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Il conservatorismo è davvero «suicida»: per una volta, mons. Viganò dà ragione a Bergoglio

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha replicato alle dichiarazioni di papa Francesco recentemente raccolte da una TV americana, dove il pontefice ha accusato i vescovi conservatori di avere un «atteggiamento suicida».

 

Monsignor Viganò risponde al Bergoglio dicendo, che, per una volta, è d’accordo con lui.

 

«L’avete sentito: “un conservatore è qualcuno che si aggrappa a qualcosa e non vuole vedere oltre. È un atteggiamento suicida… chiudersi in una scatola dogmatica”» dice l’arcivescovo in un post su X, accompagnato da un video.

 


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«Per una volta Bergoglio ha perfettamente ragione: il conservatorismo vuole “conservare” le apparenze esteriori della Tradizione, senza la sostanza dottrinale che la rende viva. Il conservatorismo è l’atteggiamento di coloro che criticano gli eccessi della chiesa sinodale ma si guardano bene dal metterne in discussione le cause, che sono da ricercare nel Vaticano II».

 

Monsignor Viganò quindi attacca quanti, definendosi «conservatori», hanno accettato il Concilio Vaticano II e lo stravolgimento del rito della Santa Messa e gli orrori conseguenti.

 

«Il conservatorismo è davvero un “comportamento suicida” perché crea una “scatola dogmatica” artificiale, fatta di Novus Ordo ad orientem con casule romane e canti gregoriani e anche di Vetus Ordo; fatta di citazioni selezionate di alcuni documenti conciliari, accidentalmente non contrastanti con il Magistero cattolico di sempre; fatta dell’apoteosi di Giovanni Paolo II e il rimpianto di Benedetto XVI, a cui tutti abbiamo voluto bene».

 

«Ma la Tradizione non è conservatorismo; la Tradizione non è una “scatola dogmatica” perché attinge all’acqua limpida e pura della divina sorgente, traendo dalla Grazia e dalla fedeltà al Vangelo e al Depositum Fidei la linfa vitale che la rende capace di guardare al futuro senza rinnegare il passato» dichiara Viganò.

 

«La Tradizione si sviluppa come un atleta, che passa dall’infanzia all’adolescenza e all’età adulta rimanendo sempre lo stesso e sviluppando il proprio corpo armoniosamente, in modo da poter affrontare le nuove sfide e vincerle. Semper idem, sempre la stessa».

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Spirito

Statua blasfema distrutta nella cattedrale di Linz

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Il quotidiano Die Tagespost riporta la distruzione di una statua collocata nella cattedrale dell’Immacolata Concezione a Linz (Austria), che rappresentava la Vergine Maria durante il parto, realizzata dall’«artista» Esther Strauß.   Questa statua era stata installata durante la settimana. Secondo DieTagespost «contro questo cattivo gusto si è subito formata una resistenza», che ha preso «la forma di una petizione indirizzata al vescovo di Linz, mons Manfred Scheuer». E, sempre secondo lo stesso giornale, «prima che avesse il tempo di leggere il testo, qualcuno ha preso in mano la situazione», segando la testa della statua.   L’«ideatrice» dell’opera blasfema spiegherebbe, secondo InfoCatolica «di aver voluto rappresentare la Vergine Maria sotto sembianze di donna e mostrarla come non le era mai stata mostrata prima». Secondo kath.ch ha aggiunto che «la maggior parte dei ritratti di Maria sono stati realizzati da uomini e quindi spesso servivano interessi patriarcali».   Quanto al vicario episcopale per l’educazione, l’arte e la cultura, Johann Hintermaier, ha mostrato sgomento già in una posizione iniziale: «Eravamo consapevoli di suscitare discussioni con questa installazione. Se abbiamo ferito i sentimenti religiosi di qualcuno in questo modo, ci dispiace». Tuttavia, condanna l’atto violento di distruzione.   Die Tagespost si interroga sulla reale motivazione dietro il progetto «artistico». E nota che i commenti di Esther Strauß rivelano «la vera motivazione del progetto. Non si tratta della venerazione di Maria nella fede, ma di un attivismo femminista per il quale può essere utilizzata la Madre di Dio».   E aggiunge che «ipocrita è anche la rammarica del vicario episcopale per la violazione involontaria dei sentimenti religiosi. È ovvio che era risaputo che i sentimenti religiosi sarebbero stati feriti e che ciò era intenzionale o almeno accettato».

