Geopolitica
Il ministro sionista Smotrich vuole cacciare il 90% degli abitanti di Gaza: «non costa nulla»

Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, capo del partito Tkuma (detto «Partito del Sionismo Religioso») ha fatto dichiarazioni pubbliche sullo sfollamento di Gaza. Lo riporta l’agenzia Reuters.
Lo Smotrich ha dichiarato ieri alla Radio dell’Esercito: «Ciò che occorre fare nella Striscia di Gaza è incoraggiare l’emigrazione. Se ci fossero 100.000 o 200.000 arabi a Gaza e non 2 milioni di arabi, l’intera discussione del giorno dopo sarà totalmente diversa».
In questo modo, i palestinesi che vivono lì sotto il dominio di Hamas «stanno crescendo con l’aspirazione a distruggere lo Stato di Israele… La maggior parte della società israeliana dirà “perché no, è un bel posto, facciamo fiorire il deserto, non costa niente a nessuno”».
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Il ministro del governo Netanyahu, nel chiedere l’elaborazione di un piano di reinsediamento internazionale per i palestinesi, ha incredibilmente motivato dicendo che questi ultimi «sono stati trattenuti con la forza contro la loro volontà in un ghetto per 75 anni».
Come riportato da Renovatio 21, a marzo Smotrich aveva dichiarato a una cerimonia commemorativa privata a Parigi che non esiste un popolo palestinese, che è un’invenzione del mondo arabo e che lui e i suoi nonni sono i veri palestinesi.
La questione dell’espulsione della popolazione palestinese da Gaza, è alla base di recenti controversie dentro il governo dello Stato Ebraico: è quello che emerge da un articolo del Times of Israel sugli scontri tra il ministro del Gabinetto di Guerra israeliano Benny Gantz e il premier Beniamino Netanyahu.
Il quotidiano israeliano ha riferito che il segretario di gabinetto Yossi Fuchs avrebbe detto al gabinetto di guerra che non potevano tenere alcune discussioni perché ciò avrebbe scatenato una crisi di coalizione. Secondo quanto riportato, ciò ha provocato la rabbia del ministro della Difesa Yoav Gallant e del ministro Benny Gantz, i quali hanno entrambi rifiutato la richiesta di Netanyahu di unirsi a lui in quella che è diventata la sua esibizione da solista in una conferenza stampa del 30 dicembre.
«Il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz si è infuriato per l’osservazione [di Fuchs], dicendo che il timore di una crisi di coalizione non è un motivo per rimandare discussioni così critiche» scrive il Times of Israel. «L’esercito deve sapere cosa è previsto per prepararsi alla continuazione dei combattimenti», avrebbe affermato Gantz. «Da quando non discutiamo di queste cose nel gabinetto di guerra? Dove sta scritto che è vietato prendere posizione su una questione prima che questa venga discussa in sede allargata?» avrebbe aggiunto.
Si scopre, come riportato da Times of Israel, che l’accordo di Netanyahu di tenere la riunione del gabinetto di guerra il 28 dicembre aveva «fatto infuriare» Smotrich, poiché lui e il leader sionista Itamar Ben-Gvir, pure lui ministro, sono entrambi membri del gabinetto, ma non del più ristretto gabinetto di guerra. Il ministro delle Finanze Smotrich ha insistito per prendere parte alla decisione su Gaza, e Netanyahu ha accettato di annullare la deliberazione del Gabinetto di Guerra.
Separatamente, il Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano ha apparentemente già tenuto otto discussioni separate sul governo di Gaza.
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In ogni caso, Netanyahu ha affermato che, dopo aver annullato una discussione a livello del Gabinetto di Guerra, ha fornito una spiegazione misteriosa: il Gabinetto di Guerra ha tenuto «un dibattito diverso», presumibilmente più importante, dedicato a quella che ha definito «la più importante questione di sicurezza nazionale». Tale questione «più importante» è stata mantenuta segreta. La discussione sul futuro di Gaza il giorno dopo la fine dei combattimenti avverrebbe con l’intero gabinetto, con Smotrich e Ben-Gvir.
Dopo aver presumibilmente affrontato le preoccupazioni di Washington, Gantz, del Gabinetto di Sicurezza Nazionale israeliano e di gran parte di Israele, Netanyahu avrebbe concluso: «[Prima] arriviamo al giorno dopo… Prima distruggiamo Hamas».
Secondo recenti sviluppi, Israele ha ritirato cinque brigate da combattimento da Gaza, si dice, per le pressioni di Washington.
L’uccisione del vice leader di Hamas Saleh al-Arouri da parte di un attacco di droni in un sobborgo di Beirut, martedì, potrebbe essere «un altro segno che Israele è pronto a passare a ulteriori operazioni chirurgiche», ha scritto il sito Politico citando una fonte.
Come riportato da Renovatio 21, alla fine di novembre, il premier israeliano Netanyahu aveva dichiarato in una conferenza stampa televisiva che Israele avrebbe «operato contro i leader di Hamas ovunque si trovino». Il Wall Street Journal aveva scritto che era in partenza una campagna di assassinii internazionale ordita dal Mossad.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa i leader di Hamas avevano iniziato a fuggire dal Qatar che li ospitava dopo che Israele ha dichiarato che saranno braccati.
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Immagine di Spokesperson unit of ZAKA via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq — War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha. An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources. Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5 — Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region” pic.twitter.com/dKHnqEHNqN — Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America». «Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me». Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE». Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio». La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».( @realDonaldTrump – Truth Social Post ) ( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )
This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW — Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF — ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

