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Guerra cibernetica

Il sito web di Consortium News hackerato e cancellato

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Il sito web di giornalismo investigativo Consortium News ha annunciato sul suo account X nel mattino della scorsa domenica «qualcosa è successo al nostro sito web e ogni articolo dopo giugno 2023 è stato cancellato. Stiamo lavorando per ripristinare un anno e mezzo di articoli. Non sappiamo perché è successo… Il nostro host web ha confermato sette recenti violazioni dei dati e ora sembra che il nostro sito sia stato completamente sostituito. Siamo stati hackerati».

 

Il sito web, che ora pare tornato online, è sembrato per un periodo completamente «ripulito»: tutte le pagine risultavano vuote.

 

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Un anno fa il Consortium for Independent Journalism, un’organizzazione no-profit che pubblica Consortium News aveva citato in giudizio il governo degli Stati Uniti e il «controllore» di Internet NewsGuard Technologies.

 

Newsguard, che ha nel board quantità di alti papaveri di CIA, NSA e governi anglo-americani e ha lavorato in collaborazione con Microsoft, in passato si è occupata anche di Renovatio 21, censendo il sito che state leggendo e accludendolo a liste di diffusione di supposte fake news allo scoppio della pandemia. La lista originale, pubblicata nei primi mesi del COVID, pare sparita dalle pagine del sito di NewsGuard.

 

La scheda di Newsguard su Renovatio 21, compilata ancora prima della pandemia nel 2019, scrive che essa «è stata aggiornata l’ultima volta il 9 marzo 2020, per includere gli articoli del sito su una teoria non verificata secondo la quale il coronavirus di Wuhan è stato progettato in un laboratorio militare ed è collegato al virus dell’HIV».

 

«La denuncia presentata in tribunale da Consortium News accusa il Cyber ​​Command del Pentagono, un elemento dell’Intelligence Community, di aver stipulato un contratto con NewsGuard per identificare, segnalare e abbreviare il discorso delle organizzazioni mediatiche americane che dissentono dalle posizioni ufficiali degli Stati Uniti sulla politica estera», si legge in un articolo dell’ottobre 2023.

 

Come specifica EIRN, «il Cyber ​​Command degli Stati Uniti è noto per essere un’entità “a porta girevole”, che ricicla ex agenti militari e dell’Intelligence (come la NSA), attraverso di esso e il settore privato».

 

«Nel corso del suo contratto con il Pentagono, NewsGuard sta “agendo congiuntamente o di concerto con gli Stati Uniti per costringere le organizzazioni giornalistiche a modificare i punti di vista su Ucraina, Russia e Siria, imponendo una forma di “censura e repressione di opinioni” che differiscono o dissentono dalle politiche degli Stati Uniti e dei suoi alleati, afferma la denuncia».

 

 

Lo stato della causa intentata da Consortium l’anno scorso è al momento sconosciuto.

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Consortium News è noto anche per la sua politica particolarmente critica della politica bellica israeliana, bollata direttamente come «genocida». Il sito ripubblica anche altre voci di dissidenti come quella dell’ex ispettore per le armi di distruzione di massa ONU Scott Ritter. Pochi giorni fa Consortium News aveva pubblicato un articolo di Ritter intitolato «The Israeli Intelligence Leaks» («le fughe di notizie dei servizi segreti israeliani»).

 

La testata ha pubblicato regolarmente articoli di membri dei Veteran Intelligence Professionals for Sanity (VIPS), tra cui il co-fondatore, l’ex ufficiale CIA Ray McGovern.

 

Consortium news fu fondata nel 1995 dal giornalista investigativo Robert Earle Parry (1949-2018), noto per i suoi servizi sull’affare Iran Contra per l’agenzia Associated Press e Newsweek. Parry trattò anche il tema delle operazioni di guerra psicologica della CIA (pubblicando un manuale dato ai guerriglieri nicaraguensi) nonché il presunto coinvolgimento della CIA nel traffico della cocaina emerso in una serie di articoli del 1985.

 

Il giornalista aveva altresì appoggiato la cosiddetta «teoria della sorpresa di ottobre 1980», secondo la quale la campagna elettorale di Ronald Reagan aveva stipulato accordi con i leader rivoluzionari iraniani di modo che gli ostaggi dell’ambasciata USA di Teheran fossero rilasciati dopo le elezioni, così da danneggiare il presidente Jimmy Carter, che di fatto perse il voto contro il Reagan.