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Un’opera blasfema

Ma ciò che qui è particolarmente scioccante non è tanto il gusto depravato o le indicibili motivazioni per manipolare la figura della Vergine Maria nella lotta femminista, quanto il fatto che un vescovo e dei preti abbiano permesso l’esposizione di una statua della Vergine Maria che bestemmia la Madre di Dio.   Dovremmo ricordare ad un clero totalmente ignorante una verità della nostra fede? Il Concilio Lateranense del 649, confermato da Papa Martino I, affermò la verginità di Maria, prima, durante e dopo la nascita del suo divin Figlio:   «Se qualcuno non confessa, secondo i santi Padri, in senso proprio e vero, Madre di Dio, Maria santa, sempre vergine e immacolata, poiché ella è in senso proprio e vero Dio stesso Verbo, generato da Dio il Padre prima di tutti i secoli, che ella, negli ultimi tempi, concepì di Spirito Santo senza seme e generò senza corruzione, rimanendo inalterabile la sua verginità anche dopo il parto, sia esso condannato».   In altre parole, la nascita di Cristo fu miracolosa e non avvenne attraverso il parto. I Padri paragonano questo miracolo a quello della Resurrezione e alle apparizioni del cenacolo. San Bernardo ha una formula felice, spiegando che Cristo è uscito dal seno della Vergine come il sole che passa attraverso una finestra. La nascita verginale è una verità di fede.   Se il parto della Vergine non è mai stato rappresentato, non è a causa della censura che lo avrebbe impedito, è perché non è mai avvenuto, poiché Maria ha partorito verginalmente. Ecco perché questa statua è blasfema: nega una verità della nostra fede. Questo non sembra essere stato pensato al clero di Linz.   A meno che non creda più alla verginità perpetua della Madre di Dio?

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Politica

Steve Bannon riceve una benedizione da un sacerdote FSSPX prima di entrare in galera

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Un sacerdote cattolico tradizionalista, padre Kevin Robinson della Fraternità San Pio X, è apparso a un comizio per l’ex consigliere di Trump Steve Bannon per impartire una benedizione, pochi istanti prima che l’uomo si consegnasse alle autorità per iniziare a scontare la sua condanna al carcere per essersi rifiutato di conformarsi alla corrotta Commissione Parlamentare riguardo i moti del Campidoglio del 6 gennaio 2021.

 

Bannon si trovava a Danbury, Connecticut, lunedì mattina, per essere poi portato in una prigione federale lì vicino per scontare una pena di quattro mesi per aver sfidato un ordine di comparizione del Congresso nel 2022.

 

Il Bannon aveva tentato più volte di appellarsi alla sentenza in precedenza, invocando il «privilegio presidenziale», ossia l’uso di considerare i rapporti tra il presidente e i loro consiglieri come secretati. Lo stratega della vittoria di Trump nel 2016 era stato quindi trovato «in contempt of Congress», ovvero «in mancanza di ossequio nei confronti del Congresso», e quindi condannato.

 

Vale la pena di ricordare che in altri casi, come in quello dell’ex segretario di Giustizia di Obama Eric Holder – controversa figura appartenente al Partito Democratico – tale «reato» non era mai stato perseguito e men che meno punito.

 

Come riportato da Renovatio 21, con i collaboratori di Trump – nei confronti dei quali le agenzie federali come l’FBI hanno eseguito diecine di raid – le cose vanno molto diversamente: l’ex vice-assistente del presidente Trump Peter Navarro (noto peraltro per le sue posizioni economiche contrarie alla Cina Popolare) sta già scontando in carcere una pena di quattro mesi, la stessa inflitta al Bannon.

 


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Bannon ha iniziato la conferenza stampa dichiarando di essere un «prigioniero politico» di Nancy Pelosi, del procuratore generale Merrick Garland e di Joe Biden, che ha accusato di aver mentito sul COVID e sulle elezioni del 2020. Ha anche osservato di non avere «alcun rimpianto» per essersi rifiutato di testimoniare davanti al comitato del 6 gennaio «completamente illegittimo».

 

Padre Robinson è stato presentato a Bannon dopo che questi ha pronunciato il suo discorso di apertura dalla deputata repubblicana Marjorie Taylor-Green, ex cattolica. Bannon, che è cattolico, ha chiesto a Robinson di «dire qualche parola», al che Robinson ha risposto, «Non sono autorizzato a parlare con i media», ma ha aggiunto «Sono d’accordo con le tue posizioni e pregherò per te. Sono nella casa di ritiro di Sant’Ignazio a 15 minuti di distanza. Ti farò avere tutto ciò di cui hai bisogno».

