Satira
Ho sognato che Klaus Schwab mi entrava in casa. Quando mi son svegliato c’era davvero
Ho sognato che Klaus Schwab mi entrava in casa, e non capivo bene il perché. Era proprio lui: abito impeccabile, palpebra pesante, parlata tedesca caricaturale. Ma cosa ci faceva a casa mia? E cosa voleva?
Bisogna capire che una o due volte l’anno faccio sogni significativi, con i quali poi spesse volte tedio il lettore. A mia discolpa c’è il fatto che a volte pubblico pure i sogni delle lettrici di Renovatio 21. Perché i sogni sono importanti, e talvolta pieni di senso. Tutti lo sappiamo.
Non mi capita spessissimo un sogno come questo, un sogno VIP. Qualche anno fa, qualche tempo dopo la sua morte, sognai di George Bush senior, il quale mi passava due blister con un farmaco liquido verde e una puntina rossa. Mi ripeteva con che lui si era trovato bene, e sembrava sincero e onestissimo. Io portavo a casa il medicinale misterioso chiedendomi se fosse il caso di provarlo.
Una notte di fine estate 2019 sognai che incontravo Vladimir Putin, nel buio stellato del confine tra la Germania e la Russia, un confine che ovviamente nel mio sogno esisteva. Il presidente russo era vestito con un giubbotto e stava appena fuori dalla dogana illuminata dai neon, per terra c’era nevischio e intorno a me sentivo i boschi e un’aria pungente ma non freddissima.
Era praticamente solo, non aveva guardie del corpo o altre persone nelle sue immediate vicinanze. Vedendolo, lo informavo subito delle mie intenzioni di fare una conferenza a Costabissara riguardo le sue supposte origini vicentine. Lui, che in qualche modo mi conosceva già (forse da sogni precedenti), diceva che era a conoscenza del mio progetto, e gli andava bene. Poi, con imbarazzo, gli facevo un’altra richiesta: in realtà, ero lì perché stavo facendo una potente maratona transnazionale, che finiva chissà dove in Siberia. Ero infatti in tenuta da corsa, e me ne rendevo conto lì per lì. Arrivato al confine d’Europa, mi rendevo conto di aver dimenticato il passaporto a casa (del problema del visto per la Russia, che tanto mi angustiava tutte le volte che vi sono andato, nel sogno non mi curavo).
Chiedevo quindi mestamente al presidente Putin se poteva fare qualcosa. Lui in silenzio fa un cenno di assenso, si alza e fa una telefonata con un telefono fisso qualche passo più in là. Torna indietro e mi dà in mano un tubetto di gomma, di quelli che si usano per alzare la macchina fotografica dal cavalletto: «Tieni questo». Con in mano questo oggetto miracoloso che era un lasciapassare per correre attraverso tutte le Russie e finire la maratona, ringraziavo e mi avviavo oltre il confine pensando che non avevo nemmeno dovuto sforzarmi di parlare in russo, in quanto il mio interlocutore parlava un italiano perfetto, e comunque, sentivo, già sapeva tante cose.
Ovviamente, la conferenza sul Putin costabissarese è un sogno che ora mai diverrà realtà: non voglio nemmeno pensare a cosa deve essere chiedere il permesso per un incontro del genere, sia pur nella cittadina dove diecine e diecine di famiglie si chiamano Putìn e non vedono l’ora che si sdogani una volta per tutte la loro parentela con lo Zar. Non voglio pensare alla quantità di forze dell’ordine, questura, celerini, DIGOS, SISDE, SISMI, COPASIR, CIA, FBI necessaria per una innocua baraccata come questa: e poi, le polemiche sui giornali, i lanci dei politici, le orde di badanti inferocite, o ancora peggio i loro nipoti tatuati-svasticati venuti dritti da Azovlandia peraltro senza pagare il pedaggio in autostrada.
Vi dirò di più: c’è un sottopassaggio che da Vicenza porta al Comune dei Putìn, funzionante da pochi mesi – ma lo hanno già imbrattato di insulti ebeti contro Putin e contro i russi in generale.
Ma vabbè, quelli sono altri sogni – dove, tuttavia, è bizzarro sia il comportamento dei VIP onirici, così come anche il mio, che non è quello che avrei nelle circostanze della veglia.
