Geopolitica
Il giornale israeliano Haaretz dice che ora Gaza è sotto il controllo di… Donald Trump
L’editorialista di Haaretz Amos Harel sostiene che in Israele non è il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad avere il controllo, ma piuttosto Trump, nonostante gli accordi che il primo ministro ha stipulato per tenere unito il suo governo.
«Non è affatto chiaro se i leader di entrambe le parti siano interessati» alla fase 2, scrive Harel. «E tuttavia, potrebbe essere che domenica abbiamo salito il primo gradino della scala verso il completamento dell’accordo e la fine della guerra, grazie alle esortazioni di Donald Trump pochi giorni prima del suo giuramento per un secondo mandato come presidente degli Stati Uniti».
«Il discorso sulla ripresa della guerra, che dovrebbe avvenire alla fine della Fase 1 tra sei settimane, è già principalmente teorico», scrive l’editorialista israeliano, dopo aver sottolineato che il flusso di fino a 1 milione di palestinesi di ritorno a Gaza settentrionale potrebbe rendere difficile per l’IDF riprendere le operazioni lì.
«La decisione ora spetta a Trump. Le numerose promesse che il premier Benjamin Netanyahu ha fatto al Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich per garantire che il partito del Sionismo religioso rimanga al governo per tutta la durata della prima fase sono destinate a scontrarsi con le richieste di Trump» scrive il prestigioso quotidiano dello Stato Ebraico. «Se il Presidente americano insiste sul fatto che la guerra a Gaza deve finire, Netanyahu avrà difficoltà a sfidarlo».
Come riportato da Renovatio 21, Trump negli scorsi mesi aveva detto che Israele doveva porre fine alla Guerra a Gaza, non escludendo il taglio degli aiuti allo Stato degli ebrei e attaccando Netanyahu con rivelazioni su come gli israeliani lo avessero spinto ad uccidere il generale iraniano Qassem Soleimani.
Trump aveva altresì avvertito che a Gaza Israele stava perdendo il consenso globale e di conseguenza alimentando l’antisemitismo.
In varie occasioni è parso chiaro che The Donald opterebbe per la destituzione di Beniamino Netanyahu, il quale ha annullato il viaggio a Washington per la cerimonia di insediamento di Trump come 47° presidente degli Stati Uniti d’America.
Come riportato da Renovatio 21, è emerso una settimana fa che l’inviato di Trump (non ancora entrato in carica…) in Israele avrebbe avuto un incontro teso con Netanyahu. Poco dopo, è stata dichiarata la tregua.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Israel Ministry of Foreign Affairs via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Geopolitica
Trump dice al presidente colombiano di «fare attenzione al suo culo»
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
Netanyahu vuole parlare a Trump sui possibili nuovi attacchi all’Iran
I funzionari israeliani manifestano una crescente preoccupazione per il fatto che l’Iran stia potenziando la produzione del suo programma di missili balistici – già colpito dagli attacchi militari israeliani all’inizio dell’anno – e si preparano a illustrare al presidente Donald Trump le possibili opzioni per un nuovo intervento, secondo una fonte direttamente a conoscenza dei piani e quattro ex funzionari statunitensi informati sulla questione.
Le stesse fonti hanno riferito che i responsabili israeliani temono anche che l’Iran stia ricostruendo i siti di arricchimento nucleare bombardati dagli Stati Uniti a giugno. Tuttavia, hanno precisato che considerano prioritarie e più urgenti le attività iraniane volte a ripristinare gli impianti di produzione di missili balistici e a riparare i sistemi di difesa aerea danneggiati.
Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dovrebbero incontrarsi entro fine mese in Florida, presso la residenza presidenziale di Mar-a-Lago. In quell’occasione, secondo le fonti, Netanyahu intende dimostrare a Trump che l’espansione del programma missilistico balistico iraniano costituisce una minaccia che potrebbe richiedere un intervento rapido.