 

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La Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) gestisce un centro di ritiro di 13 acri nella vicina Ridgefield, Connecticut. Originariamente sede del secondo seminario della Società negli Stati Uniti (il primo ad Armada, Michigan), l’ampio spazio ora ospita ritiri ignaziani di cinque giorni secondo i metodi tradizionali di Sant’Ignazio di Loyola. C’è anche una scuola in loco.

 

Padre Steven Webber, che serve una cappella della messa latina a Philadelphia, è tra gli otto sacerdoti che vivono nella residenza con Robinson, che supervisiona la cappella di Sant’Antonio da Padova a North Caldwell, New Jersey.

 

Bannon ha risposto a Don Robinson dicendo: «Padre, non pregare per me, prega per i nostri nemici. Sono loro che avranno bisogno delle preghiere!». Il sacerdote ha quindi il gruppo nella preghiera di San Michele, riporta LifeSite.

 

Bannon ha continuato a rispondere alle domande dei media, dichiarando che il «movimento MAGA» non andrà da nessuna parte e che altri si faranno avanti per prendere il suo posto. Ha descritto Biden come un «cadavere» e ha detto che la sua recente performance nel dibattito ha ulteriormente messo in luce la sua incompetenza.

 

In un’intervista di pochi giorni con Tucker Carlson il mese scorso, Bannon ha detto che ha intenzione di fare gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola per aiutarlo a superare il periodo di lontananza. La struttura in cui è stato mandato ospita principalmente criminali dei colletti bianchi.

 

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Al termine del comizio, durato poco meno di 30 minuti, Robinson ha detto a Bannon che voleva impartirgli una benedizione, e Bannon ha chinato il capo in segno di assenso.

 

«Et Benedictio Deo Omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Descendant super vos et maneat semper», ha proferito padre Robinson in latino: «e possa la benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, scendere su di voi e rimanere con voi per sempre». Il prete ha concluso dicendo: «sono al suo servizio, in qualsiasi momento. Mi chiami».

 

Robinson è australiano ma ha la doppia cittadinanza statunitense. Non è estraneo ai riflettori del pubblico. Durante il COVID, ha avvertito il suo gregge di stare lontano dal vaccino contaminato dall’aborto e ha scritto lettere di esenzione e si è unito alle proteste contro le politiche restrittive. Ha anche eseguito un esorcismo fuori dal palazzo del Campidoglio dello stato del Connecticut.

 

Nel 2020, Robinson ha intentato una causa contro lo stato del New Jersey per le sue politiche draconiane che chiudevano le chiese, decreti che lui si è rifiutato di accettare. È apparso due volte quell’anno nel programma Fox News di Tucker Carlson per discutere dei suoi sforzi.

 

 

Per una succulenta coincidenza, la pena detentiva di Bannon termina venerdì 1 novembre. Le elezioni del 2024 si terranno martedì 5 novembre: in pratica uno dei principali architetti della vittoria di Trump nel 2016 è stato tagliato fuori dagli ultimi mesi di questa campagna elettorale.

 

La popolare giornalista TV Megyn Kelly, che si era scontrata duramente con Bannon nel 2016 accusandolo di aizzare le truppe MAGA contro di lei e la sua famiglia, ha avuto ospite Bannon in un suo recente programma, seppellendo l’ascia e addirittura dicendogli che ha capito non solo di essere d’accordo con quello che diceva riguardo lo stato della politica USA ma pure di essere finita col comprendere e approvare i suoi metodi.

 

 

Pochi giorni prima, la Kelly aveva dichiarato, presente in trasmissione il principe del foro USA Alan Dershowitz, che era giunto il momento di rispondere ai Democratici con la loro stessa medicina, e iniziare, una volta tornato Trump alla Casa Bianca, una campagna di indagini su tutti i papaveri democratici dietro a quella che chiamano lawafare, ossia «guerra giudiziaria», una situazione che in realtà in Italia, dopo il ventennio di tentativi legali e mediatici di abbattere Silvio Berlusconi, comprendiamo bene. La Kelly terminava il discorso dicendo che c’era bisogno di qualcuno che sapesse giocare sporco per portare a casa un’operazione del genere: «riportate in pista Steve Bannon» aveva detto, a poche ore da quando la condanna dell’uomo sarebbe stata confermata.

