Bioetica
«I vaccini con cellule fetali non salvano vite»
Nell’importante intervista che John Henry Westen di Lifesitenews ha fatto all’esperta di vaccini Pamela Acker (autrice del recente libro Vaccination: a Catholic Perspective) vi è anche la discussione della posizione ufficiale della Chiesa rispetto ai vaccini contenenti cellule di feto abortito, partendo dalla prima nota del 2005.
All’epoca la Pontificia Accademia per la Vita, presediuta dal cardinale Elio Sgreccia, deliberò che riteneva accettabile l’uso di questi vaccini se sul mercato il cattolico non potesse davvero trovare altro, aggiungendo la raccomandazione di far sentire la propria voce e domandare «vaccini etici» (vaste programme, avrebbe detto il generale De Gaulle).
I documenti della Pontificia Accademia per la vita sui vaccini «mancavano per prima cosa, della comprensione se il vaccino fosse protettivo o no. I vaccini in generale ha un effetto protettivo modesto contro le malattie che tentano di prevenire, implementare un vaccino non necessariamente ha impatto sull’immunità di gregge che già esiste nella popolazione».
La dottoressa Acker è in grado di aggiungere una parte del ragionamento che manca completamente alla posizione del Vaticano ora condivisa pure da figure del tradizionalismo come l’Abbé Séligny della Fraternità San Pio X, che ha pubblicato un testo in linea con la traccia vaticana del 2005 e 2017 che, a quanto ci dicono, non rappresenterebbe però il pensiero della FSSPX.
Per la Acker il discorso dell’autorità cattolica è manchevole della proporzionalità. Non c’è una vera idea della effettiva gravità delle malattie che si tenta di prevenire.
I documenti della Pontificia Accademia per la vita sui vaccini «mancavano per prima cosa, della comprensione se il vaccino fosse protettivo o no. I vaccini in generale ha un effetto protettivo modesto contro le malattie che tentano di prevenire, implementare un vaccino non necessariamente ha impatto sull’immunità di gregge che già esiste nella popolazione».
Un caso in particolare salta agli occhi.
«Quello che abbiamo fatto vaccinando tutti per varicella è di fatto eliminare il ciclo di potenziamento naturale»
«La varicella è un buon esempio di quanto disastroso l’introduzione di un vaccino può essere per l’immunità di gregge. Perché quello che abbiamo fatto vaccinando tutti per varicella è di fatto eliminare il natural boosting cycle [ciclo di potenziamento naturale, ndr]».
Acker spiega in cosa consiste questo ciclo di potenziamento naturale, che non riguarderebbe solo chi assume i vaccini ma soprattutto chi gli sta vicino – grandi e piccini.
«I miei genitori, sono stati esporti alla varicella un’altra volta quando ero una bambina e sono stata infettata con il virus così al loro sistema immunitario è stato dato un potenziamento naturale
che dice: “hey ti ricordi di me? Sono il virus della varicella. Perché non alzi un po’ la tua risposta immunitaria così non sviluppi l’herpes zoster tra qualche anno“».
Varicella e herpes zoster «sono causati dallo stesso virus, e una volta che hai il virus questo si attacca alle tue cellule nervose, così se hai la varicella puoi sviluppare l’herpes zoster. Ma si tende a non svilupparlo se non molto dopo nella vita, a causa di questo processo di potenziamento naturale che ora abbiamo eliminato nella popolazione»
Infatti, varicella e herpes zoster (il famoso Fuoco di Sant’Antonio) «sono causati dallo stesso virus, e una volta che hai il virus questo si attacca alle tue cellule nervose, così se hai la varicella puoi sviluppare l’herpes zoster. Ma si tende a non svilupparlo se non molto dopo nella vita, a causa di questo processo di potenziamento naturale che ora abbiamo eliminato nella popolazione».
Il risultato è che «abbiamo spinto l’età dell’herpes più in basso, e stiamo vedendo una maggiore incidenza dell’herpes sui giovani, e lo stiamo anche vedendo nei giovanissimi vaccinati per la varicella perché il virus vivo attenuato che è usato nei vaccini rimane attaccato alle tue cellule nervose, e può tornare più tardi come herpes vero e proprio».
Quindi, «una cosa che mancava alla delibera della Pontificia Accademia per la Vita è che non puoi solo dire: “i vaccini salvano vite” e allora questo vaccino è una grande idea».
Pare infatti che nessuna vera analisi sia stata concepita da chi ha dato il semaforo verde per questi farmaci creati dal peccato più aberrante.
«Abbiamo spinto l’età dell’herpes più in basso, e stiamo vedendo una maggiore incidenza dell’herpes sui giovani, e lo stiamo anche vedendo nei giovanissimi vaccinati per la varicella perché il virus vivo attenuato che è usato nei vaccini rimane attaccato alle tue cellule nervose, e può tornare più tardi come herpes vero e proprio»
«Devi guardare ai vaccini caso per caso e vedere se sono giustificabili, e quelli che usano cellule di feto abortito, in genere, non lo sono. Non sono davvero vaccini che salvano vite. E quindi non c’è una grande questione, perché per partecipare lecitamente ad un male remoto (…) devi avere una ragione estremamente grave per veramente renderlo lecito».
