Connettiti con Renovato 21

Sorveglianza

Il green pass preparato prima del COVID. Per la tirannia digitale UE

Pubblicato

il

 

 

Il green pass era stato preparato prima del COVID, della pandemia, del green pass.

 

Proprio così, il green pass c’era ancora prima che ci fosse il green pass. Il green pass precede Wuhan e il mondo pandemico.

 

I giornalisti de La Verità Claudio Antonelli e Giulia Aranguena hanno pubblicato un altro articolo di capitale importanza che scandaglia la questione dell’app verde, i suoi database, i suoi impieghi futuri – e l’oceano di politica e burocrazia europea (sempre opaca, melmosa) che ne hanno visto la nascita. E ben prima che la gente cominciasse a tossire in Cina.

 

Il green pass sta «consentendo per la prima volta nella storia italiana ed europea di formare una base dati utente (trasformare i cittadini in account digitali) lungo un’autostrada che si basa sugli algoritmi della blockchain».

Non si tratta di analisi o ipotesi: sono fatti. Il circuito elettronico del green pass è stato creato prima del COVID-19 per gli stessi scopi per cui sarà impiegato ora – scopi che ci viene detto sono stati suscitati dalla pandemia.

 

Invece, l’impressione è che la digitalizzazione della cittadinanza europea – cioè l’installazione di una piattaforma di controllo dell’individuo con dematerializzazioni di tante attività – fosse preordinata.

 

Il green pass, scrivono i due reporter, sta «consentendo per la prima volta nella storia italiana ed europea di formare una base dati utente (trasformare i cittadini in account digitali) lungo un’autostrada che si basa sugli algoritmi della blockchain».

 

Come abbiamo sottolineato varie volte, il primo grande step che sarà permesso dal processo digitalizzazione di cui il green pass è il kickstarter, sarù il cosiddetto «euro digitale». Una moneta interamente elettronica gestita nei portafogli virtuali dei cittadini su database del superstato Europeo.

 

Quella del green pass è «la stessa tecnologia che servirà a introdurre l’euro digitale o sviluppare funzioni di pagamento e tracciabilità online

Quella del green pass, infatti, è «la stessa tecnologia che servirà a introdurre l’euro digitale o sviluppare funzioni di pagamento e tracciabilità online. Infatti, in quanto tale, il green pass è proprio il fattore decisivo per l’accelerazione della digitalizzazione intensiva decisa dalle politiche di Bruxelles già prima della dichiarazione della pandemia da parte dell’OMSnel marzo del 2020».

 

La strategia emergerebbe da un documento strategico intitolato cioè Plasmare il futuro digitale dell’Europa del 19 febbraio 2020. Il testo di avvale di uno studio uscito poi nel secondo semestre 2020, Shaping the digital transformation, redatto da McKinsey Global Institute, un ente che studia le tendenze economiche globali ed è stato fondato nel 1990 ed è ovvia emanazione di McKinsey, multinazionale della consulenza coinvolta in vari scandali, da Enron alle persecuzioni dei dissidenti sauditi, etc. È un uomo di McKinsey l’attuale segretario dei Trasporti USA, il bizzarro Pete Buttigieg, omosessuale affitatore di uteri figlio del traduttore americano di Gramsci: dopo essere stato nella grande azienda divenne ufficiale per l’Intelligence della marina USA, tornando in Afghanistan dove era in realtà già stato a lavorare per il colosso miliardario.

 

Torniamo al documento. In Plasmare il futuro digitale dell’Europa – ribadiamo, uscito prima del pipistrello cinese – «si possono trovare le radici stesse dell’attuale green pass».

 

«L’UE già a febbraio 2020 prevedeva il ricorso a una vera “identità elettronica (eID) pubblica universalmente accettata”, poggiata su un robusto sistema infrastrutturale, sviluppata secondo un chiaro principio di interoperabilità degli standard informatici dei dati e rafforzata dall’estensione, al di fuori dai servizi finanziari, di quei presidi tipici del mondo finanziario della cosiddetta Psd2 (o Direttiva sui Pagamenti), come i fattori di autenticazione».

