Quantum
IBM afferma di aver fatto un grande passo avanti nel Quantum Computing

Gli scienziati di IBM affermano di aver sviluppato un metodo per gestire l’inaffidabilità insita nei processori quantistici, forse fornendo una svolta tanto attesa per rendere i computer quantistici pratici quanto quelli convenzionali, o anche di più.
Il progresso, dettagliato in uno studio pubblicato sulla rivista Nature, arriva quasi quattro anni dopo che Google aveva dichiarato con entusiasmo il raggiungimento della «Quantum Supremacy» (la «supremazia quantistica») quando i suoi scienziati avevano dichiarato di aver dimostrato che il loro computer quantistico potrebbe superare uno classico.
Nel calcolo quantistico, tale «supremazia quantistica», corrisponde alla dimostrazione che un dispositivo quantistico programmabile può risolvere un problema che nessun computer classico può risolvere in un periodo di tempo fattibile.
Le affermazioni di supremazia quantistica al momento non sembrano aver avuto seguito. L’esperimento di Google è stato criticato in quanto privo di meriti nel mondo reale, e non è passato molto tempo prima che altri esperimenti dimostrassero che i supercomputer classici potevano ancora superare quelli di Google, ricorda Futurism.
I ricercatori di IBM, tuttavia, sembrano fiduciosi che questa volta l’avanzamento sia veritiero. «Stiamo entrando in questa fase dell’informatica quantistica che io chiamo utilità, l’era dell’utilità», ha dichiarato al New York Times Jay Gambetta, IBM Fellow e vicepresidente di IBM Quantum Research.
L’informatica quantistica fondamentalmente sfrutta due principi della meccanica quantistica. La prima è la sovrapposizione («superposition»), la capacità di una singola particella, in questo caso bit quantistici o qubit, di trovarsi contemporaneamente in due stati separati. Poi c’è l’entanglement, che permette a due particelle di condividere simultaneamente lo stesso stato.
Questi principi – definiti dai fisici come spooky, cioè spettrali – consentono a un numero molto inferiore di qubit di competere con la potenza di elaborazione dei bit regolari, che possono essere costituiti solo da uno o zero secondo codice binario. Per quanto incredibile, a livello quantico le particelle esistono stranamente in stati incerti, che sorgono in una fastidiosa casualità nota come «rumore quantico».
Gestire questo rumore è la chiave per ottenere risultati pratici da un computer quantistico. Un leggero cambiamento di temperatura, ad esempio, potrebbe far cambiare stato a un qubit o perdere la sovrapposizione.
È qui che entra in gioco il nuovo lavoro di IBM. Nell’esperimento, i ricercatori dell’azienda hanno utilizzato un processore IBM Eagle da 127 qubit per calcolare quello che è noto come modello Ising, simulando il comportamento di 127 particelle magnetiche di dimensioni quantistiche in un campo magnetico: un problema che ha valore nel mondo reale ma, a quella scala, è troppo complicato da risolvere per i computer classici.
Per mitigare il rumore quantico, i ricercatori, paradossalmente, hanno effettivamente introdotto più rumore, e poi hanno documentato con precisione i suoi effetti su ogni parte del circuito del processore e gli schemi che ne sono emersi. Da lì, i ricercatori hanno potuto estrapolare in modo affidabile come sarebbero stati i calcoli senza alcun rumore. Tale processo è chiamato «attenuazione degli errori», spiega Futurism.
Per quanto promettenti siano i risultati, «non è ovvio che abbiano raggiunto la supremazia quantistica qui», ha detto al grande quotidiano di Nuova York il coautore Michael Zaletel, un fisico dell’Università della California Berkley.
Ulteriori esperimenti dovranno confermare che le tecniche di mitigazione degli errori degli scienziati IBM non produrrebbero gli stessi risultati, o addirittura migliori, in un processore classico che calcola lo stesso problema.
Scienziati cinesi, al pari delle varie grandi aziende e università americane che stanno pesantemente investendo nei primi computer quantistici, due anni fa avevano detto con vanteria di possedere il computer quantistico più potente del mondo.
