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Il caccia russo ha «orinato» sul drone americano

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Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pubblicato un breve video di un jet da combattimento russo che esegue una manovra pericolosa mentre intercetta un drone MQ-9 «Reaper» dell’aeronautica americana che si è schiantato nel Mar Nero lo scorso martedì.

 

I funzionari americani avevano criticato Mosca per il modo di volare «non sicuro e poco professionale» dei piloti russi.

 

Ora grazie al video possiamo comprendere consa intendessero.

 

Nella clip di 42 secondi, si può vedere il Su-27 russo avvicinarsi alla parte posteriore del drone MQ-9 mentre inizia a rilasciare carburante. Questa azione, sostengono alcuni, avrebbe probabilmente lo scopo di scoraggiare la presenza del drone di sorveglianza nello spazio aereo internazionale sopra il Mar Nero e, forse ostacolare i suoi sensori avanzati.

 

 

L’USAF, l’aviazione degli Stati Uniti, ha scritto in una dichiarazione che il jet da combattimento russo «ha scaricato carburante e ha colpito l’elica dell’MQ-9, costringendo le forze statunitensi a far cadere l’MQ-9 in acque internazionali».

 

La Federazione Russa ha negato che i suoi piloti abbiano agito in modo non professionale o abbiano colpito l’elica del drone.

 

Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale YSA John Kirby ha affermato che il drone non rappresentava una minaccia per nessuno e operava nello spazio aereo internazionale.

 

«Gli Stati Uniti continueranno a volare e ad operare ovunque il diritto internazionale lo consenta, e spetta alla Russia far funzionare i suoi aerei militari in modo sicuro e professionale», ha detto mercoledì ai giornalisti il ​​segretario alla Difesa Lloyd Austin.

 

Il ministero della Difesa russo ha affermato di aver parlato con il segretario Austin dell’incidente, affermando che il drone ha ignorato le restrizioni di volo nell’area poste dal Cremlino.

 

Ci sarebbero anche informazioni secondo cui il drone stava volando senza transponder di trasmissione e si stava dirigendo verso il confine russo.

 

Mosca ha sottolineato che l’incidente è dovuto «all’intensificazione delle attività di Intelligence contro gli interessi della Federazione Russa».

 

Il drone, c’è da ricordare, è dotato di missili Hellfire, con i quali sono stati sterminati tanti afghani negli anni di Bush e Obama – e pure Biden.

 

In rete nel frattempo gli utenti sostengono che il video sembra un atto di minzione del caccia russo sul drone americano.

 

«Che diavolo, quanto dev’essere abile uno per fare pipì su un drone alla velocità di Mach… Questo tizio merita una medaglia» dice un utente Twitter. «Il tizio sta chiaramente trollando a livelli globali».

 

 

«Il pilota meritava tutto ciò che è speciale… abbattere un drone da 60 milioni di dollari con la sola pipì. Stile».

 

 

La dinamica dell’incidente è stata ricostruita in grafica 3D dal canale televisivo statunitense CBS.

 

 

Sul Telegram russo, intanto, impazza la teoria secondo cui il drone contenesse tecnologia sensoristica avanzata di cui non dispongono né la Russia né la Cina. Secondo voci, la marina russa nel Mar Nero sarebbe quindi attiva nelle ricerche dei resti del drone, che potrebbe rivelarsi un tesoro di retroingegneria per Mosca e non solo.

 

La volontà di non danneggiare il drone, e di colpirlo solo con getti di carburante a mo’ inediti getti di urina aerospaziale, potrebbe proprio essere legata all’intento di recupero della preziosa tecnologia.

 

Giorno davvero umiliante per gli USA di Joe Biden, trattati con grande cinismo (dal greco kynos, il cane: appunto «cinici» erano definiti i filosofi che perdevano la pudicizia e cominciavano a fare la pipì davanti a tutti come canidi) dal suo avversario geopolitico.

