Bizzarria
I sauditi vietano le chiese ma festeggiano Halloween
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nella capitale si è tenuto lo «Scary Weekend», con persone vestite con costumi spaventosi o abiti eleganti. Foto e video sono stati rilanciati sui social, articoli sui principali quotidiani nazionali. Secondo alcuni è una «occasione di intrattenimento innocuo». I critici ricordano le radici «pagane» (o cristiane) della festa.
Dopo san Valentino, i cinema, i concerti e i rave-party da centinaia di migliaia di persone al tempo del COVID, in Arabia Saudita arrivano anche i primi festeggiamenti di Halloween, un tempo bandito come retaggio del decadimento occidentale.
Manca solo l’apertura di una chiesa e la libertà di culto (a cristiani e alle altre religioni), ma sul versante delle celebrazioni e dell’intrattenimento – in chiave economica – il regno wahhabita sembra davvero aver archiviato le rigide chiusure e i divieti assoluti del passato.
Soprannominato «Scary Weekend», l’evento si è tenuto il 27 e 28 ottobre sulle strade della capitale, con persone vestite con costumi spaventosi e altri in abiti eleganti, oltre a video e foto rilanciati e condivisi sui social network.
L’evento è parte della «Stagione di Riyadh» in corso nella capitale saudita e ne ha scritto anche il quotidiano conservatore Arab News, sottolineando che «se Halloween in passato è stato a lungo osteggiato nel Golfo», i partecipanti hanno parlato di «occasione di intrattenimento innocuo».
Un cittadino, che per la prima volta partecipa a un evento dedicato all’intrattenimento e al divertimento, ha parlato di «grande celebrazione, in tutta onestà fondata su uno spirito di gioia […] In termini di haram o halal (proibito o lecito), non so che dire. Lo celebriamo solo per divertimento e null’altro. Non crediamo in nulla» conclude l’uomo, mostrando un distacco sempre più evidente fra la società, soprattutto i giovani, e la leadership religiosa nella nazione che custodisce pur sempre le due principali moschee ed è il cuore dell’islam sunnita.
«Le azioni – ha detto un’altra persona, pur senza farsi nominare – si fondano sulle intenzioni. E io sono qui solo per divertirmi».
Il «Fine settimana del terrore» è il secondo evento a tema costume e maschere che si è tenuto nella capitale saudita.
Una festa in maschera in tutto simile ha avuto luogo nei primi mesi dell’anno (17 e 18 marzo) con epicentro il Boulevard Riyadh City, descritto da presenti e organizzatori come «la più imponente festa in costume della storia dell’Arabia Saudita». Analizzando i festeggiamenti degli ultimi giorni, il New York Times fa notare che l’evento sponsorizzato dal governo si è tenuto «strategicamente» poco prima di Halloween (31 ottobre) per non essere visto come «una commemorazione ufficiale del festival che ha radici pagane» (o peggio, cristiane).
Del resto non sono mancate le voci critiche nel regno definito un tempo «ultraconservatore», con attacchi feroci della fazione più radicale e integralista del popolo musulmano. Inconcepibile il via libera a feste e celebrazioni non riconducibili all’islam e un tempo bandite perché fonte di peccato, corruzione e decadimento.
Altri ancora hanno accusato l’establishment religioso saudita di mantenere doppi standard, non consentendo i festeggiamenti per il compleanno del profeta Maometto, meglio noto come al-Mawlid.
Il 22 febbraio scorso Riyadh ha celebrato con una festa «laica» la fondazione dell’Arabia Saudita in chiave «moderna», slegata dal retaggio islamico-wahhabita. Evento realizzato nel solco delle riforme economiche e sociali di Mohammad bin Salman (MbS), che hanno permesso la celebrazione di san Valentino (pur senza nominarlo).
Inserite nel piano «Vision 2030», esse hanno sancito una «liberalizzazione» nei costumi cui fa da contraltare una stretta nell’ambito politico e istituzionale. Bin Salman ha limitato il potere della polizia religiosa, aperto a concerti e cinema, rimosso il divieto di guida e avviato una vera e propria industria dell’intrattenimento.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine screenshot da YouTube
Bizzarria
L’enigma dell’italofonia delle bici giapponesi
Non ricordo esattamente come e quando, ma un bel giorno mi sono accorto che qui in Giappone hanno nomi italiani.
Non intendo dire che siano biciclette italiane, benché si vedano qua e là delle Bianchi in giro per Tokyo: sto parlando di biciclette giapponesi a cui sono stati appioppati nomi italiani a casaccio.
A mano a mano la cosa è diventata un passatempo un po’ maniacale: ogni tanto sento mia moglie che sbuffa e sbotta: «ancora a guardare ste bici!?». Le da meno fastidio quando mi casca l’occhio su qualche signorina.
Il fatto è che nomi in questione sono nella maggior parte dei casi sono follie completamente fuori contesto: perché mai una bicicletta è finita a chiamarsi «Gelatina»?! C’è anche la «Bizarria», che è quasi la categoria (una zeta in meno) di questo articolo sui Renovatio 21, una parola desueta e bellissima apprezzata forse più dai ciclisti giapponesi che dal popolo parlante la lingua di Dante.
Questa abitudine a guardare le bici e fotografarle desta qualche sospetto, le biciclette sono tra le poche cose che vengono rubate con una certa frequenza qui a Tokyo.
Con l’aiuto di un amico, nel corso degli anni abbiamo steso un elenco non esaustivo dei velocipedi italofoni visti per le strade del Giappone. Purtroppo manca un’adeguata documentazione fotografica, le poche foto qui sotto valgano per ora come prima testimonianza.
Proseguirò nella raccolta di materiale e mi impegno a tenere aggiornato il pubblico di Renovatio 21 riguardo a questo inspiegabile fenomeno.
Accento