 

Bannon ha dichiarato a Carlson, e in altre occasioni, che una delle messe tradizionaliste della Virginia dove l’FBI, secondo quanto trapelato e confermato, voleva iniziare la sua operazione di controllo infiltrazione delle Messe in Latino alla cerca di «terroristi domestici» era stata messa in piedi dai suoi genitori negli anni Settanta, raccontando che il padre e la madre andarono in un vicino monastero per trovare un religioso che potesse ancora celebrare in rito antico.

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Condannati due vescovi belgi per aver rifiutato la formazione al diaconato a una donna

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Il tribunale civile di Mechelen ha condannato per discriminazione l’ex arcivescovo di Mechelen-Bruxelles, il cardinale Jozef De Kesel, e il suo successore, mons. Luc Terlinden. I due vescovi avevano rifiutato, a distanza di pochi mesi, l’iscrizione di una donna alla formazione diaconale, perché non può ricevere gli ordini sacri, per volontà di Cristo, fondatore della Chiesa.   Bisogna ricordare per l’ennesima volta che il sacramento dell’ordine è stato riservato al sesso maschile da Gesù Cristo stesso. Questa è la tradizione costante della Chiesa. E c’è da aggiungere che l’ordine è composto di almeno tre gradi, secondo il Concilio di Trento: episcopato, sacerdozio e diaconato. La Chiesa quindi non ha il potere di conferire quest’ordine ad una donna.   La donna a cui è stata rifiutata questa formazione ha portato il suo caso davanti alla giustizia civile, per motivi di discriminazione «contraria alla Costituzione belga», precisa La Croix. E la giustizia si è pronunciata a suo favore martedì 25 giugno 2024. Ma bisogna ammettere che la decisione è allo stesso tempo burlesca – è una chiara ingerenza nel diritto della Chiesa – e contraddittoria.   Così, rileva La Croix, «pur dichiarandosi incompetente a giudicare gli affari della Chiesa, “la corte ritiene che gli arcivescovi abbiano commesso un errore nella valutazione della candidatura”, spiega Luc De Cleir, addetto stampa del tribunale di Mechelen», nei commenti riportati da La Libre Belgique.

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La Croix cita anche padre Tommy Scholtes, portavoce della Conferenza episcopale del Belgio. Quest’ultimo rileva un paradosso «nella decisione della Corte, che condanna pur dichiarandosi incompetente a definire chi può essere ammesso o meno alla formazione diaconale».   Osserva astutamente: «avremmo potuto anche essere criticati per aver ammesso qualcuno alla formazione sapendo che non sarebbe potuto arrivare fino alla fine».   Le Figaro si pone la domanda: «questa decisione potrebbe costituire un precedente?» Louis-Léon Christians, titolare della cattedra di diritto e religioni all’Università cattolica di Lovanio, risponde fermamente «no», citando La Croix.   E Le Figaro spiega che «la corte ha chiarito di non avere “nessuna giurisdizione” per ribaltare i rifiuti dell’arcivescovo e del suo predecessore, né per definire le persone che possono essere ammesse o meno alla formazione di diacono perché ciò sarebbe “contrario alla libertà religiosa”».   Questa spiegazione porta a chiedersi: su cosa si basa la decisione del tribunale? E cosa potrebbe impedire che questa denuncia si ripeta domani e dopodomani con nuovi denuncianti?

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Una denuncia che non sorprende

Purtroppo non era troppo difficile prevedere che si sarebbe verificata questa situazione, a causa dell’esitazione – calcolata? – della gerarchia, attorno alla questione del diaconato femminile, mentre le cose sono di una chiarezza cristallina dal punto di vista della dottrina della Chiesa. Regolarmente, il lascia fare e il lascia dire permettono di credere che questa questione sia discussa nella Chiesa.   Papa Francesco non è innocente in questa vicenda, creando una commissione sul tema, poi una seconda, e lasciando il dubbio. Anche se, del resto, ha detto più volte «no». L’ultimo è stato netto, rispondendo a una domanda sul diaconato femminile, davanti al canale televisivo CBS, ha detto: «Se parliamo di diaconi muniti degli ordini sacri, no».   Ma allo stesso tempo il Papa lascia più o meno che la discussione continui. Ciò consente, ad esempio, la formazione al diaconato femminile in Germania, o questa richiesta in Belgio. Se le cose fossero state insegnate chiaramente, questi due vescovi non sarebbero stati condannati. SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Armelle Demelle via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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