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Il mondo verso la carenza di riso

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Il mondo sta affrontando la più grande carenza di riso degli ultimi due decenni, ha riferito mercoledì la testata americana CNBC, che cita un rapporto dell’agenzia Fitch Solutions.

 

Secondo le stime, il 2022-23 vedrà una carenza di 8,7 milioni di tonnellate nell’offerta globale, la più grande carenza dal 2003-04, quando era di 18,6 milioni di tonnellate.

 

I dati mostrano che la produzione mondiale di riso lo scorso anno è stata di 502,9 milioni di tonnellate, il che lo rende il terzo cereale più prodotto dopo mais e grano.

 

Tuttavia, la produzione è diminuita negli ultimi mesi a causa del maltempo nei paesi produttori di riso come Cina e Pakistan, osserva il rapporto.

 

La Cina, il più grande produttore mondiale, che ha fornito al mercato oltre 148 milioni di tonnellate di riso lavorato nel 2021-22, ha sofferto di forti piogge e inondazioni nella seconda metà dello scorso anno, che hanno colpito gran parte dei terreni coltivati ​​a riso del Paese.

 

Attualmente, il Regno di mezzo sta «sperimentando il più alto livello di siccità nelle sue regioni di coltivazione del riso in oltre due decenni. Entrambe le situazioni potrebbero essere terribili per il raccolto vulnerabile», affermano gli analisti.

 

Anche il Pakistan, con quasi l’8% del commercio mondiale di riso, quest’anno ha dovuto affrontare gravi inondazioni, che hanno visto la sua produzione annuale diminuire del 31%.

 

Inoltre, le previsioni affermano che l’India, il secondo produttore di riso al mondo, potrebbe soffrire di un caldo intenso nel secondo e terzo trimestre del 2023, che potrebbe anche mettere in pericolo la sua resa del raccolto. Anche i paesi europei produttori di riso come Francia, Germania e Regno Unito hanno sofferto del più alto livello di siccità degli ultimi 20 anni, il che potrebbe ulteriormente mettere in pericolo l’offerta di quest’anno, affermano gli analisti.

 

A causa della carenza, gli analisti prevedono che i prezzi del riso rimarranno intorno ai massimi attuali – da 16-18 dollari per cwt (o hundredweight, unita misura che corrisponde a ad un peso che va dai 45,36 ai 50,8 kg), che è più del doppio rispetto a quelli del 2020 – per il resto dell’anno.

 

Gli analisti osservano che, a parte i vincoli di offerta, i prezzi del riso sono influenzati anche dall’operazione militare russa in Ucraina.

 

Il conflitto ha messo a repentaglio le forniture di grano ucraino e russo al mercato globale, facendo salire i prezzi del grano, il che ha reso il riso un’alternativa sempre più allettante e ha aumentato la domanda, riporta RT.

 

Gli analisti avvertono che, «dato che il riso è il prodotto alimentare di base in più mercati», si prevede che il suo prezzo aumenterà l’inflazione globale dei prezzi alimentari.

 

Fitch Solutions stima, tuttavia, che il mercato globale del riso potrebbe tornare a «una posizione quasi equilibrata nel 2023/24» e un surplus nel 2024-25, in gran parte a causa di un previsto aumento della produzione in India.

 

Come riportato da Renovatio 21, la carestia globale di riso si era già annunciata nel settembre 2022, quando l’India ha vietato le esportazioni di riso spezzato e ha imposto un dazio del 20% sulle esportazioni di vari tipi di riso.

 

L’Italia è il più grande produttore di riso nell’Unione Europea e si prevede che la produzione di riso nazionale diminuirà  di circa il 30% quest’anno a causa della siccità infinita.

 

Va considerato inoltre la crisi agricola che investe la Cina, tenuta sottotraccia da Pechino e dai media occidentali asserviti alla narrazione, che si protrae negli anni e che, se deflagrasse completamente, porterebbe a cupi scenari di fame mondiale, specie se unita alla deindustrializzazione agricola perpetrata contro le colture occidentali dalle varie agende sostenibili di UE, ONU, World Economic Forum, etc.