Aiuta Renovatio 21
Netanyahu dovrebbe argomentare che le azioni dell’Iran rappresentano un pericolo non solo per Israele, ma per l’intera regione, compresi gli interessi statunitensi. Il leader israeliano intende presentare a Trump opzioni che prevedano la partecipazione o il supporto degli Stati Uniti a eventuali nuove operazioni militari, hanno aggiunto le fonti.
Interpellato giovedì su un possibile incontro con Netanyahu il 29 dicembre, Trump ha risposto ai giornalisti: «Non l’abbiamo ancora organizzato formalmente, ma vorrebbe vedermi». I funzionari israeliani hanno invece confermato la data del 29 dicembre.
Il governo israeliano ha declinato ogni commento. La Missione iraniana presso le Nazioni Unite non ha risposto alle richieste di chiarimenti.
«L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e il governo iraniano hanno corroborato la valutazione del governo degli Stati Uniti secondo cui l’Operazione Midnight Hammer ha completamente annientato le capacità nucleari dell’Iran», ha dichiarato in una nota la portavoce della Casa Bianca Anna Kelly. «Come ha affermato il Presidente Trump, se l’Iran puntasse a dotarsi di un’arma nucleare, quel sito verrebbe attaccato e annientato prima ancora che si avvicini».
I piani israeliani di aggiornare Trump su possibili nuovi attacchi all’Iran e di coinvolgerlo direttamente arrivano mentre il presidente valuta interventi militari in Venezuela – che aprirebbero un ulteriore fronte di conflitto per gli Stati Uniti – e mentre continua a celebrare la campagna di bombardamenti della sua amministrazione contro il programma nucleare iraniano e il successo nei negoziati per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
In un discorso alla nazione pronunciato mercoledì, Trump ha dichiarato agli americani di aver «distrutto la minaccia nucleare iraniana e posto fine alla guerra a Gaza, portando per la prima volta in 3.000 anni la pace in Medio Oriente».
Le apprensioni israeliane nei confronti dell’Iran emergono proprio mentre Teheran ha manifestato interesse a riprendere i colloqui diplomatici con gli Stati Uniti per limitare il suo programma nucleare, un fattore che potrebbe complicare l’approccio di Israele nei confronti di Trump su nuovi attacchi.
Secondo una fonte direttamente informata sui piani israeliani, anche il finanziamento iraniano ai propri proxy regionali rappresenta una priorità per Israele.
«Il programma di armi nucleari è molto preoccupante. C’è un tentativo di ricostituzione. Non è così immediato», ha spiegato questa persona.
Gli attacchi statunitensi di giugno contro l’Iran, noti come Operazione Midnight Hammer («martello della mezzanotte»), hanno coinvolto oltre 100 velivoli, un sottomarino e sette bombardieri B-2. Trump ha sostenuto che abbiano «distrutto» i siti di arricchimento nucleare iraniani, sebbene alcune valutazioni iniziali indicassero danni meno estesi di quanto affermato dal presidente.
Contemporaneamente, le forze israeliane hanno colpito diversi impianti missilistici balistici iraniani.
Gli attacchi israeliani dell’aprile e dell’ottobre 2024 hanno inoltre neutralizzato tutti i sistemi di difesa aerea S-300 dell’Iran – il più avanzato in dotazione al Paese – consentendo successivamente voli con equipaggio nello spazio aereo iraniano e riducendo drasticamente la minaccia per i piloti.
A differenza degli interventi sul programma missilistico balistico, per infliggere danni significativi ai siti nucleari iraniani è stato indispensabile il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, che ha fornito le bombe antibunker da 30.000 libbre di produzione americana.
La scorsa settimana, Trump ha lasciato intravedere la disponibilità a riprendere i negoziati con l’Iran, avvertendo però Teheran di non tentare di ricostituire i programmi missilistici balistici o nucleari. Il presidente statunitense dichiarato che l’Iran «può provare» a ricostruire il suo programma di missili balistici, ma «ci vorrà molto tempo prima che torni».
