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«Il Concilio è stato un fallimento»: se il New York Times attacca il Vaticano II

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Ross Douthat è considerabile come la foglia di fico «conservatrice» del New York Times: egli cioè ricopre il ruolo di editorialista non-liberal in un giornale, che è il principale a livello mondiale, da sempre goscista e divenuto negli ultimi anni addirittura estremista.

 

Il Douthat è un personaggio interessante. Classe 1979, si è laureato nella prestigiosa università di Harvard, prima di dedicarsi al blogging e di sostituire al NYT, come columnist non-di-sinistra, il necon Bill Kristol.

 

Nato protestante, divenuto pentescostale da adolescente, si è convertito assieme a tutta la famiglia al Cattolicesimo in età adulta. Douthat scrive di temi sociali e religiosi, ed è nota la sua tesi secondo la Cristianità negli USA sta attraversando una fase di «decadenza sostenibile». Nemico di Donald Trump (caratteristica che costituirebbe una linea rosse anche per una foglia di fico), il Douthat ha dimostrato enorme coraggio di recente uscendo con una serie di articoli e un libro sulla sua lancinante esperienza con il morbo di Lyme, e con il sollievo che ha ricevuto da tipo di cure non ortodosse come la macchina Rife.

 

Il mondo cattolico anche italiano scoprì Douthat quando nel 2015 scrisse un editoriale in cui di fatto attaccava papa Francesco, considerato a capo di una «trama per cambiare il Cattolicesimo».

 

Ora l’editorialista americano se ne esce con un articolo intitolato «Come i cattolici sono diventati prigionieri del Vaticano II» dove, con la tecnica del «panino» (l’argomento principale messa tra due fette la rendano commestibile) arrivare a scrivere sul giornale più importante del pianeta qualcosa di indicibile: «Il Concilio è stato un fallimento».

 

Tale frase è perfino messa in corsivo nel testo originale inglese. Poco prima, il giornalista aveva scritto che «il Concilio era necessario».

 

«Forse non nella forma esatta che assunse, un concilio ecumenico che convocasse tutti i vescovi di tutto il mondo, ma nel senso che la Chiesa del 1962 aveva bisogno di significativi adattamenti, di un significativo ripensamento e di una riforma» scrive Douthat nella fetta inferiore del panino. «Questi adattamenti dovevano guardare al passato: la morte della politica del trono e dell’altare, l’ascesa del liberalismo moderno e l’orrore dell’Olocausto richiedevano tutte risposte più complete da parte della chiesa. E dovevano anche essere lungimiranti, nel senso che il cattolicesimo dei primi anni Sessanta aveva appena cominciato a fare i conti con la globalizzazione e la decolonizzazione, con l’era dell’informazione e le rivoluzioni sociali provocate dall’invenzione della pillola contraccettiva».

 

Tuttavia «solo perché un momento richiede la reinvenzione non significa che una serie specifica di reinvenzione avrà successo, e ora abbiamo decenni di dati per giustificare una seconda affermazione incapsulante: il Concilio è stato un fallimento». Ecco il companatico, il vero contenuto del pasto.

 

La condanna è netta come nemmeno è possibile leggere in tutte le pubblicazioni del cattolicesimo conservatore di ogni latitudine.

 

Sì: il Concilio Vaticano II ha fallito.

 

«Questa non è un’analisi truculenta o reazionaria. Il Concilio Vaticano II ha fallito nei termini stabiliti dai suoi stessi sostenitori. Doveva rendere la Chiesa più dinamica, più attraente per le persone moderne, più evangelistica, meno chiusa, stantia e autoreferenziale. Non ha fatto nessuna di queste cose. La chiesa declinò ovunque nel mondo sviluppato dopo il Vaticano II, sotto i papi conservatori e liberali allo stesso modo, ma il declino fu più rapido dove l’influenza del Concilio era più forte».

