Alimentazione
I leader africani all’Europa: liberate le 200.000 tonnellate di fertilizzante russo
 
																								
												
												
											Il portavoce presidenziale sudafricano Vincent Magwenya, a nome dei capi di Stato africani, ha chiesto che grano e fertilizzanti russi possano raggiungere l’Africa.
La Russia ha un raccolto abbondante quest’anno e, contrariamente alla gestione di modeste quantità di grano ucraino nell’ultimo anno, la Russia è pronta a prendere accordi per consegnare grano gratuitamente, nei casi in cui il pagamento sia troppo oneroso.
Oltre 200.000 tonnellate di fertilizzante russo si trovano nei porti di Lettonia, Estonia, Belgio e Paesi Bassi dallo scorso autunno. La richiesta africana ai Paesi dell’UE e di liberare le forniture per la spedizione in Africa.
Il Cremlino ha pubblicato la «Dichiarazione congiunta rilasciata a seguito dell’impegno tra il Presidente della Federazione Russa e i leader dell’Iniziativa di pace africana», che scrive:
«Il 28 luglio 2023, a San Pietroburgo, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e i leader dei sette Paesi che guidano l’Iniziativa di pace africana hanno continuato la loro discussione sull’Iniziativa di pace africana, iniziata il 17 giugno 2023 (…)I leader africani presenti all’incontro del 28 luglio 2023 erano: il presidente Azali Assoumani dell’Unione delle Comore, in qualità di presidente dell’Unione africana; Presidente Cyril Ramaphosa della Repubblica del Sud Africa; il Presidente Denis Sassou Nguesso della Repubblica del Congo; il Presidente Abdel Fattah-el Sisi della Repubblica Araba d’Egitto; Presidente Масkу Sall della Repubblica del Senegal; Il Presidente Yoweri Museveni della Repubblica dell’Uganda e il Ministro degli Esteri della Repubblica dello Zambia, Stanley Kakubo».
«I leader hanno chiesto misure specifiche per rimuovere gli ostacoli alle esportazioni russe di cereali e fertilizzanti, consentendo così la ripresa della piena attuazione dell’iniziativa del pacchetto del Mar Nero del Segretario generale delle Nazioni Unite, come approvato il 22 luglio 2022 a Istanbul (…) I leader hanno anche invitato le Nazioni Unite a intraprendere le azioni necessarie per rilasciare 200mila tonnellate di fertilizzante russo bloccate nei porti dell’Unione europea per la consegna immediata e gratuita ai Paesi africani».
«I leader hanno concordato di continuare il loro dialogo sull’iniziativa di pace africana in modo che si possa aprire una porta verso la pace».
Come riportato da Renovatio 21, la Russia rappresenta un’enorme quota delle produzione mondiale dei fertilizzanti, il cui costo, durante la crisi ucraina, è aumentato grandemente.
Mosca è ora il principale fornitore di fertilizzanti dell’India. L’anno passato perfino la più grande cooperativa agricola USA ha ammesso che le sanzioni causeranno gravi carenze di fertilizzanti per l’agricoltura.
Impianti di produzione di fertilizzanti hanno chiuso in questi mesi in Gran Bretagna, nei Paesi Baltici e in Polonia.
L’insostenibile incremento del prezzo dei fertilizzanti ha portato, nel 2022 e quest’anno, al fenomeno, visibile ad occhio nudo, dei campi incolti.
Come riportato da Renovatio 21, la crisi del fertilizzante è una delle sfide più paurose che ci si parano dinanzi: niente fertilizzanti, niente agricoltura, niente cibo. Si tratta di un «attacco organizzato alle forniture globali» dai contorni spaventosi.
Alimentazione
Un leader agricolo messicano assassinato in seguito allo sciopero nazionale
 
														Bernardo Bravo Manríquez, presidente della principale associazione di agrumicoltori di Michoacán e membro del Fronte Nazionale per il Salvataggio della Campagna Messicana (FNRCM), il gruppo agricolo più attivo del Messico, è stato assassinato la mattina del 20 ottobre.
Bravo, alla guida degli Agrumicoltori della Valle di Apatzingán, aveva partecipato allo sciopero nazionale degli agricoltori del 14 ottobre, organizzato con successo dal FNRCM per sollecitare il governo a introdurre politiche a sostegno dell’agricoltura nazionale, minacciata da speculatori finanziari internazionali e dai loro cartelli.
Gli agrumicoltori avevano guadagnato l’attenzione nazionale gettando in strada circa due tonnellate di lime di alta qualità durante lo sciopero, permettendo alla gente di raccoglierli, per evidenziare che il prezzo pagato ai produttori per ogni chilo di lime è nettamente inferiore al costo di produzione.
Secondo Aristegui News, l’associazione di Bravo ha spiegato la partecipazione allo sciopero con la richiesta di istituire una banca per lo sviluppo agricolo con crediti agevolati e tassi bassi, per rilanciare le campagne. I coltivatori di lime hanno anche proposto concessioni idriche, protezione della filiera produttiva e prezzi equi.
Gli agricoltori hanno chiarito ai legislatori di non volere sussidi, ma misure per affrontare «le cause strutturali» della crisi che colpisce il settore, chiedendo «un solido quadro giuridico che ci protegga da speculazioni e abusi». L’articolo ha inoltre riportato che Bravo, come leader del settore, aveva denunciato estorsioni da parte di gruppi criminali organizzati e l’assenza di sicurezza per i coltivatori di lime.
A febbraio, Bravo aveva segnalato di aver ricevuto minacce, annunciando la chiusura degli uffici amministrativi della sua azienda. Nella dichiarazione rilasciata il giorno del suo assassinio, il FNRCM ha chiesto al governo di indagare sull’omicidio, ma ha anche criticato «l’indifferenza» del governo alle richieste di dialogo, che crea «condizioni di vulnerabilità per i produttori». La dichiarazione ha evidenziato l’esclusione, da parte del Segretario dell’Agricoltura Julio Berdegué, di due leader del FNRCM, Baltazar Valdez Armentía di Sinaloa e Yako Rodríguez di Chihuahua, da un incontro del 17 ottobre con i leader agricoli, nonostante l’approvazione del Ministero del Governo.
Il FNRCM ha avvertito che il governo dovrebbe collaborare con il movimento per «costruire un’alleanza con lo Stato per salvare le campagne e l’economia nazionale». Ha inoltre denunciato le pressioni del governo statunitense e delle sue entità, che cercano di «aggravare la polarizzazione sociale e l’ingovernabilità per giustificare interventi». In questo contesto, il governo non dovrebbe adottare «gesti divisivi e discriminatori contro i produttori nazionali», ha concluso il FNRCM.
È noto che i cartelli della droga abbiano anche interessi agricoli, soprattutto nel campo dell’avocado, frutto divenuto particolarmente popolare negli USA con le ultime generazioni per le sue proprietà nutritizie.
Alimentazione
Oltre 9 mila bambini intossicati coi pasti scolastici gratuiti in Indonesia
 
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Alimentazione
Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali
 
														L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.
«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».
Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.
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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.
Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.
La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.
Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.
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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.
Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.
Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.
In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».
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