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Politica

Il senatore Marco Rubio, un tempo caro ai neocon, chiede agli Stati Uniti di porre fine al conflitto in Ucraina

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Gli Stati Uniti dovrebbero fare uno sforzo per porre fine al conflitto in Ucraina, perché l’assistenza americana riesce solo a mantenere una situazione di stallo, ha affermato il senatore repubblicano Marco Rubio.

 

In un’intervista rilasciata mercoledì alla NBC News in seguito alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, a Rubio, vicepresidente della Commissione speciale del Senato per l’intelligence, è stato chiesto di esprimere la sua opinione sulla promessa di Trump di porre fine alle ostilità tra Mosca e Kiev.

 

Il senatore ha suggerito che nessuno, Trump compreso, vuole che il conflitto in Ucraina continui. «Non devi essere un fan di Vladimir Putin per volere che la guerra finisca». Tuttavia, «come uomo d’affari, lui [Trump] non ti racconterà la sua tattica negoziale per concluderla», ha detto.

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Rubio ha continuato dicendo che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta sostanzialmente finanziando una situazione di stallo nel conflitto, anche se non lo ammette pubblicamente. «La guerra… deve essere portata a una conclusione perché quel paese verrà riportato indietro di 100 anni», ha detto, ribadendo che il desiderio di risolvere il conflitto è una prova di “buon senso” piuttosto che di schierarsi con la Russia.

 

Il senatore ha chiesto in passato la fine del conflitto, affermando a marzo che «non c’è modo» che alla Russia venga permesso di controllare tutta o parte dell’Ucraina, pur notando, tuttavia, che il paese è più piccolo della Russia e non ha la stessa capacità di arruolare soldati.

 

Prima delle elezioni, Trump aveva giurato di porre fine al conflitto entro 24 ore, prima ancora di essere insediato, mentre si opponeva a una politica di assegni in bianco sugli aiuti all’Ucraina.

 

Secondo un recente articolo del Wall Street Journal, un piano potrebbe prevedere che Kiev prometta di non unirsi alla NATO per almeno 20 anni e di stabilire una zona demilitarizzata lungo l’attuale linea del fronte. In cambio, gli Stati Uniti continuerebbero a fornire all’Ucraina armi per scoraggiare la Russia.

 

I funzionari russi hanno escluso un congelamento del conflitto, insistendo sul fatto che tutti gli obiettivi dell’operazione militare, tra cui la neutralità ucraina, la smilitarizzazione e la denazificazione, devono essere raggiunti.

 

Commentando la vittoria di Trump, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha detto che gli USA potrebbero svolgere un ruolo importante nella risoluzione del conflitto in Ucraina, perché è Washington a fomentarlo, aggiungendo che Mosca è aperta al dialogo. Ha sottolineato, tuttavia, che un accordo «non può essere raggiunto dall’oggi al domani».

 

Marco Rubio durante le primarie repubblicane del 2016, quelle travolte da Trump che fece fuori i candidati dell’establishment uno dopo l’altro, era considerato un uomo dei neocon, sempre pronto a fomentare guerre estere.

 

Il senatore di origine cubane – e con un vissuto multiforme ed a tratti misterioso – veniva canzonato pubblicamente da Donald per la sua abbondante sudorazione. Tuttavia, nel tempo, è riuscito a rientrare pienamente nelle grazie di Trump, e ora sembra chiedere il posto di Segretario degli Esteri.

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I neocon ora sembrano essere visti con estremo orrore dal clan Trump.

 

Lo stesso Donald ha attaccato direttamente in un videomessaggio dell’anno scorso l’ex vicesegretario di Stato Victoria Nuland (considerabile come punta di diamante del neoconismo) per la catastrofe della guerra ucraina, ribadendo la necessità di ripulire Washington dal Deep State.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Rubio in passato si è espresso con ostilità nei confronti dei fenomeni UAP, cioè gli UFO, discutendo del pericolo di questi oggetti sconosciuti che volano sopra basi USA.

