Internet
Il giudice della Corte Suprema Thomas: Facebook e Twitter potrebbero essere regolamentati come enti pubblici

Il giudice della Corte Suprema Clarence Thomas aveva già fatto intravedere ad inizio anno la possibilità che le aziende di Big Tech potevano essere regolamentate dal governo.
Il giudice Thomas aveva esternato in questo modo quando Facebook e Twitter avevano sospeso il presidente Donald Trump al termine del suo mandato in linea con i fatti del 6 gennaio 2021, l’assedio al Campidoglio.
«Le piattaforme digitali odierne forniscono strade per quantità di discorsi storicamente senza precedenti, compresi i discorsi di attori governativi. Senza precedenti, tuttavia, è anche il controllo di così tanti discorsi nelle mani di pochi privati»
Thomas, Giudice conservatore alla Corte suprema e seguace della dottrina giuridica della legge naturale, ha insistito su questo punto durante una presentazione di 12 pagine mentre la Corte Suprema discuteva una causa per il blocco di Trump da Twitter.
«Le piattaforme digitali odierne forniscono strade per quantità di discorsi storicamente senza precedenti, compresi i discorsi di attori governativi. Senza precedenti, tuttavia, è anche il controllo di così tanti discorsi nelle mani di pochi privati», ha scritto Thomas nel suo discorso.
«Presto non avremo altra scelta che affrontare il modo in cui le nostre dottrine legali si applicano a infrastrutture informatiche altamente concentrate e di proprietà privata come le piattaforme digitali».
Thomas ha anche notato che ci sono argomenti che suggeriscono che le piattaforme digitali come Twitter o Facebook «sono sufficientemente simili a vettori o luoghi di alloggio comuni per essere regolamentate in questo modo».
«Presto non avremo altra scelta che affrontare il modo in cui le nostre dottrine legali si applicano a infrastrutture informatiche altamente concentrate e di proprietà privata come le piattaforme digitali»
Thomas ha fatto nomi e e cognomi dei proprietari di Facebook e Google: Mark Zuckerberg, Larry Page e Sergey Brin.
«Sebbene entrambe le società siano quotate in borsa, una persona controlla Facebook, Mark Zuckerberg, e solo due controllano Google, Larry Page e Sergey Brin», scrive justice Thomas.
Thomas è d’accordo sul fatto che l’account Twitter di Trump «assomigliava a un forum pubblico protetto costituzionalmente».
«Sembra piuttosto strano dire che qualcosa è un forum governativo quando una società privata ha l’autorità illimitata per chiuderlo».
«Sembra piuttosto strano dire che qualcosa è un forum governativo quando una società privata ha l’autorità illimitata per chiuderlo»
«Qualsiasi controllo esercitato dal signor Trump sull’account impallidiva notevolmente rispetto all’autorità di Twitter, dettata nei suoi termini di servizio, di rimuovere l’account stesso in qualsiasi momento per qualsiasi motivo o senza motivo». «Twitter ha esercitato la sua autorità per fare esattamente questo».
Thomas ha poi sostenuto nel suo discorso che la tecnologia moderna non è facilmente affrontabile con le leggi esistenti. Secondo il giudice, tuttavia, la Corte Suprema USA potrebbe «presto non avere altra scelta che affrontare il modo in cui le nostre dottrine legali si applicano a infrastrutture informatiche altamente concentrate e di proprietà privata come le piattaforme digitali».
«Se l’obiettivo è garantire che la parola non venga soffocata, la preoccupazione più evidente devono essere necessariamente le stesse piattaforme digitali dominanti. Come ha chiarito Twitter, il diritto di interrompere la parola è decisamente nelle mani delle piattaforme digitali private».
«Se l’obiettivo è garantire che la parola non venga soffocata, la preoccupazione più evidente devono essere necessariamente le stesse piattaforme digitali dominanti»
«La misura in cui tale potere è importante ai fini del Primo Emendamento e la misura in cui tale potere potrebbe essere legalmente modificato solleva questioni interessanti e importanti».
Thomas ha notato che le aziende Big Tech hanno un enorme potere sul flusso di informazioni, anche sui libri. Il supremo giudice afroamericano ha infatti coinvolto nella sua tirata anche l’altro grande colosso monopolistico di Big Tech, Amazon.
«Una persona può sempre scegliere di evitare il ponte a pedaggio o il treno e invece nuotare nel fiume Charles o fare un’escursione sull’Oregon Trail», sostiene il Thomas.
«Nel valutare se un’azienda esercita un potere di mercato sostanziale, ciò che conta è se le alternative sono comparabili. Per molte delle piattaforme digitali odierne, niente lo è»
«Ma nel valutare se un’azienda esercita un potere di mercato sostanziale, ciò che conta è se le alternative sono comparabili. Per molte delle piattaforme digitali odierne, niente lo è».
Come riportato da Renovatio 21, il giudice Thomas è stato uno dei più attivi nel chiedere chiarezza anche riguardo al caos dei conteggi elettorali delle presidenziali 2020.
Cina
La Cina presenta il primo chip 6G al mondo

