Politica
Hunter Biden è ora nella stanza dei bottoni degli USA?
Hunter Biden ha preso parte alle riunioni della Casa Bianca insieme al padre Joe Biden, tra i principali consiglieri e lo staff, fin dal suo disastroso rendimento al dibattito. Lo ha riportato a inizio settimana MSBNC.
«Stiamo apprendendo da fonti a conoscenza della situazione alla Casa Bianca che Hunter Biden è stato al fianco di suo padre da quando erano a Camp David questo fine settimana come famiglia, dove hanno avuto alcune discussioni sul potenziale percorso futuro del presidente qui e sulla sua campagna di rielezione», ha affermato la corrispondente Monica Alba.
NEW: Hunter Biden has joined White House meetings as he stays close to the president post-debate pic.twitter.com/YnisYQ88pZ
— MSNBC (@MSNBC) July 2, 2024
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«Da quando è tornato ieri sera da Camp David con suo padre, abbiamo capito che Hunter Biden ha persino preso parte ad alcuni incontri e conversazioni che hanno avuto luogo tra il presidente e alcuni dei suoi più alti consiglieri e membri dello staff senior».
La corrispondente del canale di notizie ha continuato sottolineando le circostanze altamente «insolite» della partecipazione attiva di Hunter a riunioni di alto livello alla Casa Bianca, anziché essere presente nella residenza in veste civile.
«Mentre dovremmo notare che non è insolito per Hunter Biden essere alla Casa Bianca – essere nella residenza, partecipare a certi eventi della Casa Bianca, che abbiamo sicuramente visto più e più volte negli ultimi tre anni e mezzo, dove ha visto le sue foto e dove è apparso in pubblico – è insolito, secondo le persone con cui abbiamo parlato, che partecipi a questo livello e che abbia il tipo di regolarità di alcuni di questi contatti e conversazioni con lo staff senior».
La NBC News ha continuato dicendo che «un’altra persona a conoscenza della questione ha detto che la reazione di alcuni membri senior della Casa Bianca ha esclamato: “che diavolo sta succedendo?”».
Altre fonti hanno riferito al New York Post martedì che il First Son ha partecipato a questi incontri anche perché «Hunter non si fida» della ristretta cerchia di collaboratori del padre. «Penso che Hunter voglia essere lì e il POTUS [il presidente degli Stati Uniti, ndr] non dirà di no», ha detto una fonte.
Ciò segue le segnalazioni secondo cui Hunter Biden, oltre a Jill Biden, sarebbero stati la forza trainante dietro il rifiuto di Joe Biden di ritirarsi dalla corsa alla presidenza dopo la sua pessima performance nel dibattito.
«Una delle voci più forti che imploravano Biden di resistere alle pressioni per ritirarsi è stata quella del figlio Hunter Biden, a cui il presidente si è a lungo rivolto per chiedere consiglio, ha affermato una delle persone informate sulle discussioni, che, come altri, ha parlato a condizione di mantenere l’anonimato per condividere le deliberazioni interne», ha riportato il New York Times.
Come riportato da Renovatio 21, Hunter Biden è stato recentemente dichiarato colpevole in un tribunale del Delaware (lo Stato da cui proviene la sua famiglia) dove dovuto affrontare tre accuse federali relative al possesso di un’arma da fuoco mentre era dipendente dalla droga.
La quantità di scandali in cui è coinvolto Hunter Biden – dal lavoro in Ucraina (che tocca perfino l’affare dei biolaboratori) al business con pericolose centrali nucleari cinesi fino alle illazioni in rete sulla cocaina alla Casa Bianca – è impressionante. Basti pensare che tempo fa si disse che chiunque consultasse il materiale rinvenuto nel suo laptop – che è finito online – poteva incorrere in un reato orrendo, mentre Hunter, che è proprietario di quel computer ed è presente in quelle immagini, rimane tranquillamente libero.
In particolare, riguardo alla droga, c’è da considerare come il senatore Joe Biden fu firmatario di una legge che inaspriva duramente le leggi per i consumatori di crack, portando alla carcerazione di decine di migliaia di persone (magari appartenenti a minoranze…), mentre suo figlio si riprende svariate volte mentre fuma la droga o la pesa durante uno dei festini con quelle che sembrano escort, con amplessi registrati e forse, è stato riportato, caricati su Pornhub.
Le accuse verso Hunter, è stato discusso in questi anni, sono per crimini gravi – l’aver accettato danari dall’estero, tra cui la moglie dell’ex sindaco corrotto di Mosca e da un papavero dell’Intelligence cinese – e coinvolgerebbero direttamente il capofamiglia Joe Biden. Reati enormi, che qualcuno pensano possano sfiorare il tradimento.
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Immagine di Louise Palanker via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0; immagine modificata
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Politica
Sarkozy è già fuori di galera
Lunedì l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha ottenuto gli arresti domiciliari, meno di tre settimane dopo l’inizio della condanna a cinque anni per un complotto finalizzato a ottenere fondi segreti per la campagna elettorale dal defunto leader libico Muammar Gheddafi.
Sarkozy, condannato a settembre per associazione a delinquere per il finanziamento della sua campagna del 2007, è stato trasferito agli arresti domiciliari.
I procuratori francesi hanno richiesto una stretta sorveglianza giudiziaria per Sarkozy in attesa del processo d’appello. All’ex presidente sarà proibito qualsiasi contatto con testimoni o altri imputati e non potrà lasciare la Francia nel frattempo.
Sarkozy ha sempre negato qualsiasi illecito. «Ho risposto scrupolosamente a tutte le convocazioni… Questa prova mi è stata imposta e l’ho sopportata», ha dichiarato Sarkozy in una conferenza stampa dopo l’udienza in tribunale di lunedì, secondo l’emittente francese BFM TV. «È dura, molto dura, certamente lo è per qualsiasi prigioniero; direi addirittura che è estenuante».
Durante la breve detenzione dell’ex presidente nell’ala di isolamento di La Santé, sono emerse riprese di altri detenuti che lo insultavano di notte da altre sezioni della prigione. Alcuni video contenevano minacce di «vendicare Gheddafi».
Sarkozy, che ha guidato la Francia dal 2007 al 2012, è stato in prima linea nell’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che ha distrutto la Libia e portato alla morte di Gheddafi nel 2011.
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L’ex presidente francese ha visitato Bengasi per sostenere i gruppi ribelli dopo che il blocco militare a guida USA ha imposto una no-fly zone e un blocco navale alla Libia. La guerra ha portato migliaia di combattenti jihadisti nel Paese, ha devastato l’economia libica e ha aperto una rotta migratoria verso l’Europa meridionale che rimane la principale via d’accesso alla crisi migratoria.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.
Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».
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Immagine di Jacques Paquier via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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