Eccomi quindi alle prese con il Klaus Schwab che mi entra in casa. È lì, in piedi che va avanti e indietro e si lamenta. Ha un completo blu impeccabile, che gli stringe un po’ il collo, la testa che gli esce fuori come un palloncino di carne fiappa, gli occhialini, il mento tecnicamente assente, la voce roca di un tedesco delle barzellette tipo fantasma formaggino. È proprio lui, mi dico: e mi rendo conto che per il sogno era perfettamente normale che fosse lì, anzi forse eravamo pure d’accordo. Ma mica mi ricordo perché: anzi, sono disturbato da questa invasione: insomma, il capo del World Economic Forum mi è entrato in casa! Ma che roba è?
Lo Schwabbo sembra sicuro di sé ma in realtà è nervosissimo, zompetta, si volta di scatto, parla e parla, si lamenta tantissimo: perché dicono che è svizzero quando invece lui è di Friburgo, ma in realtà è svizzero… E poi tutta ‘sta storia delle armi atomiche del Sudafrica dell’apartheid… le balle su sua madre, che di fatto con i Rothschild non c’entra proprio nulla… lui ha da fare, perché gli remano tutti contro? In realtà è come se stesse parlando fra sé, borbotta, si ringhia da solo.
Io son lì che lo guardo: ha la pelle più chiara del previsto, è come unta, madida di una sostanza riflettente. Il lucore epidermico emanato dal personaggio stride con il salotto buio, ma io sono assalito da un altro pensiero: e adesso, non è che mi tocca dargli da mangiare? Mi tocca davvero offrirgli qualcosa, chessò, un tè? Ma come è possibile che non sappia che detesto tutto quello che rappresenta? Com’è possibile che io debba rimanere calmo, anzi addirittura civile ed ospitale, quando ho Klaus Schwab che mi è entrato in casa? Ma che razza di sogno è?
Qui mi sveglio.
Grazie al cielo, lo Schwab in casa non c’è. O almeno, ad una prima occhiata sembra non esserci.
Ho di fianco a me mio figlio, che nel suo modo sonnambolico è sgattaiolato sotto le mie coperte nelle prime ore del mattino. Scatta il sospiro di sollievo. Per fortuna sono qui con la mia famiglia, e non con un petulante distruggitore della Civiltà umana. Fiuuu.
Quando è ora di far la colazione al bambino, mi viene in mente il primo flash: è il video che abbiamo pubblicato ieri con gli scolari olandesi che mangiano larve. Mio figlio mangia i cereali, per un momento posso allucinare che invece dei fiocchi tostati nel suo cucchiaio, con il latte, ci sono vermi e insetti – proprio come vuole il World Economic Forum.
Pizzicotto. Tranquillo. Sei a casa tua. Klaus non c’è: è solo un sogno. Fatti un caffè che ti passa.
Ecco, ho la mia bella tazza fumante, nel mio mug preferito, quello con il teschio de Il Punitore. Guardo fuori dal balcone le prime luci dell’alba, e vedo la mia macchina parcheggiata fuori. Penso che devo far benzina.
Bum, secondo flash: il WEF che vuole alzare ancora di più i prezzi del carburante per salvare la democrazia. Cambia canale, subito. Pensa a qualcos’altro, magari ad un’altra macchina. Ecco: inizio col dipingermi nella mente una bella Mustang nera, tuttavia poco dopo, non so come scivolo a pensare che è arduo oramai permettersi un’auto di per sé.
Bum, flash: «il World Economic Forum chiede l’abolizione della proprietà private della auto».
Pizzicotto. Pizzicotto. Non serve a niente: guardo l’ora sul telefono ma vedo sullo schermo i codici QR per le pompe di benzina in Sri Lanka. Mi torna su, come qualcosa di mal digerito, anche il discorso di Davos del premier Weckremesinghe, «come arricchirò il mio Paese entro il 2025».
Oramai la mente è difficile fermarla. Guardo le luci ma penso ai blackout, quelli che ci hanno promesso a Davos. Guardo il termostato sulla parete ma vedo i discorsi sul carbon tracking al World Economic Forum. Penso ad uscire a prendere una boccata d’aria, ma mi torna in mente l’articolo WEF in ode ai lockdown rispettati ubbidientemente da milioni di persone.