«L’UE già a febbraio 2020 prevedeva il ricorso a una vera “identità elettronica (eID) pubblica universalmente accettata”, poggiata su un robusto sistema infrastrutturale, sviluppata secondo un chiaro principio di interoperabilità degli standard informatici dei dati»

 

«Essa rappresenta il pilastro di tutta una serie azioni ritenute necessarie per guidare la “transizione verso un pianeta in salute e un nuovo mondo digitale”» scrive La Verità. Insomma, un piano per computerizzare il mondo, a partire da un sistema di ID elettronico che sia «pubblico universalmente accettato», e sottolineiamo soprattutto «universalmente accettato».

 

Nel documento UE viene dichiarato che bisogna migliorare le «competenze digitali dei cittadini», lavorare per un «aumento della connettività», addirittura garantire «la sovranità tecnologica europea attraverso un’espressa politica di controllo dei dati», che detto da quelli che trattano con Google, Facebook, Amazon, Apple e pure Huawei e soci fa un po’ ridere – specie se pensiamo alla verde Irlanda. (verde come certi dollari americani)

 

Ad ogni modo, nel documento programmatico UE si dice anche che verranno intraprese di azioni per:

 

1) «Migliorare il processo decisionale pubblico e privato» – qui il significato ci sfugge. Significa che la UE vuole stabilire come i privati devono prendere le decisioni? Magari, con che tecnologia? E il processo decisionale pubblico, deve essere stabilito parimenti dalla UE? Parlano delle elezioni…?

 

Il cittadino diviene utente. Il governo diviene «piattaforma». Questa è la digitalizzazione finale. La democrazia diviene computer. Le leggi, la Costituzione sostituite dal «codice». E, se avete visto il film Elysium, potete immaginare la conseguenza: chi controlla il sistema operativo controlla il Paese, controlla la realtà.

2) «Evitare «tentativi di manipolazione dello spazio dell’informazione» – stanno, per caso, parlando di purga delle fake news? Hacker russi? Troll farm in Macedonia? Renovatio 21 chiusa definitamente?

 

3) «Supportare il green deal «monitorando dove e quando c’è maggiore domanda di energia elettrica» – qui si innesta il discorso del green deal europeo, sul quale stiamo pubblicando tanti articoli. Per fare una sintesi, vi basta guardare quanti fiumi di inchiostro, e incontri politici di altissimo livello, siano dati alla creatura artificiale Greta Thunberg: stringendo ulteriormente, vi garantiamo che il prossimo lockdown, ora che abbiamo dato il nostro assenso su quello pandemico, sarà un lockdown «climatico».

 

4) «Modernizzare la struttura economica e finanziaria, e  avere uno “spazio europeo dei dati sanitari”» – cioè, ci par di capire, di creare un grande database dei dati biologici e al contempo velocizzare l’infrastruttura delle transazioni, rendendo ancora più fluido, veloce, trasparente il circuito del danaro.

«Il nocciolo della questione sta nella potenzialità dirompente della trasformazione dell’identità personale in identità pubblica digitale»

 

Ma non solo. La UE si pone vari piani di azione, come per esempio «”per la democrazia europea volto a migliorare la resilienza dei nostri sistemi democratici”, sostenere il pluralismo dei media, affrontare le minacce di interventi esterni nelle elezioni europee applicando il voto elettronico».

 

Resilienza dei sistemi democratici, voto elettronico, pluralismo dei media… sì, Bruxelles vuole dirci come votare. Vuole mettere le mani, elettronicamente, sulla democrazia.

 

E così la Commissione ha preparato il piano digitale del prossimo decennio – chiamato «2030 digital compass» – che riformerà le norme sull’identificazione elettronica, che il contesto europeo si chiama eIDAS.

 

L’eIDAS «sarà il perno principale di azioni di massiccia informatizzazione che andranno fatte a tutti i livelli, specie nei servizi pubblici, tutti da digitalizzare».