 

 

 

 

 

 

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Trump trolla tutti con un video AI in cui bombarda di escrementi i manifestanti «No Kings»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha ridicolizzato le proteste «No Kings», diffondendo su Truth Social vari video generati dall’intelligenza artificiale, tra cui uno in cui rovescia sulla folla quella che appare come una massa di escrementi.

 

Sabato gli Stati Uniti sono stati teatro di un’ondata di dimostrazioni contro l’amministrazione Trump, con grandi raduni organizzati in oltre 2.500 luoghi in tutto il territorio nazionale.

 

I partecipanti accusano il presidente di abuso di potere e di erosione della democrazia, criticando inoltre la sua politica repressiva verso gli immigrati irregolari e l’impiego di truppe nelle città con la motivazione di contrastare la criminalità diffusa.

 

In risposta, Trump ha postato sui social media clip create con l’IA, inclusi filmati inizialmente caricati da Xerias, un account X pro-Trump noto per produrre meme digitali.

 

Una delle sequenze mostra Trump ai comandi di un jet da combattimento battezzato «King Trump», che scarica enormi masse di materia fecale su una folla di manifestanti – con in sottofondo la canzone di Kenny Loggins Danger Zone, irrimediabilmente associata alla celeberrima pellicola aeronautica Top Gun (1986), che la utilizza ben tre volte nella storia con protagonista il Tom Cruise.

 

Il video AI rilanciato dal presidente include anche un’immagine condivisa durante la protesta di New York dall’influencer progressista Harry Sisson, che nel video finisce sommerso, come tutta la serqua di manifestanti «No Kinghi» da una poderosa quantità di materia escrementizia.

 

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Il Sisson, idolo tiktoker progressista, l’ha presa male. Domenica mattina, Sisson ha replicato su X al video che lo ritraeva: «un giornalista può domandare a Trump il motivo per cui ha postato un filmato generato dall’IA in cui mi fa cadere la cacca addosso da un caccia?».

 

Il ragazzo ha quindi proceduto ad insultare Trump dicendo che nella realtà l’aereo non sarebbe potuto decollare a causa del «fat ass» («culo grasso») del presidente. Per fare ciò, il Sissone rimanda in onda per intero l’irresistibile video, di fatto ampliandone la portata.

 

 

In un’altra clip, originariamente diffusa dal vicepresidente JD Vance e condivisa da Trump, il presidente indossa una corona e un mantello, estrae una spada e si erge trionfante sugli avversari democrat.

 

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Il montaggio condiviso dal Vance termina con figure di spicco del Partito Democratico, come l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader dell’opposizione al Senato Chuck Schumer, in ginocchio ai suoi piedi. Si tratta qui di un’allusione esplicita a una sessione fotografica del 2020 in onore di George Floyd.

 

I contenuti di Trump hanno suscitato risposte polarizzate: i suoi sostenitori li hanno rilanciati con entusiasmo, mentre detrattori come il senatore democratico Brian Schatz li hanno aspramente censurati. «Perché il Presidente dovrebbe diffondere online un’immagine in cui scarica feci sulle città americane?», ha twittato Schatz su X.

 

I progressisti americani non hanno ancora capito veramente che per la prima volta alla Casa Bianca c’è un presidente troll, e di capacità di trollaggio eccelse, o meglio quello che l’antropologia dell’internetto oggi definisce uno shitposter. Parola assai adeguata anche al caso presente.

 

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Immagine screenshot da Twitter

 

 

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Trump contro la trionfale copertina di TIME: «mi hanno fatto sparire i capelli»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha criticato l’ultima copertina della rivista Time, che accompagna un articolo che loda il suo ruolo nel negoziato di un cessate il fuoco tra Israele e il gruppo militante palestinese Hamas.   L’edizione di lunedì della rivista ha definito la tregua di Gaza come il «trionfo» di Trump, presentando un suo ritratto scattato dal basso. Sebbene abbia riconosciuto che l’articolo in sé fosse «relativamente buono», Trump ha duramente contestato l’immagine su Truth Social martedì mattina, definendola «forse la peggiore di sempre».   «Mi hanno fatto “scomparire” i capelli e poi hanno messo sopra la mia testa qualcosa che sembrava una corona fluttuante, ma estremamente piccola. Davvero strano!» ha scritto.   Trump ha frequentemente accusato i media americani di parzialità, sostenendo che la maggior parte della copertura mediatica evidenzi ingiustamente le critiche alla sua presidenza.  

