniti, l’azienda ha tentato di proteggersi da ulteriori contenziosi sui rischi per la salute causati dai suoi prodotti chimici, sostenendo una legislazione a livello federale e statale che renderebbe più difficile per gli stati regolamentare i pesticidi o per le persone danneggiate dai prodotti agrochimici fare causa ai produttori.
Brenda Baletti
Ph.D.
© 1 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Mister F. via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0
Big Pharma
AstraZeneca minaccia di ritirare gli investimenti dalla Gran Bretagna
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Autismo
Paracetamolo, Big Pharma e FDA erano da anni a conoscenza del rischio autismo
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Le email ottenute dalla Daily Caller News Foundation mostrano che già nel 2008, i dirigenti della Johnson & Johnson, il produttore originale del Tylenol [come chiamano il paracetamolo in America, ndt], erano preoccupati in privato per quella che ritenevano una prova attendibile di un possibile legame tra autismo e paracetamolo. Anche la FDA era a conoscenza di tale legame.
Secondo i documenti ottenuti nelle cause legali contro Kenvue, i produttori di Tylenol [il nome commerciale del paracetamolo in USA, ndt] e la Food and Drug Administration (FDA) statunitense erano a conoscenza da anni della probabile associazione tra l’uso del farmaco durante la gravidanza e i disturbi dello sviluppo neurologico, tra cui l’autismo.
«Il peso delle prove inizia a sembrarmi pesante», ha affermato Rachel Weinstein , direttrice statunitense dell’epidemiologia per la divisione farmaceutica Janssen di Johnson & Johnson (J&J), in un’e-mail in cui commentava diversi studi che mostravano il collegamento.
La Daily Caller News Foundation ha ottenuto le e-mail da Keller Postman LLC, lo studio legale che rappresenta i querelanti in una class action federale contro Kenvue.
La J&J ha prodotto il Tylenol fino al 2023, quando ha trasferito la produzione a Kenvue, un’azienda separata.
Le rivelazioni via e-mail seguono l’annuncio fatto la scorsa settimana dal presidente Donald Trump secondo cui le donne incinte non dovrebbero assumere Tylenol e l’annuncio della FDA che aggiungerà avvertenze ai prodotti contenenti paracetamolo.
Le etichette aggiornate dei prodotti avvertiranno che il paracetamolo può essere associato a un rischio maggiore di patologie neurologiche, tra cui autismo e disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), nei bambini. La FDA ha affermato che informerà anche i medici e il pubblico di questo rischio.
I media tradizionali e le organizzazioni sanitarie pubbliche hanno attaccato gli avvertimenti come infondati o esagerati. Alcune organizzazioni giornalistiche hanno citato scienziati – come l’epidemiologa dell’Università del Massachusetts Ann Bauer – che hanno pubblicato studi che identificano il legame tra Tylenol e autismo e hanno chiesto avvertimenti, ma che ora stanno pubblicamente ritrattando le loro preoccupazioni.
Tuttavia, il Daily Caller ha scoperto che, nonostante la confusione nei media e tra gli esperti di salute pubblica, le e-mail mostrano che già nel 2008 i dirigenti di J&J erano preoccupati in privato per la presenza di prove attendibili di un possibile collegamento tra autismo e paracetamolo. Hanno riconosciuto il collegamento in un’e-mail e hanno suggerito ulteriori indagini.
Le meta-analisi interne della FDA condivise con The Defender mostrano che l’agenzia aveva valutato per anni l’aggiunta di nuovi avvertimenti sugli effetti collaterali del paracetamolo nei bambini.
Nel 2019, gli scienziati della FDA hanno condotto una meta-analisi che ha rilevato disturbi urogenitali nei neonati collegati al farmaco. Gli scienziati hanno anche notato collegamenti con problemi di neurosviluppo. Nel 2022, la FDA ha condotto un’altra meta-analisi che ha rilevato un collegamento con l’ADHD.
Sostieni Renovatio 21
I produttori del Tylenol hanno monitorato attentamente una serie di pubblicazioni scientifiche che mostrano un collegamento con l’autismo
La Daily Caller News Foundation ha ricevuto email risalenti a oltre un decennio fa, che indicavano che i responsabili aziendali di J&J erano stati allertati del possibile legame tra paracetamolo e disturbi neurologici. Le email mostravano che J&J aveva persino preso in considerazione l’idea di proseguire la ricerca, ma poi aveva deciso di non farlo.
Il punto vendita ha anche ottenuto un’e-mail del 2012 di Leslie Shur, responsabile della divisione J&J che monitora gli effetti collaterali, in cui si riconosceva un altro reclamo da parte di un consumatore in merito al problema, e un’e-mail del 2014 in cui si dimostrava che il problema era stato sollevato con l’amministratore delegato Alex Gorsky, il cui nome è scritto in modo errato nell’e-mail.
Secondo la giornalista Emily Kopp, autrice dell’articolo del Daily Caller:
«I produttori di Tylenol hanno seguito attentamente una serie di pubblicazioni scientifiche che hanno riscontrato un’associazione tra l’assunzione del farmaco di successo in gravidanza e nell’infanzia e il rischio di autismo, come dimostrano altri documenti aziendali».