Bum. Bum. Bum.
Cosa vuoi fare, occupare la mente magari leggendo qualche notizia? Eccoti lo Schwab che ti parla di fusione di intelligenza umana e artificiale per censurare preventivamente la disinformazione.
Niente: Klaus è ovunque. Klaus c’è. Dappertutto.
Bisogna staccare: vai al PC, dai una prima occhiata rapida alla posta, guarda il meteo, ché devi capire se prendere o non l’ombrello per portare i bambini a scuola. Il computer si accende, tra le mille lucette delle ventole ignoranti con cui lo ho agghindato. Ecco, compare un logo… è quello di Windows. Microsoft. Bill Gates…
A questo punto non inizio neanche, è il caso di arrendersi. Parte della mia vita sta per passare attraverso i progetti di un comitato mondialista svizzero, e vabbè. Ma un’altra porzione non indifferente della mia esistenza arriva attraverso un software del grande nemico dell’umanità, il Billo – ed è così da decenni, da quando ancora faceva pubblicità di Windows 95 con la canzone Start me Up dei Rolling Stones. L’uomo che vaccina il mondo ha creato l’unico sistema operativo massacrato dai virus, per i quali – a questo punto ricordiamolo – la principale cura è un antivirus… russo. Il Kaspersky, che è, si dice, anche lui, come lo Zar di Costabissara, proveniente dal KGB…
Resta il fatto che se vuoi lavorare devi pagare Gates. Accendi il tuo calcolatore personale, ti appare il magnate universale.
Siamo fottuti.
Vabbè, sapevamo già anche questo: ma che te lo dicano pure i sogni è un passo avanti che mica mi immaginavo.
Quel che voglio dire è che lo Schwabbo – come Gates – non è che se ne sta solo a Davos, e cala magari a Roma per incontrare in modo riservato il premier Draghi: Klaus Schwab ci è entrato in casa.
Proprio così: Klaus Schwab vi è entrato in casa. Anche a voi.
Datevi pure i pizzicotti: non è un sogno, non è un incubo, è l’amara realtà.
C’è qualcuno che vuole mettersi con noi a capire in quale modo possiamo mandarlo via? In campagna elettorale, i politici non ne hanno fatto parola. E sì che Klaus Schwab è entrato in casa anche a loro, alcuni anzi sono stati pure ospiti suoi, e la lista, dicono quelli che vorrebbero pubblicarla, sarebbe pazzesca, con migliaia e migliaia di nomi da tutto il mondo. Sono coloro che per conto di Klaus «penetrano» i governi (parole sue), perché probabilmente già penetrati dalle idee WEF.
Volevo chiudere l’articolo mostrando quel video satirico fatto l’anno scorso, quello con Schwab che sognava il futuro per tutti noi. C’è ancora l’articolo su Renovatio 21, ma non c’è il video, sparito da YouTube e dai social. Forse il Klaus se l’è presa e lo ha fatto togliere. Però anche lui: la prossima volta che deve entrarmi in casa, almeno abbia la decenza di telefonare, bussare, mettersi d’accordo. Magari darci pure qualcosa in cambio. Anzi, che idea: per ripagarci del disturbo domestico, che venga a fare da relatore alla grande conferenza sulle origini vicentine di Putin a Costabissara – visto che peraltro lo conosce bene.
Devo dire che, qualora accettasse e – nel mondo della veglia – me lo trovassi lì davanti all’auditorium comunale tra ucronazisti, piddini, badanti, e schiere di polizia antisommossa, non saprei quanto riuscire ad essere ospitale con lui.
Anche perché come organizzatore dell’evento, a differenza sua, mi rifiuterei di piazzare chip cerebrali al pubblico per capire cosa stanno pensando, che a lui son cose che piaccion tantissimo.
Al massimo mi darei ancora qualche pizzicotto, perché davvero la realtà che ha programmato per noi, e che stiamo già vivendo, è un incubo.
Roberto Dal Bosco
PS Fermi tutti ho ritrovato il vecchio video satirico sullo Schwab e il 2030. C’è poco da dire, è proprio un incubo. Il nostro incubo.
Immagine screenshot da YouTube
Animali
Le orche di Gibilterra affondano una barca a vela. È ora di dire basta
Un gruppo di orche ha assalito e affondato uno yacht turistico con cinque persone a bordo al largo delle coste portoghesi, nei pressi della spiaggia di Fonte da Telha, a sud di Lisbona.