«Si sta introducendo quindi «la riduzione dei cittadini a meri utilizzatori di servizi pubblici o privati erogati, con i medesimi meccanismi del Web service, da piattaforme nazionali a stretto controllo pubblico su cui, con il modello del Governament as platform»

 

Ma non è finita: «il parallelo con il green pass si scopre anche nelle caratteristiche del nuovo sistema di identità elettronica eIDAS, incentrato sulla creazione di portafogli europei di identità digitale, cioè certificazioni di credenziali personali da conservare su wallet dotati di firme crittografiche sotto forma di QR Code – in grado di collegare le identità digitali nazionali degli utilizzatori con la prova di altri attributi personali (per esempio il conto bancario, titoli di studio), a consentirne la perfetta sovrapponibilità con la sostanza informatica e giuridica del green pass».

 

Antonelli e Aranguena indicano che uno dei problemi (probabilmente, il motivo per cui nessuno si è accorto di nulla) è la volontaria ostinazione a tenere basso il livello della discussione pubblica. «Il nocciolo della questione sta nella potenzialità dirompente della trasformazione dell’identità personale in identità pubblica digitale».

 

Si sta introducendo quindi «la riduzione dei cittadini a meri utilizzatori di servizi pubblici o privati erogati, con i medesimi meccanismi del Web service, da piattaforme nazionali a stretto controllo pubblico su cui, con il modello del Governament as platform, per alcuni settori ritenuti strategici, vi potrà essere una condivisione di dati sanitari e relativa identificazione personale anche per altre “forme di impiego” (trasporto, servizi finanziari, istruzione)».

 

Grazie a virus, vaccini e tamponi, la piattaforma della tirannide elettronica corre sui nostri telefonini.

Il cittadino diviene utente (e per questo da tempo vi ripetiamo che Facebook è un anteprima della società distopica che ci aspetta).

 

Il governo diviene «piattaforma». Questa è la digitalizzazione finale. La democrazia diviene computer. Le leggi, la Costituzione sostituite dal «codice». E, se avete visto il film Elysium, potete immaginare la conseguenza: chi controlla il sistema operativo controlla il Paese, controlla la realtà.

 

L’incubo digitale del green pass non riguarda il COVID, ma un piano ben precedente. La pandemia ha solo accelerato i tempi. La cosa giusta al momento giusto, per il Grande Reset della democrazia, l’installazione della tecnocrazia totalitaria più spaventosa mai vista.

 

Grazie a virus, vaccini e tamponi, la piattaforma della tirannide elettronica corre sui nostri telefonini.

 

 

Roberto Dal Bosco

Sorveglianza

L’Inghilterra sperimenta sistema di pagamento ferroviario tramite tracciamento smartphone della posizione in tempo reale

Pubblicato

il

Da

In Inghilterra verrà lanciato un nuovo sistema di tariffe ferroviarie basato sul GPS che monitorerà gli spostamenti dei passeggeri tramite i loro smartphone e addebiterà loro il costo in un secondo momento, eliminando la necessità di acquistare i biglietti in anticipo. Lo riporta Reclaim the Net.

 

Sebbene venga promosso come un passo avanti verso un’esperienza di viaggio più semplice ed efficiente, il sistema si basa fondamentalmente sul monitoraggio della posizione in tempo reale, richiamando l’attenzione sul ruolo crescente della sorveglianza nei servizi pubblici di routine.

 

La sperimentazione è iniziata il 1° settembre sulle tratte ferroviarie dell’East Midlands Railway tra Leicester, Derby e Nottingham. Più avanti nel mese, il servizio sarà esteso ai servizi Northern Rail nello Yorkshire, comprese le fermate di Leeds, Sheffield, Harrogate, Doncaster e Barnsley.

 

Sono disponibili complessivamente 4.000 posti per coloro che si registrano tramite i siti web degli operatori ferroviari. I partecipanti utilizzeranno un’app che genera un codice a barre da scansionare ai tornelli. Una volta scansionato, il GPS del telefono si attiva, registrando gli spostamenti del passeggero durante la giornata.

Sostieni Renovatio 21

Il sistema calcola quindi il costo in base alla distanza percorsa e fattura il costo al passeggero a fine giornata. Gli operatori affermano che la tariffa sarà sempre la più economica possibile per la tratta percorsa.