 

Parry, che ha vinto diversi premi divenendo anche finalista al Pulitzer, ha diretto Consortium News dalla sua fondazione 29 anni fa alla sua morte, avvenuta nel 2018 per un cancro al pancreas non diagnosticato.

 

Come sa il lettore, anche Renovatio 21, ha subito attacchi hacker, tra cui uno particolarmente potente nell’aprile di due anni fa, appena dopo aver riottenuto la sua pagina Facebook – disintegrata dalla piattaforma assieme agli account personali collegati – tramite ordinanza del tribunale.

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Guerra cibernetica

Il blackout di Amazon mette offline importanti siti web

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Un guasto ad Amazon Web Services (AWS) ha provocato disagi generalizzati a siti web e servizi online, colpendo piattaforme che includono streaming, servizi bancari, comunicazioni e media.   Il problema, verificatosi lunedì, ha coinvolto diverse grandi aziende, tra cui la piattaforma di Amazon, la piattaforma di intrattenimento in streaming Disney+, Lloyds Bank, l’app di trasporto Lyft, il New York Times, il forum Reddit e il celeberrimo (dopo la pandemia) servizio di teleconferenze Zoom.   AWS ha comunicato di aver rilevato «un incremento dei tassi di errore e delle latenze» su vari servizi, sottolineando di essere al lavoro «su più fronti paralleli per accelerare il ripristino». L’azienda ha successivamente riportato «progressi significativi» e promesso ulteriori aggiornamenti.

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Il fornitore di servizi cloud ha individuato l’origine del problema in una specifica parte della sua infrastruttura che serve la costa orientale degli Stati Uniti, senza però chiarire immediatamente le cause.   Un’interruzione simile su vasta scala si era verificata a luglio 2024, quando un aggiornamento software dell’azienda di sicurezza informatica CrowdStrike aveva causato crash globali dei sistemi Microsoft Windows.   Elon Musk si è vantato del fatto che la sua piattaforma social, X, è invece resistita al blackouto. «X funziona» ha twittato laconicamente ed ironicamente il miliardario, che con Jeff Bezos di Amazon ha una rivalità anche sul lato di industria spaziale.  

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La scorsa primavera a subire un’interruzione delle comunicazioni, un mese dopo aver visto un enorme blackout elettrico, fu il Regno di Spagna.   Un collasso delle grandi piattaforme internet di Meta si registrò nel marzo 2024, con alcuni che dettero la colpa ai miliziani Houthi che avrebbero tagliato i cavi del Mar Rosso.   Come riportato da Renovatio 21, già tre anni fa si era registrato un aumento delle interruzioni dell’internet in tutto il globo.  

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Cina

La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico

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La Cina ha accusato la National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti di aver condotto un «significativo» attacco informatico protrattosi per anni contro l’ente cinese incaricato di gestire l’orario nazionale ufficiale.

 

In un comunicato diffuso domenica sul suo account social ufficiale, il Ministero della Sicurezza dello Stato (MSS) ha dichiarato di aver acquisito «prove inconfutabili» dell’infiltrazione della NSA nel National Time Service Center. L’operazione segreta sarebbe iniziata nel marzo 2022, con l’obiettivo di sottrarre segreti di Stato e compiere atti di sabotaggio informatico.

 

Il centro rappresenta l’autorità ufficiale cinese per l’orario, fornendo e trasmettendo l’ora di Pechino a settori cruciali come finanza, energia, trasporti e difesa. Secondo l’MSS, un’interruzione di questa infrastruttura fondamentale avrebbe potuto provocare «instabilità diffusa» nei mercati finanziari, nella logistica e nell’approvvigionamento energetico.

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L’MSS ha riferito che la NSA avrebbe inizialmente sfruttato una vulnerabilità (exploit) nei telefoni cellulari di fabbricazione straniera utilizzati da alcuni membri del personale del centro, accedendo così a dati sensibili.

 

Nell’aprile 2023, l’agenzia avrebbe iniziato a utilizzare password rubate per penetrare nei sistemi informatici della struttura, un’operazione che avrebbe raggiunto il culmine tra agosto 2023 e giugno 2024.

 

Il ministero ha dichiarato che gli intrusi hanno impiegato 42 diversi strumenti informatici nella loro operazione segreta, utilizzando server privati virtuali con sede negli Stati Uniti, in Europa e in Asia per nascondere la loro provenienza.

 

L’MSS ha accusato gli Stati Uniti di «perseguire in modo aggressivo l’egemonia informatica» e di «violare ripetutamente le norme internazionali che regolano il cyberspazio».