L’episodio, riportato dal giornale britannico The Independent, si è verificato sabato scorso. I cinque occupanti sono stati tratti in salvo da un’altra imbarcazione prima che lo yacht affondasse. Un video condiviso su Instagram da Mercedes-Benz Oceanic Lounge mostra un’orca che colpisce ripetutamente lo yacht, causandone l’inclinazione e l’affondamento, mentre un testimone esclama «Mio Dio».
Poche ore dopo, lo stesso branco, noto per le ripetute aggressioni di questi anni attacchi nei pressi di Gibilterra, ha attaccato un’altra barca nella baia di Cascais, con quattro persone a bordo, anch’esse soccorse senza riportare ferite. Dal 2020, centinaia di attacchi simili da parte di orche sono stati registrati vicino alla penisola iberica.
Due settimane fa, in Galizia, due imbarcazioni sono state assalite a breve distanza di tempo da una coppia di orche, appartenenti allo stesso branco guidato dalla famigerata orca femmina nota come «White Gladis». Le agenzie stampa scrivono in coro che «gli etologi» suggeriscono che questo comportamento possa essere di natura imitativa o una «reazione difensiva dovuta a un trauma».
‼️LISBON, PORTUGAL: ORCAS SANK A SAILBOAT!
Another sailboat was attacked and sank by orcas, on the portuguese coast, nearby Lisbon (Costa da Caparica).
This has been happening for a while now, as this is the third sank boat in one year. The first one was at Gibraltar, the second… pic.twitter.com/S7nOPM3gSX— Alex B. (@maisumcarneiro) September 13, 2025
Sostieni Renovatio 21
L’Autorità marittima nazionale del Portogallo ha dichiarato di aver ricevuto un avviso alle 12.30 «a causa di un’interazione con le orche (…) Gli equipaggi della stazione di salvataggio di Cascais e della Capitaneria del porto di Lisbona sono stati immediatamente attivati».
«Una volta giunti sul posto, si è constatato che l’equipaggio stava bene fisicamente, senza aver bisogno di assistenza medica, essendo stato trasportato con l’aiuto di una barca turistica nelle vicinanze».
Una nave di soccorso marittima spagnola è intervenuta dopo che le imbarcazioni sono state speronate dalle orche a pochi minuti di distanza l’una dall’altra nelle acque della Galizia. I soccorritori hanno rimorchiato in porto la nave danneggiata dalle orche prima di essere allertati di un altro attacco.
Da maggio 2020, i ricercatori hanno documentato centinaia di episodi – almeno uno al giorno! – di orche che attaccano proditoriamente vascelli umani nei pressi della penisola iberica, dando vita a diverse teorie e ricerche sull’aumento di questa tendenza comportamentale. Gli attacchi in genere prevodono il distacco del timone da parte delle orche, che poi procedono a danneggiare lo scafo.
L’ignominia dell’accademia e dei dei mezzi di stampa, che cianciano di una banda capitanata dall’orca matriarca chiamata «White Gladis», la quale sarebbe stata traumatizzata, non conosce né pudore né vergogna. La teoria dell’Orca cattiva perché offesa dagli uomini non solo non può avere alcun fondamento, ma viene ripetuta dalle agenzie come ennesima riprova della propaganda antiumana automatica, della Necrocultura di default promanta senza posa dalle centrali del mondo moderno.
Visualizza questo post su Instagram
Iscriviti al canale Telegram ![]()
E quindi, eccoci ancora qui: danni per milioni di euro ed esseri umani messi in pericolo dalla torma delle killer whales iberiche.
Renovatio 21, che è l’unica testata che – con ostinazione, tra le proteste e pure gli insulti di tanti lettori (che non capiscono il senso metapolitico né comico di quanto andiamo scrivendo) – sta da anni veramente seguendo il fenomeno, dice ancora una volta: è il momento di dire basta.
La teppa orcina di Gibilterra troppo a lungo è stata tollerata. Alla ghenga di cetacei bianconeri va insegnata la legge dell’essere, che altri animali (compresi alcuni della loro stesse specie), comprendono benissimo: l’essere umano, fatto ad Imago Dei, è in cima alla piramide della vita, e non può essere toccato.
