Politica
«I vaccinati avranno più libertà», dice il capo cancelleria della Merkel

Il capo della cancelleria federale di Angela Merkel, Helge Braun, ha detto alla testata tedesca Bild che se i casi continuano a crescere, verranno introdotte nuove regole che assicureranno che i non vaccinati siano privati delle attività di base dello stile di vita.
Se i casi continuano a crescere, verranno introdotte nuove regole che assicureranno che i non vaccinati siano privati delle attività di base dello stile di vita
«Se abbiamo un alto tasso di infezione nonostante le nostre procedure di test, i non vaccinati dovranno ridurre i loro contatti», ha aggiunto.
Braun ha continuato affermando che le persone non vaccinate, anche se risultassero negative al test per il COVID, non sarebbero autorizzate a recarsi in luoghi come ristoranti, cinema o stadi, perché «il rischio per tutti gli altri è troppo alto».
Braun, 49 anni, è un politico nel partito democristiano tedesco CDU (di cui ha fatto parte sin da ragazzo per poi venire eletto al Bundestag nel 2002e, dice la biografia, un medico anestesiologo.
Le persone non vaccinate, anche se risultassero negative al test per il COVID, non sarebbero autorizzate a recarsi in luoghi come ristoranti, cinema o stadi, perché «il rischio per tutti gli altri è troppo alto»
Il vice capo del Freie Demokratische Partei («Partito democratico per la libertà»), Wolfgang Kubicki, ha avvertito che tali misure significherebbero che la vaccinazione sarebbe stata resa obbligatoria, etichettandola di fatto come «l’introduzione della vaccinazione obbligatoria attraverso la porta sul retro». Un ragionamento che non abbiamo sentito fare a nessun politico italiano, ma che abbiamo visto abbondantemente nei cartelloni esposti durante la protesta nazionale del 24 luglio.
In disaccordo anche Armin Laschet, potenziale successore della Merkel, ha affermato che l’annuncio di fatto parlava di costringere i tedeschi a vaccinarsi.
«In un paese libero, ci sono libertà civili non solo per alcuni gruppi», ha dichiarato il politico tedesco.
La Germania gode di una fronda anti-pandemica, formata da network di attivisti, medici, avvocati, di non poco conto. Qualora venisse istituito dal potere un cripto-obbligo, quale potrebbe essere la reazione?
Siamo sicuri che la Merkel e i suoi boiardi abbiano capito il tipo di opposizione di piazza che possono ritrovarsi?
Siamo sicuri che la Merkel e i suoi boiardi abbiano capito il tipo di opposizione di piazza che possono ritrovarsi?
Ci siamo fatti la stessa domanda, a dire il vero, anche per l’Italia.
Siamo sicuri che Draghi & co. avessero capito le dimensioni del dissenso rispetto all’autocrazia sanitaria che monta?
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

L’UE è sull’orlo del collasso e non sopravvivrà oltre il prossimo decennio senza una «revisione strutturale fondamentale» e un distacco dal conflitto ucraino, ha avvertito il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Intervenendo domenica al picnic civico annuale a Kotcse, Orban ha affermato che l’UE non è riuscita a realizzare la sua ambizione fondante di diventare una potenza globale e non è in grado di gestire le sfide attuali a causa dell’assenza di una politica fiscale comune. Ha descritto l’Unione come entrata in una fase di «disintegrazione caotica e costosa» e ha avvertito che il bilancio UE 2028-2035 «potrebbe essere l’ultimo se non cambia nulla».
«L’UE è attualmente sull’orlo del collasso ed è entrata in uno stato di frammentazione. E se continua così… passerà alla storia come il deprimente risultato finale di un esperimento un tempo nobile», ha dichiarato Orban, proponendo di trasformare l’UE in «cerchi concentrici».
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L’anello esterno includerebbe i paesi che cooperano in materia di sicurezza militare ed energetica, il secondo cerchio comprenderebbe i membri del mercato comune, il terzo quelli che condividono una moneta, mentre il più interno includerebbe i membri che cercano un allineamento politico più profondo. Secondo Orbán, questo amplierebbe la cooperazione senza limitare lo sviluppo.
«Ciò significa che siamo sulla stessa macchina, abbiamo un cambio, ma vogliamo muoverci a ritmi diversi… Se riusciamo a passare a questo sistema, la grande idea della cooperazione europea… potrebbe sopravvivere», ha affermato.
Orban ha accusato Brusselle di fare eccessivo affidamento sul debito comune e di usare il conflitto in Ucraina come pretesto per proseguire con questa politica. Finché durerà il conflitto, l’UE rimarrà una «anatra zoppa», dipendente dagli Stati Uniti per la sicurezza e incapace di agire in modo indipendente in ambito economico, ha affermato.
Il premier magiaro ha anche suggerito che, invece di «fare lobbying a Washington», l’UE dovrebbe «andare a Mosca» per perseguire un accordo di sicurezza con la Russia, seguito da un accordo economico.
Il primo ministro di Budapest non è il solo a nutrire queste preoccupazioni. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale e di altre istituzioni hanno lanciato l’allarme: l’UE rischia la stagnazione e persino il collasso a causa di sfide strutturali, crescita debole, scarsi investimenti, elevati costi energetici e tensioni geopolitiche.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

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Politica
Il governo francese collassa

Il governo francese è collassato dopo che il Primo Ministro François Bayrou ha perso un cruciale voto di fiducia in Parlamento lunedì. Bayrou è il secondo primo ministro consecutivo sotto Emmanuel Macron a essere destituito, precipitando la Francia in una crisi politica ed economica.
Per approvare una mozione di sfiducia all’Assemblea Nazionale servono almeno 288 voti. Quella di lunedì ne ha ottenuti 364, con il Nuovo Fronte Popolare di sinistra e il Raggruppamento Nazionale di destra coalizzati per superare lo stallo sul bilancio di austerità di Bayrou.
Dopo aver resistito a otto mozioni di sfiducia, Bayrou ha convocato questo voto per ottenere supporto alle sue proposte, che prevedevano tagli per circa 44 miliardi di euro per ridurre il debito francese in vista del bilancio di ottobre.
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Bayrou, che aveva definito il debito pubblico un «pericolo mortale», sembra aver accettato la sconfitta. Domenica, ha criticato aspramente i partiti rivali, che, pur «odiandosi a vicenda», si sono uniti per far cadere il governo.
Bayrou è il secondo primo ministro deposto dopo Michel Barnier, rimosso a dicembre dopo soli tre mesi, e il sesto sotto Macron dal 2017.
La caduta di Bayrou lascia Macron di fronte a un dilemma: nominare un Primo Ministro socialista, cedendo il controllo della politica interna, o indire elezioni anticipate, che i sondaggi indicano favorirebbero il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Con la popolarità di Macron al minimo storico, entrambe le opzioni potrebbero indebolire ulteriormente la sua presidenza. Gli analisti temono che una perdita di fiducia dei mercati nella gestione del deficit e del debito francese possa portare a una crisi simile a quella vissuta dal Regno Unito sotto Liz Truss, il cui governo durò meno della via di un cavolo prima della marcescenza.
Il malcontento verso Macron è in crescita: un recente sondaggio di Le Figaro rivela che quasi l’80% dei francesi non ha più fiducia in lui.
Come riportato da Renovatio 21, migliaia di persone hanno protestato a Parigi nel fine settimana, chiedendo le dimissioni di Macron con slogan come «Fermiamo Macron» e «Frexit».
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
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