Guerra cibernetica
Guasto informatico paralizza l’Olanda: è stato un attacco hacker?

Un guasto alla rete del ministero della Difesa olandese ha causato problemi informatici a cascata in tutti i Paesi Bassi, provocando la chiusura dell’aeroporto di Eindhoven e persino l’interruzione delle comunicazioni con la polizia.
Il problema non specificato è stato rilevato per la prima volta martedì sera su una rete militare. Il Centro per la Cibersicurezza Nazionale Olandese (NCSC) non ha saputo dire se l’interruzione fosse stata causata da un attacco informatico.
«Stiamo riscontrando un’interruzione in una delle nostre reti presso il dipartimento della Difesa, una rete utilizzata anche da altre parti del governo olandese» ha detto mercoledì all’AP Laurens Bos, portavoce del ministero della Difesa.
Il NCSC ha osservato che non è stato possibile inviare avvisi di sicurezza a causa di un problema con il centro dati.
L’aeroporto di Eindhoven, che funge anche da base militare, ha dovuto sospendere tutti i voli mercoledì. Le compagnie low cost Transavia e Ryanair hanno cancellato la maggior parte dei loro voli, costringendo alcuni passeggeri a prendere autobus per 150 km a sud verso Bruxelles, in Belgio.
«Non c’è alcun traffico aereo e abbiamo pochissime informazioni sulla causa», ha detto ai media la portavoce dell’aeroporto Judith de Roy.
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La guardia costiera olandese ha dichiarato che i loro telefoni e le loro radio non funzionavano. Anche la polizia nazionale olandese, che si occupa dei controlli passaporti negli aeroporti e nei porti, ha dichiarato che i suoi ufficiali hanno fatto ricorso all’uso di cellulari e messaggi di testo.
Non è chiaro se la «grave interruzione» del servizio di telefonia mobile del provider KPN fosse collegata al problema del Ministero della Difesa.
D’altro canto, non sono stati segnalati problemi presso l’aeroporto più grande del Paese, Schiphol ad Amsterdam. Anche gli ospedali non sono sembrati interessati, così come l’amministrazione fiscale olandese e il servizio di emergenza nazionale (112).
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, i sistemi informatici di tutto il mondo sono andati in crash a causa di un aggiornamento di sicurezza non valido distribuito dalla società di sicurezza informatica CrowdStrike.
Si stima che 8,5 milioni di sistemi che eseguono Microsoft Windows non siano stati in grado di riavviarsi correttamente per la maggior parte della giornata, in quella che è stata descritta come la più grande interruzione IT della storia.
Come riportato da Renovatio 21, a giugno il servizio di Intelligence e Sicurezza Militare olandese (MIVD) aveva segnalato che le conseguenze di una campagna di spionaggio informatico cinese, scoperta all’inizio di quest’anno, erano molto più gravi di quanto inizialmente previsto. Tra il 2022 e il 2023, gli hacker avrebbero compromesso 20.000 sistemi di sicurezza informatica Fortinet FortiGate in tutto il mondo, sfruttando una vulnerabilità critica.
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Immagine di Henk Monster via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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Guerra cibernetica
I principali aeroporti europei colpiti dagli hacker. Cosa può esserci dietro?

Numerosi aeroporti europei di rilievo hanno subito disagi nei sistemi di check-in e imbarco elettronico, causando cancellazioni e ritardi dei voli durante il fine settimana. Secondo vari resoconti della stampa internazionale, il problema è stato attribuito a un attacco informatico al fornitore del servizio.
Tra gli aeroporti coinvolti ci sono l’aeroporto di Heathrow a Londra, oltre a quelli di Berlino e Bruxelles. Il quotidiano britannico Guardian ha riferito che, in queste tre città, settantatré voli sono stati cancellati in meno di due giorni.
Solo a Heathrow, domenica mattina, oltre 130 voli risultavano in ritardo, secondo il rapporto, che aggiunge come l’aeroporto di Bruxelles abbia dovuto posticipare tutti gli 80 voli previsti per la prima metà di domenica. Anche gli aeroporti di Dublino e Cork, in Irlanda, sono stati colpiti, come riportato dall’AFP.