Una punizione severissima, se non la pena ultima, va comminata a questa mafia balenottera. Del resto, riflettetici: cosa si fa ad un cane «problematico»… ? Perché i cetacei – nonostante ripetute prove della loro pericolosità e delle loro sadiche perversioni cannibaliche, drogastiche, vestimentarie, scatologiche e sessuali – godono di questo status di razza protetta? In India c’è la vacca sacra, perché nell’Occidente terminale deve esserci il delfino sacro?
Uno Stato serio provvederebbe subito a risolvere il problema. Un’appalto una bella baleniera giapponese, un gruppetto di islandesi o abitanti delle isole Fær Øer, «un paio di pinze ed una buona saldatrice», direbbe il Marcellus Wallace di Pulp Fiction. «Cura medievale» per le balene assassine, e sgherri con le nocche tatuate ACAB, nel senso del capitano di Moby Dick (pazienza se manca un’acca).
Se l’Unione Europea avesse un senso, prenderebbe subito provvedimenti, visto che ad essere in pericolo sono i suoi cittadini. Diciamo di più: se uno Stato non protegge i suoi membri (che ne rispettano le leggi e lo finanziano pure con tante, troppe tasse) a cosa serve davvero? Ecco: benvenuti nel paradosso dello Stato moderno, denunziato ogni giorno da Renovatio 21, una macchina programmata per umiliare ed uccidere gli esseri umani invece che per proteggerli.
Aiuta Renovatio 21
Perché uno Stato degno davvero di chiamarsi così, avrebbe già mandato un sommergibile (che attualmente non fanno nulla, se non muoversi negli abissi nella battaglia navale virtuale con i russi, con i quali nemmeno siamo in guerra, ufficialmente). Due siluri e il problema è bello che risolto. Provino, le orche assassine e stronze, ad affondare un sottomarino militare. Provino
Come indicato da Renovatio 21, un’idea di quello che si può fare dopo che la punizione della combriccola di mammiferi acquatici ce lo indica un ristorante di Yokohama. Sì, un bel pranzetto celebrativo a base di orca non è una prospettiva impossibile.
Anzi un banchetto in cui le orche non sono invitate sulle sedie, ma sui piatti, è auspicabile come deterrente non di poco conto: visto l’esibizionismo mostrato in un recente episodio al largo di Mossel Bay, in Sudafrica, dove un’orca ha aggredito uno squalo bianco per mangiarne il fegato dinanzi ai ricercatori, si potrebbe pensare una bella barchetta con tavolata, come di quelle che si vedono a Venezia la sera della Festa del Redentore, a consumare davanti alle stesse orche lasciate vivere le carni dei loro compagni di scorribande. Dicono che sono così intelligenti: ecco, allora potrebbero capire, e passare parola. Con gli esseri umani non si scherza. Chi tocca il figlio di Dio, viene punito.
Facciamo capire alla schifosa masnada pinnata chi comanda. È più che un imperativo metafisico e biologico, è una questione politica. Politica comunitaria vera e propria: della Comunità Europea, e della comunità umana.
È ora di dire basta. No alla prepotenza cetacea. Sì all’eccezionalismo umano.
Botte alle orche, per la legge naturale.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Satira
La rete impazzita per Greta trasformata in He-Man
NEW – Greta Thunberg, about to set sail to Gaza, “this story is also about a global uprising, about how people are stepping up when our governments fail to do so.” pic.twitter.com/wq3JLFrpHv
— Disclose.tv (@disclosetv) August 31, 2025
Sostieni Renovatio 21
Greta Thunberg gets roasted on X and compared to He-Man with new haircut.