«Ma se vogliono tornare senza un accordo, allora distruggeremo anche quello», ha aggiunto Trump. «Sapete, possiamo mettere fuori uso i loro missili molto rapidamente, abbiamo un grande potere».
Prima degli attacchi di giugno, gli israeliani avevano sottoposto a Trump quattro opzioni militari, secondo la fonte direttamente a conoscenza dei piani. I funzionari israeliani le illustrarono su un tavolino nello Studio Ovale, ha riferito la stessa persona. Una prevedeva un’azione unilaterale israeliana, un’altra un supporto limitato statunitense, una terza operazioni congiunte tra Stati Uniti e Israele contro l’Iran, e una quarta un intervento condotto esclusivamente dagli Stati Uniti. Trump optò alla fine per un’operazione congiunta. La fonte ha suggerito che Netanyahu potrebbe presentare a Trump un ventaglio di opzioni analoghe durante l’incontro a Mar-a-Lago.
Si prevede che anche il fragile cessate il fuoco tra Israele e Hamas occupi un posto di rilievo nei colloqui tra Netanyahu e Trump, tra i timori che le parti non riescano a procedere con la fase successiva dell’accordo. Nella seconda fase, Israele dovrebbe ritirare le proprie forze da Gaza, un organismo ad interim dovrebbe assumere il controllo dell’enclave al posto di Hamas e dovrebbe essere dispiegata una forza internazionale di stabilizzazione.
Sostieni Renovatio 21
Trump potrebbe mostrarsi meno propenso a una nuova azione militare contro l’Iran qualora persistessero frizioni tra funzionari statunitensi e israeliani sull’approccio di Netanyahu al cessate il fuoco, hanno osservato due ex funzionari israeliani. Se non contrastata, la produzione iraniana di missili balistici potrebbe raggiungere i 3.000 unità all’anno, secondo la fonte a conoscenza diretta dei piani israeliani e gli ex funzionari statunitensi informati.
La minaccia rappresentata dai missili balistici e dal potenziale volume impiegabile in un attacco costituisce la preoccupazione più immediata di Israele, ha dichiarato uno degli ex funzionari israeliani che ha discusso l’argomento con gli attuali responsabili.
«Non c’è dubbio che, dopo l’ultimo conflitto, possiamo ottenere la superiorità aerea e infliggere danni molto maggiori all’Iran di quanti l’Iran possa infliggere a Israele», ha affermato il funzionario. «Ma la minaccia dei missili è molto reale e non siamo riusciti a prevenirli tutti l’ultima volta».
Un elevato numero di missili balistici consentirebbe all’Iran di proteggere meglio i propri siti di arricchimento nucleare, hanno spiegato la fonte a conoscenza diretta dei piani israeliani e uno degli ex funzionari statunitensi. Hanno aggiunto che i responsabili israeliani nutrono analoghe preoccupazioni per la ricostruzione dei sistemi di difesa missilistica iraniani e per il finanziamento e l’armamento dei proxy regionali, ritenendo che Teheran accelererebbe la ricostituzione del programma nucleare potendo difendere più efficacemente i propri impianti di arricchimento.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
Orban ricorda il danaro finito nei «cessi d’oro» degli oligarchi ucraini
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-



Controllo delle nascite1 settimana faDott. Michael Yeadon: il vaccino mRNA è un sistema di sterilizzazione che ha ucciso oltre 30 milioni di persone e devasterà varie generazioni
-



Ambiente1 settimana faUna strana oscurità si sta diffondendo in tutti gli oceani
-



Salute2 settimane faI malori della 50ª settimana 2025
-



IVF2 settimane faDonatori di sperma «seriali» e bambini col tumore: cala la maschera sull’industria della riproduzione
-



Eutanasia1 settimana faVideo virale su Tiktok: bambina abbraccia il bisnonno prima che venga soppresso con l’eutanasia
-



Famiglia1 settimana faPutin: «tutta la nostra politica è incentrata sulla famiglia»
-



Predazione degli organi5 giorni faNeonata morta consegnata all’agenzia di pompe funebri senza i suoi organi
-



Microbioma1 settimana faI ricercatori identificano 168 sostanze chimiche tossiche per i batteri intestinali benefici

Acquista la t-shirt












