Politica
I cori del 25 aprile: «Letta servo della NATO». Macché servo: era in lizza per diventare segretario

Alla manifestazione del 25 aprile a Milano si è consumata l’ennesima raffigurazione della schizofrenia della sinistra italiana, divisa tra una parte radicale, che ha mantenuto con lucidità le sue idee e le sue percezioni, e la parte istituzionale, schiava della «cosa del momento» (oggi, l’Ucraina) e incapace di risolvere le contraddizioni sempre più oscene della sua politica. Pacifista e nella NATO, antinazista ma amica del battaglione Azov, filoebraica ma filopalestinese…
Tripudi di bandiere palestinesi, bandiere europee ed ucraine, slogan in ebraico… la solita galleria, il solito circo. Dove, però, è impossibile non vedere le ragioni della sinistra radicale fedele a se stessa, che non si fa incartare dalle balle di regime su NATO, Ucraina etc.
Un 25 Aprile da vomito, l’ennesima prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’Italia e’ sotto occupazione quando la storia viene riscritta. A Milano manifestazione ributtante, le bandiere ucraine si mescolavano a quelle della NATO, di Israele, degli USA, dell’ANPI, del PD.. pic.twitter.com/hBgpD0atXH
— Angel Van Lang (divergent)????????✊ #noNATO (@angelo_falanga) April 25, 2022
A Milano si sta consumando uno scempio infame.
I radicali, il PD e la comunità ucraina sfila al corteo del 25 Aprile con le bandiere della NATO e degli USA insultando i compagni che circondati dalla polizia in tenuta antisommossa stanno reagendo a questo schifo mai visto. pic.twitter.com/o1C760CEN8— Nicolò Monti (@CompagnoMonti) April 25, 2022
Innanzitutto, c’è da vedere la contestazione al PD. Come mostrano le immagini di Local Team, il partito che si vuole figlio del PCI è stato accolto al grido «assassini»
Scintille anche contro i pro-ucraina: «fuori dal corteo» urla un manifestante, che si becca del nazista, ma risponde «tu sei un nazista, Azov del cazzo, Azov di merda!»
Segue poi la questione annosa: la Brigata ebraica, che scandisce slogan in lingua ivrit, contestata da manifestanti filopalestinesi, che inneggiano all’Intifada.
Infine, la contestazione diretta a Letta (che includeva spesso, per qualche motivo, anche Prodi).
«Letta, Prodi: servi della NATO».
Milano, PD contestato al corteo: 25 Aprile, cori contro Letta #pd #enricoletta #carc #25aprile #localteam pic.twitter.com/TbeSY0i3qV
— Local Team (@localteamtv) April 25, 2022
E beh, qui c’è da eccepire. Il capo del Partito Democratico, secondo corpose indiscrezioni, era pienamente in lizza per sostituire come segretario della NATO Jens Stoltenberg. Si tratta, di fatto, di quello che è –n a livello visibile, chiaro – il massimo vertice del Patto Atlantico.
Insomma, qualcosa di diverso del semplice «servo», anche se poi, sì, non è che nemmeno a quell’altezza si faccia qualcosa di diverso dal prendere ordini – ordini che, come stiamo vedendo nell’Ucraina vellicata, armata ed addestrata dai Paesi NATO per quasi una decade, possono portare a morte e distruzione.
Renovatio 21 ne ha scritto qualcosa ieri. Il 25 aprile è la festa della denazificazione del Paese. Quando invece potremo celebrare la depiddificazione dell’Italia?
Immagine screenshot da YouTube, modificata
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