 

Il ministro delle ferrovie, Lord Peter Hendy, ha descritto l’attuale struttura di biglietteria come «troppo complicata e un ammodernamento che avrebbe richiesto molto tempo per essere adattata al XXI secolo (…) Attraverso queste sperimentazioni stiamo facendo proprio questo, rendendo l’acquisto dei biglietti più comodo, più accessibile e più flessibile (…) Mettendo l’esperienza dei passeggeri al centro del nostro processo decisionale, stiamo modernizzando le tariffe e l’emissione dei biglietti, rendendo più semplice e facile per le persone scegliere il treno», ha affermato.

 

Mentre i funzionari continuano a presentare il progetto come una vittoria in termini di praticità e prezzo, la tecnologia introduce un nuovo livello di sorveglianza di routine in un ambiente di transito già ricco di dati.

 

La preoccupazione maggiore non riguarda solo la tecnologia in sé, ma la facilità con cui questo tipo di monitoraggio sta diventando routine. Per andare da A a B, ora è necessario generare un registro dettagliato di dove si va, quando si va e con quale frequenza.

 

Questi dati si accumulano rapidamente e non restano archiviati in un silos. Possono essere associati a nomi, comportamenti, schemi e persino alle persone con cui si viaggia. Con la diffusione di questo tipo di sistema, diventa sempre più difficile evitare un monitoraggio costante negli spazi pubblici.

 

Non esiste inoltre una linea chiara su come verranno gestiti questi dati. Chi ne avrà accesso, per quanto tempo verranno conservati e per quali altri scopi potrebbero essere utilizzati sono tutte questioni aperte.

Aiuta Renovatio 21

L’idea è tutta una questione di praticità, ma saltare la coda per i biglietti potrebbe comportare la rinuncia al controllo su dove finiscono i propri dati. Una volta registrata la cronologia delle posizioni, difficilmente rimane memorizzata. Può essere condivisa, analizzata e integrata in sistemi che vanno ben oltre i viaggi in treno.

 

Si tratta di un passo ulteriore verso una società della biosorveglianza totale, di cui è stato un prodromo la pandemia, con vari esempi (in primis, l’Australia), tra cui, sembra, qualche comune italiano, che hanno utilizzato le capacità geolocalizzative degli smartphone per tracciare gli spostamenti fuori casa, allora proibiti, dei cittadini.

 

Ora, con la scusa dei viaggi in regalo, si attirano gli avventati nella trappola del controllo totale. Il lettore di Renovatio 21 sa che sarà probabilmente lo stesso con l’euro digitale, il cui lancio è sempre più imminente.

 

«There is no such thing as free cheese» dice un detto anglofono: non esiste una cosa come il formaggio gratis. Cioè, secondo la saggezza murina che manca ai molti roditori come a molti umani, se il formaggio è gratis, probabilmente è una trappola.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Simon via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0

 

Continua a leggere

Pensiero

Massacro trans di bambini, ecco lo stragista ideale dei «conservatori». Per un futuro di sorveglianza totale

Pubblicato

il

Da

Erano passate poche ore dal massacro di Minneapolis che già fioccavano in rete teoria di tutti i tipi. Et pour cause: come è stato notato da molti, non era mai accaduto che emergessero così tante informazioni su uno stragista scolastico.   Ricordiamo il caso del Tennessee: ci sono voluti mesi e mesi prima che il famigerato «manifesto» dell’assassina transessuale Audrey Hale fosse pubblicato – e pubblicato perché trapelato in barba alle forze dell’ordine. E invece qui i diari del mostro sono subito fruibili, persino in formato video. C’è tutto, disegni, scritti, meme, confessioni… ogni cosa è subito in chiaro, in tutta la sua portata allucinante.   Alcuni notano ancora la differenza che vi è tra il caso di Robert Westman e di Thomas Matthew Crooks, il coetaneo che sparò al candidato presidente Donald Trump durante il comizio di Butler in Pennsylvania. Del Crooks non si sa ancora nulla: caso più unico che raro di ventenne che non ha una vera traccia su internet, né social media né altro. Curioso.