La Pontificia Accademia per la Vita (e l’Abbé Sélégny della FSSPX, aggiungiamo noi) «non hanno guardato a sufficienza alla scienza per vedere se la ragione non fosse proporzionata».
Tornando al presente, la Acker dice che mutatis mutandis la stessa situazione si ripete ora:
«Credo che la stessa cosa sia vera con il vaccino COVID la ragione semplicemente non è proporzionata. Guardiamo ad un tasso di morte del coronavirus che credo sia del 2%. L’età media di un paziente che è segnalato come morto di COVID (ci sono molte domande sul fatto che pazienti con comorbilità forse non devono essere contati come morti di COVID). L’età media di questi pazienti che si dice sia morti di COVID sta tra i 79 e gli 83 anni e l’aspettativa di vita media in USA è di 78,7 anni. Tecnicamente l’età media dei morti di COVID è più alta della aspettativa di vita negli USA».
«I vaccini che usano cellule di feto abortito, in genere, non lo sono. Non sono davvero vaccini che salvano vite. E quindi non c’è una grande questione, perché per partecipare lecitamente ad un male remoto (…) devi avere una ragione estremamente grave per veramente renderlo lecito»
«Questa malattia non sta uccidendo la gente a destra e a manca. Molti probabilmente morirebbero comunque. È notevole per me che qualcuno possa considerare questo
come una grave ragione»
Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha lodato il principe Alberto di Monaco che nel principato dove è regnante ha rifiutato di firmare la legge per legalizzare l’aborto.
«Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando» scrive Sua Eccellenza in un post sul social media X. «Nel 1990 fa il Re Baldovino del Belgio abdicò, piuttosto di dare la propria approvazione all’odiosa legge sull’aborto: anch’egli fu un Monarca veramente cattolico».
«Suscita sconcerto il silenzio del Vaticano dinanzi a questa testimonianza di Fede, che dovrebbe essere additata ad esempio: un silenzio che diventa assordante quando tace davanti all’uccisione di milioni di innocenti massacrati nel ventre materno. Un silenzio che è riecheggiato quando Joe Biden finanziava l’industria dell’aborto e lo autorizzava fino al momento del parto» continua monsignore.
«La “chiesa sinodale” presta ascolto al “grido della Terra”, mentre finge di non udire il gemito dei bambini sterminati. Essa è troppo impegnata a propagandare gli “obiettivi sostenibili” dell’Agenda 2030 (tra cui figura anche l’aborto, definito ipocritamente “salute riproduttiva”) per denunciare i sacrifici umani di questa società antiumana e anticristica. Troppo occupata a lucrare sul traffico di clandestini che dovrebbe invece denunciare come strumento di islamizzazione dell’Europa un tempo cristiana» tuona l’arcivescovo già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America.
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Come riportato da Renovatio 21, in passato il prelato lombardo ha definito l’aborto come «il sacramento di Satana».
«Morte. Solo morte. Morte prima di nascere. Morte durante la vita. Morte prima di morire naturalmente. Significativamente, chi è favorevole alla morte degli innocenti – bambini, malati, anziani – è contrario alla pena di morte. Si può essere trovati indegni di vivere perché poveri, perché vecchi, perché non voluti da chi ci ha concepito; ma se si massacrano persone o si compiono delitti orrendi, la pena capitale è considerata una barbarie» aveva scritto monsignore in un testo di due anni fa.
«Dovremmo iniziare a comprendere che i teorizzatori di questa immane strage che si perpetua da decenni e ci ripiomba nella barbarie del peggior paganesimo non si considerano parte dello sterminio: nessuno di loro è stato abortito; nessuno di loro è stato lasciato morire senza cure; a nessuno di loro è stata imposta la morte per ordine di un tribunale. Siamo noi, siete voi e i vostri figli, i vostri genitori, i vostri nonni che dovete morire, e che vi dovete sentire in colpa perché siete vivi, perché esistete e producete CO2».
«L’aborto è un atto di culto a Satana. È un sacrificio umano offerto ai demoni, e questo lo affermano orgogliosamente gli stessi adepti della «chiesa di Satana», che negli Stati Americani in cui l’aborto è vietato rivendicano di poter usare i feti abortiti nei loro riti infernali. D’altra parte, in nome della laicità si abbattono le Croci e le statue della Madonna e dei Santi, ma al loro posto iniziano a comparire immagini raccapriccianti di Bafometto» ha detto monsignore.
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«L’aborto è un crimine orrendo perché oltre alla vita terrena priva il bambino della visione beatifica, destinandolo al limbo perché sprovvisto della Grazia battesimale. L’aborto è un crimine orrendo perché cerca di strappare a Dio delle anime che Egli ha voluto, ha creato, ha amato e per le quali ha offerto la propria vita sulla Croce. L’aborto è un crimine orrendo perché fa credere alla madre che sia lecito uccidere la creatura che più di tutte, e a costo della sua stessa vita, ella dovrebbe difendere. E con tale crimine quella madre si rende assassina e se non si pente si condanna alla dannazione eterna, vivendo molto spesso anche nella vita quotidiana il rimorso più lancinante. L’aborto è un crimine orrendo perché si accanisce sull’innocente proprio a causa della sua innocenza, rievocando gli omicidi rituali dei bambini commessi nelle sette di ieri e di oggi. Sappiamo bene che la cabala globalista è legata dal pactum sceleris della pedofilia e di altri crimini orrendi, e che a quel patto sono vincolati esponenti del potere, dell’alta finanza, dello spettacolo e dell’informazione».