 

«La nuova liturgia avrebbe dovuto impegnare maggiormente i fedeli nella Messa; invece, i fedeli hanno iniziato a dormire la domenica ea rinunciare al cattolicesimo per la quaresima. La Chiesa ha perso gran parte dell’Europa a causa del secolarismo e gran parte dell’America Latina a causa del pentecostalismo: contesti e sfidanti molto diversi, ma risultati sorprendentemente simili».

 

Si tratta di verità conosciute dal mondo tradizionalista, che ricorda l’avvertimento attribuito a papa San Pio X: se spalancate le porte della Chiesa, quelli che stanno dentro usciranno, e quelli che stanno fuori non entreranno. Possiamo dire che lo stiamo vedendo in diretta con il papato dell’argentino.

 

La crisi cattolica è sotto gli occhi di tutti da decenni, e ora più che mai.

 

«Non c’è nessuna intelligente razionalizzazione, nessuna schematica intellettuale, nessuna sentenziosa propaganda vaticana – un tipico documento recente si riferisce al “sostentamento vivificante fornito dal Concilio”, come se fosse l’eucaristia stessa – che può eludere questa fredda realtà» scrive con onestà il columnist., che quindi procede alla fetta di panino superiore, come a cercare di dare digeribilità alla cosa gigantesca che ha appena scritto.  «Nessuno può eludere nemmeno la terza realtà: il Concilio non può essere annullato». Va bene Ross, ma intanto il danno lo hai fatto: hai detto che il re – il papa-re, o il vescovo di Roma-re, il vescovo di Roma-presidente, insomma ci siamo capiti – è ignudo.

 

Continua:

 

«Anche se i cambiamenti del Concilio non hanno alterato ufficialmente la dottrina, riscrivere e rinnovare così tante preghiere e pratiche ha inevitabilmente portato i cattolici ordinari a chiedersi perché un’autorità che improvvisamente si è dichiarata fuorviata su così tanti fronti diversi potesse ancora essere attendibile per parlare a nome di Gesù Cristo stesso».

 

E infine:

 

«La Chiesa deve convivere con il Vaticano II, lottare con esso, risolvere in qualche modo le contraddizioni che ci ha lasciato in eredità, non perché sia ​​stato un trionfo ma proprio perché non lo è stato: il fallimento getta un’ombra più lunga e duratura, a volte, del successo».

 

Che dire, tanta roba davvero.

 

Tuttavia, c’è solo un passaggio che vogliamo commentare ulteriormente. «Il lavoro dello storico francese Guillaume Cuchet, che ha studiato l’impatto del Vaticano II sulla sua Nazione un tempo profondamente cattolica, suggerisce che furono la portata e la velocità delle riforme del Concilio, così come qualsiasi sostanza particolare, a mandare in frantumi la lealtà cattolica e ad accelerare la declino» scrive Douthat.

 

Ebbene, noi crediamo da sempre che il danno del Concilio Vaticano II vada ben oltre il decremento della lealtà alla Chiesa nei Paesi una volta cattolici. Cambiare le preghiere e gli insegnamenti, cambiare la lingua, cambiare soprattutto la liturgia non ha solo modificato il numero di credenti e praticanti della Chiesa cattolica. Ha cambiato, profondamente, il mondo intero.

 

Perché togliendo la religione dall’anima delle persone, giocoforza si è reso il mondo peggiore – si è resa l’umanità più cattiva. Pensate: guerre insensate, dolore e devastazione nelle famiglie, più forse più di un miliardo di esseri umani uccidere prima di nascere, e adesso il treno della riprogrammazione biotecnologica dell’essere umano sul quale il Vaticano bergogliano, tra vaccini mRNA e bioingegneria, è salito subito.

 

Se togli Cristo (o lo annacqui, ne dai una visione distorta) chi credi che venga a prenderne il posto?

 

Vladimir Putin usa dire che il crollo dell’URSS è «la più grande catastrofe geopolitica del Novecento». Il presidente russo, per una volta, si sbaglia di grosso: è il Concilio Vaticano II la più catastrofe del XX secolo, e del XXI, e di sempre.

