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Sorveglianza

ID digitale, l’allarme dell’eurodeputato Roos: «ci metteranno dentro l’euro digitale»

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Il deputato olandese al Parlamento europeo Rob Roos ha lanciato l’allarme per l’introduzione dell’ID digitale in Europa.

 

Il Roos – il membro dell’Europarlamento cui dobbiamo la confessione della Pfizer sull’assenza di test di trasmissione del virus, e quindi della completa nullità di green pass et similia – ha pubblicato da Bruxelles un video in cui si dice sconcertato. Il politico olandese ha fiutato immediatamente quello che il lettore di Renovatio 21 sa da anni: che il sistema dell’ID digitale verrà usato per introdurre l’euro digitale, cioè il danaro programmabile tramite cui sarà controllata o inibita ogni azione della nostra vita.

 

«Ho appena lasciato la stanza in cui abbiamo avuto trattative sull’identità digitale e ho brutte notizie» dichiara Roos nel video. «Gli Stati membri e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo. Ciò significa che probabilmente non lontano da adesso l’identità digitale sarà in vigore nell’Unione Europea. Subito dopo questo accordo, il commissario Breton ha dichiarato: “Ora abbiamo il portafoglio di identità digitale; dobbiamo metterci qualcosa dentro”. E ciò che intendeva era l’euro digitale, noto anche come valuta digitale della banca centrale».

 

«E questo è uno sviluppo molto negativo. Ci promettono sempre di non fare questo collegamento. E anche molti esperti, esperti di privacy ed esperti di sicurezza, hanno avvertito anche la scorsa settimana che questa è una pessima idea per la nostra privacy e la nostra libertà. Eppure, questa identità digitale viene portata avanti».

 

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«Ma non è troppo tardi perché su questo dobbiamo ancora votare in plenaria. Quindi cosa puoi fare: inviare un’e-mail al tuo eurodeputato del tuo Stato membro e dirgli che sei contrario a questo strumento».

 

Come riportato da Renovatio 21, con un filmato inquietante diffuso tre settimana fa in rete, la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha annunciato partito il progetto dell’euro digitale, che dobbiamo attenderci da un momento all’altro.

 

Come sa il nostro lettore, il duo di comici russi Vovan e Lexus (quelli che hanno recentemente inguaiato la Meloni) fingendo al telefono di essere Zelens’kyj avevano strappato alla Lagarde la rivelazione che l’euro digitale sarà utilizzato come meccanismo di sorveglianza dei cittadini.

 

L’ID digitale, dopo green pass e passaporti vaccinali ordinati in questi anni dai vertici UE ed accettati dai governi nazionali e da gran parte della popolazione, è quindi sulla pista per essere accolto senza frizioni dalle masse europee.

 

Come riportato da Renovatio 21l’UE a fine 2022 ha scelto i suoi partner per lo sviluppo del Digital ID wallet europeo e tra gli appaltatori, è emerso il nome di una società che in precedenza ha lavorato per sviluppare il COVID Pass ufficiale del Regno Unito e la relativa app di tracciamento – questo a riprova di quanto pandemia, vaccino e ID digitali siano interconnessi in un unico livello.

 

Non solo l’Europa, ma il mondo intero si sta preparando all’ID digitale. Sistemi di identificazione digitale, tali e quali a quello ordinato nei discorsi del World Economic Forum, sono ora portati avanti tutti i Paesi, dal Canada alla Francia alla Gran Bretagna – all’Italia. In Sri Lanka, Paese cavia di tante politiche mondialiste stile Davos, l’ID digitale è stato implementato nel razionamento della benzina imposto al Paese.  L’estate scorsa è emerso che all’ONU si sta discutendo di un ID digitale connesso al conto bancario del cittadino. Alla costruzione di un programma di identificazione digitale globale la Bill & Melinda Gates Foundation ha donato negli scorsi mesi 200 milioni di dollari. E non dimentichiamo che un ID digitale era stato varato a East Palestine, in Ohio, pochi mesi prima del disastro ambientale che ha colpito la cittadina.

 

Sappiamo che il passo successivo è l’introduzione dell’euro digitale, che sarà collegato giocoforza all’ID digitale e quindi al sistema di accessi premiali sperimentato con il green pass.

 

Oltre a sorvegliare, la CBDC, la moneta digitale di Stato, potrà decidere cosa compra il cittadino, dove e quanto, prelevare direttamente le tasse e le multe, e spegnere ogni disponibilità economica qualora lo voglia, privando l’essere umano di mezzi di sostentamento, così da piegare la sua volontà omologandola a quella dell’autorità.

 

Si sta preparando è la vostra schiavitù, e passerà per il vostro portafogli, che sarà una cosa unica con la vostra identificazione digitale. Chi siete, cosa avete, sarà la stessa cosa – il tutto spegnibile con un click.