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Non si tratta della prima volte che il Trump si preoccupa della sua criniera, a lungo oggetto di speculazioni sulla sua autenticità. Per provare di avere i capelli veri, si fece tirare i capelli in diretta dalla giornalista televisiva Mika Brzezinski (figlia del geostratega Zbigniew), che col marito co-conduttore Joe Scarborough divenne poi acerrima avversaria del presidente (con reductio ad Hitlerum ad abundatiam) e parossistica apologeta di Biden.     Il figlio primogenito Don jr. ha raccontato durante un incontro pubblico con Charlie Kirk che, raggiunto al telefono dai figli dopo l’attentato subito a Butler in Virginia durante la campagna elettorale, Trump ha chiesto loro come in TV, in quel momento, fossero i suoi capelli. «I capelli vanno bene… c’è molto sangue, ma vanno bene» ha risposto il figlio.     È lecito pensare che vi sia nel presidente statunitense una cifra sansonica, per cui il suo potere – a questo punto indiscutibile – è tratto proprio dalle sue bionde, inconfondibili, escrescenze tricologiche – che sono, lo sanno gli esperti, uno strumento di branding perfino superiore al baffetto dello Hitler, al baffone dello Stalin, alla pelata mussoliniana.  

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Ai nordcoreani è stato ordinato di identificare le donne con tette «antisocialiste»

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La Corea del Nord ha lanciato una severa campagna contro le donne sospettate di aver utilizzato protesi mammarie considerate «capitaliste», classificando tali interventi estetici come «antisocialisti» e «borghesi». Lo riporta il giornale britannico Telegraph.

 

Le forze di sicurezza del regime starebbero effettuando ispezioni invasive, con i responsabili dei comitati di quartiere incaricati di individuare donne che mostrano evidenti modifiche fisiche e di segnalarle per ulteriori accertamenti.

 

Nel regime guidato da Kim Jong-un, interventi come l’aumento del seno e la chirurgia delle palpebre sono ritenuti «atti non socialisti» e sono vietati. Chi viola queste norme rischia gravi conseguenze.

 

La notizia è emersa in concomitanza con un processo pubblico tenutosi nella sala culturale di Sariwon, dove un medico e due giovani donne sono stati processati per aver praticato e subito interventi al seno non autorizzati. Il medico, con scarsa esperienza, aveva abbandonato gli studi di medicina prima di completare la formazione chirurgica.

 

«A metà settembre, un processo pubblico si è svolto in un centro culturale nel cuore di Sariwon contro un medico che ha eseguito un’operazione illegale di mastoplastica additiva e due donne che si sono sottoposte all’intervento», ha riferito una fonte della provincia di North Hwanghae al quotidiano sudcoreano Daily NK.

 

I pubblici ministeri hanno accusato le donne di essere state «contaminate dalle usanze borghesi» e di aver adottato un «comportamento capitalista corrotto». Le imputate hanno dichiarato di voler «migliorare il loro aspetto», ma sono state definite una minaccia per il sistema socialista.

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Il giudice ha promesso «punizioni severe», mostrando come prove strumenti medici, silicone di contrabbando e denaro contante. Secondo quanto riferito, il giudice ha dichiarato che una delle imputate «non aveva alcuna intenzione di essere leale all’organizzazione e al collettivo, ma era ossessionata dalla vanità, diventando un’erba velenosa che minava il sistema socialista».

 

Una fonte ha inoltre riferito al Daily NK «che tra i residenti presenti al processo, si sono sentite critiche come “i medici fanno di tutto per denaro”, ma anche commenti di solidarietà, come “Non lo fa forse perché non ha altri mezzi per vivere?”»

 

Molte donne di Sariwon vivono nel timore di essere sottoposte a controlli se sospettate di aver effettuato interventi di chirurgia estetica.

 

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