Epidemie
Il Coronavirus e quel numero sospetto di decessi
Renovatio 21 traduce questo articolo di William F. Engdahl con il consenso dell’autore
Renovatio 21 offre la traduzione di questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Non solo i modelli di Coronavirus vengono utilizzati dall’OMS e dalla maggior parte delle agenzie sanitarie nazionali sulla base di metodologie altamente dubbie, e non solo vengono utilizzati test di qualità estremamente diversa, che confermano solo indirettamente la presenza di anticorpi per una possibile infezione da COVID-19.
Le attuali stime di decessi legati al Coronavirus si stanno rivelando problematiche per una serie di ragioni
Ora le attuali stime di decessi legati al Coronavirus si stanno rivelando ugualmente problematiche per una serie di ragioni. Forniscono allarmanti spunti di riflessione in merito alla saggezza di mettere deliberatamente la maggior parte delle persone del mondo – e con esse l’economia mondiale – in stato di blocco in stile Gulag basandosi sull’assunto che sia necessario contenere le morti e prevenire il sovraccarico dei servizi di emergenza negli ospedali.
Quando osserviamo più da vicino le definizioni utilizzate in vari paesi per «morte correlata a COVID-19», otteniamo un quadro molto diverso di quella che si dice essere la piaga più mortale che minaccia l’umanità dall’«influenza spagnola» del 1918.
Le definizioni di USA e CDC
Ad oggi, si dice che gli Stati Uniti siano la Nazione con il maggior numero di morti per COVID-19, al momento in cui scriviamo, con i media che riportano circa 68.000 morti per COVID-19. E qui la situazione diventa sospetta. L’agenzia governativa responsabile del calcolo dei decessi per il paese, il CDC, sta facendo enormi cambiamenti nel modo di calcolare i cosiddetti nuovi decessi per Coronavirus.
Quando osserviamo più da vicino le definizioni utilizzate in vari paesi per «morte correlata a COVID-19», otteniamo un quadro molto diverso di quella che si dice essere la piaga più mortale che minaccia l’umanità dall’«influenza spagnola» del 1918
A partire dal 5 maggio, il National Center for Health Statistics (NCHS) del Center for Disease Control and Prevention di Atlanta, l’agenzia centrale che registra la causa della morte a livello nazionale, ha riportato 39.910 decessi causati dal COVID-19. Una nota in calce lo definisce come «Morti con COVID-19 confermato o presunto».
Come un medico emetta il giudizio «presunto» è lasciato alla discrezionalità dell’ospedale e degli operatori sanitari.
Sebbene i test del Coronavirus siano noti per essere soggetti a risultati inaccurati, il CDC afferma che anche se non sono stati effettuati test, un medico può «presumere» la presenza di COVID-19. Utile da notare per la prospettiva, è il numero di decessi negli USA registrati per tutte le cause nello stesso periodo dal 1 febbraio al 2 maggio, pari a 751.953.
Ora la cosa diventa ancora più oscura. Il CDC ha pubblicato questo avviso: «A partire dal 14 aprile 2020, i conteggi dei casi e dei decessi del CDC includono sia casi confermati sia probabili e i decessi». Da quel momento, il numero dei morti considerati COVID-19 negli Stati Uniti è esploso in modo allarmante. In quel giorno, il 14 aprile, il bilancio delle vittime del Coronavirus di New York City è stato rivisto con l’aggiunta di 3.700 vittime, con la previsione che il conteggio includesse ora «persone che non avevano mai avuto un test positivo per il virus ma si presumeva che ne fossero affette».
A ospedali e medici viene detto di indicare COVID-19 come causa di morte anche se, diciamo, un paziente di 83 anni con diabete o problemi cardiaci preesistenti o la polmonite muore con o senza test COVID-19
Il CDC ora definisce confermato come «confermato da prova di laboratorio positivo al COVID-19», che, come abbiamo notato altrove, include test di precisione dubbia, ma almeno si tratta di test. Quindi definiscono «probabile» come «senza test di laboratorio di conferma eseguiti per COVID-19.» Solo un’ipotesi del medico di turno.