 

Il World Economic Forum ha già dato esempio dell’efficacia delle sue direttive agricole in Sri Lanka, dove con l’agricoltura biologica si è ingenerata una carestia e l’implosione del governo e uno Stato al collasso, con violenze e rivolte per il cibo.

 

 

 

 

 

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La Colombia espelle tutti i diplomatici israeliani

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Il presidente colombiano Gustavo Petro ha ordinato l’espulsione di tutti i diplomatici israeliani ancora in servizio, in seguito all’intercettazione da parte della marina israeliana di una flottiglia diretta a Gaza.

 

L’ufficio di Petro ha riferito che tra le persone a bordo delle navi sequestrate c’erano due cittadini colombiani, chiedendone l’immediato rilascio.

 

Petro ha dichiarato su X che i colombiani stavano svolgendo «attività umanitarie in solidarietà con la Palestina» e ha annunciato la sospensione di un accordo di libero scambio con Israele.

 

 

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La flottiglia, salpata dalla Spagna il mese scorso, trasportava attivisti di oltre 40 paesi, tra cui l’attivista svedese Greta Thunberg, fermati mercoledì sera dopo l’intervento israeliano.

 

Le autorità israeliane hanno definito la flottiglia una «provocazione» volta a sostenere Hamas, non a fornire aiuti. L’operazione ha suscitato condanne internazionali e proteste in vari Paesi.

 

La settimana precedente, gli Stati Uniti hanno revocato il visto a Petro dopo che questi aveva esortato i soldati americani a «disobbedire» agli ordini del presidente Donald Trump durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso la Colombia ha rotto i rapporti con Israele, verso cui ha proibito la vendita di carbone. Petro ha chiesto a gran voce il mandato di arresto della Corte Penale Internazionale dell’Aia per Netanyahu.

 

Javier Milei, presidente dell’Argentina, che ha di fatto preso il ruolo di principale partner di Israele nella regione (al punto di essere in procinto di «convertirsi» all’ebraisimo) ha chiamato Petro «assassino terrorista».

 

Il Petro tre mesi fa aveva dichiarato che la Colombia deve tagliare i legami con la NATO poiché i leader del blocco militare sostengono il «genocidio» dei palestinesi.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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I servizi russi: l’Ucraina trama un false flag in Europa

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Il Servizio di intelligence estero russo (SVR) ha dichiarato che Kiev sta pianificando un’operazione sotto falsa bandiera nell’UE, che prevede l’invio di un gruppo di sabotatori in Polonia, presentati come membri delle forze speciali russe e bielorusse.   A inizio mese, Varsavia ha sostenuto che 19 droni russi hanno violato lo spazio aereo polacco, definendo l’episodio una provocazione intenzionale di Mosca per testare la risposta della NATO. Accuse simili di incursioni di droni sono state poi sollevate dalla Romania.   Martedì, l’SVR ha affermato in una nota che tali incursioni di droni nell’UE fanno parte degli sforzi dell’Ucraina, in difficoltà sul campo di battaglia, per «attirare i Paesi europei della NATO in un conflitto armato con Mosca».   «Un’altra provocazione è in fase di preparazione» da parte del governo di Volodymyr Zelens’kyj, secondo la dichiarazione. Si tratterebbe di «un gruppo di sabotaggio e ricognizione schierato in territorio polacco e presumibilmente composto da militari delle forze speciali provenienti da Russia e Bielorussia», ha aggiunto l’SVR.   I membri del gruppo sarebbero stati selezionati tra le fila della Legione della Libertà di Russia e del reggimento bielorusso Kastus Kalinouski, che hanno combattuto per Kiev nel conflitto ucraino, ha precisato l’agenzia di spionaggio.