 

Schiavi annientabili con un colpo di mouse: se qualcuno si chiede quale sia il nostro ruolo nello Stato moderno della tecnocrazia realizzata, questa è la definizione più sintetica.

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Sorveglianza

Il nuovo presidente della Bolivia vuole la blockchain per combattere la corruzione

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Il presidente eletto della Bolivia, Rodrigo Paz, punta a combattere la corruzione nel governo boliviano attraverso la tecnologia blockchain.   Paz ha sconfitto il rivale Jorge Quiroga con il 54,5% dei voti contro il 45,5% e assumerà la carica l’8 novembre. Con un messaggio centrista e favorevole al mercato, Paz ha vinto il ballottaggio di domenica, ereditando un’economia provata dalla carenza di carburante e dalla limitata disponibilità di dollari statunitensi, come riportato dall’AP. Per gli esperti del settore delle criptovalute, il programma di governo di Paz include due proposte specifiche legate alle risorse digitali e alla blockchain.   La prima proposta prevede l’uso della blockchain e degli smart contract negli appalti pubblici. Il programma ufficiale del Partido Demócrata Cristiano de Bolivia per il 2025 promette l’adozione di tecnologie blockchain e contratti intelligenti per eliminare la discrezionalità negli acquisti statali, con l’obiettivo di ridurre la corruzione automatizzando alcuni processi contrattuali.

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La seconda iniziativa consente ai cittadini di dichiarare le criptovalute in un nuovo fondo di stabilizzazione valutaria, sostenuto da un programma di regolarizzazione delle attività che include esplicitamente le criptovalute. Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, tali fondi servono a stabilizzare la valuta e a coprire importazioni essenziali in caso di scarsità di dollari. L’inclusione delle criptovalute permette al governo di tassarle o convertirle rapidamente in valuta forte, senza detenere token volatili.   Paz adotta un approccio pragmatico alle criptovalute, senza essere un sostenitore estremo del Bitcoin. La sua piattaforma considera la blockchain uno strumento anticorruzione e le criptovalute dichiarate come parte di un’iniziativa una tantum per capitalizzare un fondo di stabilizzazione valutaria. Non ci sono indicazioni di politiche per adottare il Bitcoin a livello nazionale, conservarlo nelle riserve o legalizzarne l’uso al dettaglio.   A giugno 2024, la Banca Centrale della Bolivia ha revocato il divieto sulle transazioni in criptovalute, autorizzando canali elettronici regolamentati e segnalando una modernizzazione dei pagamenti, scrive Cointelegraph. Nei mesi successivi, il volume medio mensile di scambi di asset digitali è raddoppiato rispetto alla media dei 18 mesi precedenti, secondo la banca.   Il cambiamento si è riflesso nell’economia reale. A ottobre 2024, Banco Bisa ha introdotto la custodia di USDT per le istituzioni, un primato tra le banche boliviane. A marzo, la compagnia petrolifera statale YPFB ha esplorato l’uso di criptovalute per le importazioni di energia, in un contesto di carenza di dollari. A settembre, i distributori locali di marchi automobilistici come Toyota, Yamaha e BYD hanno iniziato ad accettare USDT, segno di una crescente sperimentazione tra i commercianti.   Il 31 luglio, la banca centrale ha firmato un memorandum con El Salvador, definendo le criptovalute un’«alternativa valida e affidabile» alla valuta fiat e impegnandosi a collaborare su strumenti politici e di intelligence per modernizzare i pagamenti e promuovere l’inclusione finanziaria.   La banca ha riportato che i volumi mensili di scambio di criptovalute hanno raggiunto i 46,8 milioni di dollari al mese, con un totale di 294 milioni di dollari da inizio anno al 30 giugno.  

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Immagine di Parallelepiped09 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 
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Intelligenza Artificiale

Apple Siri accusata di intercettare gli utenti: indagine penale in Francia

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La procura francese ha avviato un’indagine penale contro Apple per le accuse secondo cui il suo assistente vocale Siri avrebbe raccolto e analizzato registrazioni degli utenti senza il loro consenso. L’inchiesta è stata assegnata all’agenzia francese per la criminalità informatica, come comunicato dalla procura di Parigi e riportato dal sito Politico e dall’agenzia Reuters.

 

L’indagine è scaturita da una denuncia presentata a febbraio da un’ONG francese, basata sulla testimonianza della «gola profonda» Thomas Le Bonniec, ex dipendente di un subappaltatore di Apple, che ha dichiarato di aver ascoltato migliaia di registrazioni di Siri nel 2019 durante un’attività di controllo qualità.

 

Le Bonniec avrebbe lavorato per Globe Technical Services in Irlanda, dove revisionava e annotava clip audio per migliorare l’accuratezza di Siri. Ha riferito a Politico che il materiale rivelava a volte «momenti intimi e informazioni riservate», che potevano consentire l’identificazione degli utenti.