Come riportato da Renovatio 21, l’avvento dell’era dei computer quantistici sta già creando effetti bizzarri, anche se siamo lontani dall’avere la tecnologia funzionale e implementata. Stiamo assistendo ad esempio al furto di dati crittografati da parte degli hacker in quelli che vengono chiamati «post-quantum attack»: in pratica rubano i dati oggi per poterli decrittare un domani grazie ai poteri impressionanti dei processori quantistici, con i quali, si dice, nessuna password sarà più al sicuro – ciò che è definibile come una vera «Apocalisse quantistica».
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Viaggio nel tempo con esperimento quantistico?

La meccanica quantistica è il regno della scienza in cui nulla è normale e tutto sembra minare le basi della nostra comune comprensione della realtà. Tuttavia i fisici quantistici, che si vantano di scrutare l’abisso e carpirne i segreti inquietanti, hanno scoperto un altro fenomeno sconcertante: il «tempo negativo».
Come descritto in uno studio ancora in fase di revisione paritaria pubblicato da Scientific American, un team di ricercatori afferma di aver osservato fotoni che presentano questo bizzarro comportamento temporale come risultato di quella che è nota come eccitazione atomica.
Ciò che è successo in sostanza, come spiega Scientific American, è che quando i fotoni sono stati irradiati in una nube di atomi, sembravano uscire dal mezzo prima di entrarvi.
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«Un ritardo temporale negativo può sembrare paradossale, ma significa che se si costruisse un orologio “quantistico” per misurare quanto tempo gli atomi trascorrono nello stato eccitato, la lancetta dell’orologio, in determinate circostanze, si sposterebbe all’indietro anziché in avanti», ha spiegato alla rivista Josiah Sinclair dell’Università di Toronto, i cui primi esperimenti hanno costituito la base dello studio, anche se non è stato direttamente coinvolto.
I fotoni – particelle prive di massa che formano quella che conosciamo come luce visibile – possono essere assorbiti dagli atomi che attraversano. Quando ciò accade, l’energia che trasportano fa sì che gli elettroni degli atomi saltino a uno stato energetico superiore. Questa è l’eccitazione atomica a cui abbiamo accennato prima.
Ma gli atomi possono anche de-eccitarsi, tornando allo stato fondamentale. Uno dei modi in cui ciò accade è che l’energia viene riemessa sotto forma di fotoni. A un osservatore, questo sembra come se la luce che ha attraversato il mezzo fosse ritardata.
I ricercatori erano sconcertati dal fatto che non ci fosse un «consenso tra gli esperti» su cosa accadesse realmente a un singolo fotone durante tale ritardo. «All’epoca non eravamo sicuri di quale fosse la risposta e pensavamo che una domanda così elementare su qualcosa di così fondamentale dovesse essere facile da rispondere», ha detto il Sinclair a Scientific American.
Negli esperimenti condotti, impulsi di fotoni venivano sparati attraverso una nube di atomi a temperature prossime allo zero assoluto. Ed è qui che è successo il fenomeno più strano: nei casi in cui i fotoni li attraversavano senza essere assorbiti, si è scoperto che gli atomi ultrafreddi rimanevano eccitati per l’esatto periodo di tempo in cui li avevano effettivamente assorbiti.
Al contrario, nei casi in cui i fotoni venissero assorbiti, verrebbero riemessi senza ritardo, o prima che gli atomi ultrafreddi potessero diseccitarsi.
Ciò che accade realmente è che i fotoni viaggiano in qualche modo attraverso la nube atomica più velocemente quando eccitano gli atomi – o quando dovrebbero essere assorbiti da essi – rispetto a quando gli atomi rimangono inalterati. Poiché i fotoni non trasportano informazione, la causalità rimane intatta, si legge nella rivista scientifica.
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Le incertezze intrinseche a livello quantistico hanno l’effetto di confondere l’intero processo. In particolare il fenomeno della sovrapposizione, in cui particelle quantistiche come i fotoni possono trovarsi in due stati diversi contemporaneamente. Per un rivelatore che misura quando entrano ed escono da un mezzo, questo significa che i fotoni possono produrre un valore positivo così come uno negativo. E quindi, un tempo negativo.
Questo non cambia la nostra comprensione del tempo, affermano i ricercatori. D’altra parte, almeno per quanto riguarda il campo dell’ottica, che il tempo negativo abbia «un significato fisico più profondo di quanto si sia generalmente ritenuto» per quanto riguarda la trasmissione dei fotoni, hanno poi scritto nello studio.
