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Il curriculum pro-LGBT del nuovo cardinale di Bergoglio cancellato da Wikipedia

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Negli ultimi due anni, la voce di Wikipedia relativa al neo-nominato cardinale di Bergoglio, Timothy Radcliffe, è stata modificata per rimuovere i riferimenti alla sua promozione delle tematiche LGBT. Lo riporta LifeSiteNews.

 

In un annuncio non programmato dopo l’Angelus del 6 ottobre, Bergoglio ha rivelato i nomi dei 21 nuovi cardinali che creerà l’8 dicembre. Tra i più noti della lista, uno dei 20 aventi diritto di voto per il prossimo papa, c’è padre Timothy Radcliffe OP, un controverso domenicano che ha raggiunto una rinnovata importanza sotto Francesco.

 

Per i cattolici sorpresi dall’inclusione del domenicano inglese nel Collegio dei cardinali e desiderosi di saperne di più su di lui, la voce Wikipedia dedicata al sacerdote si rivelerà insufficiente, a causa della giudiziosa potatura effettuata negli ultimi due anni.

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Questa modifica ha avuto luogo in particolare quando Radcliffe stava riacquistando una rinnovata importanza nella Chiesa, grazie alla nomina da parte di Bergoglio come membro e predicatore del ritiro del Sinodo sulla sinodalità.

 

Padre Radcliffe è stato Maestro dell’Ordine Domenicano dal 1992 al 2001, per poi mantenere un profilo più discreto fino al suo coinvolgimento nel Sinodo.

 

Tuttavia, il suo background è più noto per le sue posizioni sulle tematiche LGBT e per l’apertura verso i comportamenti omosessuali. Questo aspetto della vita di Radcliffe non si trova più su Wikipedia, come dimostra uno sguardo alla voce attuale relativa al cardinale eletto.

 

L’articolo è stato modificato un numero significativo di volte da agosto 2022, quando è stata pubblicata l’ultima voce che documentava la promozione di questioni LGBT da parte di padre Radcliffe. La voce web ora visibile in archivio nota che Radcliffe era un celebrante alle famigerate messe LGBT a Soho, Londra; questo è assente nell’elenco attuale.

 

Tuttavia, padre Radcliffe stesso ha confermato di aver celebrato messe per il gruppo LGBT a Soho. Proprio all’inizio di quest’anno aveva ricordato di avere «ricordi così felici del periodo in cui ero in servizio per celebrare la messa per i nostri fratelli e sorelle LGBT+ a Soho prima che la messa venisse trasferita alle cure dei gesuiti in Farm Street».

 

La voce Wiki ora archiviata ha anche documentato secondo cui l’emittente cattolica statunitense EWTN aveva annullato i piani per coprire la «Divine Mercy Conference» irlandese nel 2014 a causa della partecipazione di padre Radcliffe all’evento. «Molti cattolici in Irlanda sono preoccupati” per la presenza di Radcliffe alla conferenza, aveva affermato la conduttrice di EWTN ed ex parlamentare europea Kathy Sinnott, a causa delle sue “dichiarate opinioni sulla sessualità umana e in particolare sull’omosessualità». Questa informazione è assente anche nell’attuale voce di Wikipedia.

 

La voce di agosto 2022 includeva una citazione di Radcliffe, ora cancellata, in cui paragonava l’attività sessuale omosessuale al dono di sé di Cristo nell’Eucaristia. Affermava, mentre contribuiva al rapporto anglicano del 2013 sull’etica sessuale umana, che «non tutti i matrimoni sono fertili» e che «sicuramente è nelle parole gentili e curative che ci offriamo a vicenda che tutti condividiamo la fertilità di quel momento più intimo».

 

«Come tutto questo ha a che fare con la questione della sessualità gay? Non possiamo iniziare con la domanda se sia permessa o proibita! Dobbiamo chiederci cosa significhi e fino a che punto sia eucaristica. Certamente può essere generosa, vulnerabile, tenera, reciproca e non violenta. Quindi, in molti modi, penserei che possa essere espressione del dono di sé di Cristo. Possiamo anche vedere come possa essere espressione di fedeltà reciproca, una relazione di alleanza in cui due persone si legano l’una all’altra per sempre».

 

Al contrario, l’attuale voce su padre Radcliffe presenta – sul tema dell’omosessualità – una citazione isolata da un articolo del 2012 in cui affermava che la Chiesa cattolica «non si oppone al matrimonio gay. Lo considera impossibile». Mentre questa linea sembra difendere l’insegnamento cattolico, padre Radcliffe sosteneva nello stesso articolo che «questo non significa denigrare l’amore impegnato per le persone dello stesso sesso. Anche questo dovrebbe essere amato e sostenuto, ed è per questo che i leader della chiesa stanno lentamente arrivando a sostenere le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il Dio dell’amore può essere presente in ogni vero amore».