Image credit: @JonCovering pic.twitter.com/cf3LmrUCVH — Oli London (@OliLondonTV) September 1, 2025
What in the He-Man is going on with Greta 😂 pic.twitter.com/7OTep5WrlT
— Julie (@juliebean50) September 1, 2025
Greta has morphed into He-Man… pic.twitter.com/HySoZ71t98
— C3 (@C_3C_3) August 31, 2025
I saw He-Man was trending but then realized its just Greta pic.twitter.com/A6oKlbG1By
— HackerTwins (@hackertwinz) September 1, 2025
He-Man & Farquaad distracted by Greta 😅 pic.twitter.com/pcViocAGwL
— Jon Cover 🕺🎬 (@JonCovering) September 2, 2025
Would you buy a Greta Thunberg He-Man action figure if the proceeds went to help her latest cause? 🤣 pic.twitter.com/NO7ekUXt5Q
— Carlos America (@CarlosBtnoCigar) September 1, 2025
Greta battling with He-man for the future control of Gaza. pic.twitter.com/wxrN9oZjXg
— willy kman (@krause_wil75979) September 1, 2025
Greta cosplaying HE-MAN pic.twitter.com/sgIL4rbJaH
— Greek-God (@GreekGod88PSN) September 1, 2025
What is happening here? Greta Thunberg = He-man pic.twitter.com/E6CUTnaW66
— Sir Janos Wildman 𖡼.𖤣𖥧𖡼.𖤣𖥧 (@JanosWildman) September 1, 2025
Greta Thunberg is HE-MAN pic.twitter.com/ADckTtrVDN
— Grifty (@TheGriftReport) September 1, 2025
🚨 BREAKING: Greta Thunberg Transitions Into He-Man To Protect Palestinians In Gaza. She was purported to say, “By the power of Grayskull, we are all Palestinians!” pic.twitter.com/VxV883lMhD
— 𝕬𝖒𝖊𝖗𝖎𝖈𝖆𝖓 𝕸𝖔𝖔𝖓 𝕻𝖎𝖊 (@Americamoonpies) September 2, 2025
A team of professional psychiatrists who tried to help Greta, said that she most probably suffers from a mix of He-Man Savior syndrome and severe case of Grifterism. pic.twitter.com/5Rtg889pcy
— Redrick Samson (@R_D_Z_King) August 31, 2025
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Greta Thunberg, Cristóbal Colón o He-Man? pic.twitter.com/lugYxpMQVW
— Dani Lerer (@danilerer) September 1, 2025
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Satira
Auguri e figli gender
Accade a Padova, provincia del Veneto bigotto e benpensante, di sani e robusti principi morali e costituzionali. Un assessore (assessora, cioè), che ha appena dato alla luce una creatura, è riuscito/a a fare della propria riproduzione una notiziona planetaria grazie a una spontaneissima trovata: il superamento del fiocco monocromatico. Niente più rosa, niente più celeste, ecco il fiocco arcobaleno, tinto dell’ineffabile iride omotransessualista.
L’assessoressa, che porta l’impegnativo cognome di Colonnello (da cui possibili cortocircuiti istituzionali dal sapore golpista: «assessore colonnello», anzi «assessora colonnella»), lo aveva già annunziato al Gay Pride dello scorso 31 maggio, cui aveva partecipato, cinta con la bandiera della gaiezza a mo’ di pareo, insieme al suo concittadino sempre sul pezzo, l’onorevole Zano.
«Mio figlio o figlia non avrà un fiocco rosa o azzurro per indicare il sesso bensì arcobaleno, simbolo di inclusione e di libertà». Ed eccallà. La stampa riporta strafelice che l’assessore colonnello è stato di parola: accanto alla puerpera – si può dire, puerpera? – compaiono cinque (perché cinque? c’è qualche numerologia simbolica LGBTina che ci sfugge?) coccarde arcobalenate.
Visualizza questo post su Instagram
Sostieni Renovatio 21
Nihil novum sub sole: la pratica lungimirante di delegare al diretto interessato la libera scelta del proprio sesso è inveterata tra le star hollywoodiane, e perché mai un’assessor* piddina non dovrebbe conformarvisi.
Evvi tuttavia qualche ragionamento da farsi riguardo al nome scelto per la creatura. Molto gettonato per chi programma la neutralità sessuale della prole è Andrea, perché in effetti basta varcare la soglia della provincia autonoma di Bolzano e Andrea diventa femmina. Invece, secondo le cronache, al piccolo colonnello è stato imposto (quale inaccettabile prepotenza!) il nome di «Aronne». Biblica nomea, all’apparenza, tutta maschile. Come si concilia con l’arcobaleno? Ma dove è poi finita la strombazzata libertà del neonato?