 

Perché, come nessun altro evento della storia, ha modificato il codice sorgente dello spirito umano, privandolo del timore di Dio, e quindi della saggezza del bene (timor dei est initium sapientiae) e quindi di Dio stesso. Il mondo ora è in guerra – e abbiamo fatto analisi profonde sui motivi di questo – perché, con evidenza, a  il Concilio ha nascosto Dio, ne ha disabilitato la linea di codice nel programma delle mente di un miliardo e passa di persone.

 

Quindi, sì: il Concilio Vaticano II non solo è stato un fallimento. Il Concilio Vaticano II ha liberato l’Inferno sulla terra. Portando, nel mentre, al racconto funzionale per cui appunto l’Inferno non esiste.

 

Si dice: il più grande capolavoro del demonio è quello di far credere agli uomini che non esiste.

 

Quindi, chi è il vero autore del Concilio?

 

E cosa ha ottenuto da esso? Guardatevi intorno e capitelo voi stessi.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Misteri

La NASA attiva l’Earth Defense Group per le preoccupazioni alla cometa con possibile tecnologia aliena

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Un gruppo di «difesa planetaria», supportato dalla NASA, ha avviato operazioni per determinare l’esatta posizione della cometa 3I/ATLAS dopo aver rilevato un comportamento anomalo dell’oggetto.

 

La cometa, delle dimensioni di Manhattan e potenzialmente dotata di tecnologia aliena, è stata classificata come minaccia dall’International Asteroid Warning Network (IAWN). Questo network, una coalizione globale di esperti e agenzie coordinata dalla NASA, si occupa di monitorare asteroidi e oggetti vicini alla Terra potenzialmente pericolosi, valutandone i rischi di impatto.

 

Secondo il New York Post, si tratta della prima volta che un oggetto interstellare viene incluso in una campagna di questo tipo, spingendo il gruppo a perfezionare le proprie capacità e a preparare il mondo a una possibile minaccia spaziale.

 

Fotografata il 21 luglio dal telescopio spaziale Hubble, 3I/ATLAS presenta caratteristiche atipiche per una cometa, come riportato dal Post. Tra i fenomeni insoliti, spicca un’anti-coda, un getto di particelle diretto verso il Sole, contrariamente al comportamento tipico delle comete. Inoltre, la cometa emette una colonna di quattro grammi di nichel al secondo, senza tracce di ferro, un’anomalia per questi corpi celesti, secondo il Post.

 

Come riportato da Renovatio 21, astrofisico di Harvard, il dottor Avi Loeb, intervistato dal New York Post, ha notato che il tetracarbonile di nichel è associato a processi industriali umani. In precedenza, Loeb aveva suggerito che l’accelerazione non gravitazionale e la traiettoria anomala dell’oggetto, che lo porta insolitamente vicino a Marte, Giove e Venere, potrebbero indicare che si tratta di una sonda aliena in missione di ricognizione sulla Terra.

 

Secondo il giornale neoeboraceno, l’IAWN condurrà una «campagna sulle comete» dal 27 novembre 2025 al 27 gennaio 2026 per determinare con precisione la posizione di 3I/ATLAS.

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Misteri

3I/Atlas potrebbe non essere un asteroide: parla l’astronomo harvardiano

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Alcuni mesi fa, degli astronomi hanno individuato un oggetto interstellare – solo il terzo del suo genere mai osservato – che sfreccia verso il centro del sistema solare su una traiettoria estremamente insolita e a una velocità non del tutto trascurabile.   L’oggetto, chiamato dalla comunità astronomica 3I / ATLAS, è in fase di studio e la scoperta ha portato a speculazioni diffuse. Come riportato da Renovatio 21, alcuni scienziati che suggeriscono che potrebbe essere vecchio quasi quanto la stessa galassia della Via Lattea, e miliardi di anni più vecchio del nostro Sole.   Non sorprende che l’astronomo di Harvard Avi Loeb – che ha ampiamente scritto su ‘Oumuamua, il secondo oggetto interstellare mai scoperto, in particolare ipotizzando che potrebbe essere stata una reliquia di una civiltà extraterrestre – ha ora sia entrato nella discussione con la sua teoria.