Ora, lasciando da parte la grande discrepanza tra i decessi COVID-19 nei titoli del CDC al 5 maggio pari a 68.279 e il totale aggiornato di 39.910 decessi per lo stesso periodo, troviamo un altro problema. A ospedali e medici viene detto di indicare COVID-19 come causa di morte anche se, diciamo, un paziente di 83 anni con diabete o problemi cardiaci preesistenti o la polmonite muore con o senza test COVID-19.
Il CDC informa: «Nei casi in cui una diagnosi definita di COVID non può essere fatta ma è sospettata o probabile (ad esempio le circostanze sono convincenti con un ragionevole grado di certezza), è accettabile riportare COVID-19 su un certificato di morte come “probabile ” o “presunto”». Questo, incredibilmente, apre la strada per ingigantire il numero di morti per Coronavirus negli Stati Uniti.
«Gli ospedali che ricevono molti pazienti COVID-19 ottengono anche denaro extra dal governo»
Un grande incentivo economico
Una disposizione del Coronavirus Aid, Relief ed Economic Security Act del marzo 2020, meglio conosciuto come CARES Act, offre un importante incentivo agli ospedali degli Stati Uniti, la maggior parte dei quali privati a scopo di lucro, a considerare i pazienti appena ammessi come «presunti COVID-19». Con questo semplice metodo, l’ospedale ha quindi diritto a un pagamento nettamente maggiore dall’assicurazione statale Medicare, l’assicurazione nazionale per gli over 65.
La parola «presunto» non è scientifica, per nulla precisa ma molto allettante per gli ospedali preoccupati per il loro reddito in questa crisi.
La dott.ssa Summer McGhee, preside della School of Health Sciences dell’Università di New Haven, osserva che «La legge CARES ha autorizzato un aumento temporaneo del 20 percento dei rimborsi da Medicare per i pazienti COVID-19 …» Ha aggiunto che, di conseguenza, «gli ospedali che ricevono molti pazienti COVID-19 ottengono anche denaro extra dal governo».
Quindi, secondo un medico del Minnesota, Scott Jensen, che è anche senatore dello Stato, se un paziente considerato COVID-19 viene sottoposto a ventilazione, anche se si presume soltanto che abbia il COVID-19, l’ospedale può essere ottenere un rimborso che ammonta al triplo dall’assicurazione Medicare.
Se un paziente considerato COVID-19 viene sottoposto a ventilazione, anche se si presume soltanto che abbia il COVID-19, l’ospedale può essere ottenere un rimborso che ammonta al triplo dall’assicurazione Medicare
Il dott. Jensen ha dichiarato a un intervistatore televisivo nazionale: «In questo momento Medicare sta determinando che se si ha un ricovero COVID-19 in ospedale si ottengono $ 13.000. Se quel paziente COVID-19 usa un respiratore, l’ospedale riceve 39.000 dollari, tre volte tanto».
Non c’è da stupirsi che stati come il Massachusetts abbiano improvvisamente iniziato a retrodatare la causa dei decessi fino al 30 marzo, gonfiando in modo significativo i numeri delle morti COVID, o che il governatore di New York Andrew Cuomo abbia iniziato a richiedere 30.000 ventilatori e attrezzature di emergenza nello stesso periodo, ad inizio aprile, apparecchiature che non erano necessarie.
In breve, le statistiche sulla morte da COVID-19 negli Stati Uniti sono altamente dubbie per una serie di ragioni, non da ultimo per gli enormi incentivi finanziari per gli amministratori ospedalieri a cui era stato detto di annullare tutte le altre operazioni per creare spazi per una prevista invasione di malati di Coronavirus. Il crescente numero di morti che si dice siano “COVID-19 o presunto” incide sulle decisioni di bloccare l’economia e, in effetti, crea una pandemia economica senza pari.
Non c’è da stupirsi che stati come il Massachusetts abbiano improvvisamente iniziato a retrodatare la causa dei decessi fino al 30 marzo, gonfiando in modo significativo i numeri delle morti COVID
Morti in Italia per COVID?
Non solo i numeri dei decessi negli USA per COVID-19 fanno sorgere serie domande. Se guardiamo da vicino, la maggior parte dei paesi più colpiti presenta dati altrettanto dubbi. Fino a poco tempo fa uno dei più alti tassi di mortalità per COVID-19 nell’UE era l’Italia, dove i focolai si sono concentrati in Lombardia e nelle adiacenti regioni del nord industriale. Anche in questo caso la definizione di causa della morte è stata confusa.