Agenda
Agilità
Alcuna
Alfiore bike
Al fonto
Al vecchio
Alito
Alla moda
Allegro
Al tetto
Amadeus prima
Ami amoretto
Amico


Amore
Amoroso
Anelli
Anemone
Angelicus
Angelino
Angelino Petite
Angelino Posh
Angelo
Animato
Anna
Aquila
Arietta
Aroma
Arpeggio
Ars nova
Artista
Assista
Astroia

Augusta
Avanzare
AveCuore
Avellino
Azzurrare

Barletta
Basso
Bella
Bellina
Bellino

Belluno
Bel Ragazzo
Beone
Bionda
Bizarria

Bonaparte
Broccoli
Bruno
Cadalora
Calamita argento
Calamita ciao
Calamita due
Calcite
Campione
Canale
Canoro
Cappuccino

Capriccio
Cardi
Cargo
Caro
Carolina
Carota
Carpaccio
Caterina
Cavallo
Cecilia
Celare
Celestano
Chianti
Ciーvada
Clara
Claudio
Claudio Hearts
Clichè
Coccolo
Coda
Colono
Colore
Colossi
Commando
Continente
Coroner
Corsia
Cortese
Creare
Crescente
Crescita
Crestina
Croissant
Crono
Cuculo
Culotte
De Angelis
De Petrucci
Del sole
Deserto
Desto
Diana
Dia resto

Diario
Diretta
Discus
Ecciti
Elena
Elfi

Elevato
Emilia
Erica
Espresso
Et ce’tera
Eterno
Eternotown
Fanfare
Farina
Fascino
Faville
Felice
Fermata
Fermo
Fertile

Festival
Fico
Fides
Figlia Carina
Fini
Fiona
Fiorentina
Fortina
Fortissimo
Fratello

Fresco
Frescool
Fretta
Fuerza
Gelatina

Gelato

Gibernau liscio
Giuliano
Gladiolo
Gran mare
Imbatto city
Innominato
La famiglia
Lapis
Las’efica

Larghetto

Latte
Leggiero
Lesto
Levolte
Lontano
Loris Colgo

Lucca
Luciole
Luculia
Luna
Macchiato
Maglietta
Maldini
Marchiano
Margarita
Mattia
Mega trans
Mercato
Merletto

Merlot
Metro
Mezzo piano
Mirano
Moglie
Montana
Montebello
Moscio sportivo
Motomatto
Mozione
Mugello