La Russia non ha intenzione di vendicarsi dei paesi occidentali che hanno interrotto i rapporti e fatto pressioni su Mosca a causa del conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Intervenendo lunedì all’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, Lavrov ha sottolineato che la Russia non intende «vendicarsi o sfogare la propria rabbia» sulle aziende che hanno deciso di sostenere i governi occidentali nel loro tentativo di sostenere Kiev e imporre sanzioni economiche a Mosca, aggiungendo che l’ostilità è generalmente «una cattiva consigliera».
«Quando i nostri ex partner occidentali torneranno in sé… non li respingeremo. Ma… terremo conto che, essendo fuggiti su ordine dei loro leader politici, si sono dimostrati inaffidabili», ha affermato il ministro.
Secondo Lavrov, qualsiasi futuro accesso al mercato dipenderà anche dalla possibilità che le aziende rappresentino un rischio per i settori vitali per l’economia e la sicurezza della Russia.
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Il ministro ha sottolineato che la Russia è aperta alla cooperazione e non ha alcuna intenzione di isolarsi. «Viviamo su un piccolo pianeta. Costruire i muri di Berlino è stato in stile occidentale… Non vogliamo costruire alcun muro», ha affermato, riferendosi al simbolo della Guerra Fredda che ha diviso la capitale tedesca dal 1961 al 1989.
«Vogliamo lavorare onestamente e se i nostri partner sono pronti a fare lo stesso sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, siamo aperti al dialogo con tutti», ha affermato, indicando il vertice in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense, Donald Trump, come esempio di impegno costruttivo.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato sabato che le aziende occidentali sarebbero state benvenute se non avessero sostenuto l’esercito ucraino e avessero rispettato gli obblighi nei confronti dello Stato e del personale russo, tra cui il pagamento degli stipendi dovuti.
Questo mese Putin ha anche respinto l’isolazionismo, sottolineando che la Russia vorrebbe evitare di chiudersi in un «guscio nazionale», poiché ciò danneggerebbe la competitività. «Non abbiamo mai respinto o espulso nessuno. Chi vuole rientrare è il benvenuto», ha aggiunto.
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Geopolitica
Museo dell’Olocausto ritira post perché leggibile come filo-Gaza

Speechless. No words for this. pic.twitter.com/pc3GRui6G4
— Ryan Grim (@ryangrim) September 6, 2025
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