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In un post sul blog su Medium, il Loeb ha sostenuto che ci vorranno più osservazioni per concludere la natura di 3I / ATLAS, che è probabilmente una cometa o un asteroide. Tuttavia, il professore harvardiano non ha escluso la «probabilità allettante» che è stato «inviato verso il sistema solare interno da un progetto», una conclusione nello stile delle sue teorie sulle sonde extraterrestri che visitano il nostro sistema solare rimangono più controverse che mai.   Come riportato da Renovatio 21, Oumuamua (in hawaiano «messaggero che arriva per primo da lontano» o «messaggero da un lontano passato») fu ritenuto dal Loeb come una potenziale prova di una civiltà aliena che ci avrebbe inviato un pezzo della sua tecnologia con intenti di visita galattica.   L’ipotesi loebiana su ‘Oumuamua, osservato per la prima volta nel 2017, raccolse un’enorme attenzione nei media. Vi sarebbe poi stata una cerca di pezzi di quella che sostiene possa essere una navicella aliena, basata su rilevazioni di un incidente di meteore interstellare vicino alla Papua Nuova Guinea all’inizio del 2014, dragando il fondo dell’oceano, scrive Futurism.   Nel suo post sul blog su 3I/ATLAS, l’astronomo harvardiano ha annunciato di aver scritto un nuovo documento sulle dimensioni insolite di questo oggetto inerstellare. Sulla base della sua natura «luminosa in maniera anomala», l’astronomo ha concluso che l’oggetto aveva circa venti chilometri di diametro.   Questi calcoli e queste teorie sollevano più domande che risposte. La «stima delle dimensioni dell’oggetto interstellare ha poco senso per un asteroide interstellare perché l’oggetto interstellare 1I/’Oumuamua era 200 volte più piccolo, e sulla base delle statistiche degli asteroidi nel sistema solare, avremmo dovuto scoprire un milione di oggetti della scala di 1I/’Oumuamua prima di individuare un oggetto interstellare che è [circa venti chilometri] di diametro», ha scritto il Loeb.   «Sappiamo che gli asteroidi» di venti chilometri «sono rari, perché i dinosauri non aviari sono stati uccisi da un asteroide della metà di 66 milioni di tonnellate, mentre gli asteroidi su scala di metri hanno un impatto sulla Terra ogni anno», ha aggiunto.   Tuttavia, le successive osservazioni hanno costretto lo scienziato a tornare al tavolo da disegno. Data la mancanza di «impronte digitali spettrali di gas atomico o molecolare», 3I/ATLAS probabilmente non è una cometa, come aveva inizialmente sostenuto.   «Se 3I/ATLAS non è un asteroide – basato sull’argomento del serbatoio interstellare nel mio documento, né una cometa – basato sulla mancanza delle impronte spettrali delle molecole a base di carbonio intorno ad esso, allora di cosa si tratta?» ha chiesto retoricamente il Loeb.