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Secondo il piano orchestrato dall’intelligence militare ucraina (GUR) in collaborazione con i servizi segreti polacchi, dopo «l’individuazione e la neutralizzazione» del gruppo da parte delle forze di sicurezza polacche, i suoi membri dovrebbero comparire davanti ai media e rilasciare confessioni, accusando Russia e Bielorussia di tentativi di destabilizzare la Polonia, ha sottolineato l’SVR.   Secondo Kiev, dopo le incursioni dei droni, «un evento del genere dovrebbe convincere i polacchi e gli altri cittadini europei che Mosca e Minsk siano responsabili di tutte le azioni ostili», ha affermato l’SVR.   «Kiev spera di spingere i paesi europei a una risposta durissima contro la Russia, preferibilmente con mezzi militari», ha continuato lo spionaggio estero del Cremlino.   Come riportato da Renovatio 21, tre settimane fa il primo ministro polacco Donald Tusk ha invocato l’articolo 4 della NATO, che consente consultazioni quando un membro ritiene la propria sicurezza minacciata, in risposta a quello che ha definito un «atto di aggressione» russo. Lunedì, il Tusk ha dichiarato che il conflitto in Ucraina è «la nostra guerra» e ha invitato l’Europa occidentale a mobilitarsi contro la Russia.   Durante il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite la settimana scorsa, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha ribadito che Mosca non ha intenzioni aggressive contro la NATO, ma ha avvertito che qualsiasi attacco al Paese riceverebbe «una risposta risoluta».

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Immagine di Mickaël Schauli via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported  
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Gli Stati Uniti delineano l’unica missione del Dipartimento della Guerra

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La missione esclusiva del Dipartimento della Guerra, recentemente ribattezzato, è combattere e vincere i conflitti, perseguendo la «pace attraverso la forza», ha dichiarato lunedì il Segretario Pete Hegseth in un discorso rivolto ai vertici militari.

 

Il discorso è stato tenuto durante una riunione straordinaria e affollata convocata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con la partecipazione di alti ufficiali da tutto il mondo.

 

Parlando alla base dei Marines di Quantico, in Virginia, Hegseth ha sottolineato che d’ora in poi l’unica missione del dipartimento sarà «combattere la guerra, prepararsi alla guerra e vincere», chiarendo che gli Stati Uniti non cercano conflitti ma si basano sul principio della «pace attraverso la forza».

 

«Se i nostri nemici decidessero follemente di sfidarci, saranno annientati dalla violenza, precisione e ferocia del Dipartimento della Guerra», ha dichiarato Hegseth davanti a generali e ammiragli.

 

Hegseth ha affermato che «l’era del Dipartimento della Difesa è finita», sostenendo che la pace può essere garantita solo da chi è pronto a dichiarare guerra per difenderla. Ha definito il pacifismo «ingenuo e pericoloso», accusandolo di ignorare la natura umana e la storia. Ha aggiunto che le nazioni devono proteggere il proprio popolo e la propria sovranità, altrimenti diventano subordinate ad altre, definendo ciò «una verità antica come il tempo».

 

Ha avvertito che qualsiasi avversario che osasse sfidare la potenza militare statunitense scoprirebbe, usando le sue parole, il significato di «FAFO», acronimo molto diffuso in rete in questi anni che sta a significare «fuck around and find out», più o meno traducibile, devolgarizzando, come «rompi e poi vedi».

 

L’evento segue l’ordine esecutivo di Trump che ha ripristinato il nome storico di Dipartimento della Guerra, sebbene la denominazione legale resti invariata senza l’approvazione del Congresso.

 

L’incontro si inserisce nel contesto della revisione della leadership e delle politiche del Pentagono da parte di Hegseth, che include standard più rigidi per la forma fisica e critiche alle iniziative di diversità, equità e inclusione. Da quando è in carica, ha rimosso oltre una dozzina di alti ufficiali, sostenendo che «più generali e ammiragli non garantiscono maggiori successi».

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