Sostieni Renovatio 21

Qualcuno specula di un nuovo caso MK-Ultra, dicendo che il programma di controllo mentale della CIA non è mai stato veramente fermato. Puntano il dito contro il padre del massacratore, James, che lavorerebbe per ESRI, produttore di un software di Intelligence geospaziale (cioè, satelliti) usato anche dalla CIA.   Il padre racconta che il ragazzo avrebbe avuto una delusione d’amore recente. La madre – che aveva lavorato proprio per la scuola della strage – invece ha rifiutato di collaborare con la polizia, e ora si sarebbe data alla macchia, rendendosi latitante. Secondo fonti del giornalista indipendente Andy Ngo, a spingere per la transessualizzazione di Robert sarebbe stato più il padre che la madre, definita come «cristiana devota», che sarebbe stata in qualche modo indotta a firmare per la «transizione» sessuale del figlio.   La realtà è che, al di là dei tantissimi dettagli contingenti che continuano ad affiorare, vi sono elementi che rendono il caso un vero e proprio ideale per i conservatori americani – o meglio, per i neocon.   Ci ha riflettutto sopra Kim Iversen, giornalista americana di origini scandinavo-vietnamite, un tempo considerabile come moderata, ora piuttosto lanciata su temi come quello di Israele e della sua totale influenza sugli USA – la bella Kim, per coincidenza, ha subito in questi ultimi giorni un furto di identità, con un’auto comprata a suo nome, nonché una misteriosa effrazione in casa sua mentre stava registrando una puntata del suo show YouTube.   Incurante di tutto, la Iversen mette in fila un po’ di spunte che fanno quasi pensare che si tratti di una figura desiderabile per la propaganda del vecchio conservatorismo USA: l’assassino è trans, e la demonizzazione della classe certo non dispiace ai conservatori vecchio stile; l’assassino scrive in cirillico, pare quindi avere simpatia per la Russia, nemico immortale dei neocon; l’assassino scrive su fucili e caricatori messaggi contro lo Stato Ebraico («Israele deve cadere», ad esempio) e la narrativa dell’«olocausto» («6 milioni non erano abbastanza»): ed ecco una leva interessante contro la nuova destra americana, i MAGA, che a differenza dei conservatori non sembra avere più riflessi pavloviani pro-Israele.   Insomma: lo Westman parrebbe quasi un babau concepito per la propaganda neocon, sempre più disperata per il fatto di aver perduto completamente il favore verso Israele del popolo di sinistra in America e di buona parte di quello della destra. Forse per questo, dicono alcuni, a Gaza accelerano: sanno di avere poco tempo, quando la generazione dei boomer morirà, non resterà in Occidente più nessun appoggio per lo Stato Giudaico…   Sono annotazioni, analisi, speculazioni. Tuttavia altri rilievi usciti dopo il massacro sono invece certezze.   La strage dei bambini cattolici di Minneapolis avrebbe potuto essere evitata se fosse stato installato uno strumento di rilevamento delle minacce basato sull’intelligenza artificiale, ha dichiarato mercoledì a Fox News – la TV dei conservatori americani, il canale tramite il quale necon portarono gli USA alla guerra in Iraq – proprio un ex agente delle forze speciali israeliane.   Parlando della sua piattaforma GIDEON, il fondatore Aaron Cohen ha affermato che l’attacco alla scuola cattolica dell’Annunciazione, in cui sono morti due bambini, non sarebbe mai avvenuto se le forze dell’ordine avessero utilizzato il suo software di polizia predittiva.    

