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Economia

Il Fondo monetario internazionale concede un prestito allo Sri Lanka

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

La cifrà ammonta a 2,9 miliardi di dollari, da erogare nell’arco di 48 mesi. Le prossime tappe dipenderanno dalla capacità dello Sri Lanka di rispettare le richieste dell’istituto di credito, che chiede lotta alla corruzione e trasparenza finanziaria. Il Giappone ha invitato Cina e India a riunirsi per valutare la ristrutturazione del debito srilnakese.

 

 

Ieri lo Sri Lanka ha raggiunto un accordo con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) per un prestito di 2,9 miliardi di dollari della durata di 48 mesi, un passo fondamentale per il Paese in bancarotta e il cui obiettivo sarà quello di sbloccare ulteriori finanziamenti e ristrutturare il debito.

 

Il prestito sarà erogato nell’ambito dell’Extended Fund Facility (EFF) dell’FMI, che aiuta i Paesi ad affrontare problemi di bilancia dei pagamenti o di liquidità.

 

Secondo una dichiarazione rilasciata dall’FMI, l’EFF aiuterà lo Sri Lanka a ripristinare la stabilità macroeconomica e la sostenibilità del debito dopo che il programma sarà approvato dalla direzione e dal consiglio dell’istituto di credito.

 

Durante un incontro nella capitale Colombo i funzionari del Fondo hanno sottolineato l’importanza di «procedere rapidamente alla ristrutturazione del debito per ottenere l’approvazione finale del prestito».

 

Come descritto da Peter Breuer, capo missione dell’FMI, al momento una tabella di marcia per l’erogazione del prestito «sarebbe difficile da accertare», ma ha ribadito la necessità che venga concessa assistenza urgente per evitare una crisi umanitaria.

 

Secondo un altro funzionario, Masahiro Nozak, «l’impatto è stato sopportato in modo sproporzionato dai poveri e dai vulnerabili».

 

I fondi, ha aggiunto, «mirano a stabilizzare l’economia, a proteggere i mezzi di sussistenza della popolazione dello Sri Lanka e a preparare il terreno per la ripresa economica e promuovere una crescita sostenibile e inclusiva. Le vulnerabilità sono aumentate a causa di ammortizzatori inadeguati e di una struttura del debito pubblico insostenibile».

 

Tra le altre riforme previste dal programma vi sono la riduzione della corruzione e l’aumento della trasparenza finanziaria.

 

Fonti del ministero delle Finanze hanno riferito ad AsiaNews che lo Sri Lanka sta lavorando con consulenti finanziari e legali su una strategia di ristrutturazione del debito e prevede di fare una presentazione ai creditori nelle prossime settimane.

 

Gli obiettivi degli incontri sono di «fornire aggiornamenti sugli sviluppi macroeconomici», sulle aree chiave del pacchetto di riforme concordato e sulle tappe future.

 

Negli ultimi mesi la nazione insulare è stata alle prese con la peggiore crisi economica dell’era post-indipendenza, oltre che con i turbamenti politici che hanno portato alla formazione di un nuovo governo.

 

La diminuzione delle riserve di valuta estera, la carenza di beni di prima necessità, tra cui cibo, carburante e medicine, e l’inflazione con la crescita più rapida di tutto il continente hanno devastato l’economia.

 

Secondo fonti governative di alto livello, lo Sri Lanka sta negoziando anche con l’India, il Giappone e la Cina per un finanziamento ponte, poiché il Paese ha bisogno di un accordo tra i suoi «creditori ufficiali» prima di rivolgersi ai «detentori di obbligazioni».

 

Alcuni analisti economici hanno spiegato che potrebbe volerci del tempo prima che gli aiuti arrivino, a seconda della capacità dello Sri Lanka di fornire garanzie di poter soddisfare le difficili richieste di austerità dell’FMI e di raggiungere accordi con i suoi creditori.

 

I parlamentari all’opposizione e alcuni accademici sostengono tuttavia che «l’accordo con l’FMI non è una soluzione per i debiti dello Sri Lanka, e al contrario porterà alla privatizzazione di molti stabilimenti con la scusa di ristrutturarli».

 

Nel frattempo, il ministro giapponese delle Finanze Shunichi Suzuki oggi ha esortato tutte le nazioni creditrici a discutere la ristrutturazione del debito srilankese. Secondo il politico nipponico, «è importante che tutte le nazioni creditrici, comprese Cina e India, si riuniscano» per tale obiettivo.

 

 

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

Immagine di AKS.9955 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0); immagine modificata

 

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Cina

La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale

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Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.

 

Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.

 

Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.

 

«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».

 

Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Economia

Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros

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Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.   L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.   L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.

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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».   Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.   La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.   Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.   Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».

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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.   L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.   Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.

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Immagine di Fourbyfourblazer via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Economia

L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo

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Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.

 

A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.

 

Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.

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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.

 

Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.

 

Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.

 

Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».

 

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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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