Una presentazione interna del 2018, definita dall’azienda «riservata e riservata», riconosce che gli studi osservazionali mostrano un’associazione «piuttosto coerente» tra l’esposizione prenatale al Tylenol e i disturbi dello sviluppo neurologico.
Un’altra diapositiva della presentazione riconosce che meta-analisi più ampie, ovvero revisioni che riassumono più studi scientifici, hanno riscontrato un’associazione, ma sottolinea i punti deboli di questi studi, come le variabili confondenti e la soggettività nella misurazione dei tratti autistici.
Un portavoce di Kenvue ha dichiarato al Daily Caller che l’azienda ritiene che non vi sia «alcun nesso causale tra l’uso di paracetamolo durante la gravidanza e l’autismo» e che i suoi prodotti sono «sicuri ed efficaci» se utilizzati come indicato sull’etichetta.
Kopp ha fatto notare che il sito web dell’azienda afferma anche che «dati scientifici credibili e indipendenti continuano a non dimostrare alcun collegamento provato tra l’assunzione di paracetamolo e l’autismo» e che «non esiste alcuna scienza credibile che dimostri che l’assunzione di paracetamolo causi l’autismo».
Tuttavia, ha scoperto che le e-mail interne mostravano dipendenti che discutevano di uno studio del 2018 e di uno del 2016, i quali concludevano entrambi che le donne incinte avrebbero dovuto essere messe in guardia sui possibili effetti dell’assunzione di Tylenol durante la gravidanza.
Ha trovato anche delle email in cui si diceva che J&J aveva preso in considerazione la possibilità di finanziare studi sul possibile collegamento tra Tylenol e autismo, ma aveva deciso di non «esporsi», temendo che i propri studi potessero confermare i risultati.
Secondo Kopp:
L’azienda ha inoltre condotto una ricerca che ha definito «ascolto sociale», monitorando le ricerche su Google e i post sui social media alla ricerca di prove su Tylenol e autismo da gennaio 2020 a ottobre 2023.
«L’azienda ha avviato la ricerca sulle tendenze dei social media dopo la pubblicazione nel 2021 di un invito all’azione sul Tylenol su Nature Reviews Endocrinology da parte di 13 esperti statunitensi ed europei “alla luce delle gravi conseguenze dell’inazione”».
L’azienda ha scritto una revisione nel 2023, Project Cocoon, che segnalava preoccupazioni relative agli effetti collaterali urogenitali e neurologici dei farmaci nei neonati, che i dirigenti hanno notato riguarda «ogni aspetto del marchio», ha scritto Kopp.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Anche la FDA è preoccupata per le crescenti prove
Secondo lo psichiatra David Healy, la FDA ha iniziato a preoccuparsi anche per le crescenti prove di un legame tra paracetamolo e disturbi dello sviluppo neurologico, a partire da una pubblicazione su JAMA Pediatrics nel 2014 e seguita da diverse importanti pubblicazioni negli anni successivi.
Healy è un testimone esperto in un caso contro Kenvue e Safeway , sostenendo che non hanno avvisato adeguatamente i consumatori del rischio di autismo o ADHD derivante dall’esposizione prenatale al farmaco.
Documenti del 2019 e del 2022, resi disponibili tramite richieste ai sensi del Freedom of Information Act associate alla causa e condivisi con The Defender, mostrano che, sulla base di una meta-analisi della letteratura pubblicata, la FDA ha identificato collegamenti coerenti tra paracetamolo e rischi sia urogenitali che neurologici.
Già nel 2019, gli autori di uno studio della FDA avevano raccomandato di rivedere le etichette per consigliare alle donne incinte di «fare attenzione all’uso occasionale di paracetamolo quando non è strettamente necessario per il dolore o per altri scopi».
Il documento del 2022, incentrato principalmente sui risultati neurologici, afferma che, nonostante i limiti dello studio, le meta-analisi e altre ricerche hanno costantemente riscontrato collegamenti tra paracetamolo e ADHD e, di conseguenza, «potrebbe essere prudente, come misura precauzionale…» Tuttavia, il resto della raccomandazione è redatto.
Healy ha affermato che le rivelazioni di Weinstein e di altri che lavorano con J&J sono particolarmente significative perché le case farmaceutiche hanno la responsabilità di informare i consumatori quando sanno che un farmaco potrebbe essere collegato a un evento avverso.
«L’onere di avvertire non sorge quando c’è una chiara correlazione causa-effetto», ha affermato Healy. «Sorge quando ci sono motivi per ritenere che potrebbe esserci un problema».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Katy Warner via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
-



Misteri2 settimane faLa verità sull’incontro tra Amanda Knox e il suo procuratore. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini
-



Pensiero6 giorni faCi risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo
-



Spirito2 settimane faMons. Viganò: «non c’è paradiso per i codardi!»
-



Sanità1 settimana faUn nuovo sindacato per le prossime pandemie. Intervista al segretario di Di.Co.Si
-



Necrocultura4 giorni fa«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone
-



Salute1 settimana faI malori della 42ª settimana 2025
-



Autismo2 settimane faTutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?
-



Politica1 settimana faI vaccini, l’euro, l’OMS e le proteste pro-Palestina. Renovatio 21 intervista il senatore Borghi