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«L’anomalia delle dimensioni di 3I/ATLAS sarà facilmente chiarita dai dati imminenti», ha aggiunto il Loebbo. Mentre «si avvicina al Sole, diventerà più luminoso. Se si tratta di un oggetto solido senza un pennacchio cometario di gas o polvere intorno ad esso, allora la sua luminosità aumenterà inversamente con il quadrato della distanza decrescente dal Sole volte il quadrato della distanza dalla Terra».   «L’ipotesi più semplice è che 3I/ATLAS sia una cometa e ci mancano le caratteristiche spettrali del suo coma gassoso a causa della sua grande distanza dalla Terra», ha poi sottolineato.   Ma senza alcuna coda cometaria osservata, il Loeb suggerisce che c’è la possibilità che potremmo esaminare le prove di un visitatore extraterrestre.   «Manteniamo invece la nostra curiosità infantile e cerchiamo prove piuttosto che fingere di essere gli adulti nella stanza che conoscono le risposte in anticipo», ha concluso. «La scienza non ha bisogno di sentirsi come una lezione in una classe, riassumendo la conoscenza passata. Potrebbe essere molto più eccitante se gli insegnanti fossero disposti a imparare qualcosa di nuovo!».   Il lavoro extraterrestre del Loeb è oramai un filone ricco assai.   Come riportato da Renovatio 21, il professore,, di fatto un «cacciatore di alieni» con cattedra ad Harvard e quindi bollino accademico di alto prestigio, ha inoltre dichiarato che ci potrebbero essere fino a 4 quintilioni di astronavi aliene nel sistema solare.   Lo scienziato ha ovviamente molti detrattori, tuttavia, ha dichiarato a Fox News, essi soffrono solo di «gelosia accademica». Che il Loeb non si curi molto di quel che dicono di lui lo si capisce anche da altre dichiarazioni degli ultimi mesi, come quella per cui potrebbe essere possibile che ci siano quattro quintilioni di astronavi aliene in agguato nel nostro sistema solare.  

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Spazio

Aereo passeggeri colpito da presunti detriti spaziali

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Un Boeing 737 MAX 8 della United Airlines è stato colpito in volo da un oggetto non identificato, che alcuni ritengono possa essere un detrito spaziale.

 

Il volo United 1093, partito giovedì da Denver, Colorado, con 140 persone a bordo e diretto a Los Angeles, ha effettuato una discesa imprevista circa 40 minuti dopo il decollo mentre sorvolava lo Utah, venendo poi dirottato su Salt Lake City.

 

Immagini non verificate circolate sui social media mostrano danni alla fusoliera, vetri rotti nella cabina di pilotaggio e sangue sul braccio del pilota. Secondo il sito di notizie aeronautiche AvBrief.com, il capitano ha riferito che l’aereo è stato colpito da «detriti spaziali».

 

 

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AvBrief ha aggiunto che gli investigatori stanno valutando l’ipotesi che l’aereo abbia urtato un frammento di un pallone meteorologico.

 

La passeggera Heather Ramsey ha dichiarato a FOX 11 che l’equipaggio ha comunicato tramite l’interfono che l’aereo era «entrato in collisione con un oggetto».

 

Il National Transportation Safety Board (NTSB) ha annunciato domenica di aver avviato un’indagine sul parabrezza danneggiato dell’aereo. United ha confermato il danno al parabrezza, ma non ha fornito ulteriori dettagli.

 

Il fenomeno dei detriti spaziali che cadono sulla terra è in aumento con la quantità di nuovi lanci spaziali della nostra epoca.

 

Come riportato da Renovatio 21, a gennaio un razzo SpaceX era esploso in una pioggia di detriti spaziali. Sette mesi prima un video che mostrava apparentemente i detriti di un veicolo spaziale che colpisce il suolo in un’area popolata era stato caricato sulla piattaforma di social media cinese Weibo. Altre volte la Repubblica Popolare Cinese ha avuto problemi con detriti spaziali precipitati sulla Terra.

 

Anche l’India, Paese che spinge per divenire potenza spaziale (sfruttando anche il settore privato), ha incontrato inconvenienti simili.

 

La vera questione rimane quella dei detriti spaziali orbitanti, il cui affastellarsi potrebbe provocare quella che chiamano la sindrome di Kessler, una condizione di pericolo costante a causa di spazzatura cosmica che renderebbe impossibile per l’umanità di uscire dall’atmosfera per secoli o perfino per millenni.

 

Una guerra spaziale, va ricordato, potrebbe impedire all’umanità l’accesso allo spazio per secoli o millenni, a causa dei detriti e della conseguente sindrome di Kessler. Tuttavia, pare che gli eserciti si stiano davvero preparando alla guerra orbitale.

 

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