L’UE è sull’orlo del collasso e non sopravvivrà oltre il prossimo decennio senza una «revisione strutturale fondamentale» e un distacco dal conflitto ucraino, ha avvertito il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Intervenendo domenica al picnic civico annuale a Kotcse, Orban ha affermato che l’UE non è riuscita a realizzare la sua ambizione fondante di diventare una potenza globale e non è in grado di gestire le sfide attuali a causa dell’assenza di una politica fiscale comune. Ha descritto l’Unione come entrata in una fase di «disintegrazione caotica e costosa» e ha avvertito che il bilancio UE 2028-2035 «potrebbe essere l’ultimo se non cambia nulla».
«L’UE è attualmente sull’orlo del collasso ed è entrata in uno stato di frammentazione. E se continua così… passerà alla storia come il deprimente risultato finale di un esperimento un tempo nobile», ha dichiarato Orban, proponendo di trasformare l’UE in «cerchi concentrici».
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L’anello esterno includerebbe i paesi che cooperano in materia di sicurezza militare ed energetica, il secondo cerchio comprenderebbe i membri del mercato comune, il terzo quelli che condividono una moneta, mentre il più interno includerebbe i membri che cercano un allineamento politico più profondo. Secondo Orbán, questo amplierebbe la cooperazione senza limitare lo sviluppo.
«Ciò significa che siamo sulla stessa macchina, abbiamo un cambio, ma vogliamo muoverci a ritmi diversi… Se riusciamo a passare a questo sistema, la grande idea della cooperazione europea… potrebbe sopravvivere», ha affermato.
Orban ha accusato Brusselle di fare eccessivo affidamento sul debito comune e di usare il conflitto in Ucraina come pretesto per proseguire con questa politica. Finché durerà il conflitto, l’UE rimarrà una «anatra zoppa», dipendente dagli Stati Uniti per la sicurezza e incapace di agire in modo indipendente in ambito economico, ha affermato.
Il premier magiaro ha anche suggerito che, invece di «fare lobbying a Washington», l’UE dovrebbe «andare a Mosca» per perseguire un accordo di sicurezza con la Russia, seguito da un accordo economico.
Il primo ministro di Budapest non è il solo a nutrire queste preoccupazioni. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale e di altre istituzioni hanno lanciato l’allarme: l’UE rischia la stagnazione e persino il collasso a causa di sfide strutturali, crescita debole, scarsi investimenti, elevati costi energetici e tensioni geopolitiche.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

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Politica
Il governo francese collassa

Il governo francese è collassato dopo che il Primo Ministro François Bayrou ha perso un cruciale voto di fiducia in Parlamento lunedì. Bayrou è il secondo primo ministro consecutivo sotto Emmanuel Macron a essere destituito, precipitando la Francia in una crisi politica ed economica.
Per approvare una mozione di sfiducia all’Assemblea Nazionale servono almeno 288 voti. Quella di lunedì ne ha ottenuti 364, con il Nuovo Fronte Popolare di sinistra e il Raggruppamento Nazionale di destra coalizzati per superare lo stallo sul bilancio di austerità di Bayrou.
Dopo aver resistito a otto mozioni di sfiducia, Bayrou ha convocato questo voto per ottenere supporto alle sue proposte, che prevedevano tagli per circa 44 miliardi di euro per ridurre il debito francese in vista del bilancio di ottobre.
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Bayrou, che aveva definito il debito pubblico un «pericolo mortale», sembra aver accettato la sconfitta. Domenica, ha criticato aspramente i partiti rivali, che, pur «odiandosi a vicenda», si sono uniti per far cadere il governo.
Bayrou è il secondo primo ministro deposto dopo Michel Barnier, rimosso a dicembre dopo soli tre mesi, e il sesto sotto Macron dal 2017.
La caduta di Bayrou lascia Macron di fronte a un dilemma: nominare un Primo Ministro socialista, cedendo il controllo della politica interna, o indire elezioni anticipate, che i sondaggi indicano favorirebbero il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Con la popolarità di Macron al minimo storico, entrambe le opzioni potrebbero indebolire ulteriormente la sua presidenza. Gli analisti temono che una perdita di fiducia dei mercati nella gestione del deficit e del debito francese possa portare a una crisi simile a quella vissuta dal Regno Unito sotto Liz Truss, il cui governo durò meno della via di un cavolo prima della marcescenza.
Il malcontento verso Macron è in crescita: un recente sondaggio di Le Figaro rivela che quasi l’80% dei francesi non ha più fiducia in lui.
Come riportato da Renovatio 21, migliaia di persone hanno protestato a Parigi nel fine settimana, chiedendo le dimissioni di Macron con slogan come «Fermiamo Macron» e «Frexit».
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
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