Un rapporto nel Journal of American Medical Association di un gruppo di medici italiani che ha analizzato le cifre preoccupantemente alte di COVID-19 ha sottolineato che quando le autorità mediche statali hanno esaminato dettagliatamente il caso di un campione di 355 «presunti» COVID-19 morti, hanno scoperto che l’età media era di 79,5 anni.
In breve, le statistiche sulla morte da COVID-19 negli Stati Uniti sono altamente dubbie per una serie di ragioni, non da ultimo per gli enormi incentivi finanziari per gli amministratori ospedalieri a cui era stato detto di annullare tutte le altre operazioni per creare spazi per una prevista invasione di malati di Coronavirus
«In questo campione, 117 pazienti (30%) soffrivano di cardiopatia ischemica, 126 (35,5%) di diabete, 72 (20,3%) avevano un cancro attivo, 87 (24,5%) presentavano fibrillazione atriale, 24 (6,8%) erano affetti da demenza, e 34 (9,6%) avevano avuto un ictus. Il numero medio di malattie preesistenti era 2,7. Complessivamente, solo 3 pazienti (0,8%) non presentavano altre malattie.»
Ciò significa che il 99,2% del campione presentava altre malattie gravi.
In Italia, le persone che si sono dimostrate positive al COVID-19, indipendentemente dalla gravità della malattia preesistente, sono state classificate come vittime di COVID-19. L’Italia ha in media la popolazione più anziana dell’UE e il peggior inquinamento atmosferico nell’UE, specialmente nella regione Lombardia. Dal primo caso all’inizio di febbraio fino al 6 maggio, l’Italia ha dichiarato 29.315 decessi per il COVID-19. Questo numero supera il totale dei decessi nel 2017 attribuiti a influenza e/o polmonite che sono stati 25.000.
La mancanza di test concordati in modo uniforme e le inesattezze di molti test utilizzati, nonché i criteri estremamente dubbi per dichiarare una causa di morte come«da» COVID-19 suggeriscono che è giunto il tempo per riesaminare le misure di blocco senza precedenti, distanziamento sociale, possibili vaccini obbligatori di effetto non dimostrato, che stanno creando quella che sta diventando la peggiore depressione economica dagli anni ’30
La ragione dell’apparente picco dovrebbe essere indagata seriamente, ma anche le notizie che hanno scatenato il panico tra i lavoratori ospedalieri per la dichiarazione di chiusura da parte del governo Conte, con migliaia di persone che fuggono dall’Italia verso i loro paesi di origine, in Polonia o altrove, potrebbero aver avuto un ruolo.
Il 31 marzo un rapporto dell’Italia settentrionale affermava: «Nelle ultime settimane, la maggior parte delle infermiere dell’Europa orientale che hanno lavorato 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana per sostenere le persone bisognose di cure in Italia, hanno lasciato il paese in tutta fretta. Non è un evento di poco conto a causa del panico, del coprifuoco e della chiusura dei confini minacciati dai “governi di emergenza”.»
In molti paesi il quadro è quello di un’infezione di tipo influenzale lieve con tassi di mortalità analoghi. La mancanza di test concordati in modo uniforme e le inesattezze di molti test utilizzati, nonché i criteri estremamente dubbi per dichiarare una causa di morte come«da» COVID-19 suggeriscono che è giunto il tempo per riesaminare le misure di blocco senza precedenti, distanziamento sociale, possibili vaccini obbligatori di effetto non dimostrato, che stanno creando quella che sta diventando la peggiore depressione economica dagli anni ’30.
William F. Engdahl
Traduzione di Alessandra Boni
F. William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best seller sulle tematiche del petrolio e della geopolitica. È autore, fra gli altri titoli, di Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation («Semi della distruzione, l’agenda nascosta della manipolazione genetica»), consultabile anche sul sito globalresearch.ca.
Questo articolo, tradotto e pubblicato da Renovatio 21 con il consenso dell’autore, è stato pubblicato in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook e ripubblicato secondo le specifiche richieste.
Renovatio 21 offre la traduzione di questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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