Geopolitica
I BRICS compatti: il presidente sudafricano Ramaphosa incolpa la NATO per la guerra in Ucraina.
«La guerra avrebbe potuto essere evitata se la NATO avesse ascoltato gli avvertimenti tra i suoi stessi leader e funzionari nel corso degli anni che la sua espansione verso est avrebbe portato a una maggiore, non minore, instabilità nella regione», ha accusato ieri il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa rispondendo a un parlamentare durante le sue interrogazioni all’Assemblea nazionale.
Le sanzioni economiche non porteranno la pace, ha affermato il presidente Ramaphosa.
Il Sudafrica non «condona l’uso della forza o la violazione del diritto internazionale», ha affermato Ramaphosa, ma «è importante comprendere e articolare le cause del conflitto e sostenere misure di costruzione della pace».
«Mentre ci sono persone nel nostro Paese e altrove che vogliono che il Sudafrica adotti una posizione più contraddittoria, la nostra posizione cerca di contribuire alla creazione di condizioni che rendano possibile il raggiungimento di una risoluzione duratura del conflitto».
«Il nostro approccio è informato da un’analisi delle cause di questo conflitto. Ciò include un punto di vista condiviso da molti importanti studiosi, politici e altre persone, secondo cui la guerra avrebbe potuto essere evitata se la NATO avesse ascoltato gli avvertimenti tra i suoi stessi leader e funzionari nel corso degli anni che la sua espansione verso est avrebbe portato a una maggiore, non minore, instabilità nella regione».
«Dobbiamo anche riconoscere che misure coercitive, come sanzioni al di fuori delle prescrizioni legali delle Nazioni Unite, possono servire a prolungare e intensificare il conflitto».
Ramaphosa ha proposto che il Sud Africa «dovrebbe anche lavorare per rivitalizzare il Movimento dei Paesi non allineati, per garantire che quei Paesi che non fanno parte delle contese egemoniche tra le grandi potenze possano lavorare insieme per costruire la pace in tutto il mondo».
Sulla stessa scia della ricerca di sedi per rafforzare le forze mondiali per la pace, Ramaphosa ha riferito su Twitter di una videochiamata «produttiva» con il presidente cinese Xi Jinping il 18 marzo, i due avevano discusso «il ruolo dei BRICS e del G20 nella promozione di una stabilità ordine internazionale ed equa ripresa globale… Abbiamo espresso la nostra preoccupazione per il conflitto in Ucraina e la necessità di porre fine alle ostilità e trovare una pace duratura», la «necessità di assistenza umanitaria per il popolo ucraino», e «la difficile situazione degli studenti africani in Ucraina».
Come riportato da Renovatio 21, episodi di razzismo contro da parte degli ucraini contro gli studenti africani in fuga dalla guerra sono stati segnalati anche da grandi testate internazionali come il New York Times.
BRICS è l’acronimo coniato per associare cinque grandi economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. I membri BRICS sono noti per la loro significativa influenza sugli affari regionali. Dal 2009, i governi degli stati BRICS si sono incontrati ogni anno a vertici formali.
Nel corso di questo conflitto, i governi di India e Cina, e ora anche Sud Africa, si sono rifiutati di condannare la Russia. Il presidente brasiliano Bolsonaro ha dichiarato già a inizio conflitto che il Brasile rimarrà neutrale.
Immagine di Alan Santos/PR via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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