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Il curriculum teologico del cardinale entrante sull’omosessualità è in gran parte in contrasto e contraddice l’insegnamento cattolico sull’argomento.

 

Poco prima che il Vaticano pubblicasse il suo documento del 2005 che riaffermava il divieto di ammettere uomini con «tendenze omosessuali» nei seminari, padre Radcliffe si era opposto pubblicamente alla misura. Scrivendo al London Times, padre Radcliffe ha sostenuto che «qualsiasi pregiudizio radicato contro gli altri, come l’omofobia o la misoginia, sarebbe motivo di rifiuto di un candidato al sacerdozio, ma non il suo orientamento sessuale».

 

Il Radcliffo aveva anche scritto un articolo per The Tablet, dove scrive «non ho dubbi che Dio chiami gli omosessuali al sacerdozio, e sono tra i sacerdoti più dedicati e impressionanti che abbia mai incontrato».

 

«Possiamo presumere che Dio continuerà a chiamare al sacerdozio sia gli omosessuali che gli eterosessuali, perché la Chiesa ha bisogno del dono di entrambi», avrebbe detto durante un ritiro in Canada nei primi anni del 2000.

 

Rispondendo a LifeSiteNews durante il Sinodo del 2023, «Radcliffe sembrava suggerire che gli omosessuali potrebbero essere felici di essere sacerdoti, a patto che non facciano della loro sessualità “la parte più importante della loro identità”».

 

Nel 2012, il domenicano inglese scrisse sul quotidiano goscista Guardian che «è incoraggiante vedere l’ondata di sostegno ai matrimoni gay. Mostra una società che aspira a una tolleranza aperta verso tutti i tipi di persone, un desiderio di vivere insieme in reciproca accettazione». Ciò è avvenuto nel contesto del dibattito pubblico sulla legalizzazione del «matrimonio» tra persone dello stesso sesso nel Regno Unito, che alla fine si è avuta nel 2013.

 

Lo stile particolare di padre Radcliffe nella scrittura e nell’oratoria spesso comporta la messa in discussione dell’insegnamento cattolico e la presentazione di dottrine consolidate come qualcosa che può essere discusso in vista di un potenziale cambiamento.

 

Egli sostiene anche che i divorziati e i «risposati» ricevano la Santa Comunione, in particolare alla luce della controversa esortazione apostolica di papa Francesco Amoris Laetitia. Prima della pubblicazione dell’esortazione, il Radcliffe scrisse nel 2013 sul giornale dei gesuiti America di avere «due profonde speranze»:

 

«Che si trovi un modo per accogliere di nuovo nella comunione i divorziati risposati. E, cosa più importante, che alle donne venga data vera autorità e voce nella chiesa. Il papa esprime il suo desiderio che ciò possa accadere, ma quale forma concreta può assumere? Crede che l’ordinazione delle donne al sacerdozio ministeriale non sia possibile, ma il processo decisionale nella chiesa è diventato sempre più strettamente legato all’ordinazione negli ultimi anni. Questo legame può essere allentato? Speriamo che le donne possano essere ordinate al diaconato e quindi avere un posto nella predicazione dell’Eucaristia. In quali altri modi può essere condivisa l’autorità?»

 

Grazie ai ritiri tenuti al Sinodo sulla sinodalità nel 2023 e nel 2024, padre Radcliffe ha ottenuto una rinnovata attenzione internazionale e ha preparato il terreno per gli incontri con i quasi 400 partecipanti al Sinodo.

 

Sebbene Radcliffe sarà cardinale elettore solo fino al prossimo agosto, quando compirà 80 anni, la sua nomina testimonia la volontà personale del Bergoglio e la sua approvazione per l’affermazione di Radcliffe come promotore di ideali così vicini al cuore dell’uomo di Santa Marta.