E perché non Aronnə con lo schwa? Capiamo che non è facile trovarlo sulla tastiera, ma si poteva allora optare per Aronn*, in attesa dell’autodeterminazione onomastica del pargolo (a che età? E se poi strada facendo cambia idea?). Ancora meglio, considerando gli ingombri delle lettere, sarebbe stato un «Aaronn*», con quella doppia «a» davanti che può arricchirlo di un effetto di stupefazione. Con lo stesso numero di lettere, ad una certa, la «a» in eccedenza a inizio parola potrebbe essere trasportata infine, come desinenza: vi presento Aronna. A meno che, ora che ci pensiamo, Aronne non sia stato scelto già come termine femminile, ma plurale: le Aronne. Sappiamo che in effetti per qualche ragione il genderismo anglofono consiglia l’uso di pronomi plurali (they/them) per le persone cosiddette «non binarie», o meglio per chi vuole.
Ragionandoci su, ci rendiamo conto però che si tratta di problemi inesistenti: con la sfolgorante carriera della carriera alias per tutti, qualsiasi studente può cambiare nome al volo, e pretendere di farsi chiamare col nuovo nome da tutta la scuola anche senza passare all’anagrafe. Che poi, pure il passaggio all’anagrafe per il cambio (di sesso, di nome, etc.) non è che sia cosa difficile: si può già fare, senza bisogna di castrazioni o chirurgie plastiche, in tanti Paesi, come la vicina Svizzera, o la Germania, dove si può fare una volta l’anno, da cinque anni in su. In futuro si potrà fare, molto presumibilmente, più volte. Lo si farà, se non lo si fa già, via internet, dal telefonino, con la app.
Insomma: perché mai, a questo punto, intraprendere quello sforzo indicibile che è la scelta del nome per la creatura (mettendo insieme gusti, statistiche, date, santi, faccia) quando questa può sceglierselo democraticamente in autogestione più in là? Se può scegliersi il sesso, perché non può scegliersi il nome?
Facciamo ufficialmente una proposta seria allo Stato moderno: ma perché mai dare nomi ai bambini, che poi magari non sono quelli che vogliono? Non sarebbe molto più facile assegnare loro un codice numerico, e via? Ad una certa, potranno sbloccarlo, come si fa quando si sceglie la password di un nuovo account dopo quella provvisoria iniziale, e piazzarci l’appellativo che vogliono, magari pure capolavori di digitazione come X Æ A-12, l’eccezionale, battaglianavalesco nome del figlio di Elone e dell’allora concubina cantante.
Si immagini la dolcezza sottesa alla nostra proposta: «THX1138, è pronta la cena!». A emettere l’annuncio qui, ovviamente, non è la madre, ma il genitore 1, oppure quello 2.
Havvi, infine, da farsi una considerazione riguardo al passare del tempo e dei costumi – o tempora, o mores, direbbe Ciceron* – con i relativi rischi: se a uno scappa «auguri e figli maschi», in quali conseguenze incorre? Denunzie? Rieducazioni? Deportazioni? Torture? Sostituzione coatta del nome anagrafico?
Che non sia il caso di conformare tutti al mondo nuovo? Suggeriamo all’onorevole Zan* di prendere spunto dal lieto evento che lo vede coinvolto per presentare un veloce disegnino di legge – un articoletto e via – per istituire, come unico auspicio proferibile a chi ancora si ostina a fare i figli con l’utero senza sesso predefinito, «auguri e figli gender».
Roberto Dal Bosco
Elisabetta Frezza
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-



Pensiero2 settimane faMiseria dell’ora legale, contro Dio e la legge naturale
-



Autismo1 settimana faIl più grande fattore di rischio per l’autismo? Bombardare i bambini piccoli con vaccini multipli
-



Vaccini1 settimana faI gravi effetti avversi del vaccino nei tribunali tedeschi
-



Misteri1 settimana faHalloween festa di sangue: lista aggiornata dell’orrore
-



Spirito2 settimane faCristo Re, il cosmo divino contro il caos infernale. Omelia di Mons. Viganò
-



Necrocultura2 settimane faLa generazione perduta nel suo egoismo
-



Salute1 settimana faI malori della 44ª settimana 2025
-



Alimentazione2 settimane faZecche manipolate per indurre allergie alla carne negli esseri umani: la Florida si oppone