Iscriviti al canale Telegram

«Sto per lanciare la prima piattaforma di rilevamento delle minacce tramite intelligenza artificiale di GIDEON America, creata appositamente per le forze dell’ordine», ha affermato Cohen, aggiungendo: «Esamina Internet 24 ore su 24, 7 giorni su 7, utilizzando un’ontologia di livello israeliano per estrarre un linguaggio di minaccia specifico e poi lo indirizza alle forze dell’ordine locali».   «È un detective attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non dorme mai e ci aiuterà a fronteggiare questi attacchi», ha aggiunto Cohen.   Cohen ha descritto GIDEON come «il primo sistema di intelligenza artificiale in tempo reale progettato per rilevare le minacce online prima che si trasformino in attacchi. Reti anonime che segnalano il comportamento e prevedono il pericolo».   Su YouTube è caricato un video che ne spiega funzionamento e potenzialità.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Secondo quanto è dato di capire, il sistema analizza l’intera rete Internet aperta, inclusi Reddit, Discord, chat dei videogame e blog marginali, alla ricerca di segnali d’allarme chiave come «accumulo di lamentele, linguaggio da martire, pianificazione tattica, scouting scolastico e indottrinamento estremista».   È stata notata la simiglianza di tale piattaforma di polizia predittiva con il rilevamento delle minacce pre-crimine in stile Minority Report, film che partiva dagli incubi distopici del romanziere Philip K. Dick per descrivere una società dove i reati sono puniti prima ancora che avvengano.   Il fatto è che questo GIDEON non è l’unico software di questo tipo: più grande, ed esperto, è Palantir, programma di cui recentemente si parla moltissimo per descrivere l’influenza che il Venture Capitalist Peter Thiel (creatore con Elon Musk di PayPal) eserciterebbe occultamente sul governo Trump, a partire dal vicepresidente JD Vance, che aveva lavorato in un fondo dello stesso Thiel e la cui carriera politica sarebbe stata da questi promossa.   Secondo i critici, il Thiel da anni agirebbe in fusione con spezzoni dello Stato profondo, in ispecie militare, americano. Alcuni quindi si spingono a dire che vi sarebbe una sorta di golpe di Palantir in atto in USA, con una società di sorveglianza AI ad occupare sempre più largamente le stanze dei bottoni. Con questa idea un ragazzo si era dato fuoco a Nuova York fuori dal tribunale che stava processando l’allora candidato presidente Trump.   Al di là degli allarmi, la meccanica dietro alle grandi stragi – lo abbiamo imparato con amarezza dall’11 settembre 2001, e poi ancor di più con la pandemia – pare la medesima: ad un evento pauroso lo Stato risponde con maggior controllo sul cittadino, che a questo punto è pienamente giustificato dal pericolo, al punto da passare sopra alle Costituzioni dei Paesi sedicenti democratici.   Qualcuno ha cominciato a chiamarlo «liberalismo emergenziale», in realtà sarebbe più giusto definirlo più semplicemente biototalitarismo, perché abbiamo appreso che esso intende estendersi in ogni dimensione dell’esistenza umana, persino – pensate a vaccino e green pass – a livello biomolecolare, subcellulare, genetico, cioè al controllo della base stessa della vita

Aiuta Renovatio 21

Ancora nel 2020 Renovatio 21 ricordava come il leader del World Economic Forum di Davos Klaus Schwab avesse pubblicato un libro di 195 pagine, COVID-19: The Great Reset, nel quale, sulla scorta di una frase attribuita a Winston Churchill, incoraggiava gli industriali e chi ricopre ruoli decisionali a «fare buon uso della pandemia, non lasciando che questa crisi vada sprecata».   Diviene chiaro, quindi, che – sempre all’interno della triade tesi-antitesi-sintesi dell’idealismo di Hegel, sempre caro alle élite – chi produce crisi produce anche opportunità.   Chi produce massacri, crea la possibilità di manipolazione sociale – specie verso il controllo capillare dell’essere umano.   In fondo, non è così difficile da capire. Certo, realizzarlo, ad un certo punto, è angosciante e mostruoso. Ma questo è il tempo che ci è stato dato da vivere. E tirarsi indietro non solo non è possibile, ma è proprio quello che vogliono i commendatori del sacrificio umano.   Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine da Twitter; modificata
     
Continua a leggere

Internet

Il nuovo aggiornamento di Instagram eroderà ulteriormente la vostra privacy

Pubblicato

il

Da

I nuovi aggiornamenti di Instagram sono ritenuti come problematici per la privacy degli utenti. Lo riporta Reclaim The Net.