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La prima donna primo ministro del Giappone si oppone al «matrimonio» omosessuale

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La nuova prima ministra giapponese, Sanae Takaichi, prima donna a ricoprire questa carica, si oppone al «matrimonio» omosessuale.   Takaichi, insediatasi martedì, ha espresso durante un dibattito elettorale dello scorso mese la sua contrarietà al «matrimonio» omosessuale, pur definendo «giusta» una relazione omosessuale, secondo il sito di informazione LGBT Them.   Nel 2023, durante una riunione della commissione bilancio del governo, ha descritto la legalizzazione del «matrimonio» omosessuale come una «questione estremamente complessa», citando un articolo della costituzione giapponese che definisce il matrimonio come basato sul «consenso reciproco di entrambi i sessi».   Le posizioni di Takaichi sul «matrimonio» omosessuale, non legale in Giappone, sono in contrasto con l’opinione pubblica del Paese, prevalentemente laica. Un sondaggio Pew del 2023 ha rilevato che circa il 70% dei giapponesi sostiene il «matrimonio» omosessuale, il tasso di approvazione più alto tra i Paesi asiatici analizzati.   Diverse città e località giapponesi emettono «certificati di unione» per le coppie omosessuali. Ad esempio, nel 2015 il distretto di Shibuya a Tokyo ha approvato una normativa che riconosce le coppie omosessuali «come partner equivalenti a quelli sposati per legge».

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Inoltre, l’anno scorso un’Alta corte giapponese ha stabilito che il divieto del codice civile sul «matrimonio» omosessuale viola il principio costituzionale contro la discriminazione basata su «razza, credo, sesso, status sociale o origine familiare». Tuttavia, le Alte corti giapponesi non possono abrogare il divieto, rendendo la sentenza simbolica.   Paradossalmente, nonostante sia la prima donna a capo del governo giapponese, l’amministrazione di Takaichi è stata criticata dalla sinistra come un ostacolo per la «parità di genere» e i «diritti delle minoranze sessuali». L’emittente pubblica americana PBS News l’ha definita «non femminista».   Takaichi sostiene la successione esclusivamente maschile della famiglia imperiale, che ha un ruolo cerimoniale, e si oppone alla possibilità per le coppie sposate di mantenere cognomi separati, sostenendo che ciò potrebbe «minare la struttura sociale basata sulle unità familiari». Tuttavia, non insiste sul fatto che la donna debba adottare il cognome del marito. Curiosamente, il marito di Takaichi, il politico LDP Taku Yamamoto, ha preso il suo cognome quando si sono risposati, per cui ora legalmente si chiama Taky Takaichi   «La nascita della prima donna primo ministro giapponese è storica, ma (Takaichi) rappresenta un’ombra per la parità di genere e i diritti delle minoranze sessuali», ha dichiarato a PBS Soshi Matsuoka, attivista LGBT. «Le opinioni di Takaichi su genere e sessualità sono estremamente conservatrici e potrebbero costituire un grave ostacolo per i diritti, in particolare per le minoranze sessuali».   Il Giappone resta uno dei pochi Paesi sviluppati, insieme a Paesi come Corea del Sud e Repubblica Ceca, a non aver legalizzato il «matrimonio» omosessuale.

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Il Parlamento austriaco vieta il linguaggio «inclusivo di genere» nelle sue comunicazioni ufficiali

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Il presidente del Parlamento austriaco ha vietato l’uso del cosiddetto linguaggio «inclusivo di genere» nelle comunicazioni ufficiali dell’organo legislativo.

 

Walter Rosenkranz, presidente del Nationalrat (Consiglio nazionale, la Camera bassa del Parlamento austriaco), ha recentemente annunciato che il Parlamento tornerà a utilizzare la forma maschile generica delle parole o, in alternativa, la forma maschile e femminile insieme, come nell’espressione «Gentili signore e signori» («Sehr geehrte Damen und Herren»).

 

In precedenza, il Parlamento di Vienna aveva adottato una variante ideologica che prevedeva l’inserimento di lettere maiuscole interne, due punti, asterischi o barre all’interno di sostantivi per includere persone di generi diversi, compresi coloro che si identificano come «transgender».

 

Questo adattamento linguistico, promosso da attivisti di sinistra in molte istituzioni austriache e tedesche, è estraneo alla lingua tedesca scritta. L’Associazione per la Lingua Tedesca ha più volte criticato questo linguaggio «inclusivo di genere», definendolo una «lingua ideologica» che «viola le regole ortografiche vigenti» e cerca di «rieducare» i cittadini. I sondaggi indicano che l’80-90% dei tedeschi rifiuta questo linguaggio ideologico.

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«Come istituzione governativa, dobbiamo rispettare le regole stabilite dal Consiglio per l’ortografia tedesca, l’unica istituzione riconosciuta dal governo», ha dichiarato Rosenkranz al quotidiano austriaco Krone. «Nel 2021, il Parlamento ha anche stabilito una base giuridica nel Piano di promozione delle donne. Voglio che le persone si attengano a questo e non inventino una propria lingua. Perché la vera uguaglianza si ottiene attraverso l’istruzione, le pari opportunità e il rispetto, non con i segni di punteggiatura».