Mule
Napori
Neoclassico
Nerone
Novara
Nutria
Obbligato
Ordina

Osso
Paola
Panino
Paprika
Parlino

Partenza
Partire

Passione
Passo
Pasture
Patrizia
Persista
Piccolo
PiAce

Pista
Pittores
Pizzicato
Poggiali
Polacco
Portato
Porto
Posto

Possibile portato
Possible
Pratico
Precede

Pretoria
Prestezza
Presto
Progresso
Proーvocatio canere
Proーvocatio esse
Proーvocatio mamma
Proーvocatio mos
Pro melior
Pronto
Raclette
Radure
Raffinate
Ragazza
Rapito

Ravanello
Ravenna
Reale
Realta
Regalo
Rene
Retro
Revigorando
Riace
Risoluto
Romana

Rondino
Rosa
Rosario
Salute
Sambista
Scalare
Sciolto
Scorto
Sentire

Sereno

Sicurezza
Silvia
Socio
Soffitto

Sorella
Spago
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Strida
Tacchino

Taranto
Tavullia
Tenerezza
Terra cotta
Testa
Timbro
Timore
Tour de
Totti
Town del Sole

Tramonto

Tremolo
Trento
Triangolo
Turbolenza
Turn to
Unisono
Vacanze

Valeriano
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Bizzarria
Adolf Hitler si candida per la rielezione. Stalin è ancora al potere in India
Il politico regionale namibiano Adolf Hitler Uunona si ripresenta per la rielezione nella Namibia settentrionale. Lo riporta il tabloide tedesco Bild.
Secondo quanto riportato, lo Hitler condivide il nome con il celeberrimo dittatore nazista ma ne rigetterebbe categoricamente l’ideologia, apparentemente non sembra benevola verso gli africani.
Il 59enne esponente dello SWAPO, partito di sinistra al governo, si candida di nuovo nella circoscrizione di Ompundja, nella regione di Oshana, dove le elezioni regionali sono in programma il 26 novembre. Lo Hitler Uuona, consigliere locale dal 2004, è previsto che confermi il seggio dopo aver raccolto circa l’85% dei suffragi nel 2020, secondo il quotidiano.
Fu proprio nel 2020 che il suo nome completo attirò l’attenzione mondiale, ripreso dai media internazionali durante le elezioni. Uunona spiegò allora che suo padre glielo aveva imposto intenzionalmente, senza però comprendere appieno il significato storico della figura del führer. «Mio padre mi ha chiamato come quest’uomo. Probabilmente non sapeva cosa rappresentasse Adolf Hitler. Da bambino, lo vedevo come un nome del tutto normale», aveva dichiarato l’uomo politico namibiano.
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L’Adolf Hitler del continente nero ha sempre ribadito di non avere alcun legame con il nazismo e con l’omonimo fuhrerro. «Solo crescendo ho capito: quest’uomo voleva conquistare il mondo intero. Io non ho niente a che spartire con queste cose».
La Namibia, ex Africa sudoccidentale tedesca e colonia imperiale dal 1884 fino alla conquista sudafricana nel 1915 durante la Prima Guerra Mondiale, rimase sotto amministrazione sudafricana fino all’indipendenza del 1990. L’eredità coloniale tedesca sopravvive ancora nei toponimi e nei nomi propri: Adolf resta relativamente diffuso tra le generazioni più anziane.
Il lettore di Renovatio 21 già conosceva la vicenda dello Hitler nero, e pure quella dello Stalin indiano: M.K. Stalin, già presidente del potente partito secolarista del Tamil Nadu DMK (Dravida Munnetra Kazhagam, ossia «Federazione Progressista Dravidica»), divenuto chief minister dello Stato indiano come lo fu il padre M. Karunanidhi, un ex sceneggiatore di Kollywood, cioè la fiorentissima industria cinematografica locale. (Qualcosa, dello Stalin pigmentato e dei suoi nemici la sappiamo: la cine-politica tamil è stata un tempo passione del direttore di Renovatio 21)
Va notato che, mentre lo Stalin indico ha il baffone, lo Hitler namibiano non ha il baffetto, o almeno non ancora. Forse che con la vittoria elettorale le cose cambieranno?
Nel mentre, in redazione continuiamo a sognare un Moltov-Ribbentropp tamil-namibiano, foce naturale di felici scelte onomastiche terzomondiali.
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