 

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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0

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Politica

Sia il presidente che il rivale rivendicano la vittoria elettorale in Guinea-Bissau

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La Guinea-Bissau è in attesa di un clima di forte tensione dopo che sia il presidente uscente Umaro Sissoco Embaló sia il suo principale avversario, Fernando Dias, hanno proclamato la vittoria alle elezioni presidenziali di domenica, senza attendere i risultati ufficiali.   Dias ha dichiarato ai media dalla sede della sua campagna nella capitale dell’Africa occidentale, Bissau, che il suo scrutinio parallelo gli attribuiva oltre il 50% dei voti.   «Abbiamo vinto al primo turno. Vorrei congratularmi con il popolo guineano per l’alta affluenza, che dimostra la stanchezza e il desiderio di cambiamento», ha affermato.   Il candidato dell’opposizione ha inoltre avvertito contro «tentativi di manipolazione» nel processo elettorale, assicurando che non tollererà interferenze nello spoglio.   In replica, il portavoce della campagna di Embaló, Oscar Barbosa, ha sostenuto in una conferenza stampa distinta che il presidente in carica aveva già trionfato e che «non ci sarà ballottaggio».

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«Invitiamo gli avversari a evitare annunci che potrebbero screditare il processo elettorale», ha aggiunto.   Queste rivendicazioni contrastanti emergono in un contesto di campagna elettorale agitata in un Paese con una storia di colpi di Stato. Diversi leader dell’opposizione, tra cui Domingos Simões Pereira del PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e Capo Verde, che guidò la decolonizzazione dal Portogallo nel 1974), sono stati esclusi dalla corsa.   Da allora il PAIGC ha appoggiato Dias, 47enne del PRS (Partito per il Rinnovamento Sociale).   Si andrà al secondo turno se nessun candidato supererà il 50% dei suffragi. La Commissione Elettorale Nazionale ha registrato un’affluenza superiore al 65% e prevede di annunciare i risultati provvisori giovedì.   Embaló aspira a essere il primo leader guineano in trent’anni a ottenere la rielezione. Durante il suo primo mandato, iniziato a febbraio 2020, ha fronteggiato vari tentativi di golpe. I critici lo accusano di aver infranto norme costituzionali per perpetuarsi al potere. La sua carica è stata al centro di una dura controversia all’inizio dell’anno, quando l’opposizione ha sostenuto che sarebbe scaduta il 28 febbraio.  

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Immagine di Vice-Presidência da República via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Sahra Wagenknecht: UE in «isolamento diplomatico»

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L’Unione Europea dovrebbe proporre la revoca delle sanzioni alla Russia per superare il suo «isolamento diplomatico» e riacquisire peso nel negoziato per la pace in Ucraina: lo ha dichiarato la politica tedesca di lunga data Sahra Wagenknecht.

 

In un post su X pubblicato giovedì, ha osservato che il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul non era neppure al corrente dell’elaborazione, da parte degli Stati Uniti, di un piano per risolvere il conflitto ucraino. Venerdì il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha aggiunto che «non ha senso» commentare la proposta americana, poiché non è stata condivisa con Bruxelles.

 

«È una vergogna che gli europei si siano cacciati in un tale isolamento diplomatico», ha commentato Wagenknecht riguardo all’esclusione dell’UE dal processo negoziale.

 

La leader, che ha lasciato la guida del suo partito Alleanza Sahra Wagenknecht all’inizio di questo mese, ha aspramente criticato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per la presunta sollecitazione rivolta agli Stati membri affinché coprano i bisogni finanziari e militari di Kiev per il 2026 e il 2027, stimati in 135,7 miliardi di euro. Si tratta di un «oltraggio ai contribuenti tedeschi ed europei», ha tuonato.

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La Wagenknecht ha ribadito che il conflitto ucraino è «impossibile da vincere» e che, anziché continuare a finanziarlo, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, von der Leyen e gli altri vertici del blocco «dovrebbero finalmente appoggiare i negoziati di pace».

 

«Per riottenere influenza sui colloqui, gli europei occidentali dovrebbero offrire la fine delle sanzioni e la ripresa delle relazioni energetiche con la Russia», ha suggerito.

 

Venerdì Wadephul ha precisato di ritenere la proposta USA non un «piano definitivo», ma piuttosto «un elenco di temi da discutere con urgenza tra Ucraina e Russia». L’Alto rappresentante UE per la politica estera Kaja Kallas ha invece insistito sul fatto che qualsiasi intesa «deve coinvolgere l’Ucraina e gli europei».

