Politica
I repubblicani USA contro Zelens’kyj: fa campagna per la Harris

I funzionari repubblicani hanno accusato il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj di interferire nella politica elettorale statunitense e di «fare campagna» per la candidata presidenziale Kamala Harris, dopo aver visitato una fabbrica di armi nello stato cruciale della Pennsylvania.
Nel fine settimana, il governatore democratico Josh Shapiro ha accompagnato Zelens’kyj in visita allo stabilimento di munizioni dell’esercito di Scranton, dove entrambi hanno firmato proiettili di artiglieria da 155 mm che presumibilmente saranno spediti alle truppe ucraine.
I rappresentanti del partito repubblicano hanno contestato l’iniziativa fotografica, nonché la recente intervista di Zelens’kyj alla rivista New Yorker, in cui ha criticato l’ex presidente Donald Trump e il senatore dell’Ohio JD Vance, candidati del partito alle elezioni presidenziali di novembre.
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«Zelens’kyj sta apertamente facendo campagna per i democratici nella Pennsylvania contesa oggi, a circa 50 giorni dalle nostre elezioni presidenziali. Incredibile», ha scritto il senatore del Missouri Eric Schmitt su X.
Zelensky is openly campaigning for Democrats in battleground Pennsylvania today some 50 days out from our Presidential election.
Unreal.
— Eric Schmitt (@Eric_Schmitt) September 23, 2024
In un post successivo, lo Schmitt ha rincarato la dose.
«È il massimo della stupidità e dell’arroganza da parte di Zelenskyj pesare sulle nostre elezioni e fare campagna per i candidati. Come americani, questa è la nostra elezione e non abbiamo bisogno che i leader stranieri sul suolo americano interferiscano e si schierino».
It’s the height of stupidity and arrogance for Zelenskyy to be weighing in on our elections and campaigning for candidates. As Americans, this is our election, and we don’t need foreign leaders on U.S. soil interfering and taking sides. https://t.co/4E2f6RvVOF
— Eric Schmitt (@Eric_Schmitt) September 25, 2024
Il rappresentante della Pennsylvania John Joyce ha dichiarato martedì a una stazione radio locale che la visita era «una trovata politica», a giudicare dal suo tempismo «sospetto».
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Un gruppo di nove rappresentanti della Camera guidati da Lance Gooden del Texas hanno chiesto un’indagine sulla visita dello Zelens’kyj. Il leader ucraino è volato in Pennsylvania su un aereo militare C‑17 dell’aeronautica militare statunitense e gli è stata fornita la protezione dei servizi segreti, entrambe pagate con denaro dei contribuenti statunitensi, hanno affermato i legislatori del GOP in una lettera all’ispettore generale del Pentagono Robert Storch martedì.
«C’è preoccupazione che queste risorse siano state utilizzate per scopi estranei alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti o alla diplomazia bilaterale, ma piuttosto per sostenere una visita politicamente significativa in vista di un’importante elezione statunitense», si legge nella lettera, che è stata condivisa con il quotidiano Washington Examiner.
In un’intervista rilasciata a Fox News, il Gooden ha messo in dubbio la decisione dello Zelens’kyj di alienare gli elettori repubblicani.
Was Zelensky’s visit a legitimate diplomatic effort or a covert campaign stop?
His comments targeting the Trump-Vance ticket 42 days before the election certainly echo a campaign rally.
Great to join @IngrahamAngle to discuss my efforts to get answers for the American taxpayer. pic.twitter.com/5ewHnPerq1
— Lance Gooden (@Lancegooden) September 24, 2024
«Perché lui non è in ginocchio a ringraziare gli americani, repubblicani e democratici, per i sacrifici che hanno fatto per la sua nazione? E come osa entrare nella nostra nazione e dare la sua opinione su qualsiasi elezione, per non parlare della corsa presidenziale?» ha chiesto il legislatore nel programma di Laura Ingraham.
La vicepresidente Kamala Harris, candidata democratica, è stata vista come un tentativo di radunare la vasta base di elettori polacco-americani in Pennsylvania, promuovendo il sostegno all’Ucraina sotto l’attuale amministrazione come un modo per proteggere la Polonia.
Zelens’kyj ha dichiarato di essersi recato negli Stati Uniti per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York e per incontrare il presidente Joe Biden, per presentargli un «piano di vittoria» per sconfiggere la Russia.
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Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

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Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il primo ministro giapponese ha annunciato ieri le dimissioni dopo settimane di tensioni con i membri del Partito Liberaldemocratico, in difficoltà di fronte alla perdita di consenso tra gli elettori conservatori. Diversi candidati si sono già fatti avanti segnalando la volontà di succedere a Ishiba nella presidenza del partito, ma resta il nodo della guida del governo senza la maggioranza in parlamento.
A meno di un anno dal suo insediamento, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato ieri le dimissioni, aprendo una nuova fase di incertezza politica. La decisione è una conseguenza delle crescenti pressioni all’interno del suo stesso partito, il Partito Liberaldemocratico (LDP), che alle ultime elezioni ha subito significative sconfitte, arrivando a perdere la maggioranza in entrambe le Camere.