«Rifiutiamo l’aborto e avremo milioni di anime che potranno amare ed essere amate, compiere grandi cose, diventare sante, combattere al nostro fianco, meritare il Cielo».
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
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Bioetica
«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno
Il presidente della Conferenza episcopale spagnola ha denunciato la «tragedia dei 73 milioni di aborti» praticati ogni anno in tutto il mondo. Lo riporta LifeSite.
Nel suo discorso alla 128ª Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli a Madrid, Luis Javier Argüello García, arcivescovo di Valladolid, ha parlato di come l’aborto venga messo a tacere dalla società secolarizzata e i sostenitori della vita vengano emarginati.
«Chiunque dichiari pubblicamente che l’aborto è oggettivamente immorale perché pone fine alla vita di un essere umano diverso dai genitori rischia una dura condanna personale, sociale e politica: “Mettere in discussione questa conquista? Dubitare di questo diritto? Questo è il culmine del pensiero fascista e autoritario e merita di essere immediatamente etichettato come estremismo di destra”», ha affermato monsignor Argüello.
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«Fornire informazioni alle donne incinte è considerato un abuso, e pregare fuori da una clinica per l’aborto è considerato una minaccia». «Perché questo rifiuto di pensare razionalmente e di lasciare che la scienza – DNA, genomica, ultrasuoni, ecc. – parli, informi e ci permetta di riconoscere la verità?» ha chiesto.
L’arcivescovo ha affermato che l’essere umano è «un organismo vivente della specie Homo Sapiens».
«Secondo questa definizione, il fatto che un feto o un embrione sia un essere umano è semplicemente un fatto biologico», ha osservato. «Basta dare un’occhiata a qualsiasi libro di testo di embriologia medica per vedere che gli scienziati confermano all’unanimità che, dal momento della fecondazione, nel corpo della madre si crea un organismo umano vivente e indipendente, con un proprio patrimonio genetico».
«Per questo non c’è bisogno di consultare la Bibbia, anche se essa ci insegna che la sua dignità è sacra e che è dotata di un’anima immortale», ha aggiunto il presule.
«La società occidentale ha completamente soppresso la questione dell’aborto», ha affermato Argüello. «La tragedia di 73 milioni di aborti in tutto il mondo ogni anno, di cui 100.000 in Spagna, è diventata la normalità. Siamo arrivati a un punto di estrema irrazionalità nella bioetica, che è al servizio della biopolitica».
«Nello stesso ospedale, un gruppo di medici può essere determinato a salvare un feto di cinque mesi e mezzo, mentre un altro gruppo nella stanza accanto uccide deliberatamente un bambino della stessa età», ha affermato, sottolineando l’ipocrisia e l’incoerenza della posizione pro-aborto.
«Questo è del tutto legale. Allo stesso modo, la legge può punire la distruzione di un nido d’aquila con una multa di 15.000 euro e fino a due anni di carcere, ma garantisce il diritto di uccidere un bambino con sindrome di Down fino al termine della gravidanza».
«Tuttavia, una prospettiva cattolica non può limitarsi ad affermare la protezione della vita nascente e a lottare contro l’aborto», ha sottolineato l’arcivescovo. «Deve tenere conto della madre, del padre e delle circostanze ambientali, sociali ed economiche che accompagnano la gravidanza, il parto e i primi anni di vita».
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Monsignor Argüello ha sottolineato l’importanza di sostenere le madri in situazioni difficili prima e dopo il parto, un compito che molte organizzazioni e individui pro-life intraprendono regolarmente.
«Vorrei esprimere la mia solidarietà a tutte le donne incinte e incoraggiarle a non esitare a chiedere aiuto quando si trovano ad affrontare lo stress di una gravidanza potenzialmente indesiderata», ha affermato. «La soluzione a una situazione così spesso difficile da sopportare da soli non dovrebbe essere l’interruzione della vita non ancora nata. Ribadisco l’impegno della Chiesa e di tante donne e uomini ragionevoli di buona volontà ad aiutare in questa situazione».
«La presunta soluzione ai problemi che richiedono politiche a favore della famiglia e della vita è un sintomo dell’indebolimento morale della nostra democrazia», ha concluso.
Come riportato da Renovatio 21, monsignor Arguello ha rilanciato lo scorso anno la causa di beatificazione della monarca spagnuola Isabella di Castiglia detta Isabella la Cattolica (1451-1504), tuttavia il Dicastero per le Cause dei Santi ha appena annunciato che, dato il contesto attuale, è «quasi impossibile» portare a termine il processo.
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Immagine di Iglesia en Valladolid via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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