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L’India investe nell’informatica quantistica

L’India si sta muovendo in prima linea nel calcolo quantistico, ha affermato il primo ministro Narendra Modi. Ha parlato all’inaugurazione di tre nuovi supercomputer giovedì.
Le nuove macchine sono state costruite nell’ambito della National Supercomputer Mission del governo, lanciata nel 2015. Il progetto da 45 miliardi di rupie (474 milioni di euro) mira a potenziare le capacità del Paese sviluppando una rete di 70 strutture di calcolo ad alte prestazioni, svolgendo un ruolo cruciale nel posizionare l’India come leader nel settore a livello globale, ha affermato Modi.
«Nell’era della rivoluzione digitale, la capacità di calcolo sta diventando sinonimo di capacità nazionale», ha affermato il primo ministro durante la cerimonia, a cui ha partecipato tramite videoconferenza. Modi ha inoltre affermato che l’India deve considerare la propria responsabilità di servire l’umanità attraverso la ricerca scientifica.
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Secondo i dati governativi, l’India ha finora sviluppato 28 sistemi con una capacità di elaborazione totale di 24,83 petaflop (PF), superando l’obiettivo iniziale di 15-20 PF.
L’ultima aggiunta alla rete lanciata da Modi giovedì include tre supercomputer 1PF PARAM Rudra, costruiti a un costo di 1,3 miliardi di rupie indiane (13,8 milioni di euro), e due sistemi di elaborazione ad alte prestazioni su misura per la ricerca meteorologica e climatica. Saranno distribuiti nelle città di Pune, Delhi e Kolkata per la ricerca scientifica avanzata, ha affermato l’ufficio di Modi.
Modi ha sottolineato che, mentre l’India sta facendo progressi nei settori dell’alta tecnologia, si assicurerà anche che la tecnologia dia potere ai poveri.
«I supercomputer garantiranno che anche il più piccolo agricoltore abbia accesso alle migliori conoscenze del mondo, aiutandolo a prendere decisioni informate sui propri raccolti. Anche i pescatori che si avventurano in mare ne trarranno beneficio, poiché queste tecnologie ridurranno i rischi e offriranno spunti sui programmi assicurativi», ha aggiunto il premier indiano.
La spinta al supercomputing quantistico è parte dello sforzo del governo guidato da Modi per aumentare le capacità nazionali nella tecnologia, tra cui lo sviluppo di modelli di Intelligenza Artificiale nazionali e l’incremento della produzione di chip semiconduttori. Negli ultimi anni, l’India ha anche cercato di fare passi da gigante nel settore spaziale.
L’anno scorso, l’India ha introdotto «AIRAWAT», il suo più grande e veloce sistema di Intelligenza Artificiale, con una velocità di 13.170 teraflops. AIRAWAT è tra i quattro sistemi basati in India presenti nella top 500 dei supercomputer globali del 2023.
Gli Stati Uniti e la Cina hanno dominato la classifica Top500 per l’ultimo decennio, con più di 100 voci ciascuna. Nella più recente 63a edizione, la classifica è stata guidata dagli Stati Uniti, che hanno aggiunto sette sistemi, portando il totale a 168. Nel frattempo, la Cina è scesa nei numeri da 104 a 80 sistemi.
Tuttavia, il Wall Street Journal ha riferito a luglio che gli scienziati cinesi «sono diventati più riservati» e hanno smesso di partecipare al forum TOP500 nel mezzo degli sforzi di Washington per «ostacolare» i progressi tecnologici della Cina.
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Scienziati cinesi, al pari delle varie grandi aziende e università americane che stanno pesantemente investendo nei primi computer quantistici, tre anni fa avevano detto con vanteria di possedere il computer quantistico più potente del mondo.
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Come riportato da Renovatio 21, l’avvento dell’era dei computer quantistici sta già creando effetti bizzarri, anche se siamo lontani dall’avere la tecnologia funzionale e implementata.
Stiamo assistendo ad esempio al furto di dati crittografati da parte degli hacker in quelli che vengono chiamati «post-quantum attack»: in pratica rubano i dati oggi per poterli decrittare un domani grazie ai poteri impressionanti dei processori quantistici, con i quali, si dice, nessuna password sarà più al sicuro – ciò che è definibile come una vera «Apocalisse quantistica».
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