 

Le agenzie di intelligence americane «hanno agito in modo sconsiderato, conducendo incessantemente attacchi informatici contro la Cina, il Sud-est asiatico, l’Europa e il Sud America», ha aggiunto il ministero.

 

Negli ultimi anni, Pechino e Washington si sono scambiate accuse reciproche di violazioni e operazioni di hacking segrete. Queste tensioni si inseriscono in un più ampio contesto di scontro tra le due potenze, che include anche una guerra commerciale.

 

All’inizio di gennaio, il Washington Post aveva riportato che, il mese precedente, hacker cinesi avrebbero preso di mira l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del dipartimento del Tesoro statunitense. All’epoca, Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, aveva definito tali accuse «infondate».

 

Come riportato, ad inizio anno le agenzie federali USA accusarono hacker del Dragone di aver colpito almeno 70 Paesi. Due anni fa era stata la Nuova Zelanda ad accusare hackerri di Pechino di aver penetrato il sistema informatico del Parlamento di Wellington.

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Le attività dell’hacking internazionale da parte di gruppi cinesi hanno negli ultimi anni raggiunto le cronache varie volte. A maggio 2021 si è saputo che la Cina ha spiato per anni i progetti di un jet militare USA, grazie a operazioni informatiche mirate.

 

Come riportato da Renovatio 21, a ottobre 2023 si è scoperto che hackers cinesi hanno rubato dati da un’azienda biotech americana, colpendo il settore della ricerca.

 

A febbraio 2022, allo scoppio del conflitto ucraino, Microsoft ha rilevato un malware «wiper» diretto a Kiev, con sospetti di coinvolgimento cinese.

 

Come riportato da Renovatio 21, a gennaio 2023 un attacco cibernetico cinese ha colpito università sudcoreane. Due anni fa vi fu inoltre un attacco cibernetico a Guam, isola del Pacifico che ospita una grande base USA. Analisti dissero che poteva essere un test per il vero obbiettivo, cioè lo scontro con Taiwan.

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Guerra cibernetica

Aeroporti nordamericani hackerati con messaggi pro-Hamas

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Messaggi che elogiavano Hamas e attaccavano alti funzionari americani e israeliani sono stati trasmessi tramite sistemi di diffusione sonora e visualizzati su schermi digitali in tre aeroporti canadesi e uno statunitense lo scorso martedì. Lo ha riportato la stampa locale.   Le autorità hanno avviato indagini su quello che appare come un attacco informatico coordinato.   L’attacco hacker avrebbe colpito i display informativi e i sistemi audio di due aeroporti nella Columbia Britannica, l’aeroporto internazionale di Windsor in Ontario e l’aeroporto internazionale di Harrisburg in Pennsylvania.  

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Le immagini dei display aeroportuali, diffuse dai notiziari locali, mostravano il messaggio «Israele ha perso la guerra, Hamas ha vinto con onore», insieme a una dichiarazione offensiva contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Sullo schermo è apparsa anche la firma digitale «Hackerato da Mutarrif Siberislam». Le trasmissioni audio includevano, secondo quanto riferito, slogan pro-palestinesi come «Palestina libera» e insulti rivolti sia a Trump che al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.   Le autorità dell’aeroporto di Kelowna hanno confermato l’incidente, spiegando che una terza parte aveva avuto accesso sia agli schermi informativi sui voli sia al sistema di diffusione sonora. Un portavoce dell’aeroporto internazionale di Victoria ha precisato che solo il sistema audio dell’aeroporto era stato compromesso.   Transport Canada ha dichiarato di essere a conoscenza degli attacchi, incluso un ulteriore incidente all’aeroporto internazionale di Windsor.   Le autorità di Harrisburg hanno confermato che l’episodio è sotto indagine da parte di funzionari locali, statali e federali.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il sistema dell’aviazione canadese fu oggetto di un misterioso attacco hacker che lo paralizzò totalmente, poco dopo che uno stop fosse dato agli aerei delle Filippine e un «problema tecnico» (questa la versione ufficiale) mettesse a terra tutti gli aerei USA, evento che non ha avuto precedenti se non nelle ore dopo l’attentato dell’11 settembre 2001. In quel caso, alcuni ipotizzarono un attacco di hacking di tipo ransomware, con riscatto pagato in bitcoin, il cui valore, in quelle ore, di fatto aumentò.   Come riportato da Renovatio 21, un attacco hacker ha colpito il mese scorso anche grandi aeroporti europei.  

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