 

Interpellato sulla bozza americana, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha replicato: «Ci sono alcune idee da parte statunitense [per risolvere il conflitto ucraino], ma al momento non si discute nulla di specifico». Ha tuttavia ribadito che Mosca resta desiderosa di una soluzione diplomatica alla crisi.

 

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Immagine di Fernar Cornellà via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Il rapper dei Fugees condannato a 14 anni di carcere per donazioni illegali dall’estero a Obama

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Pras Michel, ex membro dei Fugees e fondatore del trio hip-hop di qualche fuggevole successo negli anni Novanta, è stato condannato a 14 anni di carcere per il suo coinvolgimento in una maxi-frode internazionale da miliardi di dollari, che ha dirottato milioni nella campagna di rielezione di Barack Obama nel 2012.   Secondo il Guardian, il 52enne è stato ritenuto colpevole nel 2023 di riciclaggio di denaro e violazioni al finanziamento elettorale, nell’ambito di uno scandalo di influenza straniera orchestrato dal finanziere malese Low Taek Jho. A Washington DC, una giuria federale lo ha condannato per 10 capi d’imputazione, tra cui cospirazione e attività come agente non registrato di un governo estero. Il processo ha visto la testimonianza dell’attore Leonardo DiCaprio e dell’ex procuratore generale Jeff Sessions.   I pm del Dipartimento di Giustizia avevano chiesto l’ergastolo per il rapper, accusandolo di aver «tradito il suo Paese per denaro» e di aver «mentito senza scrupoli né sosta per realizzare i suoi piani». La sentenza, hanno sostenuto, «deve riflettere l’ampiezza e la gravità dei suoi crimini, la sua indifferenza ai rischi per la nazione e l’enormità della sua avidità».   Low Taek Jho ha sottratto miliardi dal fondo sovrano malese 1MDB per investire in immobili di lusso, opere d’arte e produzioni hollywoodiane negli USA, tra cui The Wolf of Wall Street.   Michel è stato accusato di aver facilitato il flusso occulto di fondi verso la campagna di Obama tramite società di comodo, per mascherarne le origini illecite.   Inoltre, gli viene imputato di aver cercato di bloccare un’inchiesta del Dipartimento di Giustizia su Low, di aver alterato prove e di aver deposto il falso in tribunale. Si presume che Low si sia rifugiato in Cina.   Nell’agosto 2024 Michel ha invocato un nuovo processo per presunti errori procedurali, ma la richiesta è stata rigettata.   Come riportato da Renovatio 21, dopo aver ricevuto altri 100 milioni di dollari dal Low, il Michel avrebbe fatto pressioni sull’amministrazione Trump per chiudere le sue indagini sul finanziere e sulla sua presunta appropriazione indebita di miliardi di dollari da 1MDB, e ha esortato la Casa Bianca a estradare il controverso miliardario finanziere cinese Guo Wengui per volere di Pechino. Guo è un dissidente che vive in USA da anni. È su un suo yacht che è stato arrestato Steve Bannon l’anno scorso; sempre Guo accusa il Vaticano di intascare miliardi ogni anno dalla Cina, e sta lanciando un aste per sperma e ovuli da donatori non vaccinati.   Tuttavia, il rapper ha negato che i 100 milioni di dollari provenissero da Low e ha insistito sul fatto che ha sostenuto l’estradizione di Guo solo «perché pensava che fosse un criminale», sostenendo che non gli era mai stato detto che doveva registrarsi come agente straniero per fare pressioni sul presidente.   Dopo la previa condanna nel 2023, il Pras aveva sostenuto la sua innocenza durante tutto il processo e prevedeva di presentare ricorso, secondo il suo avvocato David Kenner. «Non è finita», aveva detto il avvocato all’Associated Press.   Il gruppo rap-reggae-R&B dei Fugees, di cui la componente più nota era la cantante Lauren Hyll, raggiunse il successo con la canzone Killing Me Softly. Il nome del gruppo deriva dalla parola refugees, «rifugiati», in quanto tutti i membri sono di originari di famiglie da Haiti, lo sfortunato Paese considerato il più povero e problematico, e financo «maledetto», di tutta la Terra.

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Immagine screenshot da YouTube.
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