 

Meta sta lanciando tre nuovi aggiornamenti del social network basato su immagini. Uno di questi «porta la piattaforma in un territorio che dovrebbe far scattare un serio campanello d’allarme per chiunque tenga alla privacy», scrive il sito.

 

Le prime due modifiche sono relativamente innocue: una nuova opzione per ripubblicare i Reel pubblici e una scheda «Amici» che mostra i post che i tuoi contatti hanno apprezzato o commentato.

 

La terza è molto più invasiva: la nuova «Friend Map» di Instagram, un sistema di tracciamento in tempo reale che ti consente di condividere la tua posizione esatta con i contatti scelti e di vedere a tua volta la loro.

 

«Meta lo presenta come un modo per “restare aggiornati con gli amici”, ma il suo vero valore è per l’azienda, non per te» nota Reclaim The Net.

 

La funzionalità rispecchia la «Snap Map» di Snapchat (società che in passato ha accusato Facebook di copiare le sue funzioni) e verrà introdotta inizialmente negli Stati Uniti prima di essere lanciata a livello globale.

 

«A differenza di un incontro per un caffè, questo tipo di “connessione” significa fornire a Meta un feed costante su dove ti trovi, quando ci sei e con quale frequenza ci vai» scrive RTN.

Aiuta Renovatio 21

Se attivata, la Friend Map utilizza il GPS del telefono, insieme a segnali Bluetooth e Wi-Fi, per determinare la tua posizione. Se hai già taggato la tua posizione in post o Storie, potresti aver già dato i permessi necessari. Reel, Storie e post taggati possono apparire sulla mappa per 24 ore, insieme alle «Note» dei follower condivisi.

 

Instagram specifica che la condivisione della posizione è inizialmente disattivata all’apertura della mappa, ma non è chiaro se successivamente verrà chiesto di riattivarla. Una volta concessi i permessi, l’app potrebbe accedere alla tua posizione ogni volta che la usi.

 

Rivelare la propria posizione in tempo reale è uno dei dati più rivelatori che si possano condividere online. Rivela la propria casa, il proprio posto di lavoro, le proprie abitudini quotidiane e i luoghi che si visitano più spesso. Queste informazioni sono una miniera d’oro per gli inserzionisti, che possono tracciare le proprie abitudini per proporre prodotti mirati, e per i governi, che possono utilizzarle senza mandato se pubblicate pubblicamente.

 

È stato notato che esiste quindi anche una minaccia concreta dello stalking. Le organizzazioni che si occupano di violenza domestica avvertono da tempo che il monitoraggio della posizione in tempo reale è uno strumento potente a disposizione degli aggressori per monitorare e controllare le vittime. La normalizzazione di questo tipo di sorveglianza aumenta ulteriormente i rischi, soprattutto per i bambini.

 

«Se ti viene chiesto di abilitare la Mappa Amici, rifiuta» scrive RTN, che dà istruzioni su come disattivarla:

 

Su Instagram:

Vai a Messaggi.
Tocca “Mappa” in alto.
Apri Impostazioni.
Selezionare “Nessuno” e confermare.
Sul tuo dispositivo:

iOS: in Privacy e sicurezza, rimuovi l’accesso alla posizione di Instagram o disattiva “Condividi la mia posizione”.

Android: nelle impostazioni di localizzazione, rimuovi l’autorizzazione di Instagram o disattiva completamente i servizi di localizzazione.

 

Non si tratta di una singola funzionalità. Fa parte di una spinta costante delle Big Tech per normalizzare la condivisione di una quantità sempre maggiore di dati personali, con il pretesto di «connessione» e «comodità».

 

La vostra posizione è preziosa e mantenerla riservata è uno dei modi più efficaci per proteggervi da sorveglianza, tracciamento e profilazione.

 

«Non è necessario fornire a Meta una mappa in tempo reale della tua vita per rimanere vicino ai tuoi amici. Rifiutare questo tipo di tracciamento non è solo una scelta personale, ma è anche una presa di posizione contro la costante erosione della privacy digitale».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Santeri Viinamäki via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Continua a leggere

Più popolari