I ricercatori cinesi hanno presentato il primo chip 6G al mondo, in grado di aumentare la velocità di connessione nelle aree remote fino a 5.000 volte rispetto al livello attuale. Lo riporta il giornale di Hong Kong South China Morning Post (SCMP).
La tecnologia 6G si prevede possa ridurre il divario digitale tra aree rurali e urbane. Sviluppato da ricercatori dell’Università di Pechino e della City University di Hong Kong, il chip 6G «all-frequency» potrebbe offrire velocità internet mobile oltre i 100 gigabit al secondo su tutto lo spettro wireless, incluse le frequenze usate nelle zone remote, rendendo l’accesso a internet ad alta velocità più disponibile nelle regioni meno connesse e permettendo, ad esempio, di scaricare un film 8K da 50 GB in pochi secondi.
Tuttavia, le tecnologie 5G e 6G suscitano preoccupazioni. Critiche riguardano i possibili rischi per la salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto con le alte frequenze del 6G, oltre a vulnerabilità agli attacchi informatici a causa dell’aumento dei dispositivi connessi. L’espansione delle infrastrutture potrebbe inoltre avere un impatto ambientale e accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro le aree rurali. Si temono anche un incremento della sorveglianza e problemi legati alla privacy dei dati con l’aumento della connettività.
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Le tecnologie wireless come il 5G operano su gamme di frequenza limitate. Il nuovo chip 6G, invece, copre l’intero spettro (da 0,5 GHz a 115 GHz) in un design compatto di 11 mm x 1,7 mm, eliminando la necessità di più sistemi per gestire diverse frequenze. Questo permette al chip di funzionare in modo efficiente su bande sia basse che alte, supportando applicazioni ad alta intensità e migliorando la copertura in aree rurali o remote.
«Le bande ad alta frequenza come le onde millimetriche e i terahertz offrono una larghezza di banda estremamente ampia e una latenza estremamente bassa, rendendole adatte ad applicazioni come la realtà virtuale e le procedure chirurgiche», ha dichiarato al China Science Daily il professor Wang Xingjun dell’Università di Pechino.
I ricercatori stanno sviluppando moduli plug-and-play per diversi dispositivi, come smartphone e droni, che potrebbero facilitare l’integrazione del nuovo chip nelle tecnologie di uso quotidiano.
La Cina pare accelerare per una primazia tecnologica non solo nelle telecomunicazioni – con il caso di Huawei, e relativi incidenti diplomatici internazionali, e sospetti anche in Italia – ma in genere nel settore tecnologico, dove si assiste ai consistenti sforzi per l’IA, visibili nell’ascesa di DeepSeek, un’Intelligenza Artificiale realizzata nel Dragone che non abbisogna di chip particolarmente performanti.
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Internet
Metriche pubblicitarie di e-commerce artificialmente gonfiate, afferma un ex dipendente Meta

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Intelligenza Artificiale
Facebook spenderà milioni per sostenere i candidati pro-IA

Il colosso tecnologico Meta-Facebook lancerà un super-PAC incentrato sulla California per sostenere i candidati a livello statale favorevoli a una regolamentazione tecnologica più flessibile, in particolare per quanto riguarda l’intelligenza artificiale.
Un Super PAC è un comitato politico indipendente che può raccogliere e spendere fondi illimitati da individui, aziende e sindacati per sostenere o contrastare i candidati. Non può coordinarsi direttamente con campagne o partiti ed è stato creato dopo le sentenze dei tribunali statunitensi del 2010 che hanno allentato le regole sul finanziamento delle campagne elettorali.
Secondo quanto riferito dalla stampa americano, il gruppo, denominato Mobilizing Economic Transformation Across California, sosterrà i candidati dei partiti democratico e repubblicano che danno priorità all’innovazione dell’intelligenza artificiale rispetto a regole severe.
Secondo la testata Politico, la società madre di Facebook e Instagram prevede di spendere decine di milioni di dollari tramite il PAC, il che potrebbe renderla uno dei maggiori investitori politici dello Stato in vista delle elezioni a governatore del 2026.
L’iniziativa è in linea con l’impegno più ampio di Meta per salvaguardare lo status della California come polo tecnologico, nonostante le preoccupazioni che una supervisione rigorosa possa soffocare l’innovazione.
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«Il contesto normativo di Sacramento potrebbe soffocare l’innovazione, bloccare il progresso dell’Intelligenza Artificiale e mettere a rischio la leadership tecnologica della California», ha affermato Brian Rice, vicepresidente per le politiche pubbliche di Meta. Rice guiderà il PAC insieme a Greg Maurer, un altro dirigente addetto alle politiche pubbliche, in qualità di dirigenti principali, secondo un portavoce dell’azienda.
La California è uno degli Stati più attivi nel promuovere la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale e dei social media, con i funzionari pronti a decidere sulle norme in materia di sicurezza, trasparenza e tutela dei consumatori che potrebbero avere ripercussioni sui prodotti delle aziende tecnologiche.
Questa mossa rispecchia gli sforzi di altri colossi della tecnologia. Aziende come Uber e Airbnb hanno utilizzato strategie politiche basate sui grandi donatori per influenzare le politiche in California.
Questa primavera, Meta ha anche speso oltre 518.000 dollari in attività di lobbying a livello statale per contestare la legislazione sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale, che imporrebbe standard di sicurezza e trasparenza sui grandi modelli di intelligenza artificiale.
Il nuovo super-PAC di Meta si unisce a una crescente ondata di impegno politico nel settore tecnologico. La rete rivale Leading the Future, sostenuta da Andreessen Horowitz (venture capitalist ora attivo nell’amministrazione Trump) e dal presidente di OpenAI Greg Brockman, ne è un esempio e mira a promuovere politiche pro-IA con oltre 100 milioni di dollari di finanziamenti.
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