 

«Il Parlamento è un luogo di democrazia, non di esperimenti linguistici», ha aggiunto. «Torniamo a una lingua che rispecchia lo spirito della Costituzione austriaca: universalmente comprensibile, oggettiva e inclusiva nel senso più autentico».

 

«Non a caso, il Bundestag tedesco e il Consiglio nazionale svizzero, così come quasi tutti i media stampati, non utilizzano un linguaggio neutro rispetto al genere», ha sottolineato il Presidente del Parlamento.

 

Le linee guida non si applicano ai discorsi tenuti nel Consiglio nazionale né ai testi presentati dai parlamentari, che, in virtù del loro mandato, sono liberi di redigere i propri documenti come preferiscono.

 

Rosenkranz, primo Presidente del Consiglio Nazionale austriaco nominato dal Partito della Libertà (FPÖ) è stato eletto dopo che l’FPÖ è diventato il partito più votato alle elezioni nazionali del 2024. Tuttavia, pur avendo ottenuto il maggior numero di voti, l’FPÖ non fa parte della coalizione di governo, poiché non dispone della maggioranza assoluta necessaria e gli altri partiti hanno rifiutato di allearsi con esso.

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Il transgenderismo è in declino tra i giovani americani: «una moda in declino»

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Un recente rapporto indica un calo nell’identificazione transgender tra i giovani americani, dopo il picco registrato durante l’amministrazione Biden.   Il rapporto, intitolato «The Decline of Trans and Queer Identity among Young Americans», redatto dal professor Eric Kaufmann, analizza i dati di studenti universitari negli Stati Uniti attraverso sette fonti.   I risultati mostrano che l’identificazione transgender è scesa a circa la metà rispetto al massimo raggiunto nel 2023, passando dal 7% al 4%.

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Tra il 2024 e il 2025, meno studenti universitari del primo anno si sono identificati come «trans o queer» rispetto agli studenti dell’ultimo anno, invertendo la tendenza osservata nel 2022-2023.   Anche l’identificazione come «non binario» (né uomo né donna) è diminuita della metà in tre delle cinque fonti di dati dello studio. L’identificazione eterosessuale è in aumento, pur rimanendo inferiore rispetto al 2020, mentre quella gay e lesbica è rimasta stabile.   «Questo suggerisce che la non conformità di genere/sessuale continuerà a diminuire», ha scritto Kaufmann su X, commentando i risultati, definendo l’identità transgender e queer una «moda» ormai in declino.   «Il calo delle persone trans e queer sembra simile allo svanire di una tendenza», ha affermato, sottolineando che tale cambiamento è avvenuto indipendentemente dalle variazioni nelle convinzioni politiche o nell’uso dei social media, ma con un ruolo significativo del miglioramento della salute mentale.   «Gli studenti meno ansiosi e, soprattutto, meno depressi [sono] associati a una minore percentuale di identificazioni trans, queer o bisessuali», ha aggiunto.   Come riportato da Renovatio 21, gennaio, il presidente Trump – che prima di rientrare alla Casa Bianca aveva promesso di fermare la «follia transgender» dal primo giorno della sua presidenza –ha firmato un ordine esecutivo per vietare al governo federale di finanziare o promuovere la transizione di genere nei minori. «Questa pericolosa tendenza sarà una macchia nella storia della nostra nazione e deve finire», ha dichiarato.   Sono seguiti interventi dell’amministrazione Trump contro il reclutamento di trans nell’esercito (nonché la cacciata dei già recluati) e la partecipazione di transessuali maschi alle gare sportive delle donne. «la guerra allo sport femminile è finita» ha dichiarato il presidente americano.

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Secondo il Williams Institute, il 76% delle persone transgender (circa 2,8 milioni) ha meno di 35 anni, di cui il 25% (724.000) è tra i 13 e i 17 anni. Il rapporto evidenzia che la composizione razziale delle persone transgender riflette quella degli Stati Uniti. Circa un terzo si identifica come donna, un terzo come uomo e un terzo come non binario.   Dal 2022, il Williams Institute stima che il numero di persone transgender sia cresciuto da 1,6 milioni a 2,8 milioni, un aumento del 75% in tre anni.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa uno studio dell’ente americano Public Religion Research Institute (PRRI) aveva rivelato che più di un americano su quattro (28%) di età compresa tra 18 e 25 anni, nota come Generazione Z, si è identificato come LGBT.   La «moda» ora può essere finita. Tuttavia, ci chiediamo: quale ne è stato il prezzo?   Quanti ragazzi castrati per sempre? Quante ragazze mutilate dei seni? Quanti adolescenti intossicati di steroidi sintetici? Quante famiglie lacerate e distrutte?

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