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Ishiba si è assunto la responsabilità per i pessimi risultati dell’LDP alle elezioni della Camera dei Consiglieri a luglio e ha sottolineato che le sue dimissioni servono a prevenire un’ulteriore spaccatura all’interno del partito. Già a luglio, il quotidiano giapponese Mainichi aveva per primo riportato che Ishiba si sarebbe dimesso, basandosi su informazioni raccolte tra il premier e i suoi più stretti collaboratori.
Le prime indiscrezioni indicavano che i preparativi per la corsa alla presidenza dell’LDP sarebbero iniziati entro agosto. Ishiba, tuttavia, aveva pubblicamente smentito queste notizie e nelle sue affermazioni aveva sottolineato l’importanza di portare a termine le trattative sui dazi con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che aveva imposto il primo agosto come scadenza ultima.
Nel suo discorso di ieri, Ishiba ha spiegato che l’annuncio delle dimissioni a luglio avrebbe indebolito la posizione del Giappone: «chi negozierebbe seriamente con un governo che dice “ci dimettiamo”?», ha detto.
Ishiba ha poi cercato di placare le pressioni interne all’LDP minacciando di sciogliere la Camera dei Rappresentanti e indire elezioni anticipate, una mossa che ha esacerbato le divisioni e spinto il principale partner di coalizione, il partito Komeito, a ritenere inaccettabile la decisione. Secondo l’agenzia di stampa Kyodo, l’ex primo ministro Yoshihide Suga e il ministro dell’Agricoltura Shinjiro Koizumi entrambi tenuto colloqui con il premier sabato, evitando una scissione all’interno del partito e aprendo la strada all’annuncio delle dimissioni di ieri.
Ora l’attenzione si sposta sulla scelta del prossimo leader dell’LDP, che potrebbe assumere anche la carica di primo ministro se ci fosse una qualche forma di sostegno o di accordo anche con le opposizioni. Tra i principali contendenti ci sono membri del partito che avevano già sfidato Ishiba in passato, tra cui Sanae Takaichi, ex ministra per la sicurezza economica, che ha ricevuto il 23% dei consensi in un recente sondaggio di Nikkei. Takaichi fa parte dell’ala conservatrice e ha una forte base di sostegno tra i fedelissimi dell’ex primo ministro Shinzo Abe, di cui è considerata l’erede, soprattutto per quanto riguarda le politiche economiche, che potrebbero favorire una ripresa dei mercati azionari. Takaichi ha inoltre la reputazione di andare d’accordo con il presidente Donald Trump.
Anche Shinjiro Koizumi, attuale ministro dell’Agricoltura e figlio dell’ex leader Junichiro Koizumi, è un altro papabile candidato, dopo essere riuscito ad abbassare i prezzi del riso appena entrato in carica. Il sondaggio di Nikkei ha registrato un 22% dei consensi nei suoi confronti.
Altri membri del partito hanno segnalato la volontà di candidarsi, tra cui Yoshimasa Hayashi, attuale segretario capo del Gabinetto e portavoce principale del governo Ishiba, che si è classificato quarto nella corsa per la leadership del partito del 2024. Tra gli altri contendenti figurano Takayuki Kobayashi, un altro ex ministro per la sicurezza economica che gode di un maggiore sostegno all’interno dell’ala centrista, e Toshimitsu Motegi, ex segretario generale dell’LDP e il più anziano tra i candidati con i suoi 69 anni.
L’LDP oggi si trova in una posizione di forte debolezza. Molti elettori conservatori alle ultime elezioni hanno preferito il partito di estrema destra Sanseito anche a causa dell’allontanamento di Ishiba dall’ala conservatrice.
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Secondo un sondaggio di Kyodo, condotto prima che fossero riportate le dimissioni di Ishiba, l’83% degli intervistati ha dichiarato che un chiarimento pubblico del partito sulle ultime sconfitte non avrebbe comunque aumentato la fiducia degli elettori. È chiaro, quindi, che il compito del prossimo presidente di partito sarà quello di ripristinare la credibilità del centrodestra.
Chiunque verrà scelto si troverà davanti a un’importante decisione: se indire elezioni anticipate per cercare di riconquistare la maggioranza alla Camera bassa o rischiare di perdere il potere del tutto. Quest’ultima scelta rischierebbe di aprire una nuova fase di instabilità politica senza precedenti, che richiederebbe la ricerca di sostegno anche tra i partiti dell’opposizione per approvare le leggi e i bilanci.
Secondo diversi commentatori, il prossimo leader dovrà prima di tutto godere di una genuina popolarità sia all’interno che all’esterno del partito per affrontare sfide come l’invecchiamento della società, la forza lavoro in calo, l’inflazione e i timori che gli Stati Uniti possano abbandonare il loro ruolo di garanti della sicurezza nella regione asiatica.
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