 

L’informatore ha accolto con favore l’indagine, affermando che dovrebbe permettere di «rispondere a domande urgenti», come il numero di registrazioni effettuate dal lancio di Siri e il luogo in cui i dati sono archiviati.

 

Un portavoce di Apple in Francia ha dichiarato a Politico che l’azienda «non ha mai utilizzato i dati di Siri per creare profili di marketing, non li ha mai resi disponibili per scopi pubblicitari e non li ha mai venduti a nessuno per nessun motivo».

 

Apple ha inoltre comunicato a Reuters di aver rafforzato le misure sulla privacy di Siri dal 2019, con ulteriori miglioramenti effettuati quest’anno. L’azienda ha precisato che le conversazioni con Siri «non sono mai state condivise con i marketer né vendute agli inserzionisti».

 

A gennaio, Apple ha anche sottolineato che non avrebbe conservato «registrazioni audio delle interazioni con Siri, a meno che l’utente non acconsenta esplicitamente».

 

Come riportato da Renovatio 21, negli Stati Uniti, Apple ha affrontato una class action simile, in cui Siri è stato accusato di aver registrato involontariamente conversazioni private, poi esaminate da appaltatori terzi per il controllo qualità.

 

All’inizio di quest’anno, l’azienda ha raggiunto un accordo da 95 milioni di dollari, approvato da un giudice federale il mese scorso. L’accordo prevede risarcimenti fino a 20 dollari per dispositivo con Siri abilitato per gli utenti che hanno posseduto prodotti Apple tra il 2014 e il 2024. Inoltre, Apple è stata obbligata a eliminare le vecchie registrazioni di Siri entro sei mesi.

 

Come riportato da Renovatio 21, ad inizio anno era emerso che il governo britannico aveva una technical capability notice («avviso di capacità tecnica») ad Apple, costringendo l’azienda a creare una backdoor per il suo servizio iCloud criptato. Tale manovra consentirebbe alle forze dell’ordine e alle agenzie di sicurezza britanniche di accedere ai dati criptati archiviati dagli utenti Apple in tutto il mondo, secondo il giornale.

 

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Immagine di Kārlis Dambrāns via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0

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Sorveglianza

Perfino le aziende legate alla CIA Palantir e Signal lamentano la spinta alla sorveglianza nell’UE

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Due importanti società tecnologiche statunitensi, Palantir Technologies e Signal Foundation, hanno espresso preoccupazione per l’aumento della sorveglianza statale e per i controversi progetti di controllo digitale che stanno emergendo in Europa.   Palantir, azienda tecnologica nota per la sua lunga collaborazione con la CIA, uno dei suoi principali clienti e primi investitori, non parteciperà a gare per contratti legati all’ID digitale, ha dichiarato Louis Mosley, responsabile dell’azienda in Gran Bretagna.   «Palantir ha sempre seguito una politica di supporto ai governi democraticamente eletti nell’attuazione delle loro politiche, anche quando si tratta di misure molto controverse», ha detto giovedì a Times Radio. «L’identità digitale non è stata sottoposta al vaglio delle ultime elezioni, non era nel programma elettorale. Non ha ricevuto un chiaro e forte sostegno pubblico alle urne, quindi non è un progetto per noi».

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A fine settembre, il primo ministro britannico Keir Starmer ha presentato il piano per l’ID digitale, promuovendolo come uno strumento per «contrastare il lavoro nero e semplificare l’accesso ai servizi pubblici essenziali per la maggior parte delle persone». I critici, tuttavia, lo hanno definito un passo verso una sorveglianza diffusa e un controllo digitale.   Nel frattempo, Signal – servizio di messaggistica criptata con legami meno evidenti con la CIA avendo ricevuto finanziamenti da Radio Free Asia, un’agenzia di propaganda statunitense, che gli erano già costati il blocco in Russia – ha minacciato di lasciare il mercato europeo se l’Unione Europea approvasse il suo piano di controllo delle chat. Venerdì, la presidente di Signal Foundation, Meredith Whittaker, ha commentato le notizie riportate dai media, definendo il cambio di posizione della Germania, che ora sembra sostenere il piano, un «rovesciamento catastrofico».   «Se fossimo costretti a scegliere tra integrare un sistema di sorveglianza in Signal o abbandonare il mercato, abbandoneremmo il mercato», ha dichiarato Whittaker, criticando il piano come un programma di «scansione di massa» giustificato «con il pretesto di proteggere i bambini».   Il programma di controllo delle chat, ufficialmente noto come Regolamento sugli abusi sessuali sui minori (CSAR) e in discussione nell’UE dal 2020, obbligherebbe servizi di messaggistica come Signal, WhatsApp, Telegram e altri ad analizzare i file sui dispositivi degli utenti alla ricerca di contenuti illeciti prima della crittografia e dell’invio.  

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  Immagine di Cory Doctorow via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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