Geopolitica
Il terrorista nuovo capo della Siria non dà la mano al ministro tedesco. A lei va bene così. E a noi?
In un momento che dovrebbe aver scatenato imbarazzo e condanna a livello internazionale, il nuovo leader della Siria post-Assad, il terrorista noto con il nome di battaglia Abu Mohammad al-Jolani (o al-Julani, o al-Golani) ha rifiutato di stringere la mano al ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock.
La Baerbock e il suo omologo francese, Jean-Noel Barrot, hanno fatto venerdì una visita a sorpresa in Siria, incontrando il leader de facto del Paese, il capo del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) al Jolani, che ora si fa chiamare Ahmed Hussein al-Sharaa, che in teoria dovrebbe essere il suo nome anagrafico.
Come riportato da Renovatio 21, fino a pochi giorni fa su al-Jolani, che aveva gravitato intorno ad al-Qaeda e la sua propaggine levantina al-Nusra, il dipartimento di Stato USA aveva messo una taglia da 10 milioni di dollari, che ora dovrebbe essere rimossa.
Come riportato da Renovatio 21, il lavoro di lavaggio del Jolani è già iniziato sulla CNN e sulla stampa mainstream, dove capita che sia descritto con il grottesco ossimoro di «terrorista moderato».
Ricordiamo inoltre che il nuovo capo dell’Intelligence siriana, il co-fondatore del Fronte Nusra Anas Hassan Khattab, è pure designato dall’ONU come terrorista. Jihadisti internazionali, secondo quanto riportato, sono stati inseriti nel nuovo esercito siriano, con menzione speciale per gli uiguri, nemici giurati della Repubblica Popolare Cinese.
L’incontro tra i funzionari europei e il «terrorista moderato» era iniziato con una scena imbarazzante quando al-Sharaa ha offerto una stretta di mano a Barrot ma ha esplicitamente evitato di stringere la mano a Baerbock, mettendogli invece la mano destra sul cuore.
Il terrorista siriano, ora in giacca e cravatta, è noto per rifiutarsi di stringere la mano alle donne a causa delle sue intransigenti idee islamiste. Il ministro degli Esteri francese è quasi riuscito a schivare la mano di al-Sharaa, mentre la Baerbock è sembrata inizialmente raggiungere il nuovo leader siriano, battendo le mani in aria: lo stile «foca diplomatica» che ora crediamo farà tendenza nelle relazioni bilaterali con il Medio Oriente fatto piombare nell’integralismo islamico.
Tuttavia, la Baerbock, che non sarà ricordata in futuro per l’acume della sua opera politica, se ne è fatta una ragione. Il rifiuto del leader de facto della Siria di stringere la mano era prevedibile, ha ammesso la stessa importante diplomatica tedesca.
«Mentre viaggiavo qui, mi è stato chiaro che non ci sarebbero state strette di mano normali», ha detto Baerbock ai media tedeschi venerdì sera.
«Ma era anche chiaro… che non solo io, ma anche il ministro degli esteri francese, non condividevamo questa opinione. E di conseguenza, il ministro degli Esteri francese non ha teso la mano», ha detto.
Nel corso dell’incontro con lo al-Jolani, i due ministri hanno sollevato la questione dei diritti delle donne nel Paese, ricevendo il riconoscimento «da parte delle nuove autorità siriane che ci sarà un’ampia partecipazione, in particolare delle donne, alla transizione politica», ha affermato Barrot in un post su X.
Eccerto, pensa il lettore sincero-democratico, che ricorda le promesse del neoemirato talebano a Kabul: sappiamo come sta andando a finire per le donne afghane.
Ci sarebbe da piangere davanti a questa follia umiliante: del resto, la Baerbock, ricordiamo, proviene dal Paese dove immigrati che festeggiavano la vittoria islamista in Siria hanno invaso i mercatini di Natale urlando in coro «Allahu Akbar».
Il ministro viene dal partito dei Verdi, la cui bislacca incompetenza è quasi comparabile a quella dei grillini in Italia. Il partito, dopo una scena del genere, dovrebbe crollare ancora di più, ma in realtà è già collassato, come si è visto dalla recente esclusione al Parlamento del land del Brandeburgo, dove non è nemmeno riuscito a superare la soglia di voti necessaria ad avere rappresentanza.
Non è la prima volta che la Baerbock viene umiliata pubblicamente in ambito diplomatico.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso settembre il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock in visita a Kiev è stata di fatto insultata dall’omologo ucraino Dmytro Kuleba che in conferenza stampa congiunta ha accusato la Germania di perdere tempo con le decisioni sulle forniture militari, quando il risultato, disse con boria piuttosto rara in diplomazia, è noto a tutti: la Germania alla fine darà i missili all’Ucraina, ha assicurato Kuleba guardando la Baerbock.
E pensare che la Baerbocca è pure nota per il suo filoucrainismo fondamentalista, dichiarando che sosterrà Kiev anche contro il volere degli elettori, e che l’Europa è in guerra con la Russia.
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La Baerbock, allieva della London School for Economics, è arrivata a dire che avrebbe sostenuto l’Ucraina anche contro il volere del suo stesso elettorato. Ad inizio 2023 aveva implicitamente dichiarato guerra alla Federazione Russa: «noi stiamo combattendo una guerra contro la Russia, non fra noi» aveva dichiarato solennemente il ministro germanico per spronare i partner europei a «fare di più» per l’Ucraina in una seduta all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa».
Il lettore di Renovatio 21, tuttavia, non può notare le similarità di questa gaffe con il celebre «sofagate» di quattro anni fa, quando, in visita ad Ankara, la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen fu fatta sedere su un divano dove invece parlavano gli uomini della situazione, cioè il presidente turco Erdogan e il presidente del Consiglio dell’Unione Europea Charles Michel.
C’è da considerare che la Turchia è ritenuta essere la longa manus dietro tanta parte del colpo di palazzo avvenuto in Siria, e cioè grande sponsor di quelle persone che ora, diplomaticamente, non danno la mano alle donne.
Insomma: per chi è attento, non solo la cosa era prevedibile, ma apre a determinate domande anche sulla Turchia, il suo ruolo in Europa, e gli immigrati nel continente.
E ancora, ci domandiamo: ci va bene che un ministro europeo stringa la mano di un terrorista? Cosa ha fatto, quella mano? Ha tagliato qualche gola? Ha armato qualche strage, anche da noi?
La scenetta, dunque, è più grave, e rivelatrice, di quello che sembra.
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Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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