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I problemi sono iniziati venerdì sera e sono continuati fino a domenica. L’aeroporto di Brusselle ha avvertito che ritardi e cancellazioni sono previsti anche per lunedì. L’incidente è stato attribuito a un «attacco informatico alla società americana Collins Aerospace, fornitore esterno di sistemi di check-in e imbarco», si legge in una nota dell’aeroporto, che precisa come «non sia ancora chiaro quando il problema verrà risolto».
La società ha confermato l’episodio all’AFP sabato, dichiarando di essere «venuta a conoscenza di un’interruzione informatica del nostro software MUSE in aeroporti selezionati».
Le interruzioni hanno riguardato esclusivamente i servizi elettronici, mentre il check-in manuale e il deposito bagagli sono rimasti operativi. Gli aeroporti hanno informato i passeggeri sui tempi di attesa più lunghi, invitandoli a controllare in anticipo lo stato dei voli.
Non è ancora chiaro chi possa essere responsabile dell’attacco informatico, poiché nessun gruppo ha rivendicato l’azione o avanzato richieste. L’agenzia Reuters ha riportato che Collins Aerospace era stata colpita da hacker in cerca di riscatto nel 2023, citando vari siti web di hacking. L’azienda non ha risposto alle richieste di commento dell’agenzia di stampa.
Come riportato da Renovatio 21, ad inizio 2023, diversi aeroporti nel mondo, specialmente in Germania avevano subito un attacco hacker. Qualcuno ricorderò che era successo anche all’intero sistema informatico della Sanità del Lazio durante il roll out della campagna vaccinale.
I lettori di Renovatio 21 possono inoltre ricordare le ipotesi riportate da questo sito all’altezza del grande shutdown dell’intero sistema di aviazione americana di due anni fa, quando, per la prima volta dall’11 settembre, tutti gli aerei furono lasciati a terra. Era l’11 gennaio 2023. L’incidente era stato preceduto da uno del tutto simile nelle Filippine e seguito dalla medesima situazione in Canada.
Fu ipotizzato che sotto poteva esserci un gruppo di hacker (di Stato o meno) che ha lanciato un attacco ransomware, ossia che blocca i computer attaccati chiedendo danaro per liberarli. Alcuni osservatori, dunque, dissero che se fosse stato così – mentre la versione ufficiale di Washington parlava di un semplice disguido a causa un tecnico che aveva digitato male su una tastiera – allora la situazione poteva leggersi in un possibile aumento del prezzo del Bitcoin.
I ciberguastatori dei ransomware, infatti, si fanno solitamente pagare in Bitcoin. Ci sono in ogni Paese enormi esempi di enti pubblici e privati che hanno pagato quello che era richiesto, e basta. Quando c’è un’immensa richiesta di quantità Bitcoin, il suo prezzo sale. Ed è stato proprio così. Il prezzo del Bitcoin è salito da 17 mila dollari e rotti agli oltre 22 dei giorni successivi.
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Non è chiaro cosa sia accaduto qui. L’incomprensibilità di natura e origine attacco è una cifra (tremenda davvero) della guerra cibernetica in sé, da anni definita come un ulteriore campo di battaglia – terra, mare, aria, spazio e, appunto, reti telematiche globali.
L’infrastruttura dell’aviazione, che è di per sé fragile visto che fa volare a velocità immense milioni di persone ogni giorno, pare sempre più aperta ad attacchi esiziali, a stragi immani – se non a blocchi che possono compromettere l’economia di interi Paesi. Ciò proietta questo tipo di episodi nella dimensione del conflitto geopolitico odierno.
Come riportato da Renovatio 21, i voli aerei sono messi a rischio anche dal fenomeno dello spoofing, una modalità di hacking interrompe che il sistema di navigazione computerizzato di un aereo, il che può far sì che il pilota voli pericolosamente fuori rotta o a una quota non effettiva, in base ai dati falsi ricevuti dal